Ricordate il film “Signs” durante il quale i protagonisti indossano dei copricapi di carta stagnola nell’illusione di proteggere la propria mente ed i propri pensieri da influenze aliene?
Ebbene, si tratta di una delle più diffuse ed ingiustificate leggende metropolitane che durante quasi un secolo è stata incorporata anche in alcune ipotesi di complotto. Recentemente, poi, numerosi siti di tipo complottista hanno suggerito ai propri lettori come costruirsi un “elmetto di carta stagnola” per proteggersi dagli influssi nefasti del 5G, la tecnologia wireless in grado di trasmettere grandi quantità di dati a velocità davvero importanti, colpevole tra le altre cose, a loro dire, di avere trasmesso ed attivato il nuovo coronavirus.
L’idea del cappello di carta stagnola utilizzato per proteggere la propria mente compare per la prima volta in un racconto di fantascienza di Julian Huxley, “The Tissue-Culture King”, pubblicato nel 1927, in cui il protagonista scopre che questi cappelli sono in grado di bloccare gli effetti della telepatia.
Nel tempo, come riporta Wikipedia, il cappello di carta stagnola è diventato un simbolo universale usato per alludere alla paranoia, alla mania di persecuzione e a chi crede nelle pseudoscienze o in numerose ipotesi di complotto.
Infatti, negli ultimi due decenni, i cappelli di carta stagnola sono apparsi in numerose opere letterario-cinematografiche, come i film Signs, Un poliziotto alle elementari, Futurama – Nell’immenso verde profondo e l’episodio Gli aiutanti speciali di Bart de I Simpson. Nella serie Better Call Saul, Chuck McGill soffre di elettrosensibilità (presunta patologia non riconosciuta dall’OMS), ed è solito ripararsi dalle radiazioni con coperte termiche o altri teli di alluminio.
A prescindere dalla telepatia, la cui esistenza non è provata, l’idea che un cappello di alluminio possa ridurre gli effetti delle radiazioni elettromagnetiche sul cervello ha un vago fondamento di validità scientifica. La base del concetto è che una recinzione in alluminio costituirebbe un’approssimativa gabbia di Faraday, in grado di ridurre l’intensità delle onde radio.
Uno studio di alcuni laureandi del Massachusetts Institute of Technology (MIT) ha determinato che un cappello d’alluminio può attenuare le radiazioni a seconda della frequenza. A frequenze Wi-Fi (ca. 2.4 GHz) il segnale può essere attenuato fino a 90 dB.
I cappelli di carta stagnola iniziarono a diffondersi nelle comunità ufologiche ed in altre comunità di aderenti a svariate ipotesi di complotto verso la fine degli anni 80, come presunta difesa da supposte anomale onde a bassa frequenza (ELF), e da un ipotetico controllo mentale attuato attraverso il sistema HAARP e le scie chimiche dal governo USA e da presunti alieni rettiliani.
Su Google risultano numerosissime ricerche sui cappelli di carta stagnola ed i presunti benefici sulla mente derivanti dal loro uso e, pur mancando studi che ne comprovino la reale efficacia, e soprattutto la reale necessità di una protezione per la mente, sono numerosissimi i siti che fanno riferimento alle comunità complottiste ed ufologiche in cui vengono riportate indicazioni su come costruirli e come usarli.
Tra le numerose sciocchezze diffuse dal complottismo moderno, questa del cappello in carta stagnola è, forse, una delle più innocue: alla fine chi ne fa uso rischia al massimo di suscitare ilarità, mentre credere a molte altre ipotesi di complotto come quelle sui vaccini, Big Pharma e il 5G può arrivare ad avere conseguenze gravi sulla salute e sulla qualità della vita.
Un’interessante variante all’idea del cappello di carta stagnola è l’auto “a prova di alieno” vista in vendita su internet che, secondo il venditore sarebbe “invisibile agli UFO”.
Anche questa auto è rivestita di carta stagnola allo scopo di renderla impercettibile ai radar alieni ma, c’è da scommetterci, l’annuncio verrà modificato a breve, se già non lo è stato, per includere la dicitura: “schermata contro il 5G“.