venerdì, Novembre 15, 2024
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Non solo “Florence”: la stagione degli uragani si annuncia con 4 potenti tempeste

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Come ogni anno, in questo periodo inizia la stagione degli uragani e, puntuali, eccoli.

Il primo ad essere stato individuato è stato l’uragano Florence che sta anche ingenerando non poche preoccupazioni sulla costa orientale degli Stati Uniti essendo stato classificato di classe 4.

Sono tre i potenti uragani che stanno muovendosi attraverso l’Oceano Atlantico verso la costa orientale degli Stati Uniti e i Caraibi, mentre un’altra forte tempesta si prepara ad abbattersi sulle isole Hawaii. Nel frattempo, i satelliti meteorologici GOES della National Oceanic and Atmospheric Administration forniscono alcune vedute spettacolari delle tempeste viste dallo spazio.

Il satellite meteorologico GOES-East, che tiene costantemente d’occhio la costa orientale e l’Atlantico, ha catturato alcune immagini mozzafiato dell’uragano Firenze, della tempesta tropicale Isacco e dell’uragano Helene che si avvicinano alle Americhe.

Florence, un uragano di categoria 4 potenzialmente molto distruttivo, sta per abbattersi sulla North Carolina o sul South Carolina, l’arrivo sulle coste di questi stati è previsto per giovedì 13 settembre.

Staccato di qualche giorno lo segue Helene, un uragano di Categoria 2 che probabilmente si esaurirà sull’Atlantico senza arrivare sulla costa orientale degli Stati Uniti, stando a quanto dice l’ultimo aggiornamento del National Hurricane Centre (NHC), una divisione di NOAA.

Circa a metà strada tra l’uragano Firenze e l’uragano Helene c’è la piccola ma pericolosa tempesta tropicale Isacco, fino a ieri era considerata un uragano ma è poi stata declassata a tempesta tropicale.

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Secondo le previsioni, Isaac raggiungerà domani le Piccole Antille centrali e poi la parte orientale del Mar dei Caraibi per poi abbattersi in pieno su tutta l’area del Mar dei Caraibi nel fine settimana, sempre secondo le previsioni del NHC.

Dall’altro lato del globo, sull’oceano Pacifico, la tempesta tropicale Olivia sta puntando decisa verso le Hawaii muovendosi da est. Olivia era n urugano di categoria 4 ma, durante la settimana in cui ha imperversato sul Pacifico, al largo della costa ovest degli Stati Uniti, si è notevolmente indebolito ed è stato ora declassato a temepsta tropicale.

Insomma, la stagione degli uragani si presenta alla grande, gli effetti del riscaldamento globale continuano a sentirsi in maniera non indifferente e, per ora, possiamo solo sperare che non si ripetano le devsatazioni perpetrate lo scorso anno dall’uragano Maria.

World Trade Center: intervista all’ex detective di New York Michael Greene – da http://undicisettembre.info

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In occasione del diciassettesimo anniversario dell’ 9/11 riportiamo questa intervista pubblicata dal sito ad un detective del NYPD che intervenne durante la tragedia del WTC.

Il link all’articolo originale è https://undicisettembre.blogspot.com/2018/09/world-trade-center-intervista-allex.html

World Trade Center: intervista all’ex detective di New York Michael Greene

di Hammer. L’originale inglese è disponibile qui. L’articolo è stato corretto dopo la pubblicazione iniziale.

In occasione del diciassettesimo anniversario degli attentati dell’11 settembre 2001, Undicisettembre offre ai suoi lettori la testimonianza dell’ex detective di New York Michael Greene, che intervenne sulla scena del World Trade Center dopo i due schianti e visse da vicino i crolli delle due torri.

Ringraziamo Michael Greene per la sua cortesia e disponibilità.

Undicisettembre: Ci puoi fare un racconto generale di ciò che hai visto e vissuto l’11/9?

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Michael Greene: Ero un detective della polizia nell’NYPD e lavoravo nell’unità dei detective di midtown Manhattan; la nostra area di competenza era Times Square e Hell’s Kitchen. Lavoriamo molte ore, la gente non si rende conto di quante ore lavoriamo. Di norma la gente lavora quaranta ore a settimana negli Stati Uniti, a quei tempi lavoravamo forse ottanta o cento ore a settimana. Avevo finito di lavorare per 24 ore consecutive e stavo per lavorarne altre otto. Avevamo un piccolo soggiorno nella nostra stazione di polizia dove potevamo fare una pausa, guardare la televisione, mangiare, qualunque altra cosa, e avevamo anche un dormitorio, così potevamo dormire lì. Alle otto e quarantacinque del mattino ero l’unica persona lì, mentre tutti gli altri si stavano vestendo, preparandosi per il lavoro, e vidi in televisione che un aereo si era schiantato contro il World Trade Center.

Tutti i canali televisivi lo stavano mostrando. Si vedeva il fumo che usciva dal palazzo. Salii le scale e dissi a tutti gli altri, al mio sergente, al mio supervisore “Ehi, un aereo si è schiantato contro il World Trade Center!” e loro iniziarono a fare più in fretta. Siamo detective, investighiamo. Investighiamo omicidi, furti, stupri, terrorismo, spionaggio, qualunque cosa; ma siamo investigatori, non soccorritori, lavoriamo in giacca e cravatta. Praticamente senza che nessuno ci dicesse nulla decidemmo di andare là perché sapevamo che probabilmente ci sarebbe stato bisogno d’aiuto.

Prendemmo due auto civetta della polizia, eravamo sei o sette. Io guidavo quella davanti e mentre partivamo dai nostri uffici mi accorsi che il traffico era già congestionato, molto peggio della norma, ed era molto difficile muoversi nel traffico. Svoltai per prendere la West Side Highway, il World Trade Center è proprio accanto ad essa, e devo riconoscere che gli addetti al traffico dell’NYPD fecero un buon lavoro, perché chiusero immediatamente l’intera autostrada riservandola ai veicoli di emergenza e quindi era sgombra. Mentre la percorrevamo chiamai mia madre; lei non sapeva nemmeno cosa fosse successo, glielo dissi e le dissi che stavo andando ad aiutare della gente.

Mentre mi stavo avvicinando, il secondo aereo colpì. Immediatamente capimmo che era un atto di terrorismo, che era intenzionale. Parcheggiai la macchina della polizia ad alcuni isolati di distanza, e camminammo fino là. Sul lato opposto della strada rispetto alle torri c’era un edificio dell’American Express. In quel momento nessuno dei nostri cellulari funzionava; il nostro comandante, che stava cercando di guidarci, ci disse di andare lì dentro perché stavamo cercando di contattare il nostro quartier generale per capire cosa avremmo dovuto fare, quale fosse il piano d’azione. Quindi entrammo nel palazzo dell’American Express per usare i loro telefoni fissi, e ogni chiamata che facemmo dava segnale occupato. Quindi nessuna telefonata ebbe successo.

C’era una ragazza, di circa ventidue anni, che era spaventata ma non sapeva cosa stesse succedendo, perché il palazzo non aveva finestre e mi chiese “Cosa dovrei fare?” Le dissi “Se fossi in te, me ne andrei.” Nei miei pensieri mi chiedo sempre se se ne sia andata, perché un pezzo della torre cadde su quel palazzo. Uscimmo e andammo verso la Torre Sud. Tutti stavano scappando da ogni lato del palazzo e da ogni lato qualcuno si lanciava, si sentivano le forti esplosioni dei corpi. Sono un detective e anche un negoziatore di ostaggi, ho visto gente lanciarsi dagli edifici, ho visto quello che succede alla gente che si lancia e di solito c’è un corpo, anche se ha le ossa rotte, ma c’è; ma qui la differenza era che la gente si lanciava da piani talmente alti che quando colpiva il suolo esplodeva e non ne restava nulla. La persona colpiva il suolo e “boom”, nient’altro che una piccola pozza di sangue, non restava niente del corpo. Ed era continuo. C’erano due persone che si lanciavano da un lato, poi una che si lanciava da un altro lato, e così via.

