Mezzo secolo dopo la sua partenza dalla Terra, la nave Blue Space si imbatte nelle misteriose rovine di una civiltà aliena. Stranamente, queste rovine esistono in quattro dimensioni, una in più rispetto al nostro mondo familiare. Per curiosità l’equipaggio ferma la nave e poi intraprende un pericoloso viaggio attraverso lo spazio dimensionale superiore per indagare.
All’inizio le rovine rimangono impenetrabili, fino a quando un’ispezione più ravvicinata rivela un’orribile verità. Queste sono le tombe di una razza estinta; peggio, il loro stesso universo sta crollando. La bolla dello spazio quadridimensionale che la Blue Space ha incontrato si sta restringendo, contraendosi in tre dimensioni.
Quando le meraviglie in rovina della civiltà morta da tempo incontrano il bordo della bolla, vengono distrutte, incapaci di sopravvivere in una dimensione inferiore. In poco tempo non rimane nulla; un milione di anni di storia perduti per sempre. Scosso, l’equipaggio della Blue Space riprende il volo, dirigendosi ancora più in profondità in quell’universo pericoloso.
La foresta oscura
Questa storia è raccontata in Death’s End, l’ultimo libro della trilogia di Cixin Liu “Remembrance of Earth’s Past”. Civiltà tecnologicamente avanzate hanno scoperto come manipolare le leggi della fisica, realizzando terribili armi da guerra. Una di queste, un’arma che altera la dimensionalità dello spazio, ha orribilmente distrutto la civiltà perduta incontrata dalla Blue Space.
Le possibilità risultanti vengono esplorate attraverso la trama del romanzo. Molta attenzione è stata dedicata alle idee di Cixin Liu. La sua teoria della Foresta Oscura, l’idea che le civiltà intelligenti dovrebbero temersi a vicenda e nascondere la loro esistenza, è forse il concetto più noto della sua trilogia. Ma nei suoi libri c’è un’altra idea, con implicazioni ancora più profonde.
Si tratta dell’idea che l’universo sia stato plasmato dall’intelligenza, proprio come la Terra è stata modellata dalla nostra stessa civiltà. Quando guardiamo il cielo notturno, ipotizza lo scrittore cinese, non stiamo guardando una natura selvaggia incontaminata. Stiamo effettivamente assistendo al risultato di miliardi di anni di manipolazione; una struttura artificiale su larga scala.
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📘 Leggi la guida su AmazonÈ un’idea che vale la pena prendere sul serio? Quando gli astronomi guardano il cielo notturno cercando di trovare spiegazioni per le scoperte che si fondano sulle leggi conosciute della fisica la maggior parte delle cose può essere spiegata attraverso tali metodi, dalle supernovae ai buchi neri. È anche vero, però, che finora non tutto è stato spiegato.
Immaginare il futuro
È anche vero che la nostra conoscenza della fisica è ancora incompleta. Ci manca una teoria completa della gravità, per esempio, e le leggi che abbiamo scoperto finora non possono descrivere l’interno di un buco nero. Il futuro, insomma, resta imperscrutabile.
Alcune delle cose strane che vediamo potrebbero essere risolte da una migliore comprensione della natura ma altre sembra siano meglio spiegabili da qualcos’altro che ancora non conosciamo.
Un secolo fa gli astronomi notarono che le galassie non ruotano come previsto e per spiegarlo introdussero il concetto di materia oscura, una particella ipotetica ma ancora non rilevata. Poi si è scoperto che l’universo si sta espandendo a un ritmo più veloce del previsto e, ancora, per spiegarlo hanno ipotizzato l’esistenza dell’energia oscura.
Oggi sembra che stiano accadendo intorno a noi altre cose bizzarre. Abbiamo visto stelle che appaiono più vecchie dell’universo stesso e improvvise emissioni di raggi ad altissima energia echeggiano da una galassia all’altra, sempre apparentemente inspiegabili. Particelle dallo spazio profondo colpiscono i nostri rilevatori, muovendosi più velocemente di quanto dovrebbe essere possibile. E sono stati visti strani schemi di luce provenire da stelle lontane, innescando speculazioni su civiltà avanzate.
