I rebus dell’universo

Molti sono i misteri che circondano la natura dell'universo e per uno che trova finalmente una risposta, altri mettono in crisi teorie e modelli ritenuti consolidati

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La nostra conoscenza dell’universo, della sua composizione, delle leggi che sovrintendono il suo funzionamento è ancora molto limitata. Molte sono le domande senza risposta o le teorie da confermare attraverso prove sperimentali consistenti e replicabili.

Ad una di queste domande è stata finalmente associata la “risposta giusta” che serve a disvelare uno dei misteri irrisolti dell’universo: dov’è la massa mancante della materia barionica?


Chiariamo subito che parliamo della materia ordinaria, quella di cui siamo fatti noi, il nostro pianeta, le stelle etc. e non della sfuggente e misteriosa materia oscura che rappresenta l’85% della massa totale dell’universo.

Da diversi decenni gli astronomi hanno calcolato in modo molto preciso la quantità di materia barionica presente nell’universo. Fino ad oggi questo valore però era pari a più del doppio della materia effettivamente osservata.

Per capire dove si “nasconde” la materia barionica mancante un team di astronomi internazionale coordinato dall’Università australiana di Curtin ha pensato di utilizzare le informazioni trasportate dai lampi radio veloci (fast radio burst) potenti ed ancora misteriosi impulsi provenienti dallo spazio profondo.

Incrociando i dati e le posizioni di sei lampi radio osservati con il telescopio ASKAP, gli astronomi sono riusciti a risalire alla quantità di materia attraversata e quindi alla materia mancante.

Dove è finita la materia barionica sfuggita fino ad oggi? Lo studio dimostra che è dispersa nello sterminato spazio intergalattico.

Per un mistero che si risolve, un altro sta facendo perdere il sonno agli astrofisici. La “colpa” è di una galassia a disco DLA0817g, meglio conosciuta come DISCO di Wolfe, lontanissima nel tempo e nello spazio da noi, di circa 12 miliardi di anni luce in direzione della costellazione del Cancro.

Ebbene, questa galassia, che si trova in un’epoca nel quale l’universo aveva soltanto il 10% della sua età attuale, non dovrebbe esistere.

In quel periodo “giovanile” dell’universo infatti, secondo i modelli di formazione delle galassie più accreditati, le galassie a disco non avrebbero dovuto esistere.

I risultati delle osservazioni preliminari del Max Planck Institute di Heidelberg su questa galassia “atipica” mettono in crisi i modelli cosmologici sulla formazione delle galassie.

L’universo è un po’ come la tela di Penelope: risolto un rebus, un altro, magari imprevisto, si materializza mettendo in crisi teorie e modelli consolidati che d’improvviso rivelano tutta la loro fragilità.

Fonte: Le Scienze, luglio 2020, edizione cartacea