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Innalzamento del livello del mare: 2025, l’anno dell’accelerazione inaspettata

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Innalzamento del livello del mare: 2025, l'anno dell'accelerazione inaspettata
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Il 2024 ha segnato un punto di svolta critico nella crisi climatica globale, con l’innalzamento del livello del mare che ha superato le previsioni degli scienziati. Secondo un’analisi dettagliata della NASA, il tasso di aumento ha raggiunto 0,59 centimetri all’anno, un dato allarmante che supera significativamente le stime precedenti di 0,43 centimetri all’anno. Questo fenomeno, principalmente attribuito all’espansione termica dell’acqua oceanica, evidenzia l’urgenza di affrontare il riscaldamento globale e le sue conseguenze devastanti.

Innalzamento del livello del mare: 2025, l'anno dell'accelerazione inaspettata

L’innalzamento del livello del mare: un’emergenza globale che richiede azioni immediate

Tradizionalmente, l’innalzamento del livello del mare è stato associato principalmente allo scioglimento delle calotte glaciali e dei ghiacciai, un fenomeno ben documentato e monitorato dai satelliti. Tuttavia, nel 2024, si è verificata un’inversione di tendenza preoccupante: l’espansione termica dell’acqua oceanica ha contribuito per due terzi all’aumento, un dato che riflette il riscaldamento senza precedenti degli oceani. Questo aumento della temperatura dell’acqua, causato dall’assorbimento del calore atmosferico, ha portato a un’espansione volumetrica dell’acqua stessa, contribuendo in modo significativo all’innalzamento del livello del mare.

Il 2024 è stato registrato come l’anno più caldo di sempre, un fattore determinante per l’espansione termica degli oceani: “Con il 2024 come anno più caldo mai registrato, gli oceani in espansione della Terra stanno seguendo l’esempio, raggiungendo i livelli più alti degli ultimi tre decenni“, ha affermato Nadya Vinogradova Shiffer, responsabile dei programmi di oceanografia fisica e dell’Integrated Earth System Observatory presso la sede centrale della NASA a Washington. Questo record di temperatura ha accelerato il processo di espansione termica, portando a un aumento più rapido del livello del mare rispetto alle previsioni.

Dal 1993, i satelliti di osservazione oceanica hanno fornito dati preziosi e accurati sull’innalzamento del livello del mare. La serie di satelliti, iniziata con TOPEX/Poseidon e proseguita con Sentinel-6 Michael Freilich e il suo gemello Sentinel-6B, ha permesso di monitorare con precisione l’altezza degli oceani, rivelando un aumento totale di 10 centimetri dal 1993 e un raddoppio del tasso di innalzamento annuale. Questi dati satellitari non solo confermano l’accelerazione dell’innalzamento del livello del mare, ma forniscono anche informazioni cruciali per la modellazione climatica e la previsione delle tendenze future.

L’accelerazione dell’innalzamento del livello del mare ha implicazioni significative per le comunità costiere di tutto il mondo. L’aumento del rischio di inondazioni, l’erosione delle coste, la perdita di habitat naturali e la salinizzazione delle falde acquifere sono solo alcune delle conseguenze potenziali. Le città costiere, le isole a bassa quota e le aree agricole costiere sono particolarmente vulnerabili a questi impatti. È fondamentale che i governi e le organizzazioni internazionali adottino misure urgenti per mitigare il cambiamento climatico e adattarsi alle sue conseguenze.

La comunità scientifica sottolinea l’importanza di ridurre le emissioni di gas serra e di investire in tecnologie sostenibili per rallentare il riscaldamento globale. Inoltre, è necessario sviluppare strategie di adattamento per proteggere le comunità costiere vulnerabili, come la costruzione di barriere protettive, la gestione sostenibile delle risorse idriche e la pianificazione urbana resiliente. La cooperazione internazionale e la condivisione delle migliori pratiche sono essenziali per affrontare questa sfida globale.

L’innalzamento del livello del mare nel 2024 è un segnale allarmante del cambiamento climatico in corso. È fondamentale che la comunità internazionale agisca con urgenza per affrontare questa sfida globale e proteggere il futuro del nostro pianeta. La riduzione delle emissioni di gas serra, l’investimento in tecnologie sostenibili e l’adozione di strategie di adattamento sono passi cruciali per mitigare l’impatto dell’innalzamento del livello del mare e garantire un futuro sostenibile per le generazioni a venire.

La stratificazione termica dell’oceano: un equilibrio precario

L’oceano, con la sua vasta estensione e la sua capacità di assorbire enormi quantità di calore, svolge un ruolo cruciale nella regolazione del clima terrestre. Il modo in cui il calore si fa strada attraverso le profondità oceaniche, portando all’espansione termica dell’acqua e all’innalzamento del livello del mare, è un processo complesso e multifattoriale.

In condizioni normali, l’acqua di mare si dispone in strati distinti, determinati dalla temperatura e dalla densità. L’acqua più calda, essendo meno densa, tende a galleggiare in superficie, mentre l’acqua più fredda e densa si deposita nelle profondità. Questo fenomeno, noto come stratificazione termica, crea una barriera naturale al trasferimento verticale del calore. Nella maggior parte delle regioni oceaniche, il calore proveniente dalla superficie si diffonde lentamente attraverso questi strati, raggiungendo le profondità oceaniche in tempi molto lunghi.

Esistono regioni oceaniche dove la stratificazione termica viene interrotta dalla miscelazione verticale. Le aree estremamente ventose, caratterizzate da forti correnti e onde, possono agitare gli strati oceanici, causando una miscelazione più rapida dell’acqua superficiale con le acque più profonde. Questo processo accelera il trasferimento di calore verso le profondità oceaniche, contribuendo all’espansione termica e all’innalzamento del livello del mare.

Le correnti oceaniche su larga scala, come quelle che si trovano nell’Oceano Meridionale, svolgono un ruolo fondamentale nel trasporto di calore attraverso gli oceani. Queste correnti possono inclinare gli strati oceanici, consentendo alle acque superficiali di scivolare più facilmente in profondità. Questo processo, noto come advezione, trasporta il calore dalle regioni tropicali, dove l’irraggiamento solare è più intenso, verso le regioni polari, contribuendo a bilanciare il bilancio termico globale.

Il fenomeno di El Niño, caratterizzato da un’anomalia climatica nel Pacifico tropicale, ha un impatto significativo sulla distribuzione del calore negli oceani. Durante El Niño, una grande massa d’acqua calda, normalmente situata nel Pacifico occidentale, si sposta verso il Pacifico centrale e orientale. Questo spostamento di acqua calda causa un cambiamento nella stratificazione termica e nella circolazione oceanica, portando a un trasferimento verticale del calore verso le profondità oceaniche.

Le implicazioni dell’aumento del calore oceanico

L’aumento del calore oceanico ha implicazioni significative per il clima globale e per gli ecosistemi marini. L’espansione termica dell’acqua contribuisce all’innalzamento del livello del mare, minacciando le comunità costiere e gli habitat naturali. L’aumento della temperatura dell’acqua può anche avere effetti negativi sulla biodiversità marina, causando lo sbiancamento dei coralli, la migrazione di specie marine e l’alterazione degli ecosistemi.

la comprensione dei meccanismi di trasferimento del calore negli oceani è fondamentale per prevedere le tendenze future del clima e per sviluppare strategie di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico. Sono necessarie ulteriori ricerche per migliorare la nostra conoscenza dei processi oceanici e per affinare i modelli climatici.

Lo studio è stato condotto dalla NASA.

L’evoluzione delle ali negli uccelli e gli altri animali che hanno imparato a volare

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L'evoluzione delle ali negli uccelli e negli animali che hanno imparato a volare
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Gli uccelli sono una specie che ha sempre affascinato l’umanità per la loro capacità di volare. Avere specializzato gli arti anteriori in ali per poter volare è uno degli esempi più meravigliosi delle potenzialità dell’evoluzione.

Fin dall’antichità l’uomo ha cercato di imitare il volo degli uccelli, tanto da inserire tale capacità in racconti mitologici o portando avanti studi scientifici che hanno tentato di dare all’uomo la possibilità di volare.

Per scappare dal labirinto del re Minosse, Dedalo realizzò delle ali unendo delle penne di uccelli ad una struttura con la cera. Malgrado gli avvertimenti del padre di non volare troppo alto, Icaro si fece prendere dall’ebbrezza del volo avvicinandosi troppo al Sole che con il calore fuse la cera, facendolo precipitare.

Anche Leonardo da Vinci affrontò le problematiche del volo. I suoi studi si concentrarono principalmente sull’uomo. Leonardo studiò la struttura anatomica del corpo umano, le sue proporzioni e le caratteristiche dinamiche e cinematiche del movimento, proponendo infine un suo progetto.

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Ma da dove viene la straordinaria capacità di volare degli uccelli? Come si sono evoluti gli arti anteriori in ali dotate di piume, ossa cave e potenti muscoli?

