Con la diffusione dell’uso della marijuana legale, molti studiosi voglio capire quali potrebbero essere i potenziali rischi, in particolare negli adolescenti. Finora, non ci sono state risposte definitive sul tema.
Tseng, neuroscienziato presso l’Univerity of Illinois a Chicago, indaga su come i topi reagiscono al THC (tetraidrocannabinolo), il principale ingrediente psicoattivo nella cannabis. Il suo lavoro ha evidenziato che l’esposisizone al THC, o a molecole simili durante una specifica parte dell’adolescenza, ritarda la maturazione della corteccia prefrontale (PFC), una regione coinvolta in comportamenti complessi e nel processo decisionale.
“Genitori e insegnanti temono che questi effetti possano rivelarsi di lunga durata”, afferma Tseng. Quando però parla con gli adolescenti, specialmente coloro che fanno già uso di cannabis, ottiene un reazione diversa. “E’ sorprendente ma non sono preoccupati anche se, spesso, vogliono sapere quanta cannabis possono consumare senza danneggiare lo sviluppo cerebrale e quale sia l’età ideale per cominciare a farne uso”.
La questione della sicurezza per la salute dei giovani, ha assunto particolare urgenza negli Stati Uniti dove, dal 2012, undici stati e il distretto di Columbia, hanno legalizzato l’uso della marijuana ricreativa utilizzabile solo dagli adulti. Sebbene rimanga illegale per i minori, sono certamente aumentate le possibilità che i prodotti a base di cannabis possano diventare più accessibili per gli adolescenti.
Molti studi hanno suggerito che l’uso di cannabis da parte dei giovani potrebbe causare danni a lungo termine, tra cui il deterioramento cognitivo e un aumento del rischio di schizofrenia.
La maggior parte dei ricercatori sottolinea che, nonostante le opinioni della società siano sempre più positive nei confronti della cannabis, l’uso della stessa non è benigno, specialmente nella giovane età.
Rimangono però molte domande senza risposta: quali danni specifici ci si può aspettare quando si inizia ad utilizzare questa sostanza nell’adolescenza? Solo alcuni potrebbero essere soggetti a potenziali effetti negativi? Il danno legato alla cannabis è reversibile?
“Non sappiamo ancora come il THC influenzi il cervello degli adolescenti. Ci sono molte prove che puntano a risultati negativi, ma è necessario fare ulteriori ricerche”, afferma Jodi Gilman, neuroscienziato presso la Harvard Medical School di Boston, MA.
Molti ricercatori stanno portando avanti un’iniziativa ambiziosa, presso il National istitutes of Health (NIH), MD, per contribuire a colmare questa lacuna. Nel frattempo, si sta cercando di dare un senso ai dati esistenti e di portare avanti la ricerca.
Cosa ci rivelano i dati in seguito agli esperimenti fatti sui topi?
Molti studi sperimentali fatti sull’uomo, dimostrano un legame tra alcuni disturbi e l’uso di cannabis tra gli adolescenti. Tuttavia, questi restano dei risultati insufficienti a causa di alcune variabili, come le circostanze socioeconomiche o la salute mentale o familiare. Per comprendere meglio in che modo la cannabis agisce sul cervello, alcuni ricercatori hanno fatto degli esperimenti sugli animali.
Durante l’adolescenza, il cervello subisce importanti rimodellamenti, specialmente nella PFC (corteccia prefrontale), in quanto è una delle ultime regioni del cervello a maturare completamente. Nell’uomo, quest’area ha il compito di prendere decisioni, controllare gli impulsi, mantenere l’attenzione, pianificare e molto altro ancora. La PFC svolge anche un ruolo nelle definizione delle nostre personalità e ci aiuta a comprendere e rispondere in modo appropriato alle situazioni sociali.
La PFC di un adolescente è un “focolaio” di riorganizzazione sinaptica. Infatti le connessioni neuronali in eccesso vengono eliminate, mentre le altre vengono stabilizzate. Allo stesso tempo, molti sistemi di neurotrasmettitori aumentano o diminuiscono la produzione delle sostanze chimiche di segnalazione e regolano la distribuzione dei recettori in diverse regioni del cervello. Entrambi questi processi aiutano la transizione del cervello da uno stato immaturo a uno stato adulto. Si pensa che, a causa di questa attività, il cervello di un adolescente possa essere particolarmente vulnerabile alle droghe.
Il THC potrebbe essere distruttivo perché si lega al recettore CB1 (situato principalmente nell’encefalo) che ha il compito di rispondere agli endocannabinoidi presenti in natura. Quest’ultimi regolano l’ansia, lo stress, la stanchezza, la paura, l’amore, l’umore, l’appetito e il dolore, e regolano anche la maturazione del cervello in particolare nella giovane età.
Tseng ha scoperto che alcuni degli effetti del THC sullo sviluppo del cervello possono essere limitati a specifiche vulnerabilità. Dare ai topi un cannabinoide sintetico simile al THC durante la prima e la mezza adolescenza, ha interferito con il GABA (acido gamma-aminobutirrico), un importante neurotrasmettitore inibitorio, nella PFC del topo adulto. Di conseguenza, la PFC adulta non è riuscita a sviluppare alcuni schemi di attività elettrica tipici del cervello maturo, suggerendo uno sviluppo cerebrale ritardato. “Ci sono molti disturbi psichiatrici che si verificano quando il cervello sta passando alla maturazione“, afferma Tseng. “In qualche modo, l’esposizione ai cannabinoidi rende quel periodo di maturazione molto più lungo del normale e potrebbe aumentare la suscettibilità all’insorgenza dei disturbi psichiatrici“.
Lo scienziato Laviolette, afferma che c’è qualcosa di unico nel cervello dell’adolescente che lo rende particolarmente sensibile al THC. Potrebbero esserci anche variazioni genetiche che rendono alcuni adolescenti più sensibili di altri. I meccanismi precisi che stanno alla base degli aspetti della vulnerabilità sono ancora sconosciuti.