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L’automa campione di scacchi

di Oliver Melis

Gli illuministi erano affascinati dalle macchine chiamate automi il cui unico scopo era imitare gli esseri viventi, e ne costruirono alcuni esempi davvero sorprendenti. Il francese Jacques de Vaucanson costruì un’anatra meccanica che sminuzzava, mangiava cibo e defecava proprio come un’anatra vera. L’anatra meccanica divenne cosi famosa da essere esposta al Palais-Royal nel 1744. Voltaire ebbe a dire che “senza l’anatra di Vaucanson, non ci sarebbe nulla a ricordare la gloria della Francia”; egli rimase così colpito da ribattezzare Vaucanson “il rivale di Prometeo“. Nel 1840 venne acquistata da un meccanico, Georges Tiets. Andò distrutta insieme ad altri automi durante l’incendio che nel 1879 distrusse il museo di Nižnij Novgorod, in Russia, nel quale era esposta.

Ma nessun automa nemmeno la mirabolante anatra era più elogiato o più famoso della Grande Automa giocatore di scacchi del barone Wolfgang von Kempelen.

L’automa scacchista era costituito da una figura di legno vestita con abiti turchi (e di solito chiamata “il Turco“) il cui tronco emergeva da una grande scatola di legno piena di ingranaggi e fili. L’automa era in grado di giocare a scacchi contro avversari umani.
Ma questa non era una macchina che semplicemente imitava i movimenti di un uomo che giocava a scacchi ma, almeno secondo quanto affermava il suo ideatore, il Turco era in grado di pianificare una partita come una vera e propria macchina pensante.

Kempelen, nobile ungherese, ideò e realizzò l’automa giocatore di scacchi nel 1769 e lo portò in tournée in tutta Europa, esibendolo davanti al pubblico pieno di nobili. Generalmente invitava i membri del pubblico a sfidare il suo automa a una partita, e questi sfidanti invariabilmente venivano sconfitti. L’automa sconfisse persino Benjamin Franklin.

Nel 1790, Kempelen finalmente smantellò l’automa che però venne in seguito riesumato dopo la morte di Kempelen, infatti nel 1805, la sua famiglia vendette la macchina a Johann Nepomuk Maelzel, uno studente universitario tedesco.
Maelzel ricostruì l’automa e lo portò in tournée in tutta Europa prima di portarlo in America nel 1826. Il Turco era nuovamente utilizzato per intrattenere e affascinare il pubblico, mentre batteva regolarmente i numerosi sfidanti.

Come funzionava il Turco?
Sul funzionamento del Turco si è speculato moltissimo, Prima di iniziare lo spettacolo, Kempelen apriva le porte scorrevoli sul lato della scatola per dimostrare che all’interno vi erano solo ingranaggi, e ogni volta che l’automa si muoveva il rumore della macchina poteva essere ascoltato. Eppure, la maggior parte delle persone sospettava che ci fosse qualcuno nascosto all’interno. Forse, teorizzò qualcuno, all’interno del marchingegno vi era un nano. Ma c’erano anche molti che erano convinti che l’automa fosse una vera e propria macchina pensante.

Mentre era in tournée in America, Edgar Allan Poe ebbe la possibilità di vederlo in azione, e scrisse un articolo in cui cercò di usare una logica rigorosa per risolvere il mistero dello scacchista. Anche Poe pensò che il macchinario nascondesse un uomo, ci era andato vicino ma non era proprio così.

Il segreto svelato

Il segreto dell’automa scacchista fu svelato il 6 febbraio 1837, quasi settanta anni dopo la creazione dell’automa stesso, in un articolo pubblicato dal Philadelphia National Gazette Literary Register.
Nascosto all’interno della scatola da cui emerge il corpo del turco (non nel corpo del turco, come pensava Poe) vi era un uomo di taglia normale. L’identità dell’uomo nascosto era sempre diversa, ma Kempelen e Maelzel provarono a usare campioni di scacchi. Tra i maestri di scacchi che fungevano da operatore nascosto dell’automa c’erano Johann Allgaier e Aaron Alexandre.

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Una serie di pannelli scorrevoli e una sedia a rotelle consentivano al “pilota” di nascondersi mentre l’interno della macchina veniva mostrato ai curiosi. L’operatore controllava il “Turco” tramite un dispositivo a “pantografo” che sincronizzava i movimenti del suo braccio con quelli dell’automa. Gli scacchi resi magnetici gli permettevano di conoscere le mosse effettuate sulla scacchiera sopra la sua testa.

Quindi il Grande automa campione di scacchi non era per nulla senziente, dopotutto, ma veniva mosso da un giocatore umano. La spiegazione del mistero mise fine alla sua fortuna e alla sua fama.

L’automa scacchista finì relegato in un magazzino, dove pochi anni dopo, nel 1854, bruciò in un incendio.

Fonti: Hoaxes.org, Wikipedia

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