Ali tozze e non adatte al volo negli antenati degli uccelli

Gli antenati degli uccelli non erano in grado di volare e, in realtà, appartenevano ad un gruppo di dinosauri terrestri chiamati terapodi. Tra questi vi erano i giganteschi carnivori come il Tyrannosaurs rex ma, anche, dinosauri molto più piccoli e veloci. I fossili di molti di questi piccoli dinosauri mostrano che erano già dotati di semplici piume ma che i loro arti anteriori erano troppo piccoli e deboli per volare. Oggi sappiamo che anche alcuni, se non tutti, dinasauri di grandi dimensioni avevano un piumaggio.

Che utilità potevano avere le piume per i dinosauri se non venivano utilizzate per volare? I ricercatori hanno cercato indizi studiando gli uccelli odierni e hanno scoperto che le piume corte e soffici aiutano gli uccelli moderni a stare al caldo, mentre altre piume dotate di colori vivaci servono per il corteggiamento e attirare un partner.

Quindi, le piume probabilmente si sono evolute nel tempo per rispondere ad eseigenze diverse e solo molto più tardi l’evoluzione ha portato a piume più forti e più lunghe sulle ali, adatte per il volo.

Ad un certo punto della loro evoluzione, i piccoli antenati piumati degli uccelli moderni iniziarono a volare. Un’ipotesi su come sia iniziato l’adattamento per il volo è che arti anteriori corti e deboli potrebbero essersi progressivamente specializzati per aiutare l’uccello primordiale ad effettuare salti dai rami di un albero all’altro, diventando progressivamente le ali come le conosciamo oggi.

Purtroppo non abbiamo prove fossili che suggeriscano che almeno alcuni di questi piccoli terapodi fossero capaci di arrampicarsi sugli alberi.

Un’altra ipotesi è che arti anteriori corti e tozzi dotati di piume avrebbero potuto favorire i piccoli dinosauri nella corsa facendo guadagnare loro un po’ di velocità in più se mentre correvano sbattevano abbastanza vigorosamente quelle ali primordiali, oppure che fossero utili per aiutare i cambi di direzione quando correvano dietro a insetti e altre piccole prede.

Forse un indizio più consistente viene dall’osservare gli uccelli terrestri odierni, come le pernici o i giovani uccelli che non hanno ancora imparato a volare: quando si  si sentono minacciati o anche se sono semplicemente spaventati iniziano a correre cercando di saltare su tronchi e rami o altri oggetti sopraelevati nel tentativo di mettersi al sicuro e sfuggire ai predatori.

Molte specie di uccelli che osserviamo oggi possono correre su pendii molto ripidi e perfino su superfici verticali. I giovani uccelli lo fanno sbattendo furiosamente le ali per spingersi in alto e in avanti contro la pendenza.

Questo potrebbe essere stato un altro uso delle tozze ali di cui erano dotati i piccoli dinosauti piumati poi evolutisi negli antenati diretti degli uccelli. Col tempo, quelle ali sono diventate gradualmente più potenti e ricoperte di piume sempre più adatte a sostenere il volo e, alla fine, furono usate per volare.

Gli pterosauri

Naturalmente, ci sono altri gruppi di animali che si sono evoluti sviluppando capacità di volo planante o sbattendo ali senza piume, specializzando la pelle degli arti in una membrana capace di dare portanza nel volo. Inizialmente fu un altro gruppo di rettili chiamati pterosauri o “lucertole alate” a sviluppare questa capacità.

Gli pterosauri la acquisirono ben prima dei primi uccelli, e invece delle piume, utilizzarono una membrana di pelle tesa tra il loro quarto dito dell’arto anteriore e la spalla. Alcuni erano enormi, con un’apertura alare di oltre 12 metri e dovevano pesare moltissimo; probabilmente questi pterosauri avevano enormi difficoltà a decollare da terra e appare probabile che vivessero in volo, posandosi solo nei pressi di alte scarpate o su strutture da cui potevano buttarsi per prendere portanza e riguadagnare quota.

Tutte queste creature furono spazzate via dall’estinzione di massa dei dinosauri provocata dall’asteroide, 66 milioni di anni fa, cui si sottrassero solo i dinosauri aviari, che poi divennero gli attuali uccelli.

Il volo nei mammiferi

Come ultima nota, è interessante osservare che anche i mammiferi mostrano un’attitudine ad imparare a volare: i chirotteri, o pipistrelli, ad esempio, hanno copiato gli pterodattili e sono effettivamente gli unici mammiferi in grado di compiere un volo battuto attivo come quello degli uccelli o degli insetti, grazie alle loro ali formate da una membrana di pelle, chiamata patagio, sorretta dalle dita allungate della mano e attaccata poi ai lati del corpo e alle zampe posteriori. Tuttavia, esistono anche altri mammiferi che possono essere considerati “volanti”, seppur in modo diverso.

Sebbene i pipistrelli siano gli unici mammiferi in grado di volare con un volo battuto attivo, esistono altri mammiferi che sono in grado di spostarsi attraverso l’aria, seppur in modo diverso. Un esempio sono i colughi, noti anche come lemuri volanti, ma anche i petauri dello zucchero, gli scoiattoli volanti e altri roditori. Questi animali possiedono una membrana cutanea chiamata sempre patagio, che si estende tra le zampe anteriori e posteriori, consentendo loro di planare nell’effettuare, per esempio, lunghi salti in volo da un albero all’altro.

Tuttavia, a differenza dei pipistrelli, i colughi, gli scoiattoli volanti e gli altri mammiferi, non sono in grado di compiere un volo attivo e non possono sollevarsi da fermi come fanno chirotteri, uccelli e insetti.

Questo sembra dimostrare che l’attitudine al volo, alla conquista del regno dell’aria non sia completamente una casualità ma una delle direzioni cui sembra tendere l’evoluzione.

Fonte: https://theconversation.com/curious-kids-how-did-some-animals-evolve-wings-to-fly-148496?

Energia Oscura vs Gravità modificata

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Energia Oscura vs Gravità modificata
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Un team di scienziati ha previsto il ritorno in risultati da una delle rivoluzionarie indagini pianificate per il Nancy Grace Roman Space Telescope della NASA, che analizzerà milioni di galassie sparse nello spazio e nel tempo. Gli enormi e profondi panorami della missione forniranno la migliore opportunità per discernere tra le principali teorie su ciò che sta accelerando l’espansione dell’universo.

Il Roman esplorerà questo mistero utilizzando più metodi, inclusa la spettroscopia, lo studio delle informazioni sul colore nella luce. Questa tecnica consentirà agli scienziati di misurare con precisione la velocità con cui l’universo si è espanso in diverse ere cosmiche e di tracciare come si è evoluto.


Questo video si dissolve tra sei cubi per mostrare la distribuzione simulata delle galassie ai redshift 9, 7, 5, 3, 2 e 1, con le corrispondenti età cosmiche mostrate. Man mano che l’universo si espande, la densità delle galassie all’interno di ciascun cubo diminuisce, da più di mezzo milione nel primo cubo a circa 80 nell’ultimo. Ogni cubo misura circa 100 milioni di anni luce. Le galassie si sono assemblate lungo vasti filamenti di gas separati da grandi vuoti, una struttura simile a schiuma echeggiata nell’universo di oggi su grandi scale cosmiche. Credito: Goddard Space Flight Center/F. Reddy e Z. Zhai, Y. Wang (IPAC) e A. Benson (Osservatorio Carnegie)

Il nostro studio prevede che l’indagine spettroscopica del Roman consentirà di capire come vari aggiustamenti potrebbero ottimizzarne il design“, ha affermato Yun Wang, ricercatore senior presso Caltech/IPAC a Pasadena, in California, e autore principale dello studio.

In qualità di Roman Science Support Center, l’IPAC sarà responsabile dell’elaborazione dei dati scientifici spettroscopici della missione, mentre lo Space Telescope Science Institute di Baltimora sarà responsabile dell’elaborazione dei dati scientifici delle immagini, della generazione di cataloghi e del supporto per le pipeline di elaborazione dei dati cosmologici.

Sebbene questa indagine sia progettata per esplorare l’accelerazione cosmica, offrirà anche indizi su molti altri misteri allettanti. Ci aiuterà a capire la prima generazione di galassie, ci permetterà di mappare la materia oscura e persino di rivelare informazioni su strutture che sono molto più vicine a noi”.


Questa animazione mostra la sequenza e il layout del pattern di piastrellatura del rilevamento spettroscopico ad alta latitudine del telescopio spaziale romano. Credit: Goddard Space Flight Center della NASA

Il Telescopio Spaziale Roman, previsto per il lancio entro maggio 2027, fornirà una visione così vasta dell’universo che aiuterà gli scienziati a studiare i misteri cosmici in un modo senza precedenti. Ogni immagine conterrà misurazioni precise di così tanti oggetti celesti che consentirà studi statistici che non sono pratici utilizzando telescopi con viste più ristrette.

Nei piani attuali, l’indagine spettroscopica di Roman coprirà quasi 2.000 gradi quadrati, ovvero circa il 5% del cielo, in poco più di sette mesi. I risultati del team hanno mostrato che l’indagine dovrebbe rivelare distanze precise per 10 milioni di galassie da quando l’universo aveva circa 3-6 miliardi di anni, poiché la luce che raggiunge il telescopio ha iniziato il suo viaggio quando l’universo era molto più giovane.