Salutai due uomini dell’NYPD, che erano dell’unità del servizio per le emergenze, fanno ogni tipo di salvataggio e operazioni SWAT, stavano indossando il proprio equipaggiamento e i respiratori, ci salutammo con una stretta di mano e un sorriso dicendo “Hey, fate attenzione”“Anche tu, anche tu”, ma non ne uscirono vivi. Vidi centinaia di pompieri entrare nelle torri, molti di loro non ce la fecero a uscire.

Entrando e uscendo dal palazzo dovevi guardare in alto, perché cadevano cose e persone; alcune persone uscirono vive dal palazzo ma furono uccise da altre persone che si erano lanciate. Due persone, e poi nulla. Vidi un uomo uscire, riuscì a uscire e poi cadde un pezzo molto grande di vetro che lo tranciò in due: una persona che cammina, un gigantesco pezzo di vetro che cade, e le due metà di quella persona che cadono al suolo.

Quindi, ero con la mia squadra e decidemmo di contarci, così nel caso in cui qualcuno si fosse allontanato avremmo saputo chi era con noi. Guardammo in alto e c’era una donna in abiti da lavoro che cadeva, indossava un tailleur, ricordo i suoi capelli biondi, aveva una gonna e una giacca da lavoro, su un piede aveva ancora la scarpa con i tacchi alti, mentre cadeva agitava le braccia e le gambe. Cadendo colpì un palo della luce, e fu spaccata in due, ed entrambe le metà caddero al suolo. Questa cosa rimarrà con me per sempre. Non potevamo farci nulla.

Ci contammo, prendemmo i nomi di tutti, e stavamo per entrare, guardammo in alto e vidi la sommità della torre che cominciava a muoversi. Stava crollando. Urlai “Correte!”, eravamo proprio vicino alla lobby, quindi non potevamo andare lontano. Una delle ultime cose che vidi prima che la torre venisse giù era il mare di gente che era arrivata nella lobby che ne usciva ordinatamente. Ma non ce la fecero.

Uno dei miei sergenti, Jerry Beyrodt, fu lanciato dall’impatto venti o trenta metri in aria e un furgone della polizia che si stava allontanando passò involontariamente sopra la sua gamba. Quando la torre crollò, le macerie e il fumo lo investirono. Tutti i miei altri compagni erano due o tre metri dietro di me e io pensai che fossero morti. Non era mai successo niente del genere, quindi non sapevamo cosa aspettarci. C’era una macchina nera, penso che fosse un’auto civetta della polizia ma era così buio che non vedevo all’interno, volevo entrare per ripararmi in qualche modo. Tirai la maniglia della macchina, ma era chiusa, tirai fuori la pistola e stavo per sparare al vetro per entrare, ma pensai “E se c’è qualcuno già nascosto all’interno? Non voglio uccidere nessuno.”Durante il crollo si sentivano colpi di pistola perché c’erano poliziotti che sparavano alle finestre per entrare nei palazzi, per esempio nei negozi.

Andai davanti alla macchina, mi inginocchiai e mi coprii la testa e il torso dietro l’auto; l’unica parte esposta erano le mie gambe e i miei piedi. Pensai “Questa nuvola di macerie mi taglierà le gambe e i piedi. Ho gambe e piedi molto buoni, mi mancheranno.”

La nuvola delle macerie mi avvolse e mi coprì e pensai “Wow! Ho ancora le mie gambe!” Presi la mia giacca e me la legai davanti alla faccia come filtro per l’aria ed era tutto nero come la pece, non si vedeva nulla. Il mio cuore batteva all’impazzata perché avevo appena corso al massimo della velocità possibile. Quindi mi fermai per prendere fiato. Era come se qualcuno avesse preso una secchiata di sabbia e me l’avesse lanciata in bocca. Improvvisamente la mia bocca e il mio naso erano completamente impastati ed è allora che capisci “Wow, non posso deglutire!” E tu e io possiamo deglutire ora, lo facciamo involontariamente tutto il giorno. E capisci che non puoi nemmeno respirare, perché non c’era aria: zero. Mentre capivo queste cose, il silenzio calò su tutto. All’improvviso era così silenzioso che avresti potuto sentire cadere uno spillo.

Sentii la voce di una donna, camminava vicino a me. C’era un silenzio totale, e lei diceva “Aiuto! Aiuto!”. Sono un poliziotto, un detective, salvo le persone, ma ricordo che in quel momento non potevo aiutare me stesso, non potevo aiutare lei e non la potevo neanche vedere. Sentii “Boom!” e lei cadde al suolo. Di nuovo, non potevo respirare, non potevo vedere. Ricordo di avere pensato “Tra un minuto sarò un uomo morto”perché non c’era aria. Mi dissi “Dovrei stendermi e morire in pace o dibattermi, impazzire e morire così?” Mi sedetti per strada, era tutto nero, le macerie erano ancora attaccate ovunque e sentivo che l’aria nei polmoni mi si stava esaurendo. Iniziai ad arrabbiarmi, pensai “Fottuti terroristi, fottuto bin Laden!” Studio terrorismo internazionale dal 1989, era un campo che mi interessava davvero tanto. Ero furibondo che i terroristi avessero appena ucciso migliaia di noi. Iniziai a pregare e improvvisamente un pochino d’aria inizio ad arrivare; secondo dopo secondo, un po’ più di aria e poi ancora un po’ più di aria.

Iniziai a vedere circa un metro e mezzo avanti a me e per prima cosa volevo vedere dove fosse quella donna, camminai per qualche metro verso la mia destra e la donna era lì, era stesa sulla schiena ed era morta, soffocata. La sua bocca e il suo naso erano completamente impastati, era morta.

C’era silenzio ovunque ma si sentivano dei cinguettii, perché i pompieri avevano dei dispositivi che fanno questo suono se restano fermi per più di sessanta secondi.

Camminai un po’ verso sud e trovai un autobus di linea, c’erano a bordo due poliziotti e l’autista, il condizionatore era acceso. Pensai “Questo è ciò di cui ho bisogno, posso ancora aiutare gli altri, ma devo prima aiutare me stesso, ho bisogno di respirare.”Entrai e l’aria era pulita, riuscii a respirare. Scesi dall’autobus e cominciai a indicare a quante persone potevo di salire sull’autobus. C’era una donna sull’autobus che era un paramedico, era traumatizzata e piangeva, piangeva, piangeva. Un uomo che era pure lui sull’autobus la guardò e le disse “Devi smettere, devi ricomporti.” La schiaffeggiò sul viso e lei disse “Sì, hai ragione. Hai ragione.”

A quel punto potevamo vedere per circa tre metri. Iniziai a vedere i miei compagni, erano tutti sopravvissuti, li vidi camminare e poi vidi di nuovo il mio sergente, aveva 58 anni, un metro e novantacinque, era un poliziotto da più di trent’anni, aveva anche lavorato nella Terrorism Task Force anni prima. Era stato lanciato in aria e la sua gamba era stata schiacciata da un veicolo che passava, ma stava portando un sergente donna sulla schiena perché le scarpe di lei le erano state strappate dai piedi. La portammo sull’autobus. Caricammo l’autobus, quindi dissi all’autista “Senti, vai lungo questa via. Non entrare nel tunnel laggiù, non andare in nessun tunnel. Sta’ in superficie, gira indietro, vai verso l’East Side di Manhattan, c’è un ospedale all’incrocio tra la ventunesima strada e la seconda avenue. Vai là, fai scendere queste persone e da lì torna alla tua stazione degli autobus.” Mi disse “Ok” e partì.

