Nonostante che la pianura in cui sorge Stonehenge sia stato studiato intensamente per secoli, gli archeologi scoprono ancora cose nuove nell’area del famoso sito.
Una ‘biopsia’ archeologica del paesaggio circostante ha rivelato una rete nascosta di grandi fosse che circondano la struttura in pietra. Lo studio è la prima indagine estensiva di induzione elettromagnetica della regione e ha aiutato gli archeologi a scoprire centinaia di grandi pozzi, ciascuno largo oltre 2,4 metri. Alcuni di questi sono stati sicuramente realizzati da mani umane migliaia di anni fa.
Non si sa a cosa servissero queste grandi fosse trovate a Stonehenge, ma data la mancanza di “funzioni utilitaristiche” associate ai buchi, i ricercatori sospettano che fossero in qualche modo legate alla “strutturazione cerimoniale a lungo termine” di Stonehenge.
Altre antiche fosse, scoperte vicino al parcheggio del vecchio centro visitatori di Stonehenge, risalgono all’8000 a.C. circa e sono associate a totem, oggetti utilizzati per la caccia all’uro (un animale estinto) e all’osservazione lunare. La stessa Stonehenge fu costruita solo circa 5.000 anni fa.
“Combinando nuove tecniche di rilevamento geofisico con carotaggi e scavi mirati, il team ha rivelato alcune delle prime prove di attività umana scoperte nel paesaggio di Stonehenge“, afferma l’archeologo Nick Snashall, che lavora per Stonehenge e Avebury, patrimonio mondiale dell’umanità.
“La scoperta della più grande fossa del primo Mesolitico conosciuta nell’Europa nord-occidentale mostra che Stonehenge era un posto speciale per le comunità di cacciatori-raccoglitori migliaia di anni prima che fossero erette le prime pietre“.
Queste fosse preistoriche sono strutture archeologiche comuni nel Regno Unito e nell’Europa nord-occidentale, ma di solito non sono più larghe o più profonde di un metro. Le fosse ovali larghe più di 2,4 metri sono molto rare, ma intorno a Stonehenge e alle vicine Durrington Walls Henge sembrano essere insolitamente concentrate.
Nella recente indagine svoltasi a Stonehenge, sensori geofisici e indagini archeologiche dirette hanno rilevato 415 grandi pozzi su un’area di 2,5 km2. Quando i ricercatori hanno scavato nove di questi pozzi, sei si sono rivelati come scavati molto tempo fa dall’uomo, due erano frutto di eventi naturali e uno era un recente deposito agricolo.
L’abbondanza di queste strutture è un tipo di attività preistorica non precedentemente riconosciuta a Stonehenge o più in generale nell’Europa nord-occidentale. Le fosse rotonde vanno dal primo Mesolitico, intorno all’8000 a.C., all’età del bronzo medio, intorno al 1300 a.C., e sono per lo più concentrate su un terreno più elevato a est ed a ovest di Stonehenge.
La più antica e la più grande delle fosse è larga più di 3 metri e profonda 1,85 metri.
“Quello che stiamo vedendo non è un’istantanea di un momento nel tempo. Le tracce che vediamo nei nostri dati abbracciano millenni, come indicato dal lasso di tempo di settemila anni tra le fosse preistoriche più antiche e quelle più recenti che abbiamo scavato“, afferma lo storico Paul Garwood dell’Università di Birmingham.
“Dai primi cacciatori-raccoglitori dell’Olocene ai successivi abitanti dell’età del bronzo di fattorie e sistemi di campi, l’archeologia che stiamo rilevando è il risultato di un’occupazione complessa e in continua evoluzione del paesaggio“.
La capacità della tecnologia dei sensori di scansionare un paesaggio e rivelare potenziali siti archeologici ci offre una visione senza precedenti dei paesaggi preistorici.
Stonehenge è solo l’inizio.
Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Archaeological Science.