Queste misurazioni consentiranno agli astronomi di mappare la struttura su larga scala simile a una ragnatela del cosmo. L’indagine svelerà anche le distanze di 2 milioni di galassie ancora più antiche, nate quando l’universo aveva solo 2-3 miliardi di anni, un territorio inesplorato in una struttura cosmica su larga scala.

I risultati del team sono pubblicati su The Astrophysical Journal.

Quasi tutte le informazioni che riceviamo dallo spazio provengono dalla luce. Il Roman utilizzerà la luce per catturare le immagini, ma studierà anche la luce scomponendola in singoli colori. I modelli dettagliati di lunghezza d’onda, chiamati spettri, rivelano informazioni sull’oggetto che ha emesso la luce, inclusa la velocità con cui si sta allontanando da noi. Gli astronomi chiamano questo fenomeno “redshift” perché quando un oggetto si allontana, tutte le onde luminose che riceviamo da esso vengono allungate e spostate verso lunghezze d’onda più rosse.

Negli anni ’20, gli astronomi Georges Lemaître ed Edwin Hubble usarono il redshift per fare la sorprendente scoperta che, con pochissime eccezioni, le galassie si allontanano da noi e si allontanano l’una dall’altra a velocità diverse a seconda della loro distanza. Determinando la velocità con cui le galassie si stanno allontanando da noi, trasportate dall’incessante espansione dello spazio, gli astronomi possono scoprire quanto sono lontane: più lo spettro di una galassia è spostato verso il rosso, più essa è lontana da noi.

L’indagine spettroscopica del Roman creerà una mappa 3D dell’universo misurando distanze e posizioni accurate di milioni di galassie. Imparare come la distribuzione delle galassie varia con la distanza, e quindi con il tempo, ci darà una finestra sulla velocità con cui l’universo si è espanso nelle diverse ere cosmiche.

Questo studio collegherà anche le distanze delle galassie con gli echi delle onde sonore del big bang. Queste onde sonore, chiamate oscillazioni acustiche barioniche (BAO), sono cresciute nel tempo a causa dell’espansione dello spazio e hanno lasciato la loro impronta nel cosmo influenzando la distribuzione delle galassie.

Guardare più lontano nell’universo, ai tempi cosmici precedenti, significa che questa distanza fisica preferita tra le galassie – le vestigia delle increspature BAO – diminuisce. Ciò fornisce una misurazione della storia dell’espansione dell’universo. I redshift delle galassie codificano anche le informazioni sul loro movimento dovuto alla gravità dei loro vicini, chiamate distorsioni spaziali del redshift, che aiutano gli astronomi a tracciare la storia della crescita di strutture su larga scala.

L’apprendimento del modo in cui il cosmo si è espanso e di come la struttura è cresciuta al suo interno nel tempo consentirà agli scienziati di esplorare la natura dell’accelerazione cosmica e di testare la teoria della gravità di Einstein sull’età dell’universo.

Energia Oscura contro Gravità Modificata

Man mano che l’universo si espande, la gravità della materia al suo interno dovrebbe rallentarne l’espansione. Gli astronomi sono rimasti sorpresi nell’apprendere che l’espansione dell’universo sta accelerando perché significa che qualcosa nella nostra immagine del cosmo è sbagliata o incompleta. Il mistero potrebbe essere spiegato aggiungendo una nuova componente energetica all’universo, che gli scienziati hanno soprannominato energia oscura, oppure potrebbe indicare che la teoria della gravità di Einstein – la teoria della relatività generale – necessita di una modifica.

Cambiare le equazioni che descrivono qualcosa di così fondamentale come la gravità può sembrare estremo, ma è già stato fatto. La legge di gravità di Isaac Newton non può spiegare alcune delle cose osservate dagli astronomi, come un piccolo ma misterioso movimento nell’orbita di Mercurio.

Alla fine gli astronomi si resero conto che la teoria della relatività generale di Einstein spiegava perfettamente i problemi emersi, come lo spostamento dell’orbita di Mercurio. Il passaggio dalla descrizione della gravità di Newton a quella di Einstein ha comportato la trasformazione della fisica moderna cambiando il modo in cui vediamo lo spazio e il tempo: interconnessi, invece che separati e costanti.

L’accelerazione cosmica potrebbe essere un segno che la teoria della gravità di Einstein non è ancora del tutto corretta. La relatività generale è estremamente ben testata su scale fisiche circa le dimensioni del nostro sistema solare, ma meno quando ci spostiamo su scale cosmologiche più grandi. Il team ha simulato la performance del Roman e ha dimostrato che le enormi e profonde immagini 3D dell’universo della missione forniranno una delle migliori opportunità per discernere tra le principali teorie che tentano di spiegare l’accelerazione cosmica.

Possiamo aspettarci una nuova fisica in entrambi i casi, sia che apprendiamo che l’accelerazione cosmica è causata dall’energia oscura o che scopriamo che dobbiamo modificare la teoria della gravità di Einstein“, ha detto Wang. “Roman metterà alla prova entrambe le teorie allo stesso tempo“.

Riferimento: “The High Latitude Spectroscopic Survey on the Nancy Grace Roman Space Telescope” di Yun Wang, Zhongxu Zhai, Anahita Alavi, Elena Massara, Alice Pisani, Andrew Benson, Christopher M. Hirata, Lado Samushia, David H. Weinberg, James Colbert , Olivier Doré, Tim Eifler, Chen Heinrich, Shirley Ho, Elisabeth Krause, Nikhil Padmanabhan, David Spergel e Harry I. Teplitz, 22 marzo 2022, The Astrophysical Journal .
DOI: 10.3847/1538-4357/ac4973

Qual è la forma dell’universo?

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Qual è la forma dell'universo?
Qual è la forma dell'universo?
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Abbiamo una visione molto parziale e ristretta dell’universo e quando ci soffermiamo a scrutarlo esso sembra estendersi all’infinito. Ma le nostre percezioni, come è stato dimostrato, spesso non sono corrette offrendoci una visione distorta del mondo che ci circonda.

Da molto tempo siamo a conoscenza della forma sferica della Terra, ritenuta piatta da chi si soffermava, e si sofferma ancora oggi, alla sola osservazione, ferma al centro del creato con il Sole, la Luna e la sfera celeste che ruotano dando il giorno e la notte e segnano lo scorrere del tempo.

Ma che forma ha l’universo, come si sviluppano localmente le geometrie e come queste sono correlate in una forma generale? La cosmologia insegna che l’universo osservabile è omogeneo almeno in prima approssimazione, il tessuto dello spaziotempo è simile in ogni punto e in ogni direzione lo si osservi e può essere descritto solo da tre geometrie: Geometria piatta, sferica e iperbolica.

Quale di esse, però, spiega meglio il nostro universo?

Geometria piatta

Con “l’universo piatto” abbiamo una geometria dello spazio di tipo euclideo, cioè a curvatura nulla. Nella geometria euclidea la somma degli angoli interni di un triangolo è di 180 gradi, cioè appunto l’angolo piatto.
“Universo piatto” non significa a due dimensioni, ma semplicemente una geometria di tipo euclideo.

Ma possiamo considerare altre forme di spazio piatto. Con un po’ di intuito ed escludendo una dimensione possiamo ricavare altre forme a partire dal piano euclideo. Da una porzione di esso possiamo ricavare un rettangolo e chiudendone i bordi possiamo creare un cilindro. Unendo le estremità del cilindro otteniamo un toroide, anche se è impossibile ottenerlo utilizzando un foglio di carta perché il toro verrebbe strappato sulla parte esterna della ciambella e raggrinzito in quella interna, distorcendone la geometria.

Anche in questo caso dobbiamo creare la figura nell’astratto e una volta fatto immaginiamo un essere bidimensionale sulla sua superficie. Su piccola scala la geometria euclidea resterebbe immutata, ma a grande scala cambierebbero molte cose, vedremo delle linee che partendo da un punto tornerebbero allo stesso punto richiudendosi.

I percorsi apparentemente curvi, per un essere bidimensionale sarebbero rettilinei, perciò i raggi di luce viaggiando in maniera rettilinea tornerebbero al punto di partenza, in pratica un essere bidimensionale guardando davanti a se vedrebbe la sua nuca! Svolgendo nuovamente il foglio si osserverebbe che, entrando da un bordo e uscendo dal bordo prospicente, sembrerebbe di entrare in una nuova porzione di spazio proprio come in un videogame; viaggiando in questo tipo di universo si potrebbe percorrere una serie infinita di porzioni di spazio identiche o allo stesso modo vedere infinite copie di se stessi.

Questo tipo di geometria è stata utilizzata per misurare la distribuzione angolare della radiazione cosmica di fondo che rappresenta la prova fondamentale del modello del Big Bang caldo.

Le osservazioni hanno dimostrato che la radiazione è altamente isotropa con delle fluttuazioni di 1 su 100.000 che corrispondono alle fluttuazioni presenti nel gas caldo primordiale al momento stesso in cui la radiazione si è disaccopiata dal gas per viaggiare nell’universo.