Noi che eravamo rimasti lì andammo verso la punta meridionale di Manhattan, quella che guarda verso la Statua della Libertà; non ci sono moli per le navi, solo un muro da cui si vede l’acqua. Migliaia di persone si erano raccolte là in quell’area verde. Alcune era ferite, altre no. Si erano sdraiate sull’erba a riposarsi, senza sapere cosa fare. Non c’erano moli per le navi, ma solo un muro, e cominciammo a fare segno alle navi di avvicinarsi.

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La gamba del sergente era blu, rosa, viola, nera e gonfia fino a tre volte la dimensione normale, quindi gli dicemmo “Senti, devi andare all’ospedale o perderai la gamba.” Ma lui era un uomo grosso e forte e voleva continuare ad aiutare, e così due detective lo costrinsero a salire su una barca della polizia che lo portò a un ospedale nel New Jersey. Rimase lì per quattro mesi, fu operato dieci volte e gli salvarono la gamba. Morì tre anni fa di cancro in conseguenza all’11 settembre. Oltre che nell’NYPD era stato anche nella Marina ed era stato un pompiere volontario nella sua città.

All’estremità sud di Manhattan, insieme a migliaia di persone, c’erano medici, con infermieri in turno e fuori dal turno; notai che c’erano due uomini mediorientali che camminavano in giro, avevano espressioni serie, e non stavano aiutando nessuno, stavano solo camminando in giro. Una parte di me voleva fermarli, ma non lo feci; ancora oggi ci ripenso e vorrei averlo fatto, ma non lo feci. Era fuori luogo che guardassero in giro senza aiutare.

Mentre eravamo lì, la Torre Nord crollò. Non potevo sopportare un’altra nube; saltai dall’altra parte del muro per saltare nel fiume se i detriti fossero arrivati fino a dove eravamo, ma non successe. Continuammo a segnalare ai battelli di avvicinarsi, iniziammo a far passare donne, bambini e feriti oltre il muro e sui battelli. C’erano migliaia di persone, le facemmo evacuare tutte dall’isola sui battelli. Devo riconoscere l’ottimo lavoro che fecero i piloti e i capitani, perché non c’era un molo, era come un argine. Noi facemmo la nostra parte nel caricare le persone, ma loro fecero la loro parte per tenere i battelli vicini, nessuna imbarcazione si scontrò, nessuno si ferì; fecero un ottimo lavoro.

Riuscimmo a caricare tutti sulle imbarcazioni, quindi camminammo verso nord tra le macerie per vedere se potevamo trovare dei sopravvissuti. Arrivammo a Church Street ed era deserta, non c’era nessuno. Le macerie erano ovunque, spesse più di due centimetri al suolo. C’era un buco nella strada dal quale uscivano fiamme, sembrava l’inferno. Andai alla pila dove c’erano le torri e non c’era nessuno da salvare. Alla fine continuammo a camminare finché non arrivammo allo stesso ospedale a cui avevo detto all’autobus di andare.

Tra le persone del mio distretto, cinque sono morte per tumore causato dall’11/9, dieci hanno il tumore ma sono ancora vive. Ma se guardi tutto il dipartimento di polizia, ce ne sono centinaia e centinaia e centinaia; io ero proprio lì con loro, quindi prima o poi potrebbe arrivare anche il mio giorno.

Undicisettembre: Hai anche investigato sull’11/9 dopo gli eventi? Che ruolo hai avuto nell’investigazione?

Michael Greene: Sì, ne ho fatto una porzione. La parte che feci fu il resoconto di chi era sopravvissuto e chi no. C’erano persone che commettevano frodi, che dicevano “Oh, mia moglie è morta!” e dopo scoprivamo che la persona non era morta; stavano cercando di prendere i soldi dell’assicurazione. Succedevano cose di questo genere e almeno una di queste arrivò sui giornali, si trattava di una coppia canadese. La donna disse che il marito era rimasto ucciso nella torre ma non era vero, era ancora vivo, stava solo cercando di prendere i soldi dell’assicurazione dalla sua morte.

Quindi la parte che io investigai fu chi era morto davvero, chi erano i visitatori e così via. Istituimmo una hotline dove le persone potevano segnalare gli scomparsi; praticamente dovevamo rendere conto di ogni persona. Questo durò molti mesi.

Undicisettembre: Cosa hai fatto nei giorni seguenti?

Michael Greene: Beh, l’NYPD è piuttosto speciale. Probabilmente da qualunque altra parte avremmo ricevuto cure immediate, consulenza o qualunque altra cosa; nell’NYPD no, torni al lavoro il giorno dopo e alla luce di quanto era successo non ci importava. Eravamo lì per aiutare e per soccorrere, fare ciò che dovevamo fare. Non ci importava. Quindi tornai al lavoro, e il lavoro era misto. Lavorai su quella che è chiamata “the pile” [la catasta], cercando tra le macerie per salvare le persone, per vedere se c’era qualcuno vivo. Portavano anche le macerie a Staten Island in una discarica, vi lavoravamo in turni da dodici ore, ventiquattro ore al giorno, scavando tra le macerie alla ricerca di prove, resti umani, qualunque cosa.

Un giorno trovai un intero mazzo di badge per l’accesso al palazzo. A quel tempo se volevi visitare il World Trade Center dovevi andare alla reception e la security avrebbe preso il tuo nome e ti avrebbe fatto una foto. Scavando tra le macerie trovai circa quaranta badge di uomini mediorientali. Poteva significare qualcosa, poteva non voler dire niente. Erano quaranta, li trovai tutti nello stesso posto.

Quando trovavi qualcosa, lo mettevi in un secchio e alla fine della giornata andava in mano agli uomini della Terrorism Task Force.

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Parlai con uno dei miei sergenti, il giorno dopo l’11/9. Non era nel mio gruppo. Appena prima del crollo della Torre Sud, lui stava per entrare. Disse di aver visto un agente in uniforme dell’NYPD, con un uomo mediorientale in manette. Mi disse che l’agente lo stava portando fuori, ma nel crollo della torre nessuno dei due era sopravvissuto.

Era una missione di salvataggio, in quel momento, non una missione di arresto. Un poliziotto con un uomo in manette, doveva esserci un’ottima ragione. Di nuovo, potrebbe essere qualcosa, potrebbe non essere nulla.

Undicisettembre: Essendo stato anche un soccorritore nell’attentato del 1993, ti aspettavi che i terroristi sarebbero tornati?

Michael Greene: Sì.Il sindaco al tempo era Giuliani, fu un ottimo sindaco per quei tempi, avevamo bisogno di lui, ma ci sono aspetti positivi e aspetti negativi. Dal lato negativo, ricordo il giorno che decise di mettere l’ufficio di New York per la gestione delle emergenze dentro il World Trade Center, dopo il 1993. Pensai “Il World Trade Center è ancora un obiettivo dei terroristi, perché vuoi mettere un centro di comando per le emergenze in quel palazzo?” Lui lo fece e l’11/9 nessuno poté usarlo. Fu una mossa stupida. Sapevo perfettamente che avrebbero cercato di nuovo di colpire lì.

Undicisettembre: Cosa pensi delle teorie del complotto secondo le quali l’11/9 sarebbe un inside job?

Michael Greene: Non credo che sia stato un inside job. Credo che fu fatta un’enorme quantità di giganteschi errori che permisero che tutto questo accadesse. Ma un inside job? No, assolutamente.

Undicisettembre: Cosa pensi della sicurezza negli USA oggi? La nazione è più sicura che nel 2001?

Michael Greene: Per quanto riguarda il terrorismo direi di sì, mantenere questo livello costa molti soldi e non so se sarà sostenibile. Ma l’ISIS ha fatto qualcosa che al-Qaeda non ha fatto, che rende le cose più difficili per noi: al-Qaeda diceva “Ehi, vieni nei nostri campi di addestramento”, mentre l’ISIS dice “Non serve che vieni nei nostri campi di addestramento, dobbiamo solo entrare nella tua testa e renderti un simpatizzante da quindicimila chilometri di distanza e ti faremo venire voglia di commettere atti di terrorismo con la tua automobile o con qualunque altro oggetto normale che di norma non è un’arma.” Questo rende le cose più difficili, perché se sei una persona dalla mente debole che guarda i video dell’ISIS a casa ogni giorno, non sei sul radar di nessuno che può trovarti nel caso in cui tu stia progettando un attacco terroristico.

