I celacanti non sono “fossili viventi” ma possiedono geni “egoisti”

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Considerati il collante del processo evolutivo, i celacanti (o celacantiformi – coelacanthiformes) sono un ordine di pesci ossei la cui similitudine li accosta alle primissime creature che dall’acqua iniziarono a muovere i primi passi sulla terra ferma. 

Un ordine di vertebrati, che ingloba una serie di forme estinte e due sole viventi, che forniscono una serie d’importanti informazioni sia sul loro sviluppo sia sulle caratteristiche fisiche nella loro storia evolutiva. Le due specie esistenti di celacanti sono i Latimeria chalumnae, rintracciabili nei dintorni delle isole Comore che si trovano al largo della costa orientale dell’Africa, ed i Latimeria menadoensis, avvistati più volte nella acque al largo di Sulawesi, in Indonesia.

Il loro aspetto apparentemente immutato e primitivo, per lungo tempo è stato studiato e gli scienziati hanno considerato questa specie di pesci come dei veri “fossili viventi”.

Gli esemplari ancora esistenti, infatti, sono immutati dal Cretaceo; nella fattispecie si può asserire hanno mantenuto inalterata loro forma per tutto questo tempo, tuttavia il loro genoma ha tanto da raccontare.

I celacantiformi, risalgono a circa 400 milioni di anni fa, e appartengono ad una specie che si pensava fosse estinta già da 65 milioni di anni, praticamente dall’evento di estinzioni di massa che portò alla scomparsa di tutte le specie di dinosauri non aviari.

Pe un caso del tutto fortuito, il primo esemplare vivente di celacanti fu scoperto in Sudafrica nel 1938 da un curatore di un museo sudafricano su un peschereccio locale.



I celacanti presentano diverse caratteristiche uniche e intriganti, come le pinne lobate non accoppiate, ed ancora i polmoni e la vescica natatoria altamente modificata. Appartenenti al genere Latimeria, sono tra i più antichi vertebrati dotati di mascelle.

Il genoma dei celacanti è la chiave della loro stabilità

Insieme ai pesci polmonati, meglio noti come dipnoi, sono i parenti più vicini ai tetrapodi e condividono con loro diverse caratteristiche morfo-anatomiche che non si trovano in vertebrati più lontani come i pesci con le pinne raggiate.

Quando fu scoperto il primo celacanto esistente, ricordava tanto le forme fossili del periodo Cretaceo per tale motivo fu considerato come un “fossile vivente“, cioè una specie con una morfologia che non si è evoluta molto in un lungo periodo di tempo.

Per spiegare questa stasi morfologica, è stato spesso suggerito che i celacanti possano possedere un genoma che si evolve lentamente (o addirittura che non si è evoluto affatto).

I celacanti possono essersi evoluti un po’ più lentamente, ma non sono certo fossili”, ha detto Isaac Yellan, uno studente laureato del Dipartimento di Genetica Molecolare dell’Università di Toronto.

Nel loro nuovo studio, Yellan e colleghi hanno scoperto che Latimeria chalumnae ha guadagnato 62 nuovi geni attraverso incroci con altre specie 10 milioni di anni fa.

Ciò che è ancora più affascinante è come questi geni si sono formati. Le loro sequenze suggeriscono che sono sorti da trasposoni – elementi genetici presenti nei genomi di procarioti ed eucarioti – noti anche come “geni egoisti” (o semplicemente la parte immortale di ogni essere vivente).

62 geni codificano le proteine del DNA

Questi sono elementi parassiti del DNA, il cui unico scopo è di fare più copie di se stessi, che a volte raggiungono trasferendosi da specie a specie.

“I nostri risultati forniscono un esempio piuttosto sorprendente di questo fenomeno di trasposoni che contribuiscono al genoma dell’ospite”. Rileva il professor Tim Hughes, un ricercatore del Donnelly Centre for Cellular and Biomolecular Research presso l’Università di Toronto.

Non sappiamo cosa stiano facendo questi 62 geni, ma molti di loro codificano proteine di legame al DNA e probabilmente hanno un ruolo nella regolazione dei geni, dove anche sottili cambiamenti sono importanti nell’evoluzione“.

I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Molecular Biology and Evolution.

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