La dimensione spaziale massima presente nelle fluttuazioni di densità non poteva essere superiore al diametro stesso dell’universo in quell’epoca, cioè dopo circa 380 mila anni dopo il Big bang. Dopo 14 miliardi di anni grazie alle equazioni della relatività generale possiamo seguire le traiettorie di quella radiazione nell’universo in espansione in dipendenza della curvatura dello spaziotempo.

Si calcola che le dimensioni massime delle fluttuazioni ora sottenderebbero un angolo di circa ½ grado nel caso di uno spazio con curvatura nulla, cioè euclideo o piatto, ed è quello che si è trovato con le misure di BOOMEranG nel 2002 e successivamente confermato con il satellite WMAP.

Geometria sferica

La superficie di una sfera è una superficie bidimensionale e ne conosciamo diversi esempi, la Terra è uno di questi.

Ma come immaginare una sfera tridimensionale? Non è semplice e dobbiamo perciò ricorrere a una analogia. Come una sfera bidimensionale è un insieme di punti posti alla stessa distanza da un centro comune, una sfera tridimensionale è un insieme di punti posti alla stessa distanza da un punto centrale quadrimensionale.

Ora proviamo a immaginare di vivere sulla superficie di una sfera bidimensionale che rappresenta l’intero universo conosciuto, dove un raggio di luce percorre la distanza più breve possibile tra due punti sulla sfera che per noi esseri a due dimensioni è una linea retta.

Ora immaginiamo di trovarci al polo nord di una sfera con un amico che si allontana da noi raggiungendo l’equatore. Il nostro amico allontanandosi rimpicciolirebbe con l’aumentare del cerchio visivo che diventerebbe sempre più ampio per essere “massimo” all’equatore. Una volta che il nostro amico passa l’equatore succede qualcosa di strano, inizia a ingrandirsi nonostante si allontani da noi, questo perché il cerchio inizia nuovamente a restringersi e lui ne occupa quindi una porzione più ampia e avvicinandosi sempre più al polo sud ci apparirebbe sempre più grande, come lo era a poca distanza dal polo nord.

Ma in questo tipo di universo piatto non è poi così strano in quanto i raggi di luce che partono dalla nostra posizione compiranno un percorso rettilineo fino a raggiungerci nuovamente.

In una sfera tridimensionale ogni punto ne ha uno opposto e vedremo ogni oggetto occupare l’intero sfondo. Il nostro universo è sferico? Non lo sappiamo, ma non possiamo escluderlo del tutto in quanto esso potrebbe essere più grande dell’universo osservabile, in questo modo lo sfondo sarebbe troppo lontano per essere osservato.

Tuttavia a differenza di un universo toroidale un universo sferico potrebbe essere misurato mediante rilevazioni locali in quanto le linee rette della geometria sferica sono dei cerchi molto grandi e la somma degli angoli interni di un triangolo sarebbero maggiori di 180°. La questione è ancora controversa perché misurazioni e test sullo sfondo cosmico a microonde e altri test sulla curvatura indicano che l’universo potrebbe essere approssimativamente piatto anche se alcuni dati rilasciati dal telescopio spaziale Plank indicherebbero un universo sferico.

Geometria iperbolica

La geometria iperbolica si incurva verso l’esterno all’infinito proprio come la geometria piatta anche se non si può adattare una distesa iperbolica all’interno di uno spazio euclideo a meno di distorcerne la geometria come in un disco di Poincarè.

Se lo si osserva, i triangoli posti sul bordo sembrano più piccoli di quelli al centro anche se nella geometria iperbolica i triangoli sono tutti uguali. Utilizzando un materiale elastico potremo realizzare i triangoli delle stesse dimensioni tanto che lo spazio iperbolico inizierebbe a somigliare a un cappello con un’ampia tesa.

Nella geometria iperbolica il cerchio al confine si troverebbe infinitamente lontano da ogni punto al suo interno perché per essere raggiunto si dovrebbero attraversare un numero infinito di triangoli. Questo piano si estenderebbe all’infinito proprio come un piano euclideo anche se la geometria locale del piano iperbolico sarebbe completamente diversa da quella a cui siamo abituati.

Nel piano euclideo una circonferenza è direttamente proporzionale al raggio, mentre in un piano iperbolico il rapporto tra raggio e circonferenza è esponenziale e questo lo si può dedurre dal numero dei triangoli ammassati lungo il confine.

Se ci poniamo in un punto del piano iperbolico e osserviamo un compagno allontanarsi lo vedremo rimpicciolire in modo esponenziale. Da notare come in un piano iperbolico gli angoli di un triangolo diano una somma minore di 180°.

I triangoli del piano di Poincarè sembrano quindi incurvati, ma per un essere che vi abitasse sarebbero diritti e il modo più veloce per raggiungere da un punto posto sul bordo un’altro punto posto sul bordo stesso sarebbe quello di passare verso il centro del piano iperbolico.

Il nostro universo, però, non sembra essere iperbolico, in quanto le osservazioni finora fatte sembrano escluderlo.

Tuttavia, non possiamo eliminare del tutto di vivere in un mondo sferico o iperbolico perché su piccola scala questi universi sembrano essere piatti proprio come ciò che gli scienziati ora osservano.

Il nostro universo potrebbe essere cosi vasto da essere, su grande scala, iperbolico o sferico ma risultare approssimativamente piatto in piccola scala.

Fonte: Quanta Magazine

Come riconoscere ed evitare i siti web pericolosi

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Come riconoscere ed evitare i siti web pericolosi
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Navigare su Internet è un’azione tra le più comuni della vita quotidiana, indispensabile per ottenere informazioni, per lavorare e persino per svagarsi. Attraverso il web, infatti, è possibile accedere a contenuti multimediali come film e serie TV, oltre che giocare con migliaia di videogame, dai sandbox alla roulette online di Betfair. Su Internet, tuttavia, si trovano diversi siti pericolosi, progettati appositamente per infettare i dispositivi e per carpire i dati personali degli utenti. Ecco come riconoscerli e come agire tempestivamente per evitare problematiche.

Controllare l’URL del sito
Il primo step per una navigazione sicura consiste nel controllare l’URL della pagina a cui si sta tentando di accedere. I siti sicuri utilizzano esclusivamente il protocollo HTTPS, che garantisce una connessione crittografata. Se, invece, ci si trova di fronte a un sito con protocollo HTPP è bene evitare di proseguire con la navigazione. È fondamentale, inoltre, controllare l’ortografia del dominio: alcuni truffatori creano degli indirizzi molto simili a quelli delle piattaforme che intendono emulare, con piccole differenze ortografiche spesso non riconoscibili al primo sguardo.

Verificare i certificati di sicurezza
Un passo importante per riconoscere un sito pericoloso è rappresentato dal controllo del certificato SSL, che ha il compito di assicurare sia l’autenticità del sito, sia una connessione crittografata. Per verificare se il certificato sia presente e in corso di validità è sufficiente cliccare sull’icona del lucchetto che si trova accanto all’URL nella barra degli indirizzi. Se il certificato SSL è assente o scaduto bisogna abbandonare la pagina il prima possibile. Tutti i siti affidabili, come quelli degli istituti bancari, dei casinò e delle istituzioni, dispongono di certificati in piena regola.

Non seguire link senza prima verificarli
Una delle più celebri truffe messe in atto nell’era di Internet è il phishing, ovvero il furto di dati sensibili inviando alla potenziale vittima un’email in cui si viene indirizzati presso pagine fraudolente. Molti utenti seguono inavvertitamente i link e inseriscono le credenziali, cadendo nella trappola. Per evitare questo rischio, quando arriva una comunicazione da una banca, da un sito di e-commerce o da qualunque altro ente, è bene scrivere manualmente l’URL del sito sulla barra degli indirizzi, scongiurando ogni tentativo di truffa.

Usare degli strumenti di sicurezza
Sebbene i browser più popolari, da Google Chrome a Safari, siano provvisti di funzionalità di protezione contro i siti di phishing e contro i malware, per aumentare il livello di sicurezza dei propri device è consigliato installare un buon antivirus. Anche i sistemi operativi dispongono di propri strumenti integrati, come ad esempio Windows Defender, ma per ottenere garanzie ancora maggiori ci si può affidare a dei software specializzati.

Aggiornare il sistema
Spesso e volentieri può capitare che un sito pericoloso non venga bloccato anche in presenza di anomalie. Ciò accade nella maggior parte dei casi poiché il dispositivo non è stato aggiornato correttamente. Che si tratti di un computer, di un telefono o di una console, è doveroso assicurarsi che il sistema operativo, l’eventuale antivirus e il browser installino le loro versioni più recenti.

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Trump ignora i mercati a suo rischio e pericolo. Per conferma, chiedere all’ex premier britannico Liz Truss

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Trump ignora i mercati a suo rischio e pericolo. Per conferma, chiedere all'ex premier britannico Liz Truss
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Donald Trump ha ripetutamente ignorato gli avvertimenti di aziende ed economisti contro l’imposizione di tariffe sulle importazioni negli Stati Uniti. Il suo tsunami di imposte ha colpito duramente il mercato azionario e ha spazzato via miliardi di dollari dai conti pensionistici degli americani.

