venerdì, Gennaio 17, 2025
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Leucemia infantile, funziona il trapianto da genitori, ora si può guarire

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da  adnkronos

Novità importanti nella lotta alla leucemia pediatrica e ai tumori del sangue, grazie a una nuova tecnica di manipolazione di cellule staminali. Messa a punto dai ricercatori dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù, la tecnica è stata sviluppata con la più grande casistica al mondo nell’ospedale della Santa Sede su bambini con leucemie e tumori del sangue. Anche in assenza di un donatore completamente compatibile, la metodica rende possibile il trapianto di midollo da uno dei due genitori, “con percentuali di guarigione sovrapponibili a quelle ottenute utilizzando un donatore perfettamente idoneo”, spiegano i medici.

La procedura è stata applicata a 80 pazienti con leucemie acute resistenti ai trattamenti o con ricadute dopo i convenzionali trattamenti chemioterapici. I risultati mostrano che il rischio di mortalità da trapianto è straordinariamente basso (5%), quello di ricaduta di malattia è del 24% e la probabilità di cura definitiva è superiore al 70%, “un valore sovrapponibile (anzi lievemente migliore) a quello ottenuto nello stesso periodo in bambini leucemici trapiantati da un donatore, familiare o non consanguineo, perfettamente compatibile”. Risultati eccezionali, pubblicati su ‘Blood’, e rilanciati dalla Società americana di ematologia (Ash). Questa metodologia rivoluzionaria – messa a punto dall’équipe di Franco Locatelli, direttore del dipartimento di Oncoematologia e medicina trasfusionale al Bambino Gesù – era già stata applicata alle immunodeficienze e alle malattie genetiche (talassemie, anemie, ecc.). Il nuovo studio allarga le patologie trattabili alle leucemie e ai tumori del sangue.

Il trapianto di staminali del sangue rappresenta una terapia salvavita per molti bambini con leucemia o altri tumori del sangue, così come per i piccoli che nascono senza adeguate difese del sistema immunitario o con un’incapacità a formare adeguatamente i globuli rossi (malattia talassemica). Per anni l’unico donatore impiegato è stato un fratello o una sorella immunogeneticamente compatibile con il paziente. Ma la possibilità che due fratelli siano identici tra loro è solamente del 25%. Per ovviare a questa limitazione sono stati creati i Registri dei donatori volontari di midollo osseo che arruolano ormai più di 29 milioni di donatori e le Banche di raccolta e conservazione del sangue placentare, le quali rendono disponibili circa 700.000 unità nel mondo.

Un 30-40% di pazienti non trova però un donatore idoneo o ha urgenza di essere avviato al trapianto prima di poter identificarlo al di fuori dell’ambito familiare. Proprio per rispondere a questa ‘urgenza’ terapeutica, negli ultimi 20 anni si è investito nell’utilizzo di uno dei due genitori come donatore di cellule staminali emopoietiche, immunogeneticamente compatibile per il 50% con il proprio figlio. Tuttavia l’utilizzo di queste cellule senza alcuna manipolazione rischia di causare gravi complicanze, potenzialmente fatali. Per questo motivo, fino a pochi anni fa, si utilizzava un metodo di ‘purificazione’ che garantiva una buona percentuale di successo del trapianto ma che si associava ad un elevato rischio infettivo, con un’elevata incidenza di mortalità.

Insomma, i trapianti da uno dei due genitori avevano una probabilità di successo significativamente inferiore a quella ottenibile impiegando come donatore un fratello o una sorella, o un estraneo compatibile. Il team del Bambino Gesù ha messo a punto una nuova tecnica di manipolazione delle staminali che permette di eliminare le cellule pericolose (linfociti T alfa/beta+), responsabili dello sviluppo di complicanze legate all’aggressione delle cellule del donatore sui tessuti del ricevente, lasciando però elevate quantità di cellule buone (linfociti T gamma/delta+, cellule natural killer), capaci di proteggere il bambino da infezioni severe e ricadute.

La stretta interazione tra ricerca clinica e ricerca di base ha permesso di capire che con il nuovo approccio di manipolazione selettiva dei tessuti da trapiantare, i pazienti possono beneficiare fin da subito dell’effetto positivo dei linfociti T gamma/delta+ e delle cellule natural killer del donatore. Inoltre, il rischio particolarmente basso di sviluppare complicanze a breve e lungo termine correlate al trapianto ottenuto grazie a questo nuovo approccio metodologico, “rende questa procedura un traguardo solo pochi anni fa impensabile e oggi una realtà potenzialmente applicabile a centinaia di altri bambini nel mondo”, spiegano dall’ospedale. Largo supporto alle attività di ricerca è stato dato da un grant finanziato da Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro).