Quindi è un po’ più complicato, ma in termini di un grande attacco terroristico, come l’11/9, siamo certamente più al sicuro oggi di quanto lo fossimo allora. Questi attacchi di lupi solitari sono più prevenibili, non dal governo o dall’FBI, ma dalla polizia locale, perché la polizia locale può vedere se una persona sembra un po’ depressa o se si comporta in modo un po’ strano o se sta comprando delle pistole. Credo anche che la polizia locale sia maggiormente attrezzata contro il terrorismo e abbia oggi un ruolo nell’antiterrorismo.

La strana “nuvola circolare” fotografata nel cielo del Canada

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di Oliver Melis

La notizia risale al 21 aprile del 2017 e ad occuparsene per primo sarebbe stato il MUFON Mutual UFO Network un’organizzazione senza scopo di lucro che indaga sui casi di avvistamento di oggetti volanti non identificati.

La foto sarebbe stata scattata da uno dei passeggeri che si trovava a bordo di un volo internazionale ma non sono note le generalità del “fotografo”
né quale fosse il volo coinvolto. La fotografia in questione, come si può vedere nell’immagine di copertina, mostra uno strato di nuvole ripreso dall’alto, chiaramente dal finistrino di un aereo.

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Tra le nubi sottostanti, sulla sinistra del velivolo si può vedere una sorta di spazio vuoto a forma di ciambella sulla cima di una nuvola. Qui sopra potete vedere un ingrandimento dell’oggetto in questione.
Le immagini come al solito, sono state rese note dall’ufologo Scott Waring e sicuramente sono suggestive. “Non ho mai visto un anello simile sopra le nuvole prima, ma sono state registrate molte segnalazioni sotto le nuvole” È quanto scritto da Waring nel presentare l’immagine.

Vedete, potrebbe essere un UFO che lascia un varco tra le nuvole. Sì, l’UFO è ancora lì e dalle sue dimensioni sembra essere di circa mezzo miglio di diametro. Se l’UFO volasse tra le nuvole, avrebbe lasciato un buco perfetto visibile, proprio come l’avvistamento dell’aeroporto di O’hare di qualche anno fa, oggetto visto da molti t,estimoni, sia lavoratori che piloti, mentre vedevano un disco sollevarsi tra le nuvole lasciando un buco aperto che era visibile per oltre 15 minuti.  Questo è un altro grande avvistamento che è la prova assoluta che gli UFO visitano i nostri cieli mimetizzandosi tra le n uvole e librandosi lentamente nel cielo osservando gli abitanti sottostanti“- conclude Scott Waring, la cui loquacità è uguagliata solo dalla sua capacità di individuare una quantità enorme di segni di civiltà aliene o di avvistamenti UFO.

Nonostante le parole di Scott, però, nella foto non si vede nessun oggetto volante non identificato in giro e purtroppo dobbiamo deludere Scott e i tanti cospirazionisti che ascrivono a fenomeni spiegabili etichette misteriose.

Questa fotografia non è una prova dell’esistenza dei dischi volanti, anzi, il fenomeno è spiegabile in termini molto più terrestri.
Immaginate di osservare una vasta distesa nuvolosa al cui interno compaia uno squarcio di sereno dalla quasi perfetta forma circolare o ellissoidale.
Perché la natura si è divertita a bucare una nuvola in modo cosi perfetto?

Il fenomeno, seppure raramente, si verifica solo nei cirrocumuli, nubi tra 6000 e 9000 metri di altitudine le quali, essendo a tali quote a temperatura intorno i 30-40 gradi sotto zero, sono costituite da microscopici cristalli di ghiaccio.
Il fenomeno, spiegano sul sito meteorologico meteo Giuliaccisi verifica nei casi in cui una causa perturbante trascina localmente verso il basso i cristalli di ghiaccio della nube stessa, i cristalli attraversando gli strati sottostanti, più caldi,
evaporano e quindi creano un buco nella nuvola che si propaga all’intorno come l’onda di un sasso in uno stagno.

Insomma, nulla di anomalo, anche se raro si tratta di un fenomeno naturale.

Fonti: Segnidalcielo, Ufonline, meteo Giuliacci


Un nuovo materiale ricco di idrogeno potrebbe essere un superconduttore da record ad alte temperature

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Il materiale sembra trasmettere elettricità senza resistenza ad una temperatura relativamente alta

illustrazione di LaH10

HELLA HYDROGEN   Il composto LaH 10 è composto da 10 atomi di idrogeno (rosa) per ciascun atomo di lantanio (verde). Si prevedeva che questo materiale ricco di idrogeno avesse proprietà superconduttive e, dai test, sembra sia proprio così

Due studi riportano prove di superconduttività – la trasmissione di energia elettrica senza resistenza – a temperature più elevate di quelle viste in precedenza. L’effetto appare in composti di lantanio e idrogeno sottoposti a pressioni estremamente elevate.

Tutti i superconduttori noti devono essere raffreddati per funzionare, il che li rende difficili da usare nelle applicazioni del mondo reale. Se gli scienziati trovassero un superconduttore in grado di mantenere le sue proprietà a temperatura ambiente, questo materiale potrebbe essere utilizzato nei dispositivi elettronici e nei fili di trasmissione elettrica, risparmiando potenzialmente le grandi quantità di energia che attualmente si perdono a causa della resistenza elettrica. Per questo motivo gli scienziati sono costantemente alla ricerca di superconduttori in grado di mantenere le loro proprietà di superconduzione a temperature più elevate. L’attuale detentore del record, l’idrogeno solforato, anche lui sottoposto ad alte pressioni, funziona al di sotto di -70° CelsiusSN: 12/26/15, 25 ).

Le nuove prove per testare la superconduttività si basano su un drastico calo della resistenza dei composti di idrogeno-lantanio quando raffreddati al di sotto di una certa temperatura. Una squadra di fisici ha scoperto che la resistenza del loro composto è crollata a una temperatura di -13° C, la temperatura di una giornata invernale molto fredda. La presunta superconduttività a questa temperatura si è verificata quando il materiale è stato sottoposto ad una pressione di quasi 2 milioni di atmosfere, schiacciandolo tra due diamanti. Alcuni campioni hanno anche mostrato segni di superconduttività a temperature più elevate, circa 7 ° C.

È quanto riferito in uno studio pubblicato online il 23 agosto su arXiv.org dal fisico Russell Hemley della George Washington University di Washington, e colleghi. Hemley aveva già riferito segni della superconduttività del composto a maggio, durante un simposio sulla superconduttività e la pressione tenutosi a Madrid.

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superconduttività sotto pressione: Il composto di Lantanio e Idrogeno diventa un superconduttore quando sottoposto a pressione e raffreddato (una vista attraverso i diamanti).  P DROZDOV ET AL / ARXIV.ORG 2018

Un altro gruppo ha trovato prove di superconduttività in un composto di lantanio-idrogeno in condizioni più fredde, ma ancora da record. I ricercatori hanno letteralmente schiacciato il lantanio e l’idrogeno in una stampa diamantata a circa 1,5 milioni di volte la pressione atmosferica. Una volta raffreddato a circa 215 kelvin -58 ° C, la resistenza del composto cade bruscamente. L’esperimento è stato riportato in uno studio pubblicato online il 23 agosto su arXiv.org dal fisico Mikhail Eremets del Max Planck Institute for Chemistry di Mainz e colleghi.