Eppure, la parabola di Liz Truss, ex primo ministro inglese, dovrebbe essere una lettura obbligatoria per Trump.

Poco più di due anni fa, l’allora primo ministro britannico tentò di far passare massicci tagli fiscali non finanziati, decimando i titoli di Stato del Regno Unito prima di essere costretta a un’umiliante marcia indietro. Le sue decisioni costarono a Truss la caricao, facendole guadagnare il titolo di premier con il mandato più breve della Gran Bretagna e la rara distinzione di aver trascorso meno giorni in carica di quanti ne occorrano a una lattuga per decomporsi.

La carica diTrump sembra al sicuro, dato che i sistemi governativi degli Stati Uniti e del Regno Unito sono diversi. Il presidente e i suoi decisori politici hanno anche sorpreso gli investitori per il livello di sofferenza del mercato che sono disposti a sopportare per implementare la loro agenda economica radicale. Ma la tolleranza non è infinita.

Ross Mayfield, stratega degli investimenti presso Baird, una società di servizi finanziari, ritiene che “ci sia troppa ricchezza privata investita nel mercato azionario perché non ci sia un punto” oltre il quale Trump si senta costretto a cambiare rotta sui dazi.

In definitiva, i mercati finanziari sono i sovrani“, ha affermato.

Un trader sul tavolo della Borsa di New York l'11 marzo 2025.
Un trader sul tavolo della Borsa di New York l’11 marzo 2025.  di Richard Drew/AP
Aziende ed economisti, però, sostengono che, al contrario, i dazi all’importazione aumentano i prezzi per i produttori americani che materiali importati per la produzione e per i consumatori, mentre le tariffe di ritorsione imposte da altri paesi riducono la domanda di prodotti americani all’estero.
Trump ha ammesso che il suo piano tariffario causerà “un po’ di disturbo” e ha rifiutato di escludere la possibilità di una recessione. La scorsa settimana, Goldman Sachs ha affermato che ora c’è una probabilità del 20% di una recessione negli Stati Uniti nei prossimi 12 mesi, in aumento rispetto al 15% precedente. Anche gli economisti di JPMorgan hanno aumentato la probabilità di una recessione negli Stati Uniti quest’anno dal 30% al 40%, affermando in una nota della scorsa settimana che le politiche governative “meno favorevoli alle imprese” sono in parte da biasimare.

Anche gli investitori sono diventati più prudenti.

Alla chiusura del mercato del 14 marzo, l’indice S&P 500 è sceso dell’8,2% dal suo massimo storico del 19 febbraio. Il Nasdaq Composite, un indice fortemente tecnologico, è crollato del 12% da quando ha raggiunto il suo picco storico a dicembre.

Un altro fattore deprimente è l’incertezza sugli effettivi obbiettivi della caotica politica commerciale di Trump.

Target ha recentemente previsto che gli americani cercheranno di tagliare le spese familiari a causa della mancanza di chiarezza sulle tariffe, e Kohl’s ha affermato che l’incertezza economica sta avendo un impatto sui consumatori. Delta Air Lines è andata ancora oltre, tagliando le sue previsioni di guadagno a causa di un calo della fiducia tra consumatori e aziende “causato da una maggiore incertezza macroeconomica“.

L’incertezza “è un rompiscatole per la comunità imprenditoriale e, a sua volta, è un rompiscatole per gli investitori“, ha affermato Kevin Gordon, uno stratega senior degli investimenti presso Schwab. “Stiamo sentendo letteralmente dalle aziende (che) non sono semplicemente in grado di fare piani di spesa“.

Finora Trump sembra non essere stato toccato dalla reazione del mercato.

I mercati salgono e scendono ma, sapete cosa? Dobbiamo ricostruire il nostro Paese“, ha detto ai giornalisti martedì.

Trump non ha dimostrato la stessa nonchalance durante il suo primo mandato, ha ricordato Paul Donovan, capo economista di UBS Global Wealth Management. L’attuale cambiamento di atteggiamento ha, di per sé, destabilizzato gli investitori. “I mercati si aspettavano che la reazione negativa degli investitori azionari avrebbe portato a una rivalutazione della sua posizione politica“, ha affermato Donovan.

La svolta di Truss, una lezione per Trump

L’azione di Trump ricorda quanto fatto dall’ex primo ministro inglese Liz Truss.

Nel settembre 2022, Truss ha iniziato il suo mandato di 49 giorni come primo ministro della Gran Bretagna con un piano economico altrettanto audace: tagliare le tasse di decine di miliardi e finanziarle con maggiori prestiti, anziché tagliare la spesa.

Quando ha svelato questo cosiddetto “mini-budget“, gli investitori obbligazionari si sono sbrigati a vendere, preoccupati per la sostenibilità delle finanze del governo britannico. La svendita di obbligazioni britanniche, o gilt, ha fatto aumentare il costo dei mutui. Alcuni fondi pensione che avevano investito in gilt sono stati spinti sull’orlo dell’insolvenza, spingendo la Banca d’Inghilterra a intervenire. Il caos del mercato ha infine costretto Truss a rimangiarsi le sue decisioni.

Come Truss, Trump potrebbe alla fine dover fare marcia indietro, come ha già dovuto fare con alcune delle sue misure. Ad esempio, ha fatto marcia indietro o ha ritardato alcune delle tariffe più gravi che aveva perfino già applicato, tra cui una tariffa del 60% su tutte le importazioni dalla Cina (attualmente è molto più bassa) e dazi generali del 25% su Canada e Messico. Dopo soli due giorni dall’applicazione, ha temporaneamente ripristinato la cosiddetta disposizione de minimis, che consente ai pacchi di valore inferiore a $ 800 di entrare negli Stati Uniti in esenzione da dazi.

Donovan della UBS fornisce una spiegazione: “La DHL si presenta (alla tua porta) e ti dice: ‘Ecco il tuo prodotto, ma prima che te lo consegniamo, devi pagare 30 dollari al governo degli Stati Uniti’. Laddove è probabile che le tasse commerciali siano molto visibili agli elettori, il presidente Trump si è ritirato molto, molto rapidamente“, ha osservato.

Al contrario, l’impatto, ad esempio, della tariffa del 25% sulle importazioni di alluminio, entrata in vigore questa settimana, è meno rilevante per il consumatore finale. Donovan ha stimato che la tassa aggiuntiva potrebbe aumentare il prezzo di una confezione da sei di birra di 1,5 centesimi, o forse per niente se il costo viene assorbito lungo la filiera.

I mercati sono “l’arbitro supremo”

Ignorare la reazione del mercato agli annunci politici è una scommessa rischiosa, soprattutto perché tale reazione ha ripercussioni sull’economia in generale. Jack Ablin, socio fondatore di Cresset Capital, una società di gestione patrimoniale con sede a Chicago, ritiene che il mercato azionario sarà “l’arbitro finale” delle politiche economiche di Trump perché influenzano la spesa dei consumatori, che è fondamentale per mantenere vitale l’economia.

Gli americani che seguono il calo del valore dei loro portafogli azionari e dei fondi pensione si sentiranno meno ricchi, ha detto Ablin, e limiteranno la spesa per cose non essenziali come vacanze e pasti al ristorante. E Trump sembra che ignori del tutto l’effetto domino negativo sull’intera economia delle sue misure.

Mayfield di Baird concorda, sottolineando che Trump ha molti strumenti a sua disposizione per calmare gli investitori. “Il presidente Trump può ridimensionare la retorica su commercio e tariffe e concentrarsi su cose che il mercato apprezzerebbe davvero, come tagli alle tasse, e deregulation“, ha affermato. La tolleranza di Trump per il “dolore”, ha osservato, ovvero il livello di turbolenza del mercato che è disposto a sopportare prima di cambiare rotta, è maggiore di quanto gli investitori avessero previsto. Ma non è illimitata, ha affermato.

Facendo eco ad Ablin, ha aggiunto: “Credo che il mercato sia l’arbitro finale in questo genere di cose“.

Chiedete informazioni a Truss.

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Giocare online in modo sicuro: ecco come fare

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Giocare online in modo sicuro: ecco come fare
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Il mondo del gioco online ha registrato una crescita esponenziale negli ultimi anni, attirando milioni di utenti in tutto il mondo. Grazie all’accesso facilitato tramite dispositivi mobili e computer, sempre più persone si avvicinano a questa forma di intrattenimento. Tuttavia, la sicurezza rappresenta un aspetto fondamentale per chi desidera divertirsi senza correre rischi. Proteggere i propri dati personali, scegliere piattaforme affidabili e comprendere le dinamiche dei giochi online sono aspetti essenziali per un’esperienza positiva.

Il settore del gaming virtuale include una vasta gamma di possibilità, dai videogiochi multiplayer ai casinò online, passando per le scommesse sportive e le piattaforme di eSport. Ogni ambito presenta caratteristiche specifiche e, di conseguenza, richiede attenzione per evitare spiacevoli sorprese. Per questo motivo, è utile conoscere le migliori pratiche per giocare online in sicurezza, con particolare attenzione alla protezione delle informazioni sensibili e alla scelta di piattaforme regolamentate.

