Nonostante l’impegno globale di oltre 150 nazioni a ridurre le emissioni di metano del 30% in questo decennio, una nuova ricerca ha indicato che i livelli globali sono aumentati a ritmi senza precedenti, raggiungendo il livello più alto in 800.000 anni e seguendo gli scenari di emissione più estremi previsti dagli scienziati del clima.
Le emissioni di metano continuano a salire
Il metano, un potente gas serra con contributi significativi da attività umane come agricoltura, estrazione di combustibili fossili e gestione dei rifiuti, intensifica il riscaldamento globale, con le tendenze attuali che suggeriscono un potenziale aumento della temperatura di oltre 3°C entro la fine del secolo, mettendo in dubbio la fattibilità di rispettare l’impegno globale sul metano.
Le tendenze attuali nelle emissioni non sono sostenibili se si vuole preservare un clima abitabile, come evidenziato da due recenti studi pubblicati su Environmental Research Letters e Earth System Science Data. I dati presentati nel Global Carbon Project hanno sottolineato l’urgenza di invertire la tendenza delle emissioni di gas serra per evitare conseguenze climatiche irreversibili.
Le concentrazioni atmosferiche di metano sono ora più di 2,6 volte più alte rispetto all’epoca preindustriale, le più alte degli ultimi 800.000 anni. I tassi di emissione dello stesso continuano a salire lungo la traiettoria più estrema utilizzata negli scenari di emissione dai principali scienziati del clima del mondo.
L’attuale percorso sta portando a un riscaldamento globale superiore a 3 gradi Celsius o 5 gradi Fahrenheit entro la fine di questo secolo.
Lo scienziato della Stanford University Rob Jackson che monitora le emissioni di gas serra in tutto il mondo, ha dichiarato: “In questo momento, gli obiettivi del Global Methane Pledge sembrano lontani come un’oasi nel deserto. Speriamo tutti che non siano un miraggio”.
Più metano da combustibili fossili, agricoltura e rifiuti
Il metano è un gas serra di breve durata ma molto potente che proviene da fonti naturali come le zone umide e da fonti umane o “antropogeniche” come l’agricoltura, i combustibili fossili e le discariche. Durante i primi 20 anni dopo il rilascio, esso riscalda l’atmosfera quasi 90 volte più velocemente dell’anidride carbonica, rendendolo un obiettivo chiave per limitare il riscaldamento globale nel breve termine.
Nonostante la crescente attenzione politica sul metano, tuttavia, le emissioni totali annue sono aumentate di 61 milioni di tonnellate o del 20% negli ultimi due decenni, secondo le nuove stime. Gli aumenti sono guidati principalmente dalla crescita delle emissioni derivanti dall’estrazione del carbone, dalla produzione e dall’uso di petrolio e gas, dall’allevamento di bovini e ovini e dalla decomposizione di cibo e rifiuti organici nelle discariche.
Marielle Saunois dell’Université Paris-Saclay in Francia e autrice principale del paper Earth System Science Data, ha affermato: “Solo l’Unione Europea e forse l’Australia sembrano aver ridotto le emissioni di metano dalle attività umane negli ultimi due decenni. I maggiori incrementi regionali sono avvenuti in Cina e nel sud-est asiatico”.
Nel 2020, l’anno più recente per cui sono disponibili dati completi, quasi 400 milioni di tonnellate o il 65% delle emissioni globali di metano sono arrivate direttamente dalle attività umane. Secondo i ricercatori, le emissioni causate dall’uomo hanno continuato ad aumentare almeno fino al 2023.
Sempre nel 2020 la nostra atmosfera ha accumulato quasi 42 milioni di tonnellate di metano, il doppio della quantità aggiunta in media ogni anno durante gli anni 2010 e più di sei volte l’aumento registrato nel primo decennio degli anni 2000.
I lockdown pandemici del 2020 hanno, inoltre, ridotto le emissioni di ossidi di azoto (NOx) legate ai trasporti, che in genere peggiorano la qualità dell’aria locale ma impediscono l’accumulo di CH₄ nell’atmosfera. Il calo temporaneo dell’inquinamento da NOx è responsabile di circa la metà dell’aumento delle concentrazioni di metano atmosferico di quell’anno, a dimostrazione dei complessi intrecci tra qualità dell’aria e cambiamento climatico.
Jackson ha commentato: “Stiamo ancora cercando di comprendere appieno gli effetti dei lockdown per il COVID sul bilancio globale del metano. Il COVID ha cambiato quasi tutto, dall’uso di combustibili fossili alle emissioni di altri gas che alterano la durata dello stesso nell’atmosfera”.
Quantificazione dell’influenza umana sul metano
Gli scienziati del Global Carbon Project hanno apportato un’importante modifica al loro ultimo calcolo delle fonti globali di metano e dei “pozzi”, che includono foreste e terreni che rimuovono e immagazzinano lo stesso dall’atmosfera.
Nelle valutazioni precedenti, hanno classificato tutto il metano proveniente da zone umide, laghi, stagni e fiumi come naturale. Ma il nuovo bilancio fa un primo tentativo di stimare la crescente quantità di emissioni da questi tipi di fonti che derivano da influenze e attività umane.
Ad esempio, i bacini artificiali costruiti dalle persone portano a circa 30 milioni di tonnellate di metano emesse all’anno, perché la materia organica appena sommersa rilascia il gas mentre si decompone.
Jackson ha spiegato: “Le emissioni dai bacini artificiali dietro le dighe sono una fonte umana diretta tanto quanto le emissioni di metano di una mucca o di un giacimento di petrolio e gas”.
Gli scienziati hanno stimato che circa un terzo delle emissioni dalle zone umide e dalle acque dolci degli ultimi anni siano state influenzate da fattori causati dall’uomo, tra cui bacini idrici ed emissioni aumentate dal deflusso di fertilizzanti, dalle acque reflue, dall’uso del suolo e dall’aumento delle temperature.
Dopo un’estate in cui condizioni meteorologiche avverse e ondate di calore hanno dato un assaggio degli estremi previsti nel nostro clima in evoluzione, gli autori hanno concluso: “Il mondo ha raggiunto la soglia di 1,5 °C di aumento della temperatura media globale della superficie e sta solo iniziando a sperimentarne tutte le conseguenze”.