George Soros e il presunto Nuovo Ordine Mondiale

George Soros è davvero a capo della "Spectre" che persegue un Nuovo Ordine Mondiale. Vediamo come le "prove"...

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Uno spettro si aggira per l’Europa, anzi per il mondo è quello di George Soros, il miliardario di origini ungheresi che avrebbe più di uno zampino nel complotto per portare il pianeta verso un “Nuovo Ordine Mondiale”.

Da dove nascono le tesi cospirazioniste che riguardano questo riccone novantenne nato a Budapest e naturalizzato statunitense?

Tutto inizia da un controverso “guru” della comunicazione politica Arthur Finkelstein, uno dei primissimi, già negli anni Sessanta del ventesimo secolo ad utilizzare i sondaggi come strumento della lotta politica, ideatore del cosiddetto metodo Finkelstein.

Il suo “metodo” fondamentalmente si basa sulla polarizzazione degli elettori, Finkelstein ritiene che la maggior parte delle persone sa per chi voterà, chi sosterrà e a chi si opporrà. È molto difficile convincerli a cambiare idea. È più semplice demoralizzare le persone che motivarle. E il modo migliore per vincere, sostiene, è demoralizzare i sostenitori avversari.

L’attempato Finkelstein conosce l’allora giovane Norman Birnbaum, altro esperto di comunicazione politica, nel 1995, in Israele. Il candidato di destra Netanyahu è indietro di 20 punti nei sondaggi contro una leggenda della politica israeliana il socialdemocratico Shimon Peres.



Finkelstein applica disinvoltamente il suo metodo, crea una campagna scandalistica nella quale si afferma che Peres impegnato nei negoziati di pace con i palestinesi intende accettare la divisione di Gerusalemme in base al principio una città, due capitali. Poco importa se questa opzione nel programma di Peres non è contemplata.

Il leader socialdemocratico cade nella trappola tessuta dall’astuto Finkelstein e durante il confronto televisivo con l’avversario, la prima cosa che cerca di spiegare è perché non ha alcuna intenzione di accettare la divisione di Gerusalemme.

Morale: questa excusatio non petita costa a Peres la vittoria nelle elezioni, sia pure per pochi decimi di punto (50,49%) Netanyhau vince.

Facciamo un salto temporale ed arriviamo al 2008, l’ormai ben affiatata coppia Finkelstein e Birnbaum si trova in Ungheria al “capezzale” dell’ex premier ungherese Viktor Orban. L’ultra nazionalista Orban è in grave difficoltà e si affida al magnifico duo.

Finkelstein e Birnbaum intendono applicare il collaudato metodo: trovare nemici e temi su cui polarizzare l’opinione pubblica, dettare l’agenda politica e mediatica e mettere in difficoltà gli avversari.

Quali nemici? Per un paese europeo che versa in gravi difficoltà economiche, trovarsi di fronte l’Unione Europea, la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale che gli chiedono misure di austerità, non è poi così difficile. Ecco allora partire gli attacchi ai “burocrati europei” e al “capitale internazionale”, impegnati a dissanguare l’Ungheria.

Orban stravince e riscrive la Costituzione in senso anti democratico. C’è però una cosa che i consulenti americani di origine ebraica consigliano ad Orban, mai allentare la presa. Con i socialisti sconfitti e l’Unione Europea che praticamente non ha reagito alla svolta autoritaria dell’Ungheria, manca un nemico con cui galvanizzare i propri elettori e costruirsi le basi per la prossima vittoria.

Dal cappello magico di Finkelstein fuoriesce “l’idea vincente”.

Parte la narrazione di una grande cospirazione manovrata nell’ombra da un grande burattinaio. Stavolta però non ci si limita ad associare formule vaghe come “il grande capitale internazionale” o l’establishment demo-pluto giudaico massonico. No, stavolta ad orchestrare la “Grande Cospirazione” è un uomo in carne ed ossa.

Il candidato perfetto è George Soros, nato a Budapest il 12 agosto 1930 e dal 1947 residente negli Stati Uniti. Finanziere ricchissimo e filantropo riconosciuto aveva fatto costruire a Budapest una delle migliori università dell’Europa dell’Est, istituito fondi per sostenere progetti benefici e aveva messo a disposizione borse di studio per studenti meritevoli. Paradossalmente proprio Orban era stato uno dei fruitori di queste borse di studio.

Naturalmente Soros non è uno stinco di santo, negli ambienti della finanza internazionale e nelle cancellerie europee è ancora vivido il ricordo del suo attacco speculativo nel 1992 alle Banche di Inghilterra ed Italia, che costrinse i due istituti a svalutare la sterlina e la lira e permise a Soros, in una sola notte, di guadagnare un miliardo e mezzo di dollari dell’epoca.

Soros ha una “grande qualità” per i guru della comunicazione politica che assistono Orban: è parimenti odiato dalla sinistra per le sue speculazioni finanziarie e per la sua smodata ricchezza ed odiato dalla destra per il suo impegno in cause come come l’uguaglianza, le migrazioni e il cambiamento climatico.

Così nel 2013, nove mesi prima delle nuove elezioni, parte l’attacco a Soros. Prima attraverso insinuazioni nei media controllati e poi conducendo perquisizioni che però non portano a nulla, si cerca di diffondere l’idea che il paese sia assediato da una rete di ONG, le associazioni non governative, manipolate da Soros.

Le parole che pronuncia in seguito alla crisi umanitaria siriana vengono strumentalizzate e distorte: nasce così la voce di un “piano segreto” di Soros per indebolire l’Ungheria attraverso un’invasione di migranti.

In realtà non c’è niente di segreto e cospirativo nelle azioni del miliardario ungherese: in una lettera al «Wall Street Journal» del 20 settembre 2016, per esempio, egli annuncia di avere in programma investimenti per mezzo miliardo di dollari per progetti “che si rivolgano nello specifico ai bisogni dei migranti, dei rifugiati e delle comunità che li ospitano“.

Il nemico migliore è quello che non può reagire secondo la dottrina di Birnbaum rimasto “orfano” del suo mentore Finkelstein morto nel 2017. E Soros non può reagire perché sa che darà altra linfa ad Orban e ai suoi sostenitori. Così l’estremista di destra rivince le elezioni ungheresi nel 2018 grazie allo slogan “Non fate che George Soros rida per ultimo!”.

Da allora il magnate ungherese è diventato la ciliegina a cui non può rinunciare alcuna teoria cospirazionista ed leader che le cavalcano.

Trump accusò Soros di essere dietro alla “cavalcata dei migranti” del 2018. In Italia anche la Lega di Matteo Salvini accusa il miliardario ungherese di essere una delle menti del piano Kalergi, di cui abbiamo già parlato in un precedente articolo.

Tra le “prove” di questa presunta macchinazione volta ad una vera e propria sostituzione etnica in Italia ed in Europa ci sarebbero “presunti” finanziamenti alle ONG che salvano i migranti nel Mediterraneo.

Ormai per complottisti, estremisti di destra e di sinistra e iper nazionalisti di tutto il mondo, il fatto è provato: George Soros è il leader della “Spectre” che opera sotto traccia per instaurare un Nuovo Ordine Mondiale.

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