Non è un’illusione ottica, la forma fuori fuoco composta da una serie di strisce che si incrociano è una vera e propria rivelazione che ci ha aperto molte porte. Oggi la nostra vita è influenzata tra le altre cose dalla genetica e la foto è stata utile per stabilire per la prima volta la struttura del Dna. Solo una foto diranno alcuni, ma quella foto è una delle più importanti mai scattate nel corso della storia.
La “Foto 51”, chiamata così perché era la cinquantunesima che i suoi autori avevano ottenuto, è un’immagine di diffrazione a raggi X di un filamento della proteina genica da cui dipende la trasmissione delle informazioni che controllano lo sviluppo di ogni organismo, il Dna.
A catturare l’immagine fu Raymond Gosling, uno studente, ma il merito va alla scienziata con cui lavorava, Rosalind Franklin, una biochimica inglese esperta in cristallografia e di indagini a raggi x su varie sostanze, cui, tra l’altro, è stato intitolato il rover dell’ESA che il prossimo anno sarà lanciato su Marte.
Dobbiamo molto a quella foto sfocata, grazie a essa si è capito che il Dna è composto da due molecole intrecciate tra loro a formare una doppia elica.
Rosalind Franklin, però, non è entrata nella storia.
Al suo posto ci sono invece James Watson, americano, e Francis Crick inglese ma emigrato in America, due biologi molecolari.
Watson e Crick, in compagnia di Maurice Wilkins, vinceranno il Premio Nobel per la medicina nel 1962, per le scoperte sulla struttura molecolare degli acidi nucleici e il loro significato nel meccanismo di trasferimento dell’informazione genica negli organismi viventi.
Wilkins era un collega della Franklin al Dipartimento di fisica e biofisica del King’s College di Londra e i loro rapporti furono da subito tesi.
La Franklin, fu donna precisa, determinata, innamorata della scienza mentre Wilkins era un uomo, ed era il suo superiore, ed era il 1951. In quegli anni neppure le scienziate più brave potevano credere di essere pari ai maschi. E atteggiamenti paternalistici e maschilisti erano possibili. Il direttore del dipartimento, vista la situazione, decise di assegnare ai due due compiti diversi: la Franklin, viste le sue competenze avrebbe studiato la forma A (cristallina) del Dna, Wilkins quella B (paracristallina).
Erano gli anni in cui molti scienziati avevano come obbiettivo la comprensione del funzionamento del nostro materiale genetico. Già allora veniva utilizzato il termine “geni” per indicare l’unità fondamentale che codifica le informazioni trasmesse di generazione in generazione.
Nel 1943 Oswald Avery aveva dimostrato che il Dna portava informazioni genetiche, ma nessuno sapeva come. Si ipotizzava che non fossero gli acidi nucleici, come è il Dna, a svolgere il ruolo principale. Si credeva che il passaggio dipendesse invece da altre proteine. Tra gli scienziati che stavano lavorando su questi aspetti c’era anche Linus Pauling, famoso chimico americano, vincitore di due premi Nobel.
Nel 1952 venne invitato alla Royal Society londinese, avrebbe dovuto incontrare sia la Franklin, che aveva appena fatto la foto 51, che Wilkins. Ma Pauling era un militante contrario alla guerra e alle armi nucleari. Il Maccartismo era arrivato e il passaporto gli venne negato. Pauling aveva già capito che probabilmente il Dna era a forma di doppia elica e che i gruppi fosfati si trovano all’interno, mentre la basi erano poste all’esterno.
All’epoca però non esisteva modo di scoprirlo, non vi erano evidenze come la foto 51 e aveva immaginato l’elica composta da tre stringhe.
Watson e Crick si incontrarono al laboratorio Cavendish di Cambridge nel 1951 e decisero di collaborare sulle indagini del Dna proprio in quell’anno. Non erano chimici quindi non sperimentavano ma realizzavano modelli 3D in cartone, asticelle e palline.
Watson, ancora in vita e ormai novantenne, in gennaio ha perso i titoli onorifici per alcune disgustose frasi razziste in cui ha sostenuto che esisterebbero prove scientifiche della differenza intellettiva e cognitiva tra bianchi e neri.
All’epoca, invece, decise di recarsi al King’s college per capire se gli inglesi, che erano decisamente più bravi nella sperimentazione, avessero ottenuto qualche risultato interessante. Parlò con la Franklin che gli fece notare un errore nel modello. In seguito stabilì uno stretto legame con Wilkins.
Nel maggio del 1952 la Franklin ottenne la foto senza renderla pubblica. I rapporti nel laboratorio erano tesi, era nata una vera e propria gara alla scoperta del Dna che ingolosiva troppe persone, tenne per sè la foto 51.
Aveva fatto una scoperta decisiva, il Dna era composto da una doppia elica e forse poteva essere lei, per prima, a pubblicare la struttura più attesa. Aspettò.
Wilkins però sapeva dell’esistenza della foto e di nascosto se la fece passare proprio da Gosling. La girò poi al giovane Watson, che sapeva benissimo dove voleva arrivare.
Pauling aveva sbagliato: le catene erano due non tre. La foto 51 lo mostrava in maniera inequivocabile. Grazie alle informazioni raccolte da altri scienziati il quadro divenne più chiaro e tutti i pezzi trovarono la loro giusta collocazione le posizioni delle basi (A, adenina, T, timina, C, citosina, G guanina) gli zuccheri, i gruppi fosfati.
Nel 1953 su Nature viene pubblicata la scoperta più importante di tutti i rempi: la struttura del Dna. L’articolo venne firmato da Watson, Crick e Wilkins. La Franklin non venne menzionata, nemmeno un grazie.
Ma era una giovane scienziata e non aveva tempo da perdere. Lasciò l’ambiente ostile del King’s college per dedicarsi ad altre ricerche, su altre molecole, viaggiò e venne chiamata da molti istituti in tutto il mondo. Continuò a pubblicare fino a quando il cancro, dovuto all’eccessiva esposizione ai raggi x, non le strappò la vita a soli 38 anni.