Come rilevare l’esistenza degli alieni

Potremmo rilevare l'esistenza degli alieni se questi fossero una civiltà capace di estrarre energia dai buchi neri. Una civiltà dotata di una simile tecnologia potrebbe lasciare tracce rilevabili fuori dall'orizzonte degli eventi, il confine oltre il quale la gravità diventa cosi intensa da intrappolare materia ed energia

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Da molti anni stiamo tentando di scoprire se esistono civiltà aliene ascoltando i suoni che ci arrivano dallo spazio ma, fino ad ora, con questo sistema non abbiamo ottenuto risultati. Come rilevare l’esistenza degli alieni, allora?

Potremmo rilevare una civiltà capace di estrarre energia dai buchi neri. Una civiltà dotata di una simile tecnologia potrebbe lasciare tracce rilevabili fuori dall’orizzonte degli eventi, il confine oltre il quale la gravità diventa cosi intensa da intrappolare materia ed energia.

Secondo uno studio pubblicato il 13 gennaio sulla rivista Physical Review D, il processo di estrazione di energia potrebbe spiegare alcuni brillamenti dovuti al gas carico incandescente che è stato spesso rilevato dai nostri strumenti.

Al momento, l’idea di estrarre energia di un buchi neri è pura fantascienza, questi oggetti sono molto lontani dalla Terra e si ritiene che il più vicino si trovi a circa mille anni luce di distanza, troppi perché, allo stato delle attuali conoscenze, si possa pensare di arrivarvi per sfruttarne l’energia.

Il coautore dello studio, l’astrofisico Luca Comisso della Columbia University di New York, ha spiegato che il prossimo passo sarà capire come potrebbe apparire l’energia estratta dai buchi neri da civiltà tecnologicamente avanzate, agli strumenti di osservatori lontani.

Secondo Comisso sarebbe possibile, in questo modo, rilevare l’esistenza degli alieni he eventualmente stiano utilizzando quel tipo di tecnologia. Comisso ora è al lavoro con un collega per capire che tipo di segnale emetta una civiltà avanzata.

Buchi neri rotanti per rilevare l’esistenza degli alieni

In 50 anni questa è la quinta volta che viene proposto un sistema per estrarre energia dai buchi neri rotanti. Il più conosciuto è uno studio del fisico e Premio Nobel Roger Penrose che ha proposto un meccanismo noto oggi come il processo Penrose, in cui una particella decade in due particelle accanto a un buco nero che ruota quasi alla velocità della luce. 

Una delle particelle precipita attraverso l’ergosfera, una regione dello spazio-tempo appena fuori dall’orizzonte degli eventi del buco nero, prima di cadere nel buco nero stesso. 

Poiché il buco nero ruota così velocemente, trascina lo spazio-tempo come un vortice“, ha spiegato Comisso

Secondo i calcoli, gli oggetti che cadono all’interno dell’ergosfera possono avere energia negativa, cosa che non è possibile in nessun’altra parte dell’universo. “Questa è l’unica regione in cui questo può accadere”, ha aggiunto Comisso

Poiché l’aggiunta di una particella con energia negativa a un buco nero equivale a estrarre energia, gli alieni potrebbero estrarre energia dai buchi neri catturando la particella che è sfuggita all’intensa gravità.

Mentre lo studio di Penrose considerava solo una singola particella che decadeva in due particelle, l’ultima ricerca considera il plasma di dimensioni astronomiche generato nel disco di accrescimento attorno a un buco nero.

Poiché il plasma contiene un numero grandissimo di particelle, potrebbe produrre una quantità di energia enorme.

Secondo la teoria proposta da Hawking, i buchi neri “evaporano” con il trascorrere del tempo emettendo la cosiddetta radiazione di Hawking.

Questo processo quantistico è, però, troppo debole per essere utillizzato per rilevare l’esistenza degli alieni.

Comisso e il coautore Felipe Asenjo, astrofisico dell’Universidad Adolfo Ibáñez a Santiago, Cile, suggeriscono che il plasma necessario ad estrarre energia dai buchi neri rotanti venga creato da eventi di “riconnessione magnetica” – dove le linee del campo magnetico si intrecciano, si rompono e si ricongiungono – appena fuori dall’orizzonte degli eventi.

Le riconnessioni magnetiche sono comunemente osservate sulle superfici di stelle come il Sole, dove rilasciano enormi quantità di energia sotto forma di getti di plasma che si muovono in direzioni diametralmente opposte.

Mentre i getti di plasma generati sulle stelle ricadono nella stella stessa o si perdono nello spazio, l’ergosfera di un buco nero rotante produrrebbe un getto di plasma in caduta che potrebbe acquisire energia negativa, mentre il getto emesso verso l’esterno guadagnerebbe energia dal nero buco stesso.

Lo studio di Comisso sfida una teoria del 1977 per estrarre energia dai buchi neri proposta dagli astrofisici Roger Blandford e Roman Znajek. I due hanno suggerito che i campi magnetici in prossimità di un buco nero rotante, invece di ricongiungersi, generino un momento angolare aggiuntivo nel getto di plasma emesso. 

Sia la nuova teoria che quella di Blandford-Znajek potrebbero essere testate per determinare quale sia la più efficace per estrarre energia da un buco nero rotante.

“In futuro, si faranno simulazioni con supercomputer per mettere alla prova e confrontare entrambe le teorie”, ha concluso Comisso

Qualunque teoria risulti corretta, potrebbe permettere gli astronomi di stimare meglio la velocità di rotazione dei buchi neri e quantificare l’energia emessa dai getti di plasma vicino al loro orizzonte degli eventi, dandoci così uno strumento per rilevare l’esistenza degli alieni.