venerdì, Novembre 22, 2024
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Il Bunker di Mussolini che restò segreto per 60 anni

Quindici chilometri di gallerie scavate nella montagna carsica, 5 km sullo stesso livello ed il resto su più piani, nessuno sa ancora fino a dove si estendono le gallerie del bunker di Mussolini nel monte Soratte

Nelle viscere del Monte Soratte nel 1937 fu realizzato, per volere di Mussolini, il bunker del Soratte. La scelta del sito fu consigliata dal Papa che si ispirò a Papa Bonifacio VIII, il quale avrebbe nascosto dei documenti importanti in una grotta di questo monte, documenti ancora segretati, almeno questa è la versione ufficiale, e dalla vicinanza alla città di Roma, che, sede dei politici, lo rendeva un luogo strategico e veloce da raggiungere.

Fu così che ebbe inizio una vasta opera ipogea finalizzata ufficialmente ad accogliere una fabbrica della Breda ma, in realtà, destinata a garantire alle più alte cariche dello Stato e dell’Esercito Italiano la massima sicurezza in caso di attacco nemico. Si stava costruendo un bunker antiatomico che il Duce commissionò al genio militare e che sarebbe preso come spunto per la costruzione dei bunker in tutto il mondo.

Quindici chilometri di gallerie scavate nella montagna carsica, 5 km sullo stesso livello ed il resto su più piani, nessuno sa ancora fino a dove queste gallerie si estendono; si pensa che ci siano varie uscite di sicurezza disposte in più vie di fuga, anche fino ad uscire fuori dal territorio di Sant’oreste, nella valle del Tevere, ognuna di essa imbottita da 12 metri di cemento armato e fortificato da valvole antisismiche e camere a prova di bombardamento atomico.

L’ingresso principale si trova sul fianco sud-est del monte, a una quota di 427 metri s.l.m., in modo da assecondare l’andamento della viabilità esterna e collegate, a una profondità da 50 a 300 metri, da un percorso interno parallelo a quello esterno, detto stortina. Una seconda serie di gallerie, più interna rispetto alla precedente, si attesta su due assi tra loro paralleli, detti diretta e direttissima, che riconnettono i punti iniziale e finale del percorso esterno. In posizione centrale tra le caverne si apre sull’esterno del monte una galleria, perpendicolare a quelle dette diretta e direttissima, che crea un accesso centrale e immediato al sistema più interno.

Le gallerie e le caverne principali, sono 8×30 metri e alte circa 8 metri e collegate da gallerie di connessione, larghe tre metri. Nel punto di maggiore copertura, al di sopra della struttura sotterranea, si trova uno strato roccioso di circa 200 metri. Lungo il percorso esterno, su cui sono disposti gli ingressi al complesso ipogeo, in aderenza alla costa della montagna, furono realizzate cinque piccole caserme, tutte, tranne una, ad un piano.

Le prime tre sono collegate al complesso interno attraverso le caverne costruite alle spalle delle caserme stesse per consentire un accesso diretto e rapido alla parte più protetta del complesso; la quarta caserma presenta, invece, una sorta di piccolo bunker accessibile esclusivamente dall’edificio stesso, mentre l’ultima non è dotata di ambienti protetti.

Dalla parte opposta, di fronte alle caserme, furono realizzate alcune piccole strutture di difesa, quali garitte e contraeree. I materiali all’interno del cantiere venivano movimentati mediante una rete di binari del tipo Decauville a  scartamento ridotto, di circa sessanta centimetri. Per rendere più agevole il trasporto dei materiali e delle attrezzature, fu realizzata, inoltre, una prima teleferica che dal fondovalle raggiungeva il piano delle gallerie da cui ne partiva una seconda, più leggera, che consentiva di servire le quote più alte del monte.

Gli ingressi alla struttura ipogea erano complessivamente ventidue, cinque disposti sulla prima caserma, due sulla seconda, due sulla terza e tredici lungo il percorso esterno. Le aperture che portavano direttamente all’esterno erano tamponate con una muratura in mattoni nella quale erano inseriti dei portoni in legno, successivamente sostituiti con portoni blindati. L’acqua raccolta negli ambienti, pari a circa il 70% della superficie, veniva indirizzata verso due gallerie disposte agli estremi del complesso, adibite a serbatoio impianti di depurazione, filtraggio e potabilizzazione.

Nel settembre 1943, a seguito del bombardamento alleato su Frascati, che distrusse il comando tedesco presso la villa Falconieri, il Feldmaresciallo Kesserling trasferì il suo quartier generale nelle gallerie di Sant’Oreste non più da alleato ma da occupante, qui i militari tedeschi, il 12 maggio del 44, furono protetti dal bombardamento degli alleati. Il 3 giugno, le truppe tedesche in ritirata abbandonarono il bunker incendiandolo.

Sui tunnel del bunker del Soratte aleggia l’ombra dell’organizzazione nazista Odessa. È da qui che è partito l’ordine di Kesserling che culminò nella strage delle Fosse Ardeatine in seguito a una telefonata di Hitler.

Dalla “war room” di una delle gallerie, poteva essere organizzata la difesa e l’attacco della guerra, c’erano dei centri di controllo dai quali con dei “bottoni” veniva dato alle truppe sul terreno il segnale di eseguire svariate strategie militari.

Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, dal 1952 al 1962, la struttura venne utilizzata come polveriera fino a quando, in piena Guerra fredda, il complesso fu in parte trasformato per realizzare, secondo le indicazioni della Nato, un rifugio antiatomico per il Presidente della Repubblica e il Governo italiano.

La leggenda narra che prima di abbandonare l’area, il Feldmaresciallo Kesserling dette ordine di minare ed incendiare tutto il complesso ipogeo e di interrare delle casse contenenti parte dell’oro sottratto alla Banca d’Italia, il famoso “oro di Kappler”, e forse tuttora custodite nelle viscere del Monte; da allora di quelle casse non si seppe più nulla. Quello che per anni fu usato come rifugio antiaereo per le alte cariche dell’Esercito Italiano sotto le mentite spoglie di fabbrica di armi della Breda, era una delle più grandi ed imponenti opere di ingegneria militare presenti in Europa, una vera e propria città sotterranea.

L’ultima esercitazione resa nota del bunker militare è stata nel 1994. Nei nostri tempi, il bunker non può più considerarsi antiatomico, poiché le bombe moderne attraversano fino a 700 metri di roccia, ed è stato affidato alle autorità locali di Sant’Oreste che lo sta facendo visitare come museo al pubblico, anche se è possibile visitare solo una piccolissima parte del complesso. Una zona di oltre 1 ettaro è stata sempre tenuta segreta e tuttora non è accessibile. Tuttavia, in caso di necessità, il bunker deve essere riconsegnato all’uso esclusivo dello stato militare entro 48 ore.

Il bunker restò segreto fino al 1994.

Ogni anno il 12 maggio c’è il Bombing Day, una rievocazione del bombardamento del 1944

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