Non è chiaro quali siano le strutture esatte dei composti chimici e se i due gruppi stiano studiando materiali identici. Le differenze tra i campioni utilizzati dai due team potrebbero spiegare la discrepanza di temperatura. Utilizzando i raggi X, Hemley e colleghi hanno dimostrato che la struttura del materiale era coerente con LaH 10 , che contiene 10 atomi di idrogeno per ogni atomo di lantanio. Il team di Hemley aveva precedentemente previsto che LaH 10 sarebbe stato superconduttore ad una temperatura relativamente elevata.

Secondo il chimico teorico Eva Zurek dell’Università di Buffalo a New York, si tratta di risultati “molto eccitanti“, tuttavia, gli studi non sono conclusivi: non sono stati sottoposti a peer review e non mostrano ancora un segno essenziale di superconduttività chiamato effetto Meissner, in cui i campi magnetici sono espulsi dal materiale superconduttore ( SN: 8/8/15, p. 12 ). I risultati, in realtà, concordano con le precedenti previsioni teoriche fatte da Hemley e colleghi. “Spererei e sospetto che siano davvero corretti” conclude la Zurek.

I ricercatori stanno ora lavorando per sottoporre il materiale a nuovi test della superconduttività. L’esigenza di pressioni ultraelevate rende improbabile che i materiali siano utili per le applicazioni ma una migliore comprensione della superconduttività ad alta temperatura potrebbe portare gli scienziati ad altri superconduttori più pratici.

Il potenziale nuovo superconduttore e il precedente detentore del record sono entrambi pieni zeppi di idrogeno. Gli scienziati stanno cercando la superconduttività in tali materiali ricchi di idrogeno in base alla previsione che l’idrogeno puro, quando sotoposto a pressioni immensamente alte, diventerà un metallo con proprietà di superconduzione a temperatura ambiente ( SN: 8/20/16, p 18 ). Ma l’idrogeno metallico si è dimostrato difficile da produrre, richiedendo pressioni ancora più elevate di quelle necessarie per i composti ricchi di idrogeno. Quindi gli scienziati stanno cercando la superconduttività nei composti che mimano l’idrogeno e che sono più facili da creare.

Fonti e citazioni:

M. Somayazulu et al. Evidence for superconductivity above 260 K in lanthanum superhydride at megabar pressures. arXiv:1808.07695. Posted August 23 2018.

A.P. Drozdov et al. Superconductivity at 215 K in lanthanum hydride at high pressures. arXiv:1808.07039. Posted August 21, 2018.

R.J. Hemley. Progress on hydride, superhydride and hydrogen superconductors. International Symposium: Superconductivity and Pressure, Madrid, May 22, 2018.

Reborn Dolls, una bambola in luogo di un bambino

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Forse ricorderete che un annetto fa alcuni media pubblicarono articoli e servizi in cui veniva presentato il fenomeno delle “Reborn Dolls“.

Cosa sono le “Reborn Dolls“?

Si tratta di un fenomeno in preoccupante espansione, in pratica sono delle bambole straordinariamente realistiche che riproducono le fattezze di neonati. Esistono donne che sentono talmente tanto il desiderio di maternità da inventarsela, sostituendo un bambino con una bambola.

Le bambole Reborn, ci dice Wikipedia, sono letteralmente “bambole rinate“, cioè nate due volte, sono bambole in vinile molto realistiche, lavorate artigianalmente per assomigliare il più possibile ai bambini veri. Non sono giocattoli per bambini (per legge sono vietate a minori di 14 anni), ma creazioni artistiche pensate principalmente per l’ambiente collezionistico. A seconda del tipo di lavorazione, il loro prezzo può variare da centinaia a migliaia di Euro. Spendendo da 500 a 20mila euro, è possibile ordinare in rete una copia perfetta di un pargolo con capelli veri, battito cardiaco, vocetta, piccole vene e anche macchie di latte.”

In molti casi, queste bambole vengono adottate in sostituzione di bambini veri. Si arriva all’estremo di pagare una baby sitter per custodire una bambola quando si è fuori casa. Sono perfino nati gruppi facebook di “mamme” che si scambiano consigli su come allevare “questi bambini speciali“. In servizi giornalistici si parla di mamme in giro con la carrozzina che sollecitano gli astanti a parlare a bassa voce  per “non svegliare la bimba” o che si mettono in fila dal pediatra tutte contente di prendere i complimenti delle altre mamme, quelle con i bambini veri, per “quanto è buono e silenzioso suo figlio“, per poi allontanarsi con una scusa poco prima che arrivi il loro turno di entrare dal medico.

In un articolo, si parla addirittura di una donna che ha scatenato un allarme in un cenro commerciale per essersi dimenticata la bambina (finta) in macchina, sotto il sole. Molte vanno tranquillamente in giro a fare shopping o ad incontri con le amiche portandosi la bambola in un marsupio o con la carrozzina…

Avevo visto fenomeni del genere già una decina di anni fa, su Second Life, il mondo 3D che permette di costruirsi una seconda vita, virtuale.  Avatar femminili che andavano in giro portandosi appresso un piccolo avatar nelle carrozzine o nei marsupi. Addirittura, una app permetteva di simulare la grvidanza cosi che il proprio avatar sviluppava un prominente pancione, fino al momento del parto da cui emergeva il piccolo avatar che avrebbe poi accompagnato la pseudo mamma nella sua via virtuale, piangendo per fare i capricci o per fame, ammalandosi delle malattie classiche dei bambini e via dicendo.

All’epoca trovavo il fenomeno bizzarro e mi domandavo cosa si muovesse nella mente di una persona che fingeva di avere una seconda vita virtuale con prole al seguito, oggi, ritrovando il fenomeno nel mondo reale, lo trovo preoccupante, anche un po’ grottesco, orrorifico dove la cosa sembra essere seria e non ludica.

Il fenomeno delle “Reborn Dolls” è piuttosto diffuso, soprattutto in paesi come USA, dove è nato ma a scopi di collezione, Gran Bretagna, Francia e Germania ma si va diffondendo un po’ in tutto l’occidente e in Giappone. Intorno a questo fenomeno è nato, e non poteva essere altrimenti, tutto un giro di affari su vestitini firmati o realizzati a maglia, peluche, mini-sedili per l’auto, biberon con finto latte da infilargli nella boccuccia, pappe vere servite col cucchiaino, Nutella per simulare la popò. Addirittura, in rete si può acquistare un apparecchietto simile a quelli che si usano per i test di gravidanza, dove appare sul display la scritta “reborn pregnant”(incinta di una reborn) da utilizzare prima dell’acquisto vero e proprio della bambola.

In un articolo, l’autore riferisce di avere visto un video inglese dove la bambola si era rotta e la “mamma” l’ha portata, avvolta in una coperta perché non prendesse freddo, dal costruttore, come si porta un bimbo malato al pronto soccorso pediatrico. Nel video, l’artigiano, furbetto, le comunicava con aria affranta, dopo aver visitato bambina finta, che non c’era più nulla da fare: restava solo da prepararle una bara e farle il funerale, cosa eseguita immediatamente tra le lacrime disperate della Mamma che, appena terminata la cerimonia, ha ordinato una sorellina della defunta per sostituirla.

C’è chi compra una reborn dolls a caso, chi invece ordina una copia perfetto del figlioletto morto: basta portare una foto e pagare un extra. E sono parecchie le mamme che dopo un lutto utilizzano una reborn come succedaneo al figlioletto precocemente scomparso.

Insomma, di cosa parliamo? Persone con turbe psichiatriche? Ragazze mai cresciute? Fuga dalla realtà per compensare un’insoddisfazione? Apparentemente si tratta di un fenomeno inoffensivo ma su questo dovrebbero cominciare ad esprimersi psichiatri, psicologi e sociologi.

Intanto, in Giappone, la JST Erato Asada Project sta per mettere in commercio un baby-robot  perfettamente somigliante ad un bambino umano, capace di camminare per casa, simulare il riposo e la veglia, rispondere alle domande, farne a sua volta, piangere e mangiare. Insomma, un surrogato perfetto per sostituire un figlio.

Stiamo entrando in Blade Runner?

