Un nuovo lavoro, un po’ particolare, pubblicato su una rivista scientifica poco conosciuta, ha suscitato l’interesse di molti tabloid e siti web scandalistici e complottisti sulla possibilità che esista vita su Marte. Secondo questo documento, un team internazionale di scienziati sta sostenendo di aver individuato le prove che sulla superficie del Pianeta Rosso crescono dei “funghi“.
Le cosiddette “prove” sarebbero principalmente alcune fotografie inviate dai rover Curiosity e Opportunity della NASA, che catturano una vista a volo d’uccello di ciò che assomiglia, beh, ai funghi. Come prevedibile, queste immagini si sono rapidamente diffuse in rete, soprattutto tra i siti ufologici e cospirazionisti, oltre che sui soliti giornali scandalistici del Regno Unito, ma, giustamente, si sono alzate anche alcune voci scettiche.
Si dice spesso che non si dovrebbe giudicare un libro dalla sua copertina, ma si può parzialmente giudicare un documento scientifico da dove è stato pubblicato. Basta uno sguardo al sito web del Journal of Astrobiology and Space Science, e risulta subito abbastanza chiaro che non si tratta certo di una testata affidabile dedicata alla scienza seriamente affrontata.
Sul suo sito web, la rivista cerca documenti relativi a studi su argomenti come “Proteggere la Terra dagli organismi marziani” in modo che siano presentati “tutti i punti di vista” sulla biologia di Marte (?).
Per quanto riguarda il lavoro sui funghi, misteriosamente intitolato “Evidence of Life on Mars?“, il comitato di redazione afferma di riconoscere le sue “implicazioni controverse” e di averlo sottoposto alla revisione di sei scienziati indipendenti e otto revisori esperti. Tre di questi revisori avrebbero respinto il documento a titolo definitivo e un editore si sarebbe opposto con veemenza al documento, al punto di spingere per non pubblicarlo anche dopo l’approvazione della maggioranza degli “esperti”.
Tuttavia, il documento è stato infine pubblicato e il giornale in un comunicato stampa è insolitamente gentile, chiedendo semplicemente: “Perché opporsi alla pubblicazione di prove?“. Alludendo anche a motivazioni religiose come fonte di tale “opposizione irrazionale“. Non bisogna, però, lasciarsi ingannare da questa domanda apparentemente innocua. Questo documento non è pieno di prove inconfutabili e ragionamenti inoppugnabili. Pur ammettendo che “le somiglianze nella morfologia non sono la prova della vita” e che le loro prove sono “circostanziali e non verificate“, gli autori affermano che la risposta al titolo del loro giornale è un “sì clamoroso“.
“Ammettiamo”, dice il co-autore Regina Dass, micologo della Pondicherry University in India, “non abbiamo una pistola fumante, nessuna foto di cellule o struttura cellulare, non ci sono prove definitive, solo molte prove che gridano: Biologia! ” La NASA non ha risposto a queste affermazioni, ma i suoi scienziati hanno già studiato il fenomeno che si vede nella foto di copertina.
Invece che funghi, la NASA li chiama “mirtilli“, ma a differenza degli autori del controverso studio, nessuno all’agenzia spaziale pensa davvero che queste minuscole sfere siano un segno di vita, per non parlare di un fungo, frutto o vegetale.
Nel 2004, il rover Opportunity scoprì milioni di questi “mirtilli” e dopo attente analisi si è deciso che si trattava di composti di ossido di ferro, cioè ematite. Con circa tre centimetri di diametro, queste sfere di ematite solidificata sono diverse da qualsiasi cosa mai vista su Marte prima. Si trovano incorporati nella roccia marziana, come i mirtilli in un muffin; secondo la NASA, queste sfere di ematite si sono solidificate in presenza di acqua e poi rilasciate lentamente dall’erosione.
“Non siamo in disaccordo con la NASA, la NASA ha alcuni dei più grandi scienziati e ingegneri del mondo“, sostiene il co-autore dello studio Vincenzo Rizzo, biogeologo del Consiglio Nazionale delle Ricerche. “Tuttavia, l’ematite può anche essere un prodotto dell’attività biologica: proprio come le stromatoliti che vengono modellate attraverso l’azione di cianobatteri, funghi e batteri e aiutano anche a cementare l’ematite terrestre, dovremmo aspettarci che gli stessi processi biologici abbiano contribuito a modellare l’ematite su Marte“.
Qualunque cosa gli autori possano dire, sembra certamente che gli esperti più importanti del mondo non la vedano nello stesso modo. In molti su Reddit sono stati pronti a liquidare lo studio, dicendo che sembra essere una pubblicazione “vanitosa”, priva dei principali standard.
Un utente, con il nome di Zeeblecroid, è stato brutalmente succinto nelle loro critiche:
“Il diario e l’articolo sono entrambi spazzatura: c’è una comunità di autoproclamati astrobiologi che usano banali trucchi visionari (perlopiù travisano foto banali di elementi geologici di base come prove evidenti della presenza di vita) e lo hanno fatto per decenni. almeno dalla metà degli anni ’90.”
La verità è che gli umani sono notoriamente irrazionali quando si tratta di vedere come è veramente la superficie di Marte, quando non sono proprio in malafede. Nel 2014, la NASA fu citata in giudizio da un autoproclamato “astrobiologo” per non aver indagato su ciò che secondo lui era chiaramente un fungo o qualcosa di simile sulla superficie di Marte. Risultò essere nient’altro che una roccia.
Ad occhio e croce, anche questa volta ci troviamo di fronte a qualcosa di simile: questo nuovo documento, con tutto il rispetto, trae conclusioni azzardate basate esclusivamente su sensazioni ed impressioni, senza alcuna reale prova.
Il documento è stato pubblicato sul Journal of Astrobiology and Space Science