Scoperta all’Osservatorio di Montarrenti una supernova distante 390 milioni di anni luce

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Sono stati Simone Leonini, Massimo Conti, Luz Marina Tinjaca Ramirez e Paolo Rosi, nell’ambito del Montarrenti Observatory Supernovae Search Hight Cadence Project, a scoprire la supernova peculiare SN2017fof. E’ successo all’Osservatorio di Montarrenti, nel Comune di Sovicille. La nuova strategia di ricerca, che mira a sorvegliare galassie candidate con una cadenza di 2-3 giorni, è stata sviluppata allo scopo di massimizzare le scoperte e rendere disponibili alla comunità astronomica internazionale nuovi transienti individuati nelle prime fasi esplosive.

Grazie al telescopio automatico Ritchey-Chretien (D=0.53m; f/8.7) dell’osservatorio gestito dall’Unione Astrofili Senesi, è stato registrato in due distinte epoche (2017-07-16 21:21:23 UT, R = 17.6 Mag. e 2017-07-19 21:58:08 UT, R = 17.1 Mag. – catalogo USNO B1) un nuovo evento esplosivo nella galassia a spirale barrata face-on UGC10602. La galassia, che brilla di Mag. 14.2 nella costellazione che raffigura il grande eroe mitologico Ercole, dista circa 390 milioni di anni luce dalla Terra.

«Un altro grande successo dei nostri astrofili! Scoperta la supernova peculiare in Ercole…a “solo” 390 milioni di anni luce…così “vicina” non potevamo che stanarla! Complimenti ancora a Simone Leonini, Luz Marina Ramirez, Paolo Rosi e Massimo Conti!», commentano gli Astrofili Senesi sui social.

La NASA cerca idee su freelancers per uno scudo antiradiazioni

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La NASA è sempre alla ricerca di nuove idee e di bravi progettisti e si è spesso affidata al crowdsourcing delle idee per progetti divertenti come la ricerca degli esopianeti o lo studio della superficie della luna.

Ora sta per bandire un concorso sul sito freelancer.com per idee sulla progettazione di uno schermo antiradiazioni per il volo nella spazio profondo. Più specificamente, “un concetto di piegatura 3D per la protezione dalle radiazioni da utilizzare per proteggere l’area dedicata all’equipaggio umano su veicoli spaziali”.

In questo caso, la NASA spera di ottenere alcune buone idee per proteggere gli esseri umani dalle radiazioni nocive cui saranno esposti durante le missioni spaziali lontane dalla Terra.

Infatti, quello della protezione dalle radiazioni è un grosso problema per le prossime missioni spaziali e per quelle previste verso Marte. Mentre gli astronauti che operano in orbita bassa sulla ISS sono ancora protetti dal campo magnetico della Terra, nello spazio e su Marte tale campo è assente, di conseguenza i membri di una futura missione destinati a scendere su Marte dovranno essere costantemente protetti dalle radiazioni.

Questo progetto in particolare si concentra sulla parte del viaggio, cercando disegni simili a origami per proteggere il veicolo spaziale.

Relativamente a questo progetto, l’idea è di realizzare qualcosa che, oltre a proteggere le parti con equipaggio umano di una navicella spaziale, possa essere dispiegato ed espanso una volta arrivati su Marte per garantire la massima protezione all’equipaggio.

Cercheremo la vita sulle lune Encelado ed Europa

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Continua la ricerca della vita nel sistema solare. Dopo Marte l’attenzione si è ora spostata su alcune grandi lune, satelliti dei giganti Giove e Saturno.

Uno degli oggetti più interessanti da questo punto di vista è, secondo gli scienziati, Encelado, la luna incrostata di ghiaccio di Saturno. Analizzata dalla sonda spaziale Cassini della Nasa e dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), la luna è caratterizzata dai geyser d’acqua che spruzzano dal suo polo sud, probabile segno della presenza di un oceano liquido a diversi chilometri sotto la superficie. Cassini ha scoperto che l’acqua di Encelado contiene tutti gli ingredienti di base per la vita come lo conosciamo: carbonio, azoto e una fonte di energia disponibile in forma di idrogeno.

Europa (Credito: Nasa)

La luna di Giove Europa è però essere uno dei luoghi più probabili del sistema solare per portare la vita (Credit: Nasa)

Ma Cassini restano solo poche settimane prima di affrontare la sua morte tuffandosi nell’atmosfera di Saturno.

La NASA sta quindi esaminando la possibilità di inviare una missione specifica su Encelado per effettuare analisi più complete e verificare se sia possibile trovare tracce di vita.