Lunar Gateway, come sarà e quando entrerà in servizio

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In un precedente articolo ci siamo già occupati del Lunar Gatway, la stazione spaziale in orbita lunare che la NASA intende costruire nella prossima decade e che avrà la precedenza rispetto al Deep Space Gateway, una stazione Hub che sarà situata in orbita cislunare, la cui realizzazione viene considerata propedeutica all’avvio di missioni umane nello spazio profondo, a cominciare dall’esplorazione umana di Marte .

Questo avamposto, il cui nome completo sarà Lunar Orbital Platform Gateway, permetterà di procedere all’esplorazione sistematica della Luna, in vista della realizzazione di una base permanente sulla sua superficie, e consentirà, inoltre, di avviare una varietà di attività scientifiche e commerciali interessanti in orbita e sulla superficie lunare.

Proviamo a spiegare le caratteristiche note di questo progetto che, stando alle dichiarazione della NASA, diventerà operativo dal 2024.

Tanto per cominciare, la NASA pensa di utilizzare lo Space Launch System e la navetta Orion, entrambi ancora in fase di sviluppo ma con il primo volo di prova previsto per il 2020, per portare in orbita lunare le parti della stazione da assemblareIl primo modulo dell’avamposto dal peso di 50 tonnellate, la parte che servirà come elemento di potenza e propulsione (PPE), è attualmente programmato per il lancio nel 2022. Altri componenti chiave, come un braccio robotico e la sezione di aggancio, l’habitat per l’equipaggio e una camera di equilibrio, seguiranno in tempi relativamente brevi, se tutto andrà secondo i piani. Il Gateway potrebbe essere pronto per ospitare gli astronauti entro la metà del 2025.

Il Lunar Gateway sarà più piccolo dell’attuale Stazione Spaziale Internazionale, l’habitat avrà un volume complessivo di 55 metri cubici, contro i 388 della ISS. Il numero massimo di membri di equipaggio che potrà ospitare in una sola volta sarà di quattro, che svolgerano missioni che dureranno tra i 30 ed i 90 giorni. Probabilmente, la NASA invierà i propri astronoauti con i propri mezzi ma, visti i costi di realizzazione e lancio dell’SLS+Orion, si ritiene che difficilmente effettuerà più di una missione l’anno. Per il resto del tempo, il Gateway potrebbe essere messo a disposizione di agenzie alleate come l’ESA o di paesi amici come Giappone o India che potrebbero avvalersi del supporto di SpaceX e del suo Falcon Heavy per raggiungerla, e forse Boeing, se disporrà di un lanciatore adeguato per la capsula Starliner, per inviarvi i propri astronauti.

ROSCOSMOS sembra impegnata nella realizzazione di una propria stazione Spaziale in bassa orbita terrestre, così come l’agenzia spaziale cinese che è anche impegnata con una serie di missioni lunari automatiche già schedulate che culmineranno con l’allunaggio di un lander con equipaggio umano dopo il 2030.

“Non sarà necessariamente una stazione ad uso esclusivo degli Stati Uniti,” ha detto John Guidi, vicedirettore della divisione Advanced Exploration Systems della Human Exploration della NASA e direttore della missione operativa, “sul Lunar Gateway appicheremo standard di interoperabilità per l’attracco delle navette, per l’energia, l’avionica e molti altri sistemi. L’idea è quella di rendere disponibile la stazione ad altre nazioni o società private. Certo, ognuno dovrà portarsi dietro le proprie scorte di materiali di consumo ed alimenti.” Ha continuato, “il Gateway è progettato per avere il minimo indispensabile per le missioni programmate e non ci sarano a bordo scorte a lungo termine“.

L’equipaggio del Gateway trascorrerà giornate molto intense. Ad esempio, potranno procedere all’esporazione della superficie lunare con dei rover automatici, approfittando della possibilità di non avere praticamente latenza per l’invio dei comandi e la ricezione di dati dalla superficie lunare e, saltuariamente, approfitteranno del lander di bordo per svolgere  delle brevi missioni in aree specifiche della Luna, magari per prelevare campioni o svolgere quelle analisi non realizzabili attraverso un rover automatico. Senza dubbio, a bordo del Gateway verranno svolti molti esperimenti scientifici. 

Le misisoni in orbita lunare permetteranno anche ai medici e agli addetti alle pianificazioni delle missioni di approfondire gli studi su come il corpo umano e la sua fisiologia reagiscono all’assenza di peso.

Indipendentemente dalla frequenza delle missioni e dalla loro durata, sul Lunar Gateway verrà svolta ricerca per tutto l’anno, la NASA intende installare a bordo una varietà di attrezzature scientifiche sia all’interno che all’esterno della Stazione e, molti di questi dispositivi, raccoglieranno dati autonomamente. 

La NASA ha grandi progetti per il Lunar Orbiting Platform-Gateway, una piccola stazione spaziale in orbita lunare che l'agenzia intende iniziare a costruire nel 2022.

La NASA ha grandi progetti per il Lunar Orbiting Platform-Gateway, una piccola stazione spaziale in orbita lunare che l’agenzia intende iniziare a costruire nel 2022. – Credits: NASA

La NASA pianifica di assemblare il Gateway in un’orbita “ellittica” quasi rettilinea, che porterà l’avamposto a 1.500 km dalla superficie lunare nel suo punto più vicino e ad una distanza massima di 70.000 km nel punto di massima lontananza. (La Luna si trova a 384,400 km dalla Terra, in media.)

Sarà un’orbita di sei giorni che manterrà il Gateway sempre fuori dall’ombra della luna, permettendo comunicazioni costanti con la Terra. Questa traiettoria orbitale permetterà all’avamposto di funzionare come punto di partenza, sia per i lander diretti verso la superficie lunare sia per velivoli (ad esempio sonde esplorative) che si avventurano nello spazio profondo.

Alla fine vorremmo andare su Marte, e i sistemi che porteranno equipaggi su Marte e oltre, saranno piuttosto grandi, molto grandi“.

Per quanto possibile, la NASA vorrebbe evitare di effettuare lanci dalla Terra di oggetti molto grandi e il Lunar Gateway sarà un punto di appoggio straordinario per la realizzazione del Deep Space gateway, una base spaziale simile, solo molto più grande, dotata di laboratori, hangar ed officine, dove si potranno assemblare le astronavi destinate a Marte ed oltre. Lanciare un’astronave direttamente dall’orbita lunare permetterà di avere maggiore sicurezza e spese inferiori.

Il Gateway sarà dotato di sistemi propulsivi a ioni e tradizionali che permetteranno di variare l’orbita in base alle necessità che si presenteranno.

Lo sviluppo dell’hardware del Gateway è già in fase esecutiva. A marzo del 2019 la NASA annuncerà l’appaltatore principale per il DPI e cinque diverse società, Lockheed Martin, Northrop Grumman, Bigelow Aerospace, Boeing e Sierra Nevada Corp, stanno già costruendo i “prototipi di terra” dei loro moduli di habitat che saranno testati il prossimo anno (La NASA sta anche negoziando con un sesto potenziale contractor di moduli abitativi, NanoRacks).

Se tutto andrà secondo i programmi, gli astronauti della NASA rimetteranno piede sulla Luna entro il 2029, in linea con la direttiva sulla politica spaziale 1 del presidente Donald Trump, che ordina all’agenzia di istituire un avamposto sostenibile a lungo termine sulla superficie lunare.

La stessa direttiva chiarisce, tuttavia, che la spinta dell’umanità verso il sistema solare non dovrebbe esaurirsi con la Luna.

Marte è ancora importante, è ancora l’obiettivo a lungo termine“, ha concluso Guidi, “ma il focus a breve termine è più sul nostro vicino spaziale, la Luna“.