Scegliere piattaforme sicure e certificate

Uno degli aspetti più importanti per un’esperienza di gioco online sicura riguarda la scelta della piattaforma. Esistono numerosi siti e applicazioni che offrono la possibilità di partecipare a sessioni di gioco con altri utenti o contro l’intelligenza artificiale, ma non tutte le piattaforme garantiscono gli stessi standard di sicurezza.

I portali affidabili dispongono di licenze rilasciate da enti regolatori, come l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli in Italia, la Malta Gaming Authority o la UK Gambling Commission. Queste certificazioni attestano che il sito opera in conformità con le normative vigenti e garantisce un livello adeguato di protezione per i dati degli utenti.

Inoltre, è fondamentale verificare la presenza di sistemi di crittografia avanzati, come il protocollo SSL, che protegge le transazioni finanziarie e le informazioni personali. Leggere le recensioni di altri utenti e consultare le condizioni di utilizzo del servizio può essere utile per individuare eventuali criticità e fare una scelta consapevole.

La sicurezza dei dati personali e delle transazioni

Chi gioca online deve prestare particolare attenzione alla protezione dei propri dati personali e delle transazioni finanziarie. L’uso di password complesse e uniche per ogni account rappresenta un primo passo fondamentale per ridurre il rischio di accessi non autorizzati.

Attivare l’autenticazione a due fattori, quando disponibile, aggiunge un ulteriore livello di sicurezza, rendendo più difficile l’accesso agli account da parte di malintenzionati. Inoltre, è consigliabile evitare di salvare dati sensibili, come le informazioni della carta di credito, direttamente sulla piattaforma di gioco.

Le modalità di pagamento offerte dai siti di gaming possono variare, includendo carte di credito, portafogli elettronici e criptovalute. È sempre preferibile utilizzare metodi di pagamento sicuri e tracciabili, che consentano di monitorare le transazioni ed eventualmente bloccarle in caso di attività sospette.

Il ruolo dei bonus e delle promozioni

Le offerte promozionali rappresentano uno degli elementi più attraenti per chi si avvicina al gioco online. I casinò digitali, in particolare, offrono una vasta gamma di incentivi, tra cui giri gratuiti, rimborsi sulle perdite e crediti omaggio. Tuttavia, è fondamentale leggere con attenzione i termini e le condizioni prima di accettare qualsiasi bonus.

Alcuni operatori mettono a disposizione tanti bonus senza deposito da 20 euro per incentivare i nuovi iscritti, consentendo loro di provare i giochi senza dover effettuare un versamento iniziale. Questi bonus possono rappresentare un’opportunità interessante, ma è essenziale verificare i requisiti di scommessa richiesti per poter prelevare le eventuali vincite.

Le promozioni possono variare a seconda della piattaforma e del tipo di gioco, quindi è consigliabile confrontare le diverse offerte disponibili. Inoltre, è bene diffidare da bonus eccessivamente vantaggiosi offerti da siti non certificati, poiché potrebbero nascondere condizioni svantaggiose o, nei casi peggiori, truffe.

Giocare in modo responsabile

Un aspetto spesso sottovalutato, ma di fondamentale importanza, è il gioco responsabile. Il gaming online deve rimanere un’attività di svago e non trasformarsi in un problema. Per questo motivo, è essenziale stabilire un budget prima di iniziare a giocare, evitando di investire somme che potrebbero compromettere la stabilità finanziaria personale.

Molte piattaforme regolamentate offrono strumenti di autolimitazione, che consentono di impostare limiti di deposito e di tempo di gioco. Utilizzare queste funzionalità può aiutare a mantenere il controllo e a prevenire comportamenti a rischio.

Inoltre, è utile essere consapevoli dei segnali di gioco problematico, come la difficoltà a smettere di giocare o la necessità di aumentare progressivamente le puntate per ottenere lo stesso livello di soddisfazione. In questi casi, rivolgersi a enti specializzati nel supporto ai giocatori, come il servizio di assistenza Gioca Responsabile, può essere una scelta utile.

La protezione dai rischi informatici

Il gioco online, come qualsiasi altra attività svolta in rete, espone gli utenti a rischi informatici. Malware, phishing e truffe rappresentano minacce concrete per chi non adotta misure di protezione adeguate.

Utilizzare software antivirus aggiornati e evitare di scaricare programmi da fonti non ufficiali aiuta a ridurre il rischio di infezioni da virus. Inoltre, è importante diffidare di e-mail o messaggi sospetti che chiedono dati personali o credenziali di accesso, poiché potrebbero essere tentativi di phishing.

Le piattaforme affidabili non richiedono mai l’invio di informazioni sensibili tramite e-mail o chat non sicure. In caso di dubbi, è preferibile contattare direttamente il servizio clienti del sito per verificare la legittimità della richiesta.

Il futuro del gioco online

L’industria del gaming virtuale è in continua evoluzione, con l’introduzione di nuove tecnologie che migliorano l’esperienza degli utenti e aumentano i livelli di sicurezza. L’intelligenza artificiale e la blockchain, ad esempio, stanno rivoluzionando il settore, offrendo maggiore trasparenza e riducendo il rischio di manipolazioni.

Le piattaforme di gioco basate su tecnologia blockchain garantiscono transazioni sicure e verificabili, eliminando la necessità di intermediari e aumentando la fiducia degli utenti. Inoltre, lo sviluppo di strumenti di intelligenza artificiale permette di rilevare comportamenti sospetti in tempo reale, prevenendo attività fraudolente.

Il gioco in realtà virtuale rappresenta un’altra frontiera in espansione, offrendo un’esperienza sempre più immersiva. Tuttavia, anche in questo ambito, la sicurezza rimane una priorità, e gli sviluppatori stanno lavorando per garantire la protezione dei dati degli utenti e la correttezza delle transazioni.

Seguire le best practice per la sicurezza e scegliere operatori affidabili consente di godere del gioco online in modo consapevole e senza rischi, sfruttando le innovazioni tecnologiche in un ambiente protetto.

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Le origini delle farfalle

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Svelato un mistero sulle origini delle farfalle
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Le farfalle sono tra gli insetti più belli che madre natura abbia mai potuto regalare alla Terra e all’uomo. Queste piccole, leggiadre creature hanno la stessa bellezza e colori dei fiori, tanto che a volte riesce difficile distinguerle da essi quando si posano sui loro petali.

Ma quando sono comparse le prime farfalle? Ebbene in questo articolo ci occuperemo di un mistero recentemente svelato sulle origini di tali lepidotteri.

Tutto iniziò cento milioni di anni fa quando alcune falene iniziarono ad avventurarsi tra i prati di giorno, anziché di notte, per poter succhiare il nettare dai fiori, che si erano evoluti assieme alle api. Questo singolo evento ha innescato l’intera evoluzione delle farfalle.

Farfalle: gli scienziati hanno sfatato una teoria

Dal 2019, attraverso un’ampia analisi del DNA, gli scienziati hanno conosciuto i tempi precisi di questo cambiamento evolutivo, sfatando una teoria precedente che suggeriva che l’ascesa delle farfalle fosse il risultato della pressione da parte dei pipistrelli in seguito all’estinzione dei dinosauri.

Ora, gli scienziati hanno scoperto da dove hanno avuto origine le prime farfalle e da quali piante facevano affidamento per il cibo. Prima di giungere a queste conclusioni, i ricercatori di dozzine di paesi hanno dovuto creare il più grande albero della vita delle farfalle del mondo, assemblato con il DNA di oltre 2.000 specie che rappresentano tutte le famiglie di farfalle e il 92% dei generi.

Usando questa struttura come guida, hanno tracciato i movimenti e le abitudini alimentari delle farfalle nel tempo in un puzzle quadridimensionale che riconduceva al Nord e al Centro America. Secondo i loro risultati, recentemente pubblicati sulla rivista Nature Ecology and Evolution, è qui che hanno preso il volo le prime farfalle.

Il sogno di infanzia di Akito Kawahara

Per l’autore principale Akito Kawahara, curatore dei lepidotteri presso il Florida Museum of Natural History, il progetto richiedeva molto tempo. Kawahara ha spiegato tramite alcune dichiarazioni riportate da SciTechDaily: “Questo era un mio sogno d’infanzia.È qualcosa che volevo fare da quando, da bambino, visitavo l’American Museum of Natural History e vedevo l’immagine della filogenesi di una farfalla attaccata alla porta di un curatore. È anche lo studio più difficile a cui abbia mai preso parte e per completarlo ci è voluto uno sforzo enorme da parte di persone di tutto il mondo”. Il ricercatore ha proseguito: “In molti casi, le informazioni di cui avevamo bisogno esistevano in guide che non erano state digitalizzate ed erano scritte in varie lingue”.

Il database creato dagli studiosi

Imperterriti, gli autori hanno deciso di creare il proprio database pubblicamente disponibile, traducendo e trasferendo scrupolosamente i contenuti di libri, collezioni museali e pagine Web isolate in un unico deposito digitale. Alla base di tutti questi dati c’erano 11 rari fossili di farfalle, senza cui l’analisi non sarebbe stata possibile.