Encelado, tuttavia, è solo uno dei diversi mondi del sistema solare coperti di ghiaccio dove siamo certi sia presente acqua allo stato liquido, in grado, forse, di ospitare vita microscopica. Ci sono altri candidati credibili e, precisamente,  le lune di Giove Europa, Callisto e Ganymede e perfino la lontanissima luna di Nettuno, Triton, potrebbe essere abitabile per forme di vita adattate a condizioni estreme.

Europa è forse il bersaglio più conosciuto per l’esplorazione. Già negli anni ’60 gli astronomi pensavano che la luna potesse ospitare la vita. Lo scrittore Arthur C Clarke, nel suo romanzo “2001:odissea nello spazio” vi immaginava piante giganti in grado di crescere sotto il ghiaccio. Osservazioni della sonda Galileo della Nasa alla fine degli anni ’90 dimostrarono che Europa ha un oceano di acqua di circa 15-20 km di profondità sotto la sua crosta ghiacciata. Ci possono anche essere aree in cui laghi d’acqua potrebbero essere intrappolati nel ghiaccio.

Mentre dovremo aspettare qualche decennio per tornare su Encelado, Europa sarà presto studiata dettagliatamente. L’Esa sta costruendo una nave spaziale nota come Juice , che sta per Jupiter Icy Moons Explorer. Il lancio avverrà nel 2022, poi la sonda entrerà nell’orbita di Giove e farà studi dettagliati su Europa, Ganymede e Callisto.

Test di trapano a ghiaccio (Credit: NASA)

L’acqua liquida sarà probabilmente raggiunta da un robot perforando attraverso gli strati di ghiaccio (Credit: NASA)

la Nasa, da parte sua, ha pianificato per il 2020 la missione Europa Clipper. Questa sonda spaziale robotica è progettata incontrare Europa circa 40 volte e fare uno studio dettagliato della sua superficie.

Nel frattempo, al Jet Propulsion Laboratory (JPL) di Pasadena, gli ingegneri stanno già lavorando al passo successivo: la progettazione di lander robotici e sistemi di campionamento per questi mondi gelidi.

“Le lune celle sono luoghi estremamente impegnativi per operare”, dice l’ingegnere robotico, Hari Nayar. “Sono fredde, dure robuste e solo arrivare al liquido, attraverso parecchi chilometri di ghiaccio, è una sfida incredibilmente difficile”.

Nayar prevede una serie di missioni effettuate con un lander che culmineranno nell’invio di un robot che dovrebbe perforare lo strato di ghiaccio. “Non abbiamo ancora risolto del tutto questo problema”, ammette, “ma ci sono molte persone intelligenti al JPL”.

La sua squadra ha sviluppato una serie di concetti, tra cui un rover per Europa e un sistema di ancoraggio che utilizza pali riscaldati per bloccare gli strumenti nel ghiaccio. Le tecnologie per prelevare campioni da sotto la superficie includono un robot riscaldato alimentato da un piccolo reattore nucleare che dovrebbe essere in grado di sciogliere la crosta ghiacciata. Un altro progetto prevede di ottenere delle carote trivellando il ghiaccio per analizzarlo a varie profondità.

Cassini spaziale (Credit: NASA)

La nave spaziale Cassini avrebbe potuto esaminare i pennacchi d’acqua di Encelado, ma, tra poche settimane, si tufferà nell’atmosfera di Saturno (Credit: Nasa)

Questi progetti, però, non sono previsti per la fase operativa prima dei prossimi 10 – 15 anni.

Trovare una forma di vita – per quanto semplice – su mondi una volta considerati lune morte, sarebbe una delle scoperte più importanti di tutti i tempi. Significherebbe che la vita potrebbe essere comune in tutto l’Universo.

 

Le scie chimiche? Io le tolgo con l’aceto

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di Oliver Melis per Reccom Magazine

Ne abbiamo parlato in un altro articolo ma le scie chimiche sono sempre un argomento attuale. Gli attivisti non si limitano a segnalarne la presenza, a filmarle o a fotografarle ma si sono “attrezzati” anche per combatterle. Con cosa? Chembuster, Tower Busters e Cloudbuster , meta-flak e l’aceto di mele. Si, avete letto bene, l’aceto di mele sarebbe un’arma potentissima per annullare l’effetto delle scie chimiche.

Ricorderete certamente cosa sono le scie e a cosa servono, controllare il clima per usare il clima stesso come arma o secondo altre teorie a fermare il riscaldamento globale grazie a un’attività “segreta” di geoingegneria, che vedrebbe migliaia di aerei impegnati ogni giorno a tutte le ore a scaricare nei nostri cieli sostanze chimiche “nanoparticolari”.

Come si contrasta il fenomeno delle scie chimiche?