Dischi volanti sulla Luna

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di Oliver Melis

Apprendiamo dalle solite fonti che si occupano di far rimbalzare tra i cospirazionisti nostrani succulente ed esclusive rivelazioni che Il 31 Agosto 2018 l’instancabile ricercatore UFO Scott Waring, mentre stava studiando della Luna fornita da Google con l’applicazione Google Moon, si accorse che il suoi allenatissimi occhi si erano fissati su un punto specifico di una regione del nord della superficie lunare: ancora una volta aveva individuato qualcosa di insolito e sorprende sfuggito alla censura della NASA.

Ed ecco le dichiarazioni con le quali Scott ha accompagnato l’annuncio della sua scoperta:
Stavo guardando la mappa di Google Moon quando ho individuato quello che sembrava un UFO parcheggiato (sic) vicino al bordo di un cratere. Stavo osservando l’immagine con più attenzione, prché l’oggetto appariva parzialmente nascosto dall’ombra, quando, all’improvviso Google Moon, si è interrotto. È successo solo un secondo prima che potessi copiare le coordinate di Google di questo enorme oggetto.
Non mi aspettavo che ciò accadesse. È quasi come se Google avesse voluto impedirmi di copiare la posizione di questo UFO. Farò comunque un post su di esso, e un giorno, qualcun altro troverà di nuovo le coordinate di questo misterioso oggetto”.

L’instancabile Scott non prende da tempo un giorno di ferie, il suo obbiettivo è quello di dimostrare che la Luna, Marte, i vari satelliti dei giganti del sistema solare e perfino gli asteroidi presentano innumerevoli tracce di presenza aliena. Ricordiamo che, solo negli ultimi due mesi, Scott ha segnalato di avere individuato: una città aliena su Titania, una luna di Urano; un asteroide con una base aliena a supporto di una miniera, pieno di macchinari per l’estrazione ed altro; un misterioso monolite su Mercurio; una sfera levitante su Marte e, ora, questo disco volante sulla Luna.

In particolare, secondo l’ufologo cacciatore di alieni, la Luna sarebbe alla totale mercé degli alieni, cosa che provocò l’abbandono del programma Apollo e che la NASA tenta in tutti i modi di insabbiare. A quanto pare, ora, anche Google ha deciso di mettere i bastoni tra le ruote di Scott, intervenendo al momento giusto per impedirgli di prendere nota delle coordinate del misterioso disco volante da lui indivduato sulla Luna.

Ma Scott non si è perso d’animo, per fortuna “Avevo fatto degli screenshot fantastici prima che si bloccasse tutto”.

Fantastico, adesso potremo andare dalla NASA e chiederne conto: cosa ci fa un disco volante sulla Luna? Perché non ce lo dite?

Scott Waring è anche un operatore coscenzioso e preciso; grazie a lui adesso sappiamo anche quanto è grande l’UFO che, secondo l’ufologo è “adagiato sul bordo del cratere. È lungo 3 miglia e largo 1 miglio e sta in piedi sulle sue gambe, nell’ombra del cratere. Perché Google Moon si è bloccato quando il mio cursore del mouse era sulle coordinate da copiare?”

Beh, Scott, dovresti saperlo, la NASA è un covo di cospirazionisti

Scott, però si risponde da solo: “Potrebbe essere stato un problema tecnico del programma o potrebbe essere Google che sta aiutando a nascondere l’esistenza degli alieni. Dal momento che Google è il più grande motore di ricerca al mondo e controlla tutto il mondo di Internet, ha senso solo usarlo per il vantaggio dei governi”.

Certo, questa cospirazione globale che vede sorprendentemente allineati tutti i governi del mondo è talmente sofisticata che, per nascondere i segni della presenza aliena sulle fotografie della mappa lunare di Google, nessuno censura le tue scoperte.

Come abbiamo visto, non è la prima volta che ci occupiamo di Scott Waring, ricercatore fortemente impegnato a rintracciare manufatti alieni, navi spaziali o esseri viventi nascosti nei posti più improbabili.

Peccato che confonda le sue scoperte, volutamente o meno non lo sappiamo, con la pareidolia.

Il WMO comunica che si sta per verificare di nuovo El Niño: avremo un inverno temperato e piovoso ed un’estate bollente e arida?

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L’ultimo volta che l’evento noto come “El Niño” (tecnicamente Southern Oscillation) si è verificato è stato nel 2015-16 ed ha pesantemente influenzato la meteorologia di tutto il mondo.

Ora, secondo gli analisti dei fenomeni climatici, si starebbero verificando le condizioni che favoriscono il presentarsi di El Niño ma, fortunatamente, ritengono che non sarà un fenomeno intenso come quello che si verificò nel 2015-16.

Secondo il WMO, World Meteorological Organization, il cambiamento climatico sta influenzando le dinamiche tradizionali di questi eventi meteorologici. El Niño è un evento naturale che provoca importanti fluttuazioni nelle temperature superficiali delle acque dell’Oceano Pacifico provocando anomalie nel clima di tutto il mondo.

L’ultima volta che si è verificato, nel periodo che va dal tardo 2015 alla primavera del 2016, l’evento El Niño è stato uno dei più forti mai registrati e ha avuto un forte impatto sulle temperature globali del 2016, anno in cui le temperature medie globali registrate furono le più alte di sempre. Tra le conseguenze di El Niño, quell’anno si verificò una forte siccità in Africa che provocò una vera a propria crisi alimentare in quel continente mentre, in Sud America, fortissime precipitazioni provocarono gravi inondazioni in Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay.

Il 2018 è iniziato con il fenomeno opposto: La Niña. Un evento meteorologico in cui le acque di superficie del Pacifico si raffreddano. Questo fenomeno si è da tempo esaurito e, secondo i modelli WMO, c’è una possibilità del 70% che venga sotituito da un altro evento El Niño in via di sviluppo entro la fine di quest’anno.

Previsione WMOImmagine copyright: WMO

L’OMM non si aspetta che il previsto El Niño sia potente quanto l’evento 2015-2016, ma avrà comunque un impatto considerevole“, ha dichiarato il segretario generale dell’OMM Petteri Taalas.

La predizione anticipata di questo evento contribuirà a salvare molte vite e a limitare in modo importante le perdite economiche“, ha aggiunto.

Influenza sul cambiamento climatico

Il WMO ha accoppiato l’aggiornamento di El Niño con una prospettiva climatica globale stagionale per il periodo settembre-novembre 2018.

Secondo le previsioni, in seguito al vrificarsi dell’evento, le temperature globali saranno superiori alla media in quasi tutta l’area Asia-Pacifico, Europa, Nord America, Africa e gran parte del Sud America costiero.

El Niño, di norma, si verifica con una ricorrenza che va dai cinque ai sette anni, il fatto che si ripresenti così presto potrebbe essere dovuto all’impatto che il cambiamento climatico dovuto al riscaldamento globale sta avendo sulla circolazione meteorologica di tutto il mondo.

Il cambiamento climatico sta influenzando le dinamiche tradizionali di eventi come El Niño e La Niña e l’impatto che normalmente hanno sul clima globale.“, ha spiegato Petteri Taalas.

Il 2018 è iniziato con un debole evento La Niña, ma il suo effetto di raffreddamento non è stato sufficiente a ridurre la tendenza generale all’aumento delle temperature, quest’anno, infatti, è stato sicuramente tra i più caldi mai registrati, anche se non al livello del 2016“.

Quasi contemporaneamente all’allarme lanciato dal WMO, l’agenzia meteorologica giapponese ha diramato un avviso indipendente secondo il quale c’è una probabilità del 60% che il modello meteorologico di El Niño si verifichi durante il prossimo autunno dell’emisfero settentrionale, tra settembre e novembre.

Se tutto ciò fosse vero, potremmo avere di nuovo un inverno con brevi periodi di forte freddo in un contesto mediamente temperato, con temperature superiori alla norma e frequenti e forti piogge. Il 2019 potrebbe anche essere caratterizzato da un’estate molto calda, con improvvise e abbondantissime piogge torrenziali.

