di Oliver Melis
In “Odissea due” di Arthur C. Clarke, il misterioso monolito alieno che orbita attorno a Giove si riproduce attraverso una sorta di mitosi per miliardi di volte, apparentemente usando la materia del gigante del sistema solare, condensando il gigante gassoso in una piccola stella, fino a farle raggiungere improvvisamente l’ignizione nucleare.
In questo modo il monolito alieno fa si che i satelliti in orbita attorno a Giove possano avere una fonte di energia e sviluppare vita complessa, Giove diventa un mini sistema solare all’interno di un sistema solare.
Giove cambia nome e il suo nome diventa “Lucifero” o portatore di luce.
Questa, ovviamente, è fantascienza, ripresa anche in un fumetto, Nathan Never, dove in un futuro non troppo lontano, una nuova specie umana proveniente dal passato viene esiliata in orbita attorno a Giove che diventa una stella, Lucifero appunto, citando cosi il secondo libro di Clarke.
Nonostante la scienza reputi impossibile un evento del genere, a meno che qualche alieno dalle capacità tecnologiche sovrumane non riesca a far aumentare la massa di Giove fino ad accenderlo, alcuni cospirazionisti o teorici del complotto pensano non solo che tutto questo sia fattibile, ma che sia un vero progetto della NASA. Inoltre, secondo questi campioni del complotto, quello che chiamano “The Lucifer Project” sarebbe addirittura già stato tentato.
I dettagli variano sul coinvolgimento di Giove o di Saturno ma alla fine si tratta sempre di uno dei due giganti gassosi del sistema solare. Secondo i cospirazionisti, il pericolo verrebbe dagli RTG, o generatori termoelettrici a radioisotopi, che le sonde spaziali come Cassini, Galileo, Voyager e altri hanno a bordo. Questi generatori vengono utilizzati per far funzionare gli apparati delle sonde spaziali che viaggiano nello spazio profondo perché oltre l’orbita di Marte l’energia captabile dal Sole richiederebbe pannelli enormi e ingombranti.
Gli RTG non hanno parti mobili e sono estremamente semplici e affidabili. Secondo i complottisti che credono nel Progetto Lucifero, il materiale radioattivo contenuto negli RTG agirebbe come una bomba atomica nelle profondità di un gigante gassoso ad alta pressione, e suppongono che questo potrebbe avviare l’ignizione trasformando in qualche modo l’intero pianeta in una stella. Nel 2003, la sonda Galileo venne fatta “bruciare” negli strati dell’atmosfera gioviana e un certo Jacco van der Worp, sul programma radio Coast to Coast AM affermò che questo evento sarebbe servito a causare l’implosione immediata del plutonio nelle RTG, innescando un’esplosione atomica. Un’affermazione del genere venne condivisa anche da Hoagland, il sostenitore della civiltà marziana per capirci, il quale affermò che dopo l’esplosione si sarebbe visto un puntino nero nell’atmosfera gioviana, insinuando che tale puntino fosse la prova di un’esplosione catastrofica.
Secondo Richard Hoagland la protezione delle lune di Giove dalla contaminazione batterica sarebbe solo una copertura per la tentata creazione di Lucifero da parte della NASA. Anche la sonda Cassini fece la stessa fine, per evitare di contaminare i satelliti venne fatta bruciare su Saturno.
Ma un RTG non potrebbe esplodere come un’arma. Ognuno dei tre RTG di Cassini conteneva 72 granuli di plutonio delle dimensioni di un marshmallow, ciascuno del peso di circa 150 grammi, e ciascuno separatamente racchiuso in iridio all’interno di un guscio in grafite. Questi granuli vengono racchiusi a gruppi di quattro in 18 moduli separati, ciascuno con il suo scudo termico e il suo guscio di impatto.
Un qualsiasi tipo di incidente o problema, compresa la rottura durante un rientro, provocherebbe la separazione e la dispersione dei gusci, che non possono assolutamente esplodere.
Al contrario, i sostenitori della cospirazione NASA affermano che l’alta pressione dell’atmosfera profonda all’interno di un gigante gassoso fornisce la pressione necessaria per l’implosione, ma non offrono una soluzione per il problema di massa critica. Giove non potrebbe mai innescare i processi di fusione nucleare, non lo farebbe nemmeno se fosse più massiccio, come una nana bruna ad esempio.
Le nane brune a causa della loro densità e gravità, hanno la stessa dimensione fisica di Giove. Tuttavia la loro massa varia da 1 a circa 90 masse di Giove. Oltre questo limite, avrebbero un confinamento gravitazionale adeguato e potrebbero sostenere la fusione. All’interno di questo intervallo, in cui Giove si trova all’estremità più bassa, non lo fanno e non possono farlo, quindi né Giove né tanto meno Saturno diventeranno mai piccole stelle.
Fonte: Skeptoid.com