Per scongiurare i pericoli delle temibili scie si usavano “armi orgoniche” cioè una fonte di energia teorizzata da William Reich negli anni trenta e riesumata decenni dopo per combattere appunto le scie chimiche. Queste fantastiche armi sono composte essenzialmente da canne di rame infilate in una base di quarzo e puntate verso il cielo, questi dispositivi, generando energia orgonica, dissolverebbero le scie chimiche, infatti come avrete notato le scie tendono dopo un certo tempo a svanire, peccato che lo facciano anche in assenza dei suddetti tubi…

aceto

Queste armi, però, hanno un difetto: i modelli esistenti presentati dagli “attivisti” non hanno una grande affidabilità, i cannoni a orgone non hanno risolto il problema visto il proliferare di scie chimiche.

Nuove e (forse) risolutive scoperte…

Gli incessanti studi dei Ricercatori indipendenti però non si sono fermati, molti impiegando il loro tempo hanno cercato di capire cosa non andasse nei cannoni orgonici ma altri hanno percorso strade diverse e sviluppato nuove idee, uno in particolare, tempo fa, mise in relazione le caratteristiche del bario, metallo usato prevalentemente nelle scie chimiche, con l’acido acetico, infatti, secondo lui, se lasciamo dell’aceto su un terrazzino, la sostanza dovrebbe riuscire a liberare una vasta porzione di cielo, rendendo l’aria balsamica e respirabile.

Forse il NWO ha le ore contate, un bicchiere di aceto in uno spruzzino che lo nebulizza e le scie chimiche svaniscono, provare per credere.

Aceto antiscie

Su youtube, punto di riferimento di tanti laureati alla Youtube University of life, troverete tanti video che dimostrano che il rimedio funziona, efficace e, soprattutto, economico.

In poco tempo manderanno all’aria i progetti dei Poteri occulti che si dice spendano decine di milioni al giorno solo in Italia con le irrorazioni chimiche. Il rimedio a detta degli esperti funzionerebbe distruggendo le nuvole artificiali e le scie chimiche ma altri si chiedono come un bicchiere di aceto possa inibire gli effetti di tonnellate di sostanze chimiche immesse in atmosfera.

Domande vane e velleitarie perché queste soluzioni non tengono conto delle leggi della fisica. C’è solo da sperare che non si creino dei cartelli nella vendita di ettolitri di aceto che rischierebbero di ostacolare la lotta alla geoingegneria clandestina.

Oliver Melis è owner su facebook delle pagine NWO ItaliaPerle complottare e le scie chimiche sono una cazzata

Cala la fertilità maschile, c’è da preoccuparsi?

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Un articolo pubblicato ieri dalla BBC online lancia l’allarme sulla fertilità maschile che sarebbe in calo mettendo addirittura l’umanità a rischio estinzione. Secondo una serie di studi condotti su uomini residenti in Nord America, Europa, Australia e Nuova Zelanda la conta degli spermatozoi presenti nel loro eiaculato nel giro di soli quarant’anni si sarebbe dimezzata.

In realtà, alcuni esperti sarebbero scettici sui risultati di questa ricerca basata su quasi 200 studi.

Facciamo il punto: Un certo dottor Hagai Levine, dell’università ebraica di Gerusalemme, un epidemiologo, ha dichiarato di essere “molto preoccupato” sul futuro della specie umana in base ad una sua ricerca basata sui risultati di 185 studi effettuati tra il 1973 e il 2011.

I dati ed i dubbi

Il dottor Levine attribuisce il calo di spermatozoi nei maschi residenti in Nord America, Europa, Australia e Nuova Zelanda al modo di vivere che si è affermato in queste zone: stili di vita troppo stressanti, inquinamento ambientale e cibo non sano. Secondo l’epidemiologo, se non risolveremo in breve tempo questo problema la specie umana rischia l’estinzione. la concentrazione di spermatozoi nell’eiaculato degli uomini si sarebbe ridotta del 52,4% mentre il numero totale sarebbe sceso del 59,3% in soli quaranta anni e, secondo i dati estrapolati, il tasso di diminuzione continua ad aumentare.

 

Al contrario, nessuna diminuzione significativa è stata registrata in Sud America, Asia e Africa, ma i ricercatori sottolineano che sono stati condotti molti meno studi sugli abitanti di questi continenti. Sempre secondo il dottor Levine, però, i conteggi spermatici potrebbero calare anche in questi luoghi man mano che gli stili di vita si avvicineranno a quelli dell’occidente sviluppato.

Molti studi precedenti hanno indicato simili forti diminuzioni del numero di spermatozoi nelle economie sviluppate, ma gli scettici affermano che una gran parte di essi è stata condotta male.

In alcuni studi il campione di uomini sarebbe un numero relativamente piccolo, inoltre, spesso si tratta di studi condotti solo su uomini che si erano rivolti a cliniche della fertilità, con quindi un’alta probabilità di avere bassi conteggi di spermatozoi.

