Noi esseri umani siamo animali sociali e di solito esserlo è molto utile. Tuttavia se è vero che in alcune circostanze appartenere a un gruppo numeroso può essere rassicurante, un nuovo studio psicologico rivela che la connessione tra gli individui non sempre è utile o risolutiva.
Man mano che i gruppi sociali diventano più numerosi, infatti, possono effettivamente rispondere più lentamente all’insorgere di una crisi. Un esperimento psicologico ha svelato che le persone connesse tra loro hanno reagito a un imminente pericolo più lentamente di quelle isolate, anche quando è stato simulato un “disastro”.
I ricercatori hanno sviluppato lo studio riunendo 2.480 volontari divisi in 108 squadre composte da un numero di individui sempre diverso.
Il compito affidato loro era molto semplice: decidere quando era necessario evacuare in uno scenario di pericolo immediato. Per ogni squadra solo una persona era a conoscenza della reale entità della situazione mentre gli altri dovevano capire cosa stava succedendo interagendo tra loro.
La comunicazione si è rivelata efficace nel ridurre le evacuazioni inutili ma, spesso, si è rivelata un freno alla tempestività delle reazioni perché rallentava le azioni necessarie ad attuarle. Anche quando qualcuno nel gruppo sapeva che stava per avvenire un “disastro” (i disastri erano simulati), la squadra, nel suo insieme, ha avuto meno probabilità di evitarlo attuando una soluzione rapida.
“In un certo senso, le comunicazioni interpersonali possono ridurre la sicurezza effettiva in cambio di rassicurazione collettiva“, scrivono gli autori. “Sebbene i risultati degli esperimenti di laboratorio non si traducano direttamente nel mondo reale, le prove presentate suggeriscono che i dettagli formali delle comunicazioni interpersonali potrebbero mettere gli esseri umani a rischio sistematico quando affrontano un pericolo collettivo“.
Il rischio potrebbe avere a che fare, se ci si pensa un attimo, con le fake news.
In alcuni casi non tutte le informazioni erano comunicatetempestivamente a tutti i partecipanti all’esperimento psicologico e gli psicologi lavorando sulla mancata comunicazione tra i partecipanti hanno scoperto che molti di loro iniziavano a inventare notizie.
Se le informazioni inventate riguardavano buone notizie, i partecipanti hanno mostrato maggiore propensione a prenderle per buone.
Durante lo studio, i “messaggi rassicuranti” hanno spesso sopraffatto la diffusione degli avvertimenti, spiegano gli autori, anche se quei messaggi rassicuranti erano effettivamente falsi di fronte all’imminente scenario di una catastrofe.
“I social network possono funzionare male come percorsi per le verità scomode che le persone preferiscono ignorare“, osservano i ricercatori. “Questa norma auto-imponente di un senso di sicurezza è emersa spontaneamente in quasi tutte le sessioni di “disastro simulato”, aggiungono gli autori, “anche se i soggetti comprendevano le regole del gioco e anche se questo comportamento appariva irrazionale“.
Anche in circostanze non reali, con costi sociali e finanziari simulati, noi esseri umani sembriamo preferire lo status quo. Forse è perché siamo troppo spaventati per recitare, o forse perché in gruppo ci si sente più protetti e le persone tendono ad essere più ottimiste.
“Gli esseri umani hanno una psicologia evoluta quando si tratta di rispondere alle minacce collettive, mentre provano ansia e paura quando si trovano isolati“, scrivono gli autori, “ma la moderna tecnologia di comunicazione può infondere un falso e pericoloso senso di sicurezza che può portare a reagire ai pericoli più lentamente“.