“investire” è un verbo particolarmente amato dai cittadini italiani, storicamente abituati ad assumere un atteggiamento più da formica che da cicala. Col passare degli anni, tuttavia, quest’attitudine è diventata sempre più complessa, a causa del mutato contesto economico e della differente dinamica dei tassi d’interesse rispetto all’epoca in cui era la nostra banca centrale, ovvero Banca d’Italia, a stampare moneta.
I tassi d’interesse negli ultimi vent’anni sono differenti rispetto a quelli a cui eravamo abituati fino alla fine degli anni ‘90: investire, quindi, è diventato certamente più complesso e richiede, non di rado, un’assunzione di rischio maggiore rispetto a qualche lustro fa. Quanto accaduto nel 2022, poi, ha lasciato profondamente il segno nell’animo della maggior parte dei risparmiatori, scottati da mercati finanziari trasversalmente negativi, con storni a doppia cifra sia in ambito azionario che obbligazionario.
2023 fin qui positivo
Il 2023, invece, è stato fin qui certamente positivo. O perlomeno. lo è stato sicuramente sino a luglio, mentre agosto ha mostrato qualche scricchiolio. E lecito domandarsi, di conseguenza, se dobbiamo attenderci che questi rialzi proseguiranno anche nell’ultima parte dell’anno oppure assisteremo ad un generale calo. Le incognite sono davvero molteplici. Ma due aspetti, più d’altri, saranno determinanti per comprendere quale china prenderanno i mercati finanziari.
Uno riguarda i tassi ufficiali delle banche centrali, cresciuti negli ultimi diciotto mesi ad una velocità mai vista prima e che hanno determinato il forte storno dei mercati obbligazionari e, in parte, quello degli azionari. Comprendere se il lavoro delle banche centrali è finito, non è certamente semplice. Ed alcune notizie, come quella pubblicata su TradingOnline.com, lasciano aperti diversi dubbi.
In base a quanto riportato dalla prestigiosa testata giornalistica finanziaria, Powell, il governatore della banca centrale americana (Fed), ha lasciato aperta l’ipotesi di nuovi ulteriori rialzi, anche se la maggior parte della strada è stata certamente compiuta: eventuali aumenti dei tassi non ancora scontati dai mercati finanziari, potrebbero provocare ulteriore volatilità in ambito obbligazionario (soprattutto per i titoli di medio-lungo termine) e creare ulteriore incertezza nel mondo azionario.
Gli elementi di incertezza sulla durata del rally azionario nel 2023
Quest’ultimo, soprattutto in ambito europeo, ha vissuto un 2023 particolarmente positivo, con rialzi in alcuni casi a doppia cifra (Milano, in tal senso, ne è il più fulgido esempio) che hanno compensato quasi completamente lo storno del 2022. Ma un eventuale aumento dei tassi d’interesse superiore alle attesa, rischia di creare uno scenario negativo che, potenzialmente, potrebbe essere acuito in caso di un’economia in fase recessiva.
E i segnali d’allarme, a tal proposito, sono molteplici. La Germania è in recessione tecnica. L’Italia ha fatto registrare un calo del PIL nell’ultimo trimestre maggiore delle previsioni. La domanda di prestiti e mutui è in netto calo rispetto a dodici mesi fa.La politica restrittiva della Banca Centrale Europea, quindi, sembra dare i primi segnali negativi. Certo, non possiamo affermare che siamo di fronte ad una recessione conclamata e pesante.
Potrebbe trattarsi solo di una fase passeggera, con l’economia reale, fin qui resiliente alle politiche monetarie aggressive della BCE, in grado di superare questa fase di calo dopo svariati trimestri positivi. Ma la prudenza, a maggior ragione dopo 10 mesi di rally azionario, è quanto mai opportuna, in particolar modo se la propensione al rischio non è particolarmente elevata.
Come restare al riparo dalla volatilità rivalutando la propria liquidità
In questa fase, quindi, è meglio restare liquidi optando – ad esempio – per i fondi/etf liquidità ad alto merito creditizio, che offrono buoni rendimenti grazie ai tassi d’interesse elevati e consentono di restare al riparo dalle volatilità presente nei mercati, oltre alla possibilità, in un contesto economico-finanziario di maggiore stabilità, di poter tornare ad allocare i propri risparmi anche in mercati finanziari a maggior valore aggiunto.
Un altro settore che potrebbe risultare interessante nel medio periodo, assumendosi un rischio basso o medio-basso, è l’obbligazionario investment grade medio-lungo termine, che lo scorso anno, a causa dell’aumento dei tassi d’interesse, ha subito storni a doppia cifra percentuale. Se nel breve termine potrebbero subire ancora qualche scossa negativa in caso di ulteriore aumento dei tassi, nel medio periodo offrono certamente rendimenti interessanti.
E nel momento in cui le banche centrali decideranno di tagliare i tassi, tenendo ben presente che è utopistico immaginare un ritorno a tassi oltremodo accomodanti come accaduto dal 2009 al 2022, i titoli obbligazionari investment grade (ovvero ad alto merito creditizio) dovrebbero fornire ulteriori guadagni anche sul valore nominale degli stessi.