Un altro fattore da tenere in considerazione è che gli studi che dimostrano un calo dei conteggi spermatici hanno ottenuto più facilmente la pubblicazione sulle riviste scientifiche rispetto a studi analoghi riportanti risultati opposti, ritenuti, ovviamente, più normali.

Tutto sommato, secondo gli scienziati che invitano alla prudenza, lo studio, pur ben fatto, potrebbe essersi avvalso di dati parziali o errati anche se la ricerca sembrerebbe aver tenuto conto di alcune di queste carenze.

 

Fumo e obesità

Anche il Prof Allan Pacey, della Sheffield University, ritiene che anche se il nuovo studio ha ridotto la possibilità di errori, non li rimuove completamente. Quindi, dice, i risultati dovrebbero essere trattati con cautela.

Dallo studio non si evidenziano cause specifiche per questa apparente diminuzione della conta degli spermatozoi  ma è possibile sia collegata con l’esposizione ai prodotti chimici utilizzati nell’agricoltura e nelle materie plastiche, l’obesità, il fumo, lo stress la dieta e, perfino, la vita troppo sedentaria.

Insomma, i dati sono controversi ma abbastanza attendibili da far accendere un segnale di allarme. Servono studi più puntuali per verificare cosa effettivamente stia succedendo, isolarne le cause ed intervenire per invertire la tendenza di questo preoccupante fenomeno.

Intanto si potrebbe cominciare con aumentare l’impegno nel combattere fumo ed obesità e migliorare, quindi, gli stili di vita.

 

Il “mistero” del triangolo della Bermuda

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Una premessa: il Triangolo delle Bermuda è solo una leggenda: non esistono evidenze statistiche che dimostrino che nell’area compresa tra Porto Rico, la Florida e le isole Bermuda aerei e navi abbiano incidenti più che in altre parti del mondo. Ci sono molti meccanismi naturali che potrebbero affondare barche sugli oceani ma quasi nessuno di loro esiste nel triangolo.

Nonostante ciò, il Triangolo maledetto ha fatto di nuovo notizia. Questa volta, però, non si tratta di eventi apparentemente inspiegabili ma, finalmente, emerge che il fenomeno della scomparsa inspiegabile di navi e aerei in quest’area semplicemente non esiste.

Durante un’intervista radiofonica su news.com.au, Karl Kruszelnicki, noto comunicatore scientifico australiano, ha osservato che il numero di navi e aeromobili che scompaiono nella zona “è percentualmente uguale a qualsiasi altra parte del mondo“.

È vicino all’equatore, in una zona ricca del mondo, in America, e vi passa molto traffico aereonavale, commerciale, turistico e privato“.

Secondo Kruszelnicki, il mito dietro il Triangolo Bermuda iniziò quando diversi convogli militari di alto profilo – e le loro successive missioni di salvataggio – scomparvero, precipitati o affondati, nella regione, tra la prima e la seconda guerra mondiale. In realtà, il tempo terribile, le barche e gli aeromobili meno affidabili furono la causa di molte di queste scomparse.

Alcuni dei piloti scomparsi erano noti per essere inclini a commettere errori catastrofici, tra cui spesso perdersi, bere molto prima di volare e anche di decollare senza avere indossato tutto l’equipaggiamento appropriato e testato la strumentazione di bordo.

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Rappresentazione artistica del mistero del triangolo delle Bermuda Ill. / Shutterstock

Non sono mai stati trovati corpi e relitti, ma non è sorprendente considerando che si tratta di una porzione di oceano incredibilmente vasta e profonda. Ancora oggi, i resti di aerei e barche si trovano raramente, nonostante grandi progressi nella ricognizione e nella tecnologia di tracciamento.

Tuttavia, questa combinazione di affondamenti e sparizioni è stata sempre grandemente enfatizzata dai media facendo letteralmente nascere una leggenda, complici anche alcuni furbi divulgatori parascientifici che sul triangolo delle Bermuda hanno costruito una vera e propria fenomenologia pubblicando libri in cui si speculava su varie ipotesi, ipotesi che potevano andare dai mostri marini, agli abitanti di Atlantide fino agli UFO come colpevoli delle sparizioni. Nessuno si è mai sprecato a fare una valutazione puramente scientifica, basata sui numeri, su cosa sia effettivamente il triangolo delle Bermuda: sostanzialmente una bolla mediatica.

Recentemente, qualcuno ha provato a suggerire che barche e aerei potrebbero essere stati inglobati da bolle di metano risalenti dal fondo dell’oceano. Tutto sommato un’ipotesi con una qualche plausibilità scientifica, con un solo problema: nnon esistono riserve di metano al di sotto del triangolo delle Bermuda.