La maggior parte degli astronomi sostiene che tutte queste cose alla fine saranno spiegate dalla fisica, se solo riusciremo a scoprire le leggi dietro di esse. Altri misteri, infatti, si sono rivelati piuttosto banali, una volta scoperta la giusta legge della fisica.
I fisici tornano spesso sull’argomento che affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie. Eppure, solitamente, la spiegazione più semplice per ciò che vediamo è quella naturale: che le cose accadano senza alcun intervento intelligente, anche quando le leggi oggi conosciute non sono all’altezza.
In sostanza questa è una forma di cautela. Non conosciamo l’intera portata delle leggi della fisica e non conosciamo tutti i diversi modi in cui possono manifestarsi. Senza una teoria completa della natura non abbiamo idea di quali siano i limiti del possibile. Potremmo non arrivare mai a comprendere questi limiti.
Ciò significa che non sappiamo tutto ciò di cui la natura è capace. Inventare cose come la materia oscura e l’energia oscura è accettabile per questo motivo. Colmano una lacuna nelle teorie e consentono alla scienza di affinare le possibili spiegazioni. Ma anche, poiché non conosciamo i limiti della scienza, e quindi dell’ingegneria e della tecnologia, non sappiamo di cosa potrebbe essere capace una civiltà avanzata.
La ricerca di intelligenze aliene
Per qualche ragione, però, le previsioni del futuro immaginano invariabilmente un mondo basato su tecnologie familiari, solo più grandi e potenti. Applichiamo questo modo di pensare anche per immaginare una possibile intelligenza aliena, come mostra l’esempio del SETI.
Da decenni i ricercatori scrutano i cieli alla ricerca di segnali radio di origine artificiale provenienti dalle stelle. A prima vista, questa non è una cosa irragionevole da fare. Le onde radio sono state la nostra prima forma di comunicazione a lunga distanza. Con le onde radio si può fare il giro della Terra in pochi secondi, attraversare il Sistema Solare in pochi giorni e raggiungere le stelle più vicine in pochi anni. Se vogliamo parlare con gli alieni, la radio potrebbe essere il modo migliore per farlo.
I risultati, però, sono stati deludenti. Gli astronomi ricercatori di segnali si erano approcciati con ottimismo a questa ricerca, la vita, pensavano, dovrebbe essere comune nell’universo. Purtroppo il silenzio perdura ancora, accrescendo la percezione del nostro isolamento. Molti prendono questo come un segno che siamo soli, almeno nella nostra galassia.
C’è un’altra spiegazione per il silenzio. Le comunicazioni radio sono una tecnologia primitiva, dispendiosa dal punto di vista energetico. Un secolo dopo aver imparato la tecnica della comunicazione via radio, abbiamo iniziato a passare a metodi migliori. Invece di segnali radio, spariamo raggi laser su cavi in fibra ottica. I satelliti presto faranno rimbalzare i laser attraverso il sistema solare, trasferendo gigabyte di informazioni dove le onde radio potrebbero gestire solo kilobyte.
In altre parole, la tecnologia è progredita. E anche se non possiamo essere sicuri di quali sviluppi tecnologici potrebbero raggiungere civiltà aliene, è una buona scommessa affermare che dovrebbero passare per un percorso simile al nostro nello studio della fisica. Eventuali civiltà aliene, probabilmente, almeno per un breve periodo devono avere utilizzato comunicazioni via radio prima di passare, come noi, a metodi più avanzati.
Se questo è vero, non sorprende che la caccia ai segnali radio non abbia fruttato nulla. Gli astronomi in cerca di alieni si sbagliavano: pensavano che il futuro assomigliasse al presente. Pensavano, erroneamente, che civiltà aliene, forse migliaia o milioni di anni più avanzate di noi, per comunicare tra le stelle utilizzino una tecnologia che noi stessi abbiamo sviluppato prima molto tempo prima di andare sulla Luna.
