di Oliver Melis
I viaggi nello spazio di diverse famose serie televisive hanno sicuramente acceso la fantasia di molte persone. Ad esempio, quella di un’ingegnere meccanico che, sfruttando le idee di serie come Star Trek, ha messo su carta il progetto di una nave spaziale che oltre a somigliare alla famosissima “Enterprise” del capitano Kirk e di quelli che hanno comandato le evoluzioni della nave stellare, ne riprende anche i concetti di propulsione e il nome: IXS Enterprise.
A farlo è stato il Dr. Harold G. White. Il progetto è stato presentato allo SpaceVision 2013 e prevede un motore a curvatura, proprio come le mitiche astronavi che viaggiano tra i sistemi stellari nella serie Star Trek. La tecnologia, al momento però solo ipotetica, si ispira al motore postulato dal fisico Alcubierre che ha immaginato di poter realizzare un propulsore in grado di superare la velocità della luce contraendo lo spazio davanti alla nave ed espandendolo alle sue spalle, con la nave stessa che si muove protetta da una sorta di bolla. Il moto che si ottiene è solo apparentemente più veloce della luce, perché sarebbe lo spazio a muoversi trascinando la nave con sé.
Per ottenere questo risultato, cioè comprimere e poi espandere lo spazio, anche se l’idea di Alcubierre è matematicamente valida, servirebbe una densità di energia negativa, che potrebbe essere sfruttata da un particolare tipo di materia detta “materia esotica”, ammesso che questa materia però esista.
Se proprio dovessimo essere sfortunati e non esistesse, dovremmo optare per qualcosa di diverso, Alcubierre propone l’effetto Casimir che si genera tra due piastre parallele per ottenere la quantità di energia negativa richiesta. Si tratta di un fenomeno di origine quantistica: è la forza di attrazione che si genera tra due piastre parallele conduttrici e non elettricamente cariche, poste nel vuoto; tale forza si origina grazie alle fluttuazioni quantistiche, secondo quanto previsto dal principio di indeterminazione di Heisenberg.
Il progetto della nave prevede inoltre degli anelli esterni che servirebbero a ridurre l’energia richiesta e a generare la contrazione/dilatazione spaziale. Di questo progetto è stato realizzato nel 2014 il concept 3D all’artista tedesco Mark Rademaker, in collaborazione con la NASA, dopo un lavoro di oltre 1600 ore (a detta dello stesso Rademaker). Ma la storia del “warp drive” è un’esagerazione, un sogno e, anche se non c’è nulla di male a sognare, su Scientificast hanno voluto fare giustamente chiarezza e noi riportiamo alcune considerazioni rimandandovi anche ai loro lavori.
Non esiste infatti al momento nessun warp drive e nessun modo teorico o pratico per andare più veloci della velocità della luce. L’esistenza delle equazioni dei tachioni non comportano che i tachioni siano particelle reali, mai in nessun modo sono stati misurati, e questo per certi versi è un problema.
Come sappiamo, la metrica dello spazio-tempo viene modificata solo dalla gravità e la gravità tra le quattro forze previste dalla fisica è quella più debole, quindi servirebbe una grande massa per modificare in modo apprezzabile la trama spaziotemporale. Il lavoro imputato alla NASA, in realtà non lo è, la NASA non lavora a questi sistemi di propulsione ma lavora ad un altro sistema chiamato Advanced propulsion lab, che studia vari metodi di propulsione basati sui principi fisici conosciuti.
Harold White è un ricercatore eclettico che lavora alla NASA, laureato nel 1999 in ingegneria meccanica ed impiegato inizialmente come contractor. Ottiene il dottorato in fisica solo nel 2008 con una tesi sulla ionosfera di Venere. Non ha alcuna pubblicazione scientifica che tratti lavori sugli argomenti da lui citati. Dalla fine degli anni ’90 ha realizzato solo il prototipo di un interferometro che non ha prodotto, però, nessun dato sperimentale.
Fonti: /www.scientificast.it; /aerospacecue.it