In sintesi, nessuna organizzazione scientifica con un minimo di reputazione di serietà ritiene che nel Triangolo delle Bermuda avvenga realmente qualcosa di misterioso.

Non troviamo gli alieni perchè stanno dormendo. Una nuova risposta al paradosso di Fermi

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La vastità dell’universo suggerisce che debbano esserci, da qualche parte, civiltà aliene avanzate o, almeno, qualche prove della loro esistenza. Segni come megastrutture e comunicazioni – dovrebbero essere evidenti.

Invece, gli astronomi continuano a confrontarsi con un universo silenzioso oltre il nostro pianeta.

Questo “silenzio spaventoso”, come lo defisce il cosmologo Paul Davies, ha ispirato al grande fisico Enrico Fermi a porsi la famosa domanda: “Ma dove sono tutti?”

Molti hanno proposto soluzioni più o meno credibili a questa domanda, ma adesso vi è un’altra ipotesi sul tavolo. Alcuni scienziati hanno presentato l’idea che sia possibile che vi siano antichissime civiltà aliene là fuori che, però, si sono autoibernate in attesa di un lontano futuro in cui l’universo sarà più freddo fornendo le condizioni giuste per soddisfare le loro ambizioni?

Secondo questa nuova idea, civiltà aliene sono emerse e hanno prosperato  nell’universo giovane, crescendo in dimensioni e sviluppando la tecnologia per sfruttare l’energia delle stelle e delle galassie. Giunti ad un certo punto, però, questi alieni decisero di rivolgere la loro attenzione alle grandi questioni del cosmo, privilegiando lo sviluppo filosofico e spirituale a quello materiale.

Per affrontare questioni così profonde e fondamentali saranno però state necessarie grandissime capacità computazionali e sarà stato necessario realizzare computer potentissimi, come “Pensiero Profondo“, l’immenso supercomputer costruito per riflettere sulla risposta definitiva alla domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto immaginato dallo scrittore Douglas Adams nel suo ciclo fantascientifico “Guida galattica per autostoppisti“.

Il flusso di energia

Ma c’è una limitazione nella termodinamica del calcolo. Tali immensi calcoli richiedono un flusso di energia, da caldo a freddo e questo è, in ultima analisi, limitato dalla temperatura di fondo dell’universo. All’inizio erano pochi decine di kelvin sopra zero assoluto. Ma ogni grado di raffreddamento crea potenzialità per una quantità immensa di calcolo aggiuntivo.

Insomma, alla fine, questi alieni si potrebbero essere stancati di aspettare gli eoni necessari per i calcoli richiesti dalle risposte definitive sull’universo e potrebbero aver deciso di ibernarsi, tutta la specie, in attesa che le condizioni di temperatura dell’universo siano tali da permettere che i calcoli relativi alle loro domande richiedano un tempo ragionevole.

Ovviamente, mantenere un’intera civiltà in stato di animazione sospesa, al sicuro, in attesa che l’universo diventi abbastanza freddo richiede una grande quantità di energia, inoltre, questi alieni dovrebbero essere sicuri che al risveglio la materia e l’energia necessari per prosperare saranno ancora disponibili. Ciò implica strutture di mega-ingegneria in grado di sfruttare l’energia complessiva di interi sistemi stellari se non galassie, che però non siamo ancora riusciti ad individuare. Gli autori riconoscono questo limite alla loro ipotesi rispondendo, però, che questa attività potrebbe essere svolta con strumenti che ancora non siamo in grado di comprendere e essere quindi, per noi, in gran parte invisibile.

Va bene, tutto è possibile e a molti scienziati piace la fantascienza ma quanto seriamente dovremmo prendere questa possibile soluzione al paradosso di Fermi? Ovviamente sono solo congetture e speculazioni e non dovremmo escludere qualcosa solo perchè noi non la faremmo, allo stato attuale. Non c’è niente di sbagliato nello speculare, la speculazione può ispirare nuovi pensieri e nuove soluzioni ma anche liberare la fantasia senza porre limiti all’immaginario dovrebbe essere fatto con un filo, perlomeno un filo, di buon senso e dimensionarla adeguatamente.

Forse siamo soli, e forse no, in quest’universo immenso ma se il solo contemplarlo ci fa esclamare, insieme ancora a Douglas Adams “Wow” Ma è infinito!“, dovremo rassegnarci alla nostra solitudine solo quando, e se, saremo arrivati agli estremi confini e avremo esplorato l’ultimo corpo celeste.

Nel frattempo, la domanda di Fermi “Ma dove sono tutti?” dovrà essere il nostro faro, il nosatro riferimento e la motivazione per continuare ad esplorare e conoscere.