Gli astronomi della Terra sono più come una tribù primitiva che vive su un’isola in mezzo all’oceano, alla ricerca di segnali di fumo nei cieli mentre segnali radio invisibili li attraversano. L’errore si ripete più e più volte. Gli astronomi hanno recentemente scansionato le galassie vicine alla ricerca di segni di sfere di Dyson, ipotetiche strutture disposte intorno ad una stella dotate di tecnologie adatte a ricavare la massima energia possibile da tutta quella emessa dall’astro. Ad oggi, l’evidenza è che, almeno fin dove possiamo guardare, non ne esiste nessuna, perlomeno secondo le tecnologie disponibili per l’osservazione.
Il futuro non è come il presente. Qualsiasi civiltà dotata della capacità di costruire una sfera di Dyson conoscerà indubbiamente modi più avanzati per generare energia. Gli astronomi che li cercano stanno facendo lo stesso errore dei vittoriani, che credevano che il futuro avrebbe visto navi a vapore sempre più grandi, senza neanche ipotizzare altri metodi di propulsione marina.
L’errore chiave nel predire il futuro è presumere che le cose procedano in modo costante e lineare. Anno dopo anno le cose vanno un po’ meglio, un po’ più efficienti. Ma questo ignora il secondo modo in cui la scienza e la tecnologia sono progredite. Improvvise scoperte rivoluzionarie cambiano rapidamente i paradigmi, offrendo modi nuovi e precedentemente inimmaginabili di fare le cose.
La relatività e la fisica quantistica ne sono due esempi. Sarebbero state inconcepibili anche solo un decennio prima della loro scoperta. Altre conquiste recenti come Internet o l’informatica di massa non potevano essere previste con precisione un secolo fa. È sciocco, quindi, pensare di poter immaginare come sarà il 22° o il 32° secolo.
Nel romanzo di Cixin Liu, civiltà avanzate scoprono come manipolare le leggi della fisica e usano questa conoscenza per costruire non solo armi terribili, come la dimensione che crolla incontrata dalla Blue Space, ma anche strutture difensive, che giocano un ruolo chiave più avanti nel libro.
In tal modo, queste civiltà modellano gradualmente la natura dell’universo. Quando gli umani si avventurano oltre i confini del Sistema Solare, trovano una galassia molto lontana dalla sua condizione originale, naturale. Questo concetto potrebbe applicarsi anche all’universo reale?
In realtà non lo sappiamo. Non sappiamo cosa permettano le leggi complete della fisica. Le armi che collassano le dimensioni come immagina Liu potrebbero essere impossibili, oltre il regno della realtà, o potrebbero essere solo un secolo nel nostro futuro, consentito da una teoria della natura sconosciuta. Anche se non sono possibili, altre cose, finora inimmaginabili, lo sono certamente.
Il fatto che finora le ricerche sull’intelligenza aliena non abbiano dato risultati è quasi privo di significato. Significa solo che potremmo aver cercato i segnali sbagliati. In effetti, i segnali giusti potrebbero essere proprio sotto il nostro naso, chiari se solo potessimo leggerli.
Ciò significa che non possiamo scartare la seconda conclusione di Liu: che l’universo è un luogo pericoloso, potenzialmente ostile alla nostra esistenza. In una galassia plasmata dall’intelligenza e potenzialmente piena di armi più terribili di quanto possiamo immaginare, attirare l’attenzione su di noi è un gioco rischioso.
L’umanità non dovrebbe diventare arrogante e non dovrebbe dimenticare la fragile presa che abbiamo sull’esistenza. Dovremmo riconsiderare attentamente i piani che prevedono di trasmettere segnali potenti verso le stelle e non scartare l’idea che possa esserci un’intelligenza aliena dietro almeno ad alcune delle cose che non riusciamo a spiegare. Il rischio è sconosciuto, ma potenzialmente devastante.
Se non facciamo attenzione, potremmo scoprire che l’umanità non è altro che un insetto, in attesa che arrivi la prima creatura potente e ci schiacci.