L’ipotesi della “foresta oscura” sugli alieni ostili è credibile?

Il modo migliore per interagire con alieni ostili è evitarli del tutto?

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Il recente dibattito sull’ipotesi della “foresta oscura“, in cui si immagina che eventuali alieni ostili si nascondano intenzionalmente evitando inviare segnali che ne tradiscano l’esistenza, in attesa che ingenue civiltà si rendano invece palesi per poi attaccarle, sembra oggi godere di un certo seguito. 

In effetti, l’esperienza del nostro pianeta ci dimostra che tutti i predatori sono furtivi, i grandi felini sono capaci di stare in attesa per ore e ore per avere l’opportunità di colpire ignare prede di passaggio e lo stesso fanno ragni e serpenti. 

È, però, vero che molti altri predatori sembrano trarre piacere dall’annunciare la loro presenza in anticipo. Quindi, l’idea che tutti gli alieni ostili, siano specie galattiche o intergalattiche, abbiano lo stesso atteggiamento di nascondere intenzionalmente i loro segnali elettromagnetici sembra improbabile, nella migliore delle ipotesi.

Anche così, il recente articolo postato sul magazine online “Big Think“, intitolato “Dark Forest Theory: A Terrifying Explanation of Why We Haven’t Heard from Aliens Yet” di Scotty Hendricks, utilizza i principi delineati nel romanzo di fantascienza “The Dark Forest” per spiegare l’apparente silenzio radio del cosmo locale. Nel romanzo, l’autore, Liu Cixin, sostiene che il modo migliore per interagire con una vita aliena potenzialmente ostile è evitarla del tutto.

Come evitare alieni ostili?

Non segnalando mai la tua esistenza. Ma per noi è troppo tardi, sono almeno cento anni che inviamo segnali radio nello spazio. 



Come può dirti qualsiasi astrobiologo degno di questo nome, qualsiasi tecnologia avanzata curiosa sarà ben consapevole della composizione dell’atmosfera della Terra o su qualsiasi pianeta simile alla terra nella galassia molto prima di aver ricevuto una qualsiasi trasmissione radiotelevisiva.

Dopotutto, oggi gli astronomi hanno una buona idea di quanti pianeti simili alla Terra esistano entro mille anni luce dalla Terra in questo momento, solo 25 anni dopo aver rilevato il primo Gioviano caldo attorno alla vicina stella 51 Pegasi. 

Insomma, una civiltà aliena tecnologicamente avanzata, probabilmente sa della nostra esistenza da ben prima che cominciassimo a trasmettere segnali elettromagnetici.

Nel suo articolo, Hendricks cita dal romanzo “The Dark Forest” che “Tutta la vita desidera rimanere in vita. Non c’è modo di sapere in anticipo se altre forme di vita possono distruggerti e se lo farebbero, avendone la possibilità. In mancanza di garanzie, l’opzione più sicura per qualsiasi specie è quella di annientare altre forme di vita prima che abbiano la possibilità di fare lo stesso“.

A questo proposito, in un articolo del 1983 apparso su The Quarterly Journal of the Royal Astronomical Society, lo scrittore di fantascienza e astrofisico David Brin ha sostenuto che un’intelligenza extraterrestre avanzata potrebbe utilizzare sonde robotiche interstellari per annientare civiltà che hanno fatto lo sbagli di palesare la propria presenza. Quindi, già quasi 40 anni fa, Brin osservava che questo potrebbe essere una delle ragioni per cui non riceviamo segnali intelligenti dal cosmo vicino.

Questo criterio, il fatto che noi da cento anni non ci siamo preoccupati di evitare di disperdere nello spazio i nostri segnali elettromagnetici, palesando di fatto la nostra presenza, ci mette in condizione di doverci preoccupare che alieni ostili da un mondo remoto li ricevano e decidano di colpirci.

Ci sono, tuttavia, alcune obiezioni non ortodosse a questa preoccupazioni. È possibile che non riceviamo segnali dallo spazio perché:

  • Le civiltà aliene in grado di raggiungerci semplicemente non comunicano nello spettro radio. 
  • Gli ET non sono in grado di viaggiare su grandi distanze né di persona né roboticamente. 
  • Semplicemente non sono interessati a comunicare in qualsiasi forma. 
  • Oppure stanno seguendo una sorta di Prima Direttiva e sono venuti a trovarci di nascosto in passato o ci stanno visitando ora. 

La maggior parte delle comunità tradizionali di astrobiologia e il SETI tendono a deridere pubblicamente quest’ultima nozione, principalmente a causa delle discussioni sull’impossibilità di viaggiare su distanze interstellari. Beh, ci sono molte cose che non sappiamo e un’eventuale visita da parte di alieni, robotica o di persona, non è oltre il regno delle possibilità.  

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