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L’ossigeno che noi respiriamo, O2, è una molecola fatta da due atomi di ossigeno tenuti insieme da elettroni. Sulla Terra esiste molto altro ossigeno in altre forme: anidride carbonica, acqua, minerali nella crosta terrestre, per citarne solo alcune. Tuttavia, i nostri corpi non possono usare quell’ossigeno, a meno che qualche processo non lo liberi e lo converta prima in O2.
L’ossigeno atmosferico viene distrutto dai processi di respirazione, combustione e decomposizione. Quando inspiriamo, ad esempio, il nostro corpo lo combina con il carbonio formando anidride carbonica, CO2. Quando le piante morte si decompongono sul suolo della foresta, il loro carbonio si combina lentamente con l’O2 atmosferico formando CO2 e producendo calore.
L’O2 atmosferico viene creato soprattutto attraverso la fotosintesi: i cloroplasti presenti nelle piante usano l’energia presa dalla luce solare per scindere la CO2 in C e O2.Quest’ultimo viene quindi liberato nell’atmosfera terrestre.
L’atmosfera terrestre è composta dai seguenti elementi gassosi:
- 78 % Di azoto (N2)
- 21 % Di ossigeno (O2)
- 0,9 % Di argon, 0.012 % di anidride carbonica e tracce di altri elementi.
L’ossigeno è l’elemento più importante per quanto riguarda gli organismi viventi come gli uomini e gli animali. Esso ricopre un ruolo fondamentale nella respirazione cellulare del nostro organismo. L’anidride carbonica al contrario, pur essendo presente in minima parte, è fondamentale per le piante: senza di essa infatti non sarebbe possibile la fotosintesi clorofilliana e con essa non potrebbe riformarsi l’ossigeno.
Cosa accadrebbe se per un qualche evento si interrompesse il processo della fotosintesi, magari per un agente patogeno letale che colpisse la vegetazione del pianeta, come nel romanzo di fantascienza “Morte dell’erba” di John Cristopher? La fotosintesi cesserebbe progressivamente, fino a cessare, con l’aumento della morte delle piante dotate di azione fotosintetica.
L’O2 non verrebbe più generato, ma continuerebbe a essere distrutto dai processi di respirazione, combustione e decomposizione (soprattutto quest’ultima è la principale fonte di distruzione dell’ossigeno).
Fortunatamente per gli esseri umani sopravvissuti, sulla superficie terrestre non rimarrebbe abbastanza vita vegetale in decomposizione da consumare tutto l’O2.
Dopo circa 30 anni quasi tutti i processi di decomposizione della vegetazione sarebbero terminati consumando circa l’1% dell’ossigeno presente nell’atmosfera. Una percentuale che non metterebbe in pericolo la nostra sopravvivenza per “cause respiratorie” ma di concerto con il contestuale aumento dello 0,2% di anidride carbonicarenderebbe la respirazione più difficoltosa soprattutto per i soggetti più a rischio, anziani, bambini e sofferenti di patologie connesse all’apparato respiratorio.
Per rendere la respirazione difficile per tutti e indurre assopimento, la quantità di O2 atmosferico convertita in CO2 dovrebbe essere dieci volte superiore; e per uccidere quasi l’intera popolazione tramite avvelenamento da CO2, la quantità di O2 convertito dovrebbe essere maggiore di altre cinque volte, salendo a un totale di cinquanta volte in più rispetto al primo valore.
Nessun problema allora, la specie umana si salverebbe? Neanche per idea.
Forse non ci ucciderebbe, nel breve-medio termine, la lieve diminuzione di ossigeno e il corrispondente aumento di CO2, ma la morte delle piante infliggerebbe un colpo letale alla nostra sopravvivenza visto che sia noi che gran parte degli animali ci nutriamo di esse.
Quindi è bene augurarci che questo non meglio identificato agente patogeno rimanga confinato ai film ed ai romanzi di fantascienza.