Con ali sottilissime e peli filiformi e sottili, le farfalle sono raramente conservate nella documentazione sui fossili. I pochi che esistono vengono usati come punti di calibrazione sugli alberi genetici, consentendo ai ricercatori di registrare i tempi degli eventi evolutivi chiave.

Dove sono apparsi i primi esemplari?

Le farfalle sono apparse per la prima volta da qualche parte nel Nord America centrale e occidentale. A quel tempo, il Nord America era diviso in due da un vasto mare che divideva il continente, mentre l’attuale Messico era unito in un lungo arco con gli Stati Uniti, il Canada e la Russia. Il Nord e il Sud America non si erano ancora uniti attraverso l’istmo di Panama, ma le farfalle non avevano difficoltà ad attraversare lo stretto.

Vita extraterrestre: un nuovo orizzonte scientifico, oltre la presunzione umana

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Vita extraterrestre: un nuovo orizzonte scientifico, oltre la presunzione umana
Vita extraterrestre: un nuovo orizzonte scientifico, oltre la presunzione umana
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L’idea che la vita possa esistere al di fuori della Terra non è più relegata al regno della fantascienza, ma si è evoluta in un campo di indagine scientifica dinamico e in rapida espansione. La ricerca di vita extraterrestre, un tempo considerata speculazione, è ora un obiettivo legittimo della scienza.

La scienziata britannica Dame Maggie Aderin-Pocock, con la sua autorevole voce, sostiene con forza questa prospettiva, evidenziando come la presunzione antropocentrica abbia a lungo ostacolato la seria considerazione di tale possibilità.

Vita extraterrestre: un nuovo orizzonte scientifico, oltre la presunzione umana
Vita extraterrestre: un nuovo orizzonte scientifico, oltre la presunzione umana

La vita extraterrestre oltre la Terra: una certezza per la scienza?

L’Universo è un luogo vastissimo, con miliardi di galassie, ciascuna contenente miliardi di stelle e un numero ancora maggiore di pianeti. Le scoperte degli ultimi decenni hanno rivelato l’esistenza di un numero sorprendente di esopianeti, molti dei quali si trovano nella cosiddetta “zona abitabile“, ovvero la regione intorno a una stella dove le condizioni potrebbero permettere l’esistenza di acqua liquida, un ingrediente essenziale per la vita come la conosciamo. Aderin-Pocock ha sottolineato che, date queste immense proporzioni, è statisticamente improbabile che la vita si sia sviluppata solo sulla Terra: “La mia risposta, in base ai numeri, è no, non possiamo esserlo”, ha affermato con decisione.

Nonostante i progressi, la nostra comprensione dell’Universo è ancora limitata. Come sottolinea Aderin-Pocock, conosciamo solo il 6% della composizione dell’Universo, mentre il restante 94% è costituito da materia oscura ed energia oscura, entità misteriose che sfuggono alla nostra attuale capacità di rilevazione. Queste incognite ci ricordano quanto sia ancora vasto il nostro margine di ignoranza e quanto sia importante continuare a esplorare e a cercare risposte.

Le conferenze di Natale della Royal Institution, un evento scientifico di grande prestigio, rappresentano un’occasione unica per divulgare la scienza e per stimolare la curiosità del pubblico. Nel 2025, Aderin-Pocock avrà l’opportunità di condividere la sua passione per l’astronomia e di svelare alcuni dei misteri dell’Universo.

La storia della scienza è costellata di esempi di teorie che sono state superate da nuove scoperte. L’idea che la Terra fosse al centro dell’Universo, sostenuta da Aristotele, è durata secoli prima di essere confutata da Copernico e Galileo. Aderin-Pocock ha ricordato come il lavoro di Henrietta Swan Leavitt e le osservazioni di Edwin Hubble abbiano rivoluzionato la nostra comprensione dell’Universo, rivelando la sua vastità e la nostra posizione periferica.

La ricerca di vita extraterrestre è una delle sfide più entusiasmanti per la scienza del XXI secolo. Le missioni spaziali, come quelle del telescopio James Webb e le future missioni su Marte, sono volte a cercare segni di vita al di fuori della Terra. La scoperta di vita extraterrestre avrebbe implicazioni profonde non solo per la scienza, ma anche per la filosofia e la nostra visione del mondo. Ci costringerebbe a riconsiderare il nostro posto nell’Universo e a riflettere sulla natura della vita stessa.

L’affermazione di Aderin-Pocock sulla probabile esistenza di vita extraterrestre è un invito a superare la presunzione umana e ad abbracciare la meraviglia dell’ignoto. La scienza continua a esplorare l’Universo, spinta dalla curiosità e dalla sete di conoscenza, nella speranza di rispondere a una delle domande più antiche dell’umanità: siamo soli nell’Universo?

Royal Institution: bicentenario di Faraday e la ricerca della vita nell’Universo

La Royal Institution (Ri) celebra un anno di importanti anniversari, segnando il bicentenario di tre traguardi fondamentali di Michael Faraday: le Christmas Lectures, la scoperta del benzene e i Friday Evening Discourses. In un’epoca in cui la ricerca di vita extraterrestre spinge i confini della nostra conoscenza, la Ri, con il suo ricco patrimonio scientifico, si prepara a celebrare questi traguardi con una serie di eventi intitolati “Discover200”.

Le celebrazioni includeranno un discorso a lume di candela, rievocando le atmosfere delle conferenze originali, e la riproduzione di lezioni storiche. Un nuovo spettacolo dimostrativo intratterrà il pubblico, mentre l’intero archivio delle Christmas Lectures filmate sarà reso disponibile su YouTube, permettendo a un pubblico globale di accedere a questo tesoro di divulgazione scientifica.

In un momento in cui la possibilità di vita oltre la Terra è al centro del dibattito scientifico, la Ri invita il pubblico a condividere i propri ricordi legati alle Christmas Lectures e ai Ri Discourses, creando un mosaico di esperienze che testimoniano l’impatto duraturo dell’istituzione sulla cultura scientifica e sull’immaginario collettivo, spesso alimentato dalla speranza di non essere soli nell’Universo.

Aderin-Pocock ha espresso il desiderio di esplorare gli archivi della Ri, alla ricerca di spezzoni di conferenze storiche, come quelle tenute da Carl Sagan, per tracciare l’evoluzione della nostra comprensione dello Spazio e delle potenziali forme di vita che potrebbe ospitare.

Tra le missioni spaziali che stanno rivoluzionando la nostra visione dell’Universo, il James Webb Space Telescope (JWST) riveste un ruolo di primo piano. Lanciato il giorno di Natale del 2021, questo telescopio di nuova generazione, con il suo specchio segmentato di 18 elementi, agisce come una macchina del tempo, catturando la luce emessa dalle galassie primordiali. In un’epoca in cui la ricerca di esopianeti abitabili è una priorità, il JWST ci permette di analizzare le atmosfere di mondi lontani, alla ricerca di segni di vita.

Una delle cose che sta scoprendo è che le galassie sembrano essere più grandi di quanto ci aspettassimo nell’universo primordiale“, ha affermato Aderin-Pocock. Questa scoperta ha sollevato interrogativi fondamentali sulla validità delle attuali teorie cosmologiche, mettendo in discussione la costanza delle leggi della fisica e l’esistenza stessa della materia oscura, elementi chiave per comprendere l’evoluzione dell’Universo e la possibilità di vita altrove.

Per Aderin-Pocock, il JWST rappresenta un traguardo personale, avendo contribuito allo sviluppo di uno dei suoi strumenti, lo spettrografo nel vicino infrarosso. Tuttavia, la missione sta affrontando tagli al budget, una sfida che potrebbe compromettere la sua capacità di esplorare le profondità dell’Universo e di rispondere alle domande fondamentali sulla vita extraterrestre.

La supervisione della NASA da parte del Dipartimento per l’efficienza governativa degli Stati Uniti (Doge), guidato dall’imprenditore tecnologico Elon Musk, ha suscitato preoccupazioni. Aderin-Pocock ha espresso dubbi sull’imparzialità di tale valutazione, data la posizione di Musk come CEO di SpaceX, una società di tecnologia spaziale. In un’epoca in cui la collaborazione internazionale è fondamentale per la ricerca di vita extraterrestre, è essenziale garantire l’indipendenza e l’integrità delle agenzie spaziali.

Conflitti di interesse, sfide future e la speranza di scoprire la vita extraterrestre

Le sfide che l’astronomia si trova ad affrontare sono molteplici, ma la passione e la determinazione dei ricercatori continuano a spingere l’umanità verso nuove frontiere della conoscenza. La Royal Institution, con il suo ricco patrimonio e il suo impegno nella divulgazione scientifica, rimane un punto di riferimento fondamentale in questo viaggio alla scoperta dell’Universo e della vita extraterrestre che potrebbe ospitare.

