Dal 1969 al 1972 dodici astronauti delle missioni Apollo camminarono sul suolo lunare. Fin dal primo passo di Neil Armstrong, annunciato dalla frase storica “Un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l’umanità” gli astronauti dovettero imparare a muoversi sulla superficie di un mondo alieno. Durante quelle missioni, Armstrong, Aldrin e gli altri intrepidi avventurieri non si limitarono a camminare, ma tra un balzo e l’altro spesso ruzzolarono in modo spettacolare sul suolo polveroso della Luna.
Le cadute causarono molta costernazione sulla Terra, specialmente tra gli ingegneri che avevano progettato le tute spaziali per il programma Apollo. James McBarron, tecnico aerospaziale che ha lavorato sulle tute spaziali per i programmi della NASA, dalla missione Mercury alla Stazione Spaziale Internazionale, ha risposto alle domande poste da Namcy Atkinson di Universe Today che gli ha chiesto quale fosse la sua più grande preoccupazione quando Neil Armstrong e Buzz Aldrin scesero sulla superficie della Luna nel luglio del 1969.
“Ero preoccupato che cadessero e non potessero alzarsi“, ha risposto McBarron. “La tuta non era così mobile, ed era una preoccupazione nota. In effetti, nelle missioni successive abbiamo avuto diversi membri dell’equipaggio che sono caduti, ma sono stati in grado di alzarsi. Ci sono volute solo un po’ di destrezza e creatività“.
McBarron ha fatto notare che durante la missione Apollo, la tuta spaziale era uno degli equipaggiamenti principali che dovevano funzionare praticamente per l’intera durata della missione, durante il lancio, durante l’attracco, durante l’allunaggio, durante le attività extra veicolari e nelle fasi del rientro sulla Terra.
Durante tutte le missioni, McBarron e i membri del suo team erano presenti nella Mission Evaluation Room, che ospitava gli ingegneri che supportavano i tecnici nel Mission Control.
“Abbiamo monitorato le prestazioni della tuta e il sistema di supporto vitale per ogni membro dell’equipaggio“, ha spiegato McBarron. “Eravamo disponibili a rispondere a domande che venivano dal Controllo delle operazioni della missione (MOCR) o dal direttore di volo EVA del MOCR, nel caso in cui avessero avuto delle domande. Abbiamo monitorato tutti i sistemi, ad esempio la quantità di ossigeno che stavano usando, assicurandoci che tutto funzionasse perfettamente“.
La difficoltà di muoversi indossando una ingombrante tuta spaziale in un ambiente a bassa gravità è stata un’esperienza insolita, e gli astronauti hanno impiegato un po’ di tempo per capire come muoversi nel modo più efficiente. A volte, usavano una combinazione di salti e piccoli passi, altre volte delle corsette con dei balzi.
Dopo le missioni, il team che si occupava delle tute spaziali ha scritto dettagliati rapporti sulle funzioni della tuta spaziale stessa, e ha scritto rapporti specifici chiamati “Motion Studies” su come gli astronauti perdevano l’equilibrio, per quali cause e come sono stati in grado di recuperare la posizione eretta.
Fonte: Universe Today