Con il laser si riattivano i ricordi “persi” nei topi affetti da Alzheimer

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Memorie dimenticate sono state risvegliate nei topi con la malattia di Alzheimer, suggerendo che la patologia non distrugga i ricordi ma, invece, ostacola la capacità di richiamarli.

Si è sempre pensato che la malattia di Alzheimer cancella completamente i ricordi. La condizione coinvolge grappoli di proteine ​​note come placche amiloide e tangoli tau che si accumulano nel cervello, dove, si pensa, distruggono i neuroni che conservano i ricordi.

Ma gli esperimenti di  Christine Denny e colleghi, presso la Columbia University, suggeriscono che, forse, la malattia di Alzheimer non cancelli i ricordi ma renda più difficile l’accesso ad essi. Il risultato più interessante di questo studio sta, però, nel fatto che sembra sia possibile risvegliare i ricordi perduti attivando artificialmente i neuroni in cui sono memorizzati.

 La ricerca potrebbe essere rivoluzionaria, sostiene Ralph Martins, dell’Edith Cowan University in Australia: “Ci da la possibilità di lavorare su nuovi farmaci che aiutino i pazienti a recuperare i propri ricordi.”

Memorie sbagliate

Per esaminare come la memoria sia colpita dalla malattia di Alzheimer, i ricercatori hanno sviluppato un modo di visualizzare i singoli ricordi nei cervelli dei topi affetti da Alzheimer. L’osservazione è stata fatta su due gruppi di topi, un set  sano, e uno con una condizione simile alla malattia di Alzheimer umana.

Entrambi i gruppi di topi sono stati sottoposti ad un test di memoria. In primo luogo, sono stati esposti ad un profumo di limone e dato uno shock elettrico. Poi, una settimana dopo, sono stati esposti allo stesso profumo di limone. I topi sani si sono immediatamente bloccati temendo di prendere di nuovo la scossa, mentre tra i topi con la malattia di Alzheimer quasi la metà presero di nuovo la scossa, suggerendo di non ricordare il legame tra l’odore e lo shock elettrico.

Nell’ippocampo dei topi appartenenti ai due gruppi si è osservata un’attivazione diverse per i neuroni deputati alla creazione, alla conservazione e al richiamo dei ricordi. Questo potrebbe aiutare a spiegare perché le persone con la malattia di Alzheimer presentano falsi ricordi. Ad esempio, molte persone con questa malattia ricordano erroneamente dove si trovavano durante gli attacchi dell’11 settembre. Gli esperimenti sui topi suggeriscono che ciò sia dovuto al fatto che recuperano informazioni dalle cellule cerebrali sbagliate.

Premendo il riavvio

Utilizzando una tecnica di ingegneria genetica chiamata optogenetica, il team di Denny ha continuato a riattivare la memoria dell’associazione “odore di limone-shock elettrico” nei topi con Alzheimer. Attraverso un laser hanno stimolato i neuroni e sono riusciti a indurre i topi a reagire nel modo giusto quando sottoposti al profumo di limone.

Questo ha dimostrato che i ricordi “persi” persistono nel cervello e possono essere recuperati. L’optogenetica non è una tecnica che possa essere utilizzata sugli esseri umani ma, in futuro, potrebbero essere sintetizzati farmaci mirati o tecniche come la stimolazione profonda del cervello che permettano alle persone con l’Alzheimer di riaccedere ai loro ricordi dimenticati.

Il passo successivo di questa sperimentazione sarà quello di confermare che gli stessi meccanismi di memorizzazione e recupero di memoria verificati nei topi funzionano anche negli esseri umani.

Ma ci sono già indizi che i ricordi persi possano essere risvegliati nelle persone con malattia di Alzheimer, dice Martins. “Ad esempio, La musica sembra essere in grado di aiutare nel recupero dei ricordi in questi pazienti”.

Se la tecnica di Denny dovesse funzionare sulle persone, si aprirebbero scenari interessanti per applicazioni più ampie, ad esempio, per aiutare i testimoni a ricordare meglio ciò che hanno visto su una scena del crimine o gli studenti potrebebro utilizzarla per migliorare il loro rendimento negli studi. Si potrebbero perfino recuperare i ricordi dimenticati dell’infanzia .

Riferimento: HippocampusDOI: 10.1002 / hipo.22756

La terapia verbale della santona/guaritrice Gabriella Mereu

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di Oliver Melis per Aenigma

Nei meandri della rete troviamo “cure alternative” di ogni tipo che non danno importanza alle medicine se non in modo marginale, una terapia molto in voga oggi, chiamata “terapia verbale” creata e sperimentata dalla Dottoressa/santona Gabriella Mereu che vede tra i rimedi terapeutici a disposizione del medico anche la parola e promette di curare malattie come il cancro.

