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Il Fungo su Marte: un’immagine che accende il dibattito sulla vita extraterrestre

Mentre le speculazioni sulla vita marziana continuano, molti scienziati adottano un approccio più cauto nell'interpretazione dell'immagine del fungo catturata dal rover Curiosity. Essi suggeriscono che la superficie marziana sia costellata di formazioni che, pur somigliando a oggetti terrestri, sono spesso il risultato di processi geologici naturali, non di organismi viventi

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Un’immagine catturata dal rover Curiosity della NASA il 19 settembre 2013 ha riacceso l’annoso interrogativo sulla vita su Marte. La fotografia, che mostra una formazione che alcuni hanno interpretato come un fungo sulla superficie marziana, ha scatenato un’ondata di speculazioni e teorie del complotto, alimentando il fascino per le esplorazioni del Pianeta Rosso.

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La scoperta del fungo e le speculazioni di Scott Waring

L’immagine in questione, archiviata dal ricercatore UFO Scott Waring, ha attirato l’attenzione per quella che sembra essere una struttura a forma di stelo con un cappello arrotondato, sorprendentemente simile a un fungo terrestre. Waring, noto per le sue controverse teorie sulla vita extraterrestre, ha espresso sorpresa per la presunta trascuratezza della NASA riguardo a un oggetto così insolito. Ha commentato: “Questo oggetto ha la parte inferiore curva di uno stelo, uguale a quelli sulla Terra“, suggerendo un’origine biologica.

Le affermazioni di Waring hanno trovato riscontro online, dove numerosi cacciatori di UFO e utenti dei social media hanno proclamato l’immagine come prova di vita aliena, insinuando persino che la NASA stia celando la verità. Waring ha espresso la sua frustrazione, affermando: “Non capisco come o perché la NASA abbia potuto trascurare una cosa del genere… visto che la missione della NASA è trovare la vita su altri pianeti e lune“. Questo ha alimentato ulteriormente le teorie secondo cui l’agenzia spaziale potrebbe nascondere informazioni al pubblico.

Nonostante l’entusiasmo per le teorie aliene, gli esperti scientifici propendono per una spiegazione più razionale. Sostengono che la formazione potrebbe essere semplicemente una formazione rocciosa naturale, modellata nel corso di miliardi di anni dalle estreme condizioni ambientali di Marte. Il rover Curiosity ha infatti catturato numerose immagini del paesaggio accidentato del pianeta, e la varietà delle formazioni geologiche è immensa.

Una prospettiva scientifica sulle formazioni geologiche

Mentre le speculazioni sulla vita marziana continuano, molti scienziati adottano un approccio più cauto nell’interpretazione dell’immagine del fungo catturata dal rover Curiosity. Essi suggeriscono che la superficie marziana sia costellata di formazioni che, pur somigliando a oggetti terrestri, sono spesso il risultato di processi geologici naturali, non di organismi viventi.

Il Dr. Gareth Dorrian, fisico planetario, ipotizza che l’oggetto in questione sia probabilmente una roccia piatta a forma di disco, plasmata dall’erosione eolica, un fenomeno ben documentato su Marte che crea forme peculiari e talvolta fuorvianti. È risaputo che l’erosione causata dal vento su Marte genera una varietà di insolite formazioni rocciose. Il rover Curiosity ha già immortalato strutture simili, incluse guglie di roccia che sorprendentemente ricordano funghi o altre forme biologiche.

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Queste formazioni non sono il risultato di una crescita organica, ma piuttosto caratteristiche geologiche chiamate concrezioni. Le concrezioni si formano quando i minerali disciolti nell’acqua antica si infiltrano nei sedimenti circostanti, compattandosi nel tempo in blocchi duri e resistenti. Man mano che il vento e la sabbia erodono il materiale circostante più morbido, questi blocchi rimangono in piedi, assumendo a volte forme che ricordano quelle biologiche.

Il Dr. Dorrian spiega: “La mia ipotesi migliore è che originariamente non si trovassero in quella posizione, ma come due rocce adagiate nel deserto, una appena sotto la superficie e l’altra sulla superficie sovrastante. Col tempo, il vento avrebbe gradualmente spazzato via sabbia e polvere, e quella superiore si sarebbe gradualmente depositata su quella inferiore“. Questa spiegazione si adatta perfettamente al paesaggio marziano, dove l’erosione eolica gioca un ruolo significativo nel modellare il terreno.

È importante notare che formazioni geologiche simili sono comuni anche sulla Terra. Processi analoghi creano guglie rocciose conosciute come hoodoos in luoghi come il sud-ovest americano. Queste strutture assumono spesso forme simili a funghi, scolpite dalle forze persistenti del vento e dell’acqua. Anche Marte, con la sua storia di acqua liquida e condizioni ambientali estreme, è stato modellato dalle stesse forze, lasciando dietro di sé formazioni strane e intricate che possono essere facilmente scambiate per escrescenze biologiche.

Vita su Marte: perché la superficie è inospitale

Nonostante l’immagine del fungo abbia acceso l’immaginazione popolare, la comunità scientifica mantiene una posizione ferma: se mai la vita è esistita su Marte, difficilmente sarebbe sopravvissuta sulla superficie del pianeta. Le condizioni estreme marziane rendono l’ambiente incredibilmente inospitale per la vita come la conosciamo.

Il Dott. Gareth Dorrian, fisico planetario, evidenzia come la pressione atmosferica sulla superficie marziana sia incredibilmente bassa, equivalente a quella che si trova a circa 32 chilometri sopra la superficie terrestre. Questa atmosfera estremamente sottile permette a raggi cosmici dannosi e radiazioni ultraviolette di bombardare senza sosta la superficie di Marte, creando un ambiente che sterilizzerebbe rapidamente qualsiasi organismo vivente.

Le fluttuazioni di temperatura su Marte complicano ulteriormente la possibilità di vita. Durante il giorno marziano, le temperature possono raggiungere i relativamente miti 20 °C, ma di notte possono precipitare a gelidi -100 °C. Queste drastiche oscillazioni termiche, unite all’atmosfera rarefatta e all’intensa radiazione, rendono la superficie di Marte un luogo ostile per forme di vita complesse, come i funghi.

Il Dott. Dorrian ha concluso che: “Se la vita esiste su Marte, è più probabile che si trovi nel sottosuolo, ad esempio nelle riserve d’acqua sotterranee, dove sarebbe protetta dalle dure condizioni della superficie“. Le condizioni necessarie per la vita sono infatti più probabili in ambienti sotterranei, dove potrebbe essere ancora presente acqua liquida e dove gli organismi potrebbero trovare riparo dalle ostili condizioni superficiali del pianeta. La ricerca della vita su Marte continua, ma lo sguardo si sposta sempre più verso le profondità del Pianeta Rosso.

Per maggiori informazioni, visita il sito ufficiale della NASA.

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