In questo peculiare periodo storico nel quale il pianeta è alle prese con il virus SARS-COV-2 può sembrare paradossale ed anche provocatorio focalizzare l’attenzione sulla specie più infestante del pianeta, protagonista di un’esplosione demografica che non ha quasi precedenti in natura: l’uomo.
Nel 1987 la popolazione mondiale aveva tagliato il traguardo dei 5 miliardi di persone. Ci eravamo moltiplicati di un fattore 333 dall’invenzione dell’agricoltura, di un fattore 14 dalla fine della grande pandemia di peste del Trecento che aveva ucciso 1/3 della popolazione europea, di un fattore 5 dalla nascita di Darwin. Oggi secondo le stime di World o meter siamo 7,4 miliardi dei quali 2,7 miliardi concentrati soltanto in Cina ed India.
Per comprendere meglio l’incredibile impennata della crescita demografica che si è verificata in un certo punto della storia umana sappiamo che per raggiungere il primo miliardo di abitanti l’Homo Sapiens, che si è affacciato sulla superficie del pianeta circa 200.000 anni fa, ha dovuto attendere il 1804. Tra il 1804 e il 1927 abbiamo toccato la soglia di 2 miliardi di esseri viventi. Nel 1960 abbiamo raggiunto i 3 miliardi e da allora siamo incrementati al ritmo di 72 milioni ogni anno.
Una crescita estrema in un arco di tempo relativamente breve. Nessun altro animale di grandi dimensioni (più grandi di una formica o di un krill antartico) è cresciuto di più. La nostra massa corporea complessiva è parti a 340 miliardi di chilogrammi, meno di quella delle formiche o dei krill, ma più grande di quasi tutte le altre specie animali selvatiche conosciute.
Siamo cinque volte più numerosi ad esempio delle mucche, animali domestici che raggiungono 1,3 miliardi di esemplari ma che non potrebbero essere così numerose senza l’allevamento dell’uomo. In termini ecologici siamo quasi un’aberrazione, animali di grossa corporatura, abbastanza longevi ed estremamente numerosi. Una vera esplosione, come in una pandemia.
E tutte le esplosioni, che siano il frutto di una malattia o meno, hanno una caratteristica in comune: prima o poi finiscono. A volte quasi subito, a volte dopo pochi anni, talvolta dopo un tempo molto più lungo. In alcuni casi poi riprendono successivamente, ma tutte, prima o poi finiscono.
E’ già accaduto dal punto di vista demografico che “un’esplosione” di crescita umana è terminata bruscamente per riprendere qualche decina di anni dopo. Tra il X ed il XIV secolo l’Europa assistette ad una lenta ma continua crescita demografica. La popolazione arrivò a raddoppiare in Italia ed in Francia ed addirittura a triplicare in Germania. Ciò dipese da molti fattori, un periodo climatico favorevole molto lungo, una crescita costante dei raccolti ed anche una certa stabilizzazione politica.
Agli inizi del Trecento molte città europee contavano oltre 10.000 abitanti, alcune arrivarono ad averne anche 10 volte tanto; in Italia Milano aveva una popolazione di circa 150.000 persone, Venezia e Firenze 100.000, Genova 60.000 mentre Verona, Brescia, Bologna, Pisa, Siena e Palermo si fermavano alla comunque ragguardevole cifra di circa 40 000 cittadini.
La pandemia della cosiddetta “peste nera” che arrivò in Europa nel 1348, in circa un anno, si calcola che uccise tra i venti e i venticinque milioni di persone, un terzo della popolazione europea dell’epoca, mentre per quanto riguarda le vittime in Asia non si hanno dati significativamente certi.
In conclusione quando una specie diventa eccessivamente “infestante” è quasi inevitabile che sia soggetta a fattori che prima o poi ne ridimensioni, anche drasticamente la presenza.
Uno dei principali candidati sono i virus. Da molti anni virologi ed epidemiologi di mezzo mondo prevedevano l’arrivo di quello che un po’ macabramente viene definito il “Big One”, il virus in grado di produrre una drastica interruzione della crescita demografica umana sul pianeta. Non si tratta, fortunatamente, di SARS-COV-2 responsabile della pandemia che sta interessando l’intero pianeta.
Se si dovesse effettuare una scommessa non sarebbe irragionevole puntare su un virus influenzale ma di questo tratteremo in un prossimo articolo.