Grande Morìa: Cina, un fossile 252 milioni di anni svela la resistenza della vita

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Grande Morìa: Cina, un fossile 252 milioni di anni svela la resistenza della vita
Grande Morìa: Cina, un fossile 252 milioni di anni svela la resistenza della vita
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La Grande Morìa, conosciuta anche come l’estinzione di massa del Permiano-Triassico, non fu un singolo evento catastrofico, ma piuttosto una serie di eventi interconnessi che si susseguirono in un periodo di tempo geologicamente breve, circa un milione di anni. Questa complessità rende estremamente difficile per gli scienziati ricostruire con precisione la sequenza degli eventi e valutare appieno il loro impatto.

Grande Morìa: Cina, un fossile 252 milioni di anni svela la resistenza della vita
Grande Morìa: Cina, un fossile 252 milioni di anni svela la resistenza della vita

La Grande Morìa: un enigma ancora da risolvere

L’estinzione di massa del Permiano-Triassico non fu un evento singolo e isolato della Grande Morìa, ma piuttosto una serie di eventi interconnessi che si susseguirono nel corso di un periodo di tempo relativamente breve, circa un milione di anni. Questa complessità rende difficile ricostruire con precisione la sequenza degli eventi e il loro impatto.

Le Trappole Siberiane, una vasta regione vulcanica situata nell’attuale Siberia, furono il principale motore di questa catastrofe. Le eruzioni vulcaniche non furono solo intense, ma anche prolungate, durando per centinaia di migliaia di anni. Questo rilascio prolungato di gas serra ebbe effetti cumulativi devastanti.

Durante la Grande Morìa, il rilascio massiccio di anidride carbonica (CO2) e metano (CH4) dalle eruzioni delle Trappole Siberiane innescò un rapido e devastante aumento dell’effetto serra. Questo fenomeno portò a un riscaldamento globale senza precedenti, con le temperature medie globali che aumentarono di diversi gradi, raggiungendo picchi estremi in alcune regioni del pianeta. I cambiamenti climatici che ne seguirono furono drastici, provocando alterazioni significative nei modelli di precipitazione: alcune aree furono colpite da siccità prolungate e intense, mentre altre subirono inondazioni catastrofiche.

L’aumento della concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera innescò un processo di acidificazione degli oceani, rendendo l’acqua marina corrosiva per gli organismi dotati di gusci o scheletri calcarei. Parallelamente, il riscaldamento delle acque ridusse drasticamente la solubilità dell’ossigeno, creando vaste zone oceaniche anossiche, prive di ossigeno, dove la vita marina non poteva più sopravvivere. La combinazione di acidificazione e anossia portò al collasso degli ecosistemi marini, con la scomparsa di intere comunità di organismi.

Sulla terraferma, gli effetti della Grande Morìa si manifestarono con un drammatico riscaldamento globale che innescò una serie di eventi catastrofici: la siccità divenne una piaga diffusa, alimentando incendi devastanti che distrussero vaste aree di vegetazione, mentre le tempeste di cenere vulcanica oscurarono il cielo e soffocarono la vita. L’aumento esponenziale della concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera alterò profondamente la fisiologia delle piante, compromettendo i processi vitali come la fotosintesi e la respirazione. Infine, l’acidificazione delle piogge, conseguenza diretta dell’attività vulcanica, danneggiò irreparabilmente le piante e i suoli, rendendo inospitali ampie porzioni di territorio.

La scoperta di un rifugio per le piante in Cina nord-orientale ha offerto uno spiraglio di speranza in questo scenario apocalittico. Questo sito fossilifero rivela che alcune piante furono in grado di sopravvivere alle condizioni estreme della Grande Morìa.

La sopravvivenza di alcune piante alla Grande Morìa fu resa possibile da una combinazione di fattori. Alcune specie vegetali avevano probabilmente sviluppato adattamenti specifici che consentivano loro di tollerare livelli elevati di anidride carbonica e temperature estreme, condizioni prevalenti in quel periodo. La resilienza intrinseca delle piante, la loro capacità di rigenerarsi e adattarsi a condizioni avverse, giocò un ruolo cruciale nel permettere loro di superare le difficoltà. Infine, la presenza di microclimi locali, come valli riparate o aree con sorgenti d’acqua, offrì rifugio dalle condizioni più estreme, creando oasi di sopravvivenza in un ambiente altrimenti ostile.

La sopravvivenza delle piante in quel rifugio rappresentò un fattore cruciale per la ripresa degli ecosistemi terrestri, fungendo da punto di partenza per il loro recupero. La biodiversità delle specie vegetali che riuscirono a superare la catastrofe influenzò in modo determinante la composizione delle foreste del Triassico, plasmando la loro struttura e diversità. Lo studio della Grande Morìa non è solo un esercizio accademico, ma ha anche importanti implicazioni per il presente. L’attuale aumento dei gas serra e il conseguente riscaldamento globale ci mettono di fronte a sfide simili a quelle affrontate dalla vita durante il Permiano-Triassico.

Lo studio approfondito di come le piante e gli altri organismi riuscirono a sopravvivere può rivelare preziose informazioni sulla resilienza degli ecosistemi, fornendo una chiave di lettura fondamentale per comprendere le loro capacità di resistenza e adattamento. Queste conoscenze si rivelano essenziali per sviluppare strategie efficaci volte a proteggere la biodiversità e a mitigare gli impatti devastanti del cambiamento climatico, offrendo strumenti concreti per preservare la vita sul nostro pianeta.

Un rifugio vegetale nella Grande Morìa: la tenacia della vita terrestre in Cina nord-orientale

Le recenti scoperte in Cina nord-orientale stanno riscrivendo la nostra comprensione di come questo evento abbia influenzato gli ecosistemi terrestri. Un nuovo studio ha rivelato l’esistenza di un rifugio dove le piante sono riuscite a sopravvivere, offrendo una prospettiva inedita sulla resilienza della vita.

La ricerca, condotta in quella che oggi è la regione dello Xinjiang, ha analizzato strati rocciosi che coprono il periodo della Grande Morìa. Un elemento chiave di questo sito è la presenza di strati di cenere vulcanica contenenti zirconi, cristalli che permettono una datazione precisa grazie al decadimento radioattivo di uranio e piombo. Questa precisione ha permesso ai ricercatori di datare gli strati rocciosi con maggiore accuratezza rispetto ad altri siti.

L’analisi di spore fossili e polline presenti negli strati ha rivelato un quadro sorprendente: non si è verificata una massiccia estinzione seguita da una rapida ripopolazione, ma piuttosto un lento cambiamento nella composizione delle specie vegetali. Le foreste di gimnosperme, piante produttrici di semi, hanno continuato a prosperare, integrate da felci produttrici di spore: “Almeno in questo posto non assistiamo a un’estinzione di massa delle piante“, ha dichiarato Wan Yang, coautore dello studio e professore di geologia e geofisica presso la Missouri University of Science and Technology.

Questa scoperta rafforza l’idea che l’impatto della Grande Morìa sia stato più complesso sulla terraferma rispetto agli oceani. Mentre la vita marina ha subito una devastazione senza precedenti a causa dell’acidificazione degli oceani e dell’anossia, gli ecosistemi terrestri hanno mostrato una maggiore capacità di resistenza.

La sopravvivenza delle piante in quel rifugio fu il risultato di una combinazione di fattori cruciali. Innanzitutto, le piante terrestri possedevano adattamenti innati che permisero loro di resistere a condizioni estreme, come la presenza di strutture sotterranee robuste, quali radici e steli, e la produzione di semi resistenti. In secondo luogo, la regione dello Xinjiang, caratterizzata da una ricca rete di laghi e fiumi e situata ad alta latitudine, offrì microclimi favorevoli, con temperature più miti rispetto alle zone equatoriali, dove il calore era insopportabile. Infine, i cambiamenti climatici che avvennero in quel periodo furono graduali: l’analisi degli strati rocciosi indica che il clima divenne più secco, ma non in modo così drastico da provocare la distruzione delle foreste.

La scoperta di questo rifugio vegetale ha alimentato un dibattito tra gli scienziati sulla portata dell’estinzione sulla terraferma. Alcuni, come Robert Gastaldo, professore emerito di geologia al Colby College, suggeriscono che il termine “estinzione” potrebbe non essere appropriato per descrivere ciò che è accaduto sulla terraferma, proponendo invece il termine “crisi”.

Tutti concordano sull’importanza di studiare la Grande Morìa per comprendere meglio gli impatti dei cambiamenti climatici estremi. L’evento del Permiano-Triassico, causato da un massiccio rilascio di gas serra, offre un parallelo con l’attuale crisi climatica: “Il pianeta ne ha fatto esperienza“, ha affermato Gastaldo: “La memoria del pianeta è nella registrazione delle rocce. E possiamo imparare dalla registrazione delle rocce cosa accade al nostro pianeta in queste condizioni estreme”.

Un laboratorio naturale

L’analisi delle antiche catastrofi, come la Grande Morìa, si è rivelata uno strumento di inestimabile valore per comprendere le potenziali conseguenze di un’atmosfera terrestre ricca di anidride carbonica, una condizione che l’umanità non ha mai sperimentato direttamente. Questi eventi del passato, registrati nelle rocce e nei fossili, offrono una sorta di “memoria del pianeta“, permettendoci di osservare gli effetti di livelli di CO2 ben superiori a quelli attuali.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Science Advances.