Covid-19: depressione e ansia tra i sintomi meno considerati

I sintomi da covid19 meno discussi sono quelli di carattere psicologico come: depressione, ansia, confusione e delirio già riscontrati nelle epidemie di sars e mers.

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Durante le allerte sul contagio da coronavirus, sono stati divulgati a tamburo battente i sintomi di natura organica più diffusi e riconoscibili quali Tosse, febbre e perdita dell’olfatto. Invece, difficilmente si sente parlare di depressione, desiderio di autolesionismo, demenza e psicosi.

Un team di psichiatri ha notato che durante i ricoveri d’urgenza dei pazienti infettati da covid-19, molti soggetti erano disorientati, confusi e talvolta soffrivano di allucinazioni. Nel loro insieme, questi sono i segni distintivi di una condizione nota come delirio.

Covid-19: uno sguardo al passato

Per avere un quadro clinico più completo, potrebbe essere utile fare riferimento ai due precedenti focolai da coronavirus: sindrome respiratoria acuta grave (Sars) a partire dal 2002 e sindrome respiratoria del Medio Oriente (Mers) nel 2012.

Quando i pazienti non si sentivano bene con queste infezioni, oltre il 25% presentavano sintomi come confusione e rapide fluttuazioni dell’umore – tutte caratteristiche che riconducono al delirio.

Se il delirio è uno stato a breve termine, perché è importante? 

I pazienti con delirio hanno almeno il doppio delle probabilità di morire in ospedale. I pazienti che sviluppano delirio in ospedale rimangono ricoverati per circa una settimana in più rispetto ad altri pazienti. Ciò significa che potrebbero esserci problemi reali nel liberare i letti per i nuovi pazienti.

Quando i pazienti con Sars e Mers sono stati valutati pochi mesi dopo, il 15% aveva depressione e il 15% aveva un disturbo d’ansia. Questa malattia mentale è, però, un male comune, quindi è difficile sapere quante di queste persone avessero problemi del genere pregressi. Ciò che è stato davvero sorprendente, tuttavia, è che i tassi di disturbo post-traumatico da stress (PTSD) si sono rivelati superiori al 30%. Anche la fatica è sembrata essere un grosso problema: il 19% dei pazienti la riferiva ancora anche dopo mesi di “recupero“.

Ci vuole però una certa prudenza ad applicare questi risultati all’attuale pandemia perché tutti queste evidenze provengono da pazienti ospedalizzati e sappiamo che la maggior parte dei pazienti con COVID-19 può essere trattata in sicurezza a casa. Inoltre, non è possibile sommare i numeri per ciascun disturbo poiché molti pazienti potrebbero averne presentato più di uno.

È interessante notare che sembrano esserci alcuni gruppi a maggior rischio di sviluppare malattie mentali dopo l’infezione. Non sorprende che quelli con una malattia fisica più grave e quelli che hanno perso una persona cara tendono ad avere un esito psicologico più contenuto. Ciò che non ci si aspettava di trovare era che tre studi identificassero il personale medico e paramedico a maggior rischio di successive malattie mentali.

Covid19: il servizio sanitario deve essere preparato

Qualunque sia la causa, è importante che il servizio sanitario sia preparato all’emergenza: gli interventi devono essere basati sull’evidenza e – soprattutto – dovrebbero evitare di peggiorare le cose. Il debriefing psicologico, in cui un terapeuta ti incoraggia a parlare in dettaglio di un evento traumatico, sembra ragionevole, ma ci sono evidenze scientifiche che questa metodologia possa anche peggiorare le cose, aumentando il rischio di successive malattie mentali.

Diverse sono le possibilità per cui le persone sviluppano questi problemi e tutte potrebbero essere valide ed applicabili: sembra che il virus, oltre ad aggredire polmoni e cuore, colpisca anche il cervello e che il sistema immunitario vada in tilt.

Altrettanto probabile è che le conseguenze psichiatriche siano il risultato dell’isolamento sociale o del trauma psicologico di una malattia grave. Quello che dovremmo fare è lo screening del delirio, identificando questi pazienti come seriamente malati e usando trattamenti che sappiamo essere sicuri ed efficaci.

Fortunatamente, possiamo aspettarci che la maggior parte delle persone che soffrono di COVID-19 non avrà una malattia mentale. Coloro che invece avranno questa infelice conseguenza, devono disporre di un valido supporto psichiatrico per tornare rapidamente  al posto di lavoro e ad una qualità della vita accettabile.

Fonte: The Conversation