Nonostante la scienza abbia fatto passi da gigante nella comprensione del corpo umano, la risposta definitiva a questa domanda rimane ancora un mistero. Tuttavia, una nuova ricerca potrebbe fornire indizi importanti sulla transizione verso la morte e su cosa accade al nostro cervello in quel momento cruciale.
Una nuova ricerca svela i segreti del cervello morente
Uno studio intitolato “Interazione migliorata della coerenza e dell’accoppiamento neuronale nel cervello umano morente” ha catturato per la prima volta l’attività cerebrale durante e dopo il passaggio dalla vita alla morte. I risultati suggeriscono che il cervello umano non solo rimane attivo durante questa transizione, ma mostra anche un’attività sorprendentemente coordinata.
La scoperta è avvenuta per caso durante la registrazione delle onde cerebrali di un paziente di 87 anni affetto da epilessia. Durante l’esame, il paziente ha subito un infarto fatale, offrendo ai ricercatori l’opportunità unica di osservare un cervello morente in azione.
Le registrazioni hanno rivelato un’attività cerebrale insolita. Invece di un graduale spegnimento, i neuroni mostravano un aumento di coerenza e accoppiamento, suggerendo una sorta di “ultima fiammata” di attività coordinata.
Questa scoperta potrebbe essere collegata al fenomeno del “letto di morte“, un evento raro ma ampiamente riportato da persone che hanno avuto esperienze di pre-morte (NDE). Secondo uno studio di Melbourne, circa l’8% della popolazione australiana ha avuto un’esperienza di pre-morte. Molti di coloro che hanno avuto un “richiamo di vita” durante queste esperienze riferiscono di aver visto la loro intera esistenza “scorrere davanti ai loro occhi” in una sorta di rapida rassegna autobiografica.
Sebbene lo studio sia interessante, gli autori dello studio sottolineano che è ancora troppo presto per trarre conclusioni definitive sulla natura dell’esperienza di morte. Tuttavia, la scoperta di un’attività cerebrale coordinata durante la transizione verso la morte apre nuove prospettive per la ricerca. Ulteriori studi potrebbero aiutare a comprendere meglio cosa succede al cervello in quel momento cruciale e a svelare i misteri che circondano l’esperienza della morte.
La domanda sulla vita dopo la morte è una delle più antiche e profonde che l’umanità si sia mai posta. Sebbene la scienza non sia ancora in grado di fornire una risposta definitiva, la nuova ricerca offre spunti interessanti per la riflessione. La scoperta di un’attività cerebrale complessa e coordinata durante la transizione verso la morte suggerisce che il nostro cervello potrebbe essere in grado di elaborare informazioni e esperienze anche in quei momenti finali. Questo apre scenari affascinanti sulla natura della coscienza e sulla possibilità che una parte di noi possa sopravvivere alla morte del corpo.
Un’ultima “fiammata” di coscienza
Il team di neuroscienziati è riuscito a catturare ben 900 secondi di attività cerebrale nel momento della morte. Questa registrazione eccezionale ha permesso di osservare cosa accade al cervello nei 30 secondi precedenti e successivi all’arresto cardiaco. Nei momenti che precedono e seguono la morte, le onde cerebrali dell’uomo seguono gli stessi schemi che si osservano durante il sogno o il ricordo.
“Generando oscillazioni cerebrali (onde cerebrali) coinvolte nel recupero della memoria, il cervello potrebbe riprodurre un ultimo ricordo di eventi importanti della vita appena prima di morire, simili a quelli segnalati nelle esperienze di pre-morte“, ha affermato il dottor Ajmal Zemmar, ricercatore principale dell’Università di Louisville, Kentucky.
Questa scoperta ha indicato che, anche nel momento della morte, il cervello umano potrebbe essere in grado di rivivere i momenti più significativi della propria esistenza, in una sorta di “ultimo viaggio” della coscienza. L’immagine di una vita che scorre davanti agli occhi, spesso riportata da chi ha avuto esperienze di pre-morte, sembra trovare un riscontro scientifico in questa ricerca.
Naturalmente lo studio non fornisce risposte definitive sul mistero della morte. Tuttavia, apre nuove e affascinanti prospettive sulla nostra comprensione di ciò che accade al cervello nel momento cruciale del trapasso. La ricerca continua e future scoperte potrebbero svelare ulteriori dettagli su questo processo complesso e interessante.
Nonostante abbia fornito un’idea di cosa ci accade quando moriamo, ha avvertito che non si tratta di una prova conclusiva del fatto che tutti noi apprezziamo il fatto che la nostra vita ci scorra davanti agli occhi quando ce ne andiamo:
“Se dovessi passare al regno filosofico, direi che se il cervello facesse un flashback, probabilmente vorrebbe ricordarti le cose belle, piuttosto che quelle brutte“, ha detto: “Ma ciò che è memorabile è diverso per ogni persona“.
Conclusioni
Uno studio del 2013, condotto su ratti sani, supporta queste recenti scoperte, avendo registrato alti livelli di onde cerebrali al momento della morte, fino a 30 secondi dopo l’arresto cardiaco, risultati simili a quelli ottenuti con il paziente epilettico. Definendo “sorprendenti” le somiglianze tra i due studi, il dottor Zemmar ha espresso la speranza che il caso umano possa aprire la strada a ulteriori ricerche sugli ultimi istanti di vita: “Credo ci sia qualcosa di mistico e spirituale nell’esperienza di pre-morte”, ha aggiunto: “E scoperte come questa sono ciò che motiva gli scienziati”.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Frontiers in Aging Neuroscience.