Sembra che lo spazio oltre il sistema solare sia permeato da un bagliore che non può essere spiegato dalle fonti conosciute come le stelle, le galassie o la polvere interstellare. Lo ha scoperto un team di ricercatori che ha analizzato le immagini scattate dal veicolo spaziale New Horizons della NASA.
Il veicolo spaziale New Horizons è una missione nata per studiare il pianeta nano Plutone le sue lune e i misteriosi e lontani oggetti che popolano la fascia di Kuiper, una regione del sistema solare che si estende da circa 30 UA, oltre l’orbita di Nettuno, fino a circa 50 UA dal Sole. Questa zona cela ciò che resta della formazione del Sistema Solare e potrebbe aiutarci a svelare molti misteri, compresa l’origine della vita.
New Horizons è stato il primo veicolo spaziale a raggiungere Plutone, che è considerato una reliquia della formazione del Sistema Solare. La sonda ha viaggiato per più di nove anni prima di raggiungere il suo obiettivo per poi inoltrarsi in una regione del Sistema Solare poco conosciuta, popolata da quelli che come Plutone appartengono alla categoria dei “pianeti nani”.
Secondo un rapporto della CBC, l’astronomo Tod Lauer, che collabora con il National Optical-Infrared Astronomy Research Laboratory (NOIRLab) della National Science Foundation, ha studiato le immagini ottenute dal veicolo spaziale New Horizons, cercando specificamente campi visivi che non includessero stelle e galassie per cercare di capire quanto fosse buio lo spazio.
Il rapporto cita un’intervista di Laurer con il conduttore di Quirks & Quarks Bob McDonald, dove ha l’astronomo raccontato che il team ha trovato che nello spazio c’è un po’ più di luce di quanta pensavano ci fosse o dovrebbe esserci.
Secondo l’astronomo, c’è un bagliore molto debole che è più di quanto possano spiegare da fonti conosciute come stelle, galassie o polvere interstellare.
“Questa è una piccola componente dell’universo che abbiamo scoperto”, ha affermato Laurer.
Lo studio di Lauer e dei suoi colleghi ha eliminato sistematicamente tutte le fonti di luce che potrebbero esserci per cercare di stabilire la fonte del debole bagliore.
Dopo il fly-by con Plutone avvenuto nel 2015, la sonda ha proseguito il suo viaggio verso le profondità del Sistema Solare. Il 1° gennaio 2019, la New Horizons ha sorvolato Ultima Thule, l’obiettivo più distante mai visitato da un veicolo costruito dall’uomo.
Le immagini hanno mostrato, nel punto più vicino, l’insolita forma del KBO (Kuiper Belt object). Lunga circa 35 chilometri, Ultima Thule è costituita da un lobo grande e piatto (soprannominato “Ultima”) collegato a un lobo più piccolo e rotondo (soprannominato “Thule”). La strana forma è stata la più grande sorpresa del flyby.
A marzo 2019, New Horizons si trovava a circa 6,6 miliardi di chilometri dalla Terra, e si muoveva nelle profondità nella fascia di Kuiper a quasi 53.000 chilometri l’ora. Da allora, viste le ottime condizioni della sonda, la missione della sonda è stata estesa per sfruttare l’occasione di poter esplorare altri oggetti della Cintura di Kuiper.
Il sistema solare interno è pieno di particelle di polvere che riflettono la luce del Sole ma la New Horizons sta attualmente navigando in un luogo che è al di là dell’inquinamento luminoso causato dalla luce solare che rimbalza su polvere e detriti. Quindi dovrebbe essere in grado di vedere molto chiaramente l’oscurità dello spazio e, sebbene il team di scienziati abbia eliminato tutte le possibili fonti di luce, non ha ancora trovato alcuna buona spiegazione su quale potrebbe essere la fonte di luce residua.
Una possibilità sono le stelle canaglia nello spazio intergalattico che sono troppo scure per essere viste come punti di luce, ha ipotizzato Lauer, che ha aggiunto che al momento è solo possibile fare ipotesi, inclusa una che ha a che fare con le interazioni tra particelle esotiche ancora ipotetiche di “materia oscura”.