Negli ultimi anni, lo shopping online si è affermato notevolmente, divenendo una delle modalità di acquisto più utilizzata in tutto il mondo. Nel 2018, la quantità di consumatori che hanno utilizzato questo metodo di acquisto è stata di 1,8 miliardi in tutto il mondo, generando un fatturato nelle vendite al dettaglio online di 2,8 trilioni di dollari. Inoltre, è calcolato che entro il 2021, questa cifra potrebbe raggiungere i 4,8 trilioni di dollari. Tuttavia, non è stato chiarito l’impatto che questa tipologia di acquisto ha sull’ambiente.
La logica suggerirebbe che un unico veicolo che consegna in più case gli acquisti, abbia un minor impatto ambientale rispetto a diverse automobili o autobus utilizzati per recarsi nei negozi, ma in pratica non e cosi semplice.
Fred Pearce, giornalista e autore inglese, all’inizio di quest’anno, ha esaminato l’impatto che ha lo shopping online a livello ambientale. La sua ricerca ha scoperto che, i benefici teorici dell’acquisto on line, variano in base all’acquirente.
Ad esempio, se gli articoli acquistati devono essere riconsegnati o restituiti, l’impatto sulla produzione di carbonio è maggiore. In Germania, a tal proposito, è stato effettuato uno studio da cui è emerso che gli ordini online restituiti sono stati uno su tre.
La produzione di carbonio del cybernauta, era la metà di quella provocata dall’acquirente tradizionale. Tuttavia, il cybernauta impaziente, che usufruisce di una consegna veloce, e quindi non da la possibilità al corriere di organizzare la spedizione con più ordini nella stessa zona, ha quasi triplicato l’impatto di carbonio creato dal trasporto delle merci.
Weideli, attraverso la sua indagine, ha scoperto che anche il prodotto acquistato determina l’impatto di carbonio. Ad esempio, un laptop richiederà più imballaggio rispetto ad una maglietta, generando cosi maggiori emissioni.
La redditività delle aziende che effettuano consegne a domicilio si basa sull’efficienza dell’ultimo miglio, valutando come viaggiare in modo più economico possibile. La Bain & Company, ha stilato un rapporto che mostra come i rivenditori possono ridurre le emissioni di carbonio, incoraggiando gli acquirenti a raggruppare gli acquisti per zona, oppure altre modalità, effettuate sopratutto in Svezia, ad esempio sono il ritiro degli acquisti presso dei negozi, in armadietti o in stazioni di servizio, riducendo cosi le emissioni.
I ricercatori dell’Università del Delaware, nel 2016, hanno scoperto che quando il numero di acquisti on line, recapitati presso le abitazioni aumentava, si intensificavano anche i tempi di viaggio, i ritardi e le emissioni dei veicoli peggiorando con i mezzi di consegna la congestione veicolare nella città.
Nuove soluzioni a vecchi problemi
Carl-Magnus Norden, nella piccola città medievale di Sigtuna, in Svezia, sta applicando una soluzione moderna per risolvere il problema dello spostamento di merci pesanti all’interno delle città affollate. Norden, fondatore della Founder & CEO at Volta Trucks e produttore di veicoli elettrici per le consegne, spera di riuscire a creare i primi prototipi a emissioni zero nella prossima estate, per diminuire l’impatto ambientale.
Norden, sottolinea inoltre, che le principali città europee come Londra, stanno espandendo le zone a basse emissioni, rendendo nel futuro impossibile la circolazione di camion alimentati con combustibili fossili.
La European Automobile Manufacturing Association, afferma che “I camion in circolazione nel 2017 nella UE erano oltre 6 milioni, e il 95,5% di essi erano alimentati con il diesel“.
La Volta Trucks, produce camion a emissioni zero, con una riduzione di inquinamento acustico del 50%. Il veicolo è fornito di un motore poco ingombrante, consentendo la presenza del sedile al centro del camion nella parte anteriore, è fornito di finestrini avvolgenti, di sensori, di telecamere su tutti i lati, il tutto creato per rendere più comoda la guida e migliorare il campo visivo.