L’invenzione della scrittura

La scrittura è stata inventata in modo indipendente con certezza due volte a testimonianza della complessità di tradurre la lingua parlata in quella scritta

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I popoli che hanno dominato per primi la scrittura hanno sempre visto in questa non scontata capacità di raccontare la storia e gestire società complesse la principale differenza tra la “civiltà” e la barbarie. E vero che ci sono popoli come gli Inca che pur non possedendo la scrittura sono riusciti ad edificare imperi complessi e che non sempre i confronti politici e militari tra civiltà che conoscevano la scrittura e popoli che ne erano privi hanno visto i primi prevalere,  come ad esempio i romani con gli unni.

Eccezioni a parte però l’esito generale del confronto tra popoli che padroneggiavano una qualche forma di scrittura e popoli che ne erano sprovvisti si è risolto quasi sempre in favore dei primi. Se la scrittura dava un vantaggio così decisivo perché nell’antichità, relativamente pochi popoli arrivarono a questa preziosa invenzione? Perché nessuna tribù di cacciatori-raccoglitori arriverà mai a dominare una qualunque forma di scrittura? Perché in alcuni luoghi è successo prima che altrove? Infine perché in Giappone attualmente c’è praticamente il 100% di alfabetizzati ed in Iraq c’è una rilevante quota di analfabeti anche se in quella regione la scrittura fu scoperta 4.000 anni prima del Giappone?

Ci sono sostanzialmente tre modi per riprodurre una lingua per iscritto in base all’unità linguistica rappresentata dal singolo segno: un suono (fonema), una sillaba, una parola. L’alfabeto, la piú diffusa forma di scrittura del mondo moderno, appartiene al primo tipo: in linea di principio, un alfabeto prevede un segno distinto (una lettera) per ogni fonema, in realtà poi dobbiamo usare delle scorciatoie per riprodurre alcuni suoni particolari.

Una seconda strategia si serve dei cosiddetti logogrammi, cioè segni che rappresentano intere parole. In questa categoria rientrano i geroglifici egiziani e la scrittura cuneiforme sumera. La terza strategia è quella basata sulla sillaba, forse la meno nota tra le tre. I sistemi sillabici erano molto diffusi nell’antichità.

Inventare un sistema di scrittura dal niente deve essere stato incredibilmente complesso. Per questo è stato un evento molto raro nella storia dell’umanità. Solo due sono i popoli che ci riuscirono senza ombra di dubbio: i sumeri prima del 3000 a. C. e gli indiani del Mesoamerica prima del 600 a. C.; a questi si possono aggiungere gli egizi attorno al 3000 a. C. e con molta probabilità i cinesi prima del 1300 a. C. Tutti gli altri sistemi di scrittura comparsi nel mondo sono stati quasi certamente copiati, modellati o perlomeno ispirati da quelli di altri popoli.

Il punto di svolta però si ebbe quando si trovò una soluzione al problema di mettere a punto un insieme di segni universalmente riconosciuti che rappresentassero i suoni pronunciati dai parlanti, e non solo idee generali. I primi tentativi in questo senso sono emerse da centinaia di tavolette ritrovate nel sito dove un tempo sorgeva l’antica città di Uruk. Il passo successivo fu l’invenzione della scrittura fonetica associando il logogramma di un oggetto concreto per rappresentare un concetto astratto.

In sumero la parola freccia e vita si rappresentavano entrambe disegnando una freccia, per distinguerne il significato che si voleva rappresentare si aggiungeva un segno speciale detto determinativo che chiariva se lo scriba intendeva scrivere freccia o per l’appunto vita. La scrittura sumera però non approdò mai ad un vero e proprio alfabeto.

L’altro luogo dove con certezza la scrittura si sviluppò in modo del tutto autonomo è il Messico del Sud. In quell’area sono stati identificati circa una dozzina di sistemi di scrittura, quasi tutti correlati tra loro e quasi tutti non completamente decifrati. Il piú antico è quello degli zapotechi, attestato intorno al 600 a. C., ma il piú noto è senz’altro quello dei maya, la cui prima testimonianza è datata 292 d. C. Nonostante l’origine indipendente la scrittura maya presenta notevoli assonanze con quella sumera.

Con le possibili eccezioni dell’Egitto, della Cina e dell’isola di Pasqua non si conoscono altre regioni dove si è sviluppata la scrittura in modo indipendente. Questa situazione testimonia sia la complessità di progettare ex novo una forma di scrittura e al contempo come sia più semplice e produttivo adattare e lavorare sulla scrittura elaborata da altri.

La nascita dell’alfabeto ha i suoi antecedenti nei geroglifici egizi, che comprendevano un insieme di 24 segni usati per rappresentare tutte le consonanti della lingua. Gli  egizi  però  non scartarono  l’insieme di logogrammi  ed altri segni distintivi per utilizzare nella  scrittura esclusivamente i 24 segni.

L’invenzione successiva, e che  rivestirà  una grande importanza fu l’ideazione, a partire dalle lingue semitiche,  delle  vocali. Nell’VIII secolo a. C. i greci furono i primi a scrivere sistematicamente le vocali con segni aventi la dignità di lettere;

la forma dei cinque segni nuovi fu derivata da alcune lettere dell’alfabeto fenicio che rappresentavano suoni consonantici inesistenti in greco. L’alfabeto passato poi dagli etruschi ai romani che lo perfezionarono  ulteriormente è rimasto sostanzialmente simile a quello  che utilizziamo ancora oggi.