Cosa succede quando moriamo? – video

Quali sono i processi che si innescano un istante dopo che cessiamo di vivere?

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Cosa succede quando moriamo?

Ovviamente non mi riferisco alla nostra coscienza o a quella cosa, che alcuni di noi, chiamano “anima”. La risposta scientifica per quanto attiene coscienza ed anima, è semplice. Non succede niente.

Game over.

Molte cose invece succedono alle nostre spoglie mortali. La natura ha predisposto un raffinato e complesso meccanismo per “riciclare” un cadavere.

Tutto ha inizio pochi istanti dopo il decesso con l’autolisi, un processo biologico nel quale le cellule del corpo producono degli enzimi che le attaccano e le distruggono. Insomma una sorta di harakiri.



L’autolisi inizia solitamente nel fegato e nel cervello per poi, progressivamente, espandersi a tutti gli altri organi del nostro corpo. L’autolisi produce, fra l’altro, anche la rottura dei capillari responsabili di quell’inquietante colore violaceo della pelle dei morti.

Il corpo quindi termina le scorte di energia residua (in altri termini di ossigeno) e dopo circa due ore dal decesso interviene il rigor mortis.

A questo punto, gli enzimi hanno già distrutto l’apparato gastrointestinale, rilasciando dei batteri che si nutrono di ciò che rimane di tessuti e organi. Questi batteri producono dei gas che gonfiano l’addome e sono i responsabili della fuoriuscita dei liquidi dal cadavere attraverso naso, orecchie e bocca.

Successivamente  si sviluppa il caratteristico odore della putrefazione che ha il compito precipuo di attirare le mosche carnarie che rilasceranno le loro uova all’interno del cadavere producendo le larve che si occuperanno di divorare i resti del corpo umano.

L’intero processo può durare da due settimane a vari mesi, a seconda della temperatura dell’ambiente circostante. Più è caldo e più la decomposizione sarà rapida.
Al termine di questo ciclo naturale, saremo di nuovo….polvere.

Il video che alleghiamo riproduce il ciclo naturale di decomposizione di un cadavere ed è fatto in modo da non turbare le persone più sensibili.

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