In questa terapia la medicina e il medico sono solo dei mezzi tra il malato e la malattia da eliminare, infatti la malattia viene considerata come espressione di un vissuto. Il medico alternativo che opera mediante la terapia verbale utilizza strumenti quali l’analogia, i simboli archetipi, la grafologia in modo da tradurre al paziente quello che l’inconscio vuole comunicare.

Il paziente ha in questo sistema un compito attivo, cioè quello di comunicare al terapista e guidarlo verso la risoluzione della malattia.

Cos’è la malattia secondo la Dott.ssa Mereu?

La malattia secondo la Mereu è un’espressione dell’anima, che rivela il vissuto distorto che ha portato alla malattia. La malattia, si rivelerebbe attraverso gesti, parole e comportamenti del paziente che se codificati portano a individuare le distorsioni. Secondo la Mereu la sua terapia imitando il paziente ridicolizza il personaggio distorto che è in lui curandolo.

Gabriella Mereu autrice di pubblicazioni, DVD e seminari sull’argomento ha un suo particolare modo di visitare il paziente, la visita si riduce a pochi minuti di dialogo dove la dottoressa trova il “dispiacere” o il blocco emotivo che genera la malattia. Nella cura non vengono somministrati rimedi omeopatici ma data una storia. La malattia si sviluppa a causa di un’informazione sbagliata quindi bisogna ridare al paziente l’informazione corretta.

Nel volantino che pubblicizza gli appuntamenti “le nostre parole spiegano le nostre malattie”. al lato la biografia della relatrice: la laurea in Medicina a Sassari, il diploma in Medicina olistica a Urbino, quello in Grafologia e in medicina omeopatica a Roma,

La dottoressa, ad esempi,o propone bizzarre cure per la cistite dove prevede una messa e l’introduzione in vagina di una medaglietta della Madonna. Curare le emorroidi invece si usa “atto magico del trono“, dove il paziente deve scegliere una poltrona e urlare: «Questo è il mio trono!».

Gabriella Mereu dice di far camminare i paraplegici usando solo esortazioni , l’AIDS non esiste e i suoi malati sono stati uccisi dai farmaci, Gli epilettici sono semplicemente “degli esibizionisti”e nei problemi di fertilità, consiglia di infilare una medaglietta raffigurante la Vergine nelle parti intime, aggiungere un permesso scritto del padre che autorizzi ad avere rapporti sessuali e un bambolotto da trattare come un figlio, magari condendo il tutto con qualche goccia di fiori di Bach quanto basta…

Affermazioni che possono sembrare (e lo sono) strambe ma nonostante questo la sedicente dottoressa è riuscita a coinvolgere moltissime persone della validità dei suoi metodi di cura che definire parascientifiche è troppo poco. Si rischia, a seguire questi santoni, di abbandonare cure di comprovata efficacia andando in cerca di spiegazioni sulle cause dei propri mali arrivando anche a credere di esserne la causa, dei propri come dei mali altrui.

Gabriella Mereu e la sua pseudo terapia é uno dei tanti casi di abuso della credulità popolare dove i pazienti vengono sfruttati in un momento di estrema debolezza pensando invece di aver trovato facile risoluzione anche a gravi problemi di salute.

la Mereu è stata radiata dall’Ordine dei Medici italiano nel 2015, come riferisce l’Unione Sarda, benchè tale provvedimento sia attualmente sospeso
a seguito di proposizione d’appello.

Gabriella Mereu ha trasferito la propria residenza in Canton Ticino, a Stabio, e nonostante la radiazione dall’albo, le reiterate denunce per l’esercizio abusivo della professione medica e le segnalazioni continue, ha ripreso a operare, propagandando la sua opera anche sui social.

Aggiornamento 27 leglio 2017: La Mereu ha comunicato dalla sua pagina facebook di essere stata definitivamente radiata dall’ordine dei medici in data 25 luglio, come da immagine sotto riportata.

mereu radiata

Riferimenti:

https://attivissimo.blogspot.it/2016/04/gabriella-mereu-radiata-dallordine-dei.html

http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/cagliari-l-ordine-dei-medici-denuncia-la-dottoressa-che-cura-le-malattie-con-le-parolacce-_3038480-201602a.shtml

http://www.castedduonline.it/area-vasta/hinterland/39428/gabriella-mereu-radiata-dall-ordine-continua-il-tour-in-italia.html

L’ordine dei medici di Torino denuncia al Nas e alla procura Gabriella Mereu, la dottoressa che dice di curare il cancro con i fiori di Bach e le parolacce

https://www.omceo-to.it/00666/DOCS/rve-mereu-gabriella-esposto.pdf

Oliver Melis è owner su facebook delle pagine NWO ItaliaPerle complottare e le scie chimiche sono una cazzata