Adolf Hitler e Iosif Stalin si odiavano eppure, il 23 agosto del 1939, autorizzarono i loro Ministri degli Esteri, Joachim von Ribbentrop e Vjačeslav Molotov, a firmare il patto che avrebbe portato i loro cognomi: quello di non aggressione tra il Terzo Reich e l’URSS.
Genesi del patto
La genesi del patto è rappresentata dalla politica dell’appeasement che il governo inglese adottò tra il 1937 e il 1938; il primo ministro inglese Neville Chamberlain pensava che si sarebbe potuto evitare una nuova guerra accontentando le rivendicazioni territoriali di Hitler considerate “ragionevoli”.
Era opinione diffusa in molti ambienti diplomatici che alla fine della Prima Guerra Mondiale, il Trattato di Versailles avesse imposto alla Germania condizioni ingiuste e che sarebbe stata necessaria una sua revisione per soddisfare alcune aspirazioni tedesche considerate legittime
Chamberlain e gli ambienti più conservatori del suo Paese pensavano che Hitler potesse rappresentare il più valido baluardo per arrestare ad Est l’espansione della Russia sovietica.
I francesi erano al collasso economico ed erano caratterizzati da un quadro politico interno estremamente lacerato: per questo motivo volevano evitare a tutti i costi una nuova guerra e si adattarono alla politica del Regno Unito.
Gli Stati Uniti si erano disinteressati completamente alle vicende europee e non avevano nessuna intenzione ad impegnarsi in un eventuale nuovo conflitto a quelle latitudini.
Solo una parte minoritaria dei conservatori guidati da Winston Churchill era dell’idea che fosse necessario opporsi a tutte le pretese di Hitler per fermarlo, arrivando a prevedere anche la possibilità di un conflitto in caso di estrema necessità.
Hitler approfittò dell’atteggiamento “molle” anglo-francese e contando sull’alleanza con Mussolini, nel 1938 realizzò l’Anschluss con l’annessione dell’Austria e occupò il territorio dei Sudeti e l’intera Cecoslovacchia .
I contenuti del patto
Il Patto Von Ribbentrop – Molotov fu siglato dopo mesi di negoziati e la sostituzione del predecessore di Molotov, Maksim Maksimovic Litvinov, di origine ebraica, il quale era sostenitore di accordi con le nazioni democratiche in funzione antinazista.
Firmando il patto con la Germania Nazista Staln volle “punire” le strategie britanniche, le quali volevano indirizzare il militarismo hitleriano verso Est al fine di favorire lo scontro tra la Germania e l’Unione Sovietica.
Il patto stabilì l’astensione da ogni violenza reciproca, la neutralità nel caso di impegno bellico di uno dei contraenti, l’impegno di entrambe le parti a non partecipare a raggruppamenti ostili all’altra.
Il Patto russo-germanico sorprese non solo le cancellerie di mezza Europa, ma anche i partiti comunisti dei Paesi occidentali, i quali fino a quel momento avevano portato avanti la strategia dei Fronti Popolari e delle politiche antifasciste, inaugurate alla seconda metà degli anni Trenta.
L’ accordo prevedeva un protocollo aggiuntivo segreto che conteneva un disegno di spartizione dell’Europa dell’Est in termini di influenza.
La Polonia sarebbe stata divisa in due: la parte occidentale sarebbe andata alla Germania e si sarebbe aggiunta alla piccola porzione di Prussia (separata dalla casa madre tedesca dal corridoio polacco di Danzica) fino alla Slovacchia collaborazionista; quella orientale sarebbe andata ai russi che avrebbero aggiunto al loro impero anche la Bessarabia, l’Ucraina dell’Ovest e le tre repubbliche baltiche (che riacquisirono l’indipendenza solo nel 1990-1991).
I veri scopi del patto
Il patto Von Ribbentrop – Molotov aveva lo scopo per ciascuno dei firmatari di posticipare la guerra, non di evitarla; coprendosi le spalle a Est Hitler avrebbe avuto mano libera per le occupazioni nell’Europa centrale; chiudendo il fronte occidentale Stalin avrebbe potuto consolidare il suo sistema economico e la crescente potenza dell’Armata Rossa.
In questo contesto, non fu quindi una sorpresa ciò che accadde il primo settembre successivo alla firma del patto: l’invasione della Polonia e lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.