L’Ufo e i jet militari, Alieni sotto scorta? (video)

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di Oliver Melis

Un video in cui si vede un disco volante inseguito o scortato da una coppia di aerei militari circola in rete almeno dal 2011, emozionando i tanti appassionati di ufologia. Il filmato sarebbe stato realizzato in una zona sconosciuta del New Mexico, ma negli anni la zona è stata associata anche all’Italia, il Gargano in particolare.

Di questo filmato si iniziò a parlare nel 2011, quando fu caricato in rete ad opera dell’ utente “Oondylail cui canale su you tube pullula di video clamorosi legati ad avvistamenti di UFO. Alcune fonti riportano una data simile ma più completa, l’anno è sempre il 2011, il giorno e il mese, 14 agosto con un utente diverso, Discl0sur3 fino a farne risalire la pubblicazione al 4 luglio del 2011 ad opera dell’utente greyhunter2013 sul canale Disclousure Tv.

Il video in questi anni è stato proposto in rete e visualizzato innumerevoli volte riscuotendo un notevole successo. Si tratta di un filmato all’apparenza ineccepibile e tecnicamente impeccabile come se quanto ripreso sia un fatto reale e non un filmato realizzato in CGI, e c’è da ricordare che il filmato ha ben sette anni.

La scena, che potrebbe essere un inseguimento o una sorta di scorta, viene ripresa da almeno due punti diversi, l’autore infatti ad un certo punto si sposta per continuare la registrazione, riprendendo i velivoli da angolazioni differenti.

I dubbi sono leciti, innanzitutto non si riesce a sapere l’autore del filmato originale e non è mai indicata la località esatta in cui sarebbe avvenuto l’evento mostrato. Il blog “Mistero risolto” nota, però, che al secondo trenta e al secondo cinquanta, i velivoli sembrano compiere dei balzi non in linea con la fluidità di movimento che si crea con un solo oggetto ripreso.

L’apertura del filmato mostra che il testimone cammina tra erba e cespugli, forse in una boscaglia con la telecamera accesa e puntata a terra, pochi secondi dopo, si sente un rombo e il testimone punta la telecamera verso la fonte del rumore, inquadrando due caccia che volano seguendo, apparentemente in formazione, quello che sembra fuori di ogni dubbio un disco volante.
Ad un certo punto, i tre velivoli vengono occultati da un ostacolo e l’operatore si sposta di corsa riuscendo nuovamente ad inquadrare le sagome dei velivoli posteriormente. I due aerei militari sembrano proprio scortare in disco, posizionato leggermente avanti e più in alto rispetto ai caccia. Sempre secondo il blog “mistero risolto” gli aerei sarebbero due F15 ma, esaminando un fermo immagine, a qualche testimone sembrano due due F14 Tomcat.

Alla fine del filmato si nota un’insegna con il nickname della persona che ha pubblicato il video. Nelle varie versioni del filmato reperibili su You Tube, tutte uguali, l’unica differenza sta proprio in questa sigla finale che, di volta in volta, riporta un nome diverso.

Il nickname “Oondyla”, appartenente a uno dei primissimi che pubblicò il video, permette di risalire al sito di un’azienda che, guarda caso, si occupa di marketing virale, nel cui canale si può rintracciare almeno un altro filmato in cui appare un UFO identico. Il sospetto che emerge è che sia proprio “Oondyla” l’autore originale del filmato e che l’azienda potrebbe esserne la fonte.

Come detto, il filmato appare credibile se non fosse per i due sbalzi nella continuità dell’immagine rilevabili ai secondi 30 e 50.

Fonti: Fanpage.it, Juanne Pili; Mistero risolto.

In Gran Bretagna registrato caso di trasmissione da scimmia ad uomo del vaiolo delle scimmie

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È stato confermato che un caso di vaiolo delle scimmie è stato registrato in Gran Bretagna su un uomo, un ufficiale della marina nigeriana di stanza nella base di Cornwall. L’uomo è arrivato a Londra a bordo di un volo proveniente da Lagos.

L’uomo è ricoverato da due giorni nell’unità infettiva del Royal Free Hospital di Londra. Tutti gli altri passeggeri che erano a bordo del volo sono stati rintracciati e sottoposti a monitoraggio. Il problema sta nel periodo di incubazione di questa malattia che si aggira in media in due settimane ma può variare da soggetto a soggetto dai sette ai ventuno giorni. Il vaiolo delle scimmie è leggermente meno grave della forma di vaiolo che fu debellato alla fine degli anni ’70 e, a quanto pare, gran parte dei soggetti vaccinati per il vaiolo sembrerebbero immuni.

Il vaiolo delle scimmie, o monkeypox, secondo quanto riporta il portale dell’osservatorio infettivologico dell’Istituto Superiore di Sanità, è una rara malattia virale endemica dei paesi tropicali dell’Africa centro-occidentale. I ricercatori hanno accertato ch si tratta di una malattia virale che, probabilmente, utilizza gli scoiattoli come vettore. oltre alle scimmie si è dimostrato che la malattia infetta anche ratti, topi e conigli.

vaiolo

Nel 1970, il vaiolo delle scimmie fu identificato come la causa di una malattia degli esseri umani simile al vaiolo in località remote dell’Africa. La trasmissione da uomo a uomo del virus avviene dopo un’incubazione di circa 12 giorni (da 7 a 21 giorni). Dopo l’eradicazione del vaiolo umano, nel 1980, il monitoraggio sul vaiolo delle scimmie è continuato dal 1981 al 1986, nella Repubblica Democratica del Congo, con l’identificazione di 338 casi, con un tasso di mortalità del 9,8 per cento per persone non precedentemente vaccinate contro il vaiolo. Il vaccino antivaioloso è stato dimostrato efficace all’85 per cento nel prevenire la manifestazione umana di vaiolo delle scimmie.

Nel 1997, vennero individuati, ancora nella Repubblica Democratica del Congo, 88 casi di eruzione cutanea febbrile che si erano manifestati nel corso dell’anno precedente in 12 villaggi della Katako-Kombe Health Zone. I primi dati raccolti nel corso di questa epidemia suggerivano una catena di contagio da uomo a uomo e hanno dato il via a uno studio epidemiologico a cura dello CDC americano, dello European Programme for Intervention Epidemiology Training e della OMS. Lo studio ha confermato la trasmissione umana del virus, probabilmente facilitata rispetto ai decenni precedenti dalla più alta percentuale di persone suscettibili in quanto non preventivamente vaccinate contro il vaiolo, dopo che l’eradicazione di questa malattia ha portato alla sospensione della vaccinazione di massa.

vaiolo scimmie

Nel 2003, sono stati diagnosticati diversi casi di vaiolo delle scimmie in persone residenti negli Stati Uniti che si erano ammalate dopo essere state a contatto con cani delle praterie malati. E’ la prima volta che si riscontrano evidenze d’infezione comunitaria da virus del vaiolo delle scimmie negli Stati Uniti ma queste infezioni hanno riguardato solo contatti con animali malati e non si è verificata una catena di trasmissione umana.

Causa del vaiolo delle scimmie

Questa malattia è causata dal Monkeypox virus che appartiene al gruppo degli orthopoxvirus. Tra gli altri virus dello stesso gruppo che possono infettare gli esseri umani ricordiamo il virus del vaiolo, il vaccinia (utilizzato nel vaccino del vaiolo) e il cowpox virus.

Segni e sintomi

Negli esseri umani, i segni clinici del vaiolo delle scimmie sono simili a quelle del vaiolo: Circa 12 giorni dopo l’esposizione, la malattia si manifesta con febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena, linfonodi gonfi, malessere generale, e spossatezza. Nell’arco di 1 –3 giorni (talvolta anche di più) dall’insorgenza della febbre, il paziente sviluppa eruzione cutanea pustolare, che appare solitamente prima sul volto ma a volte anche su altre parti del corpo. Le lesioni si sviluppano in genere in diverse fasi prima di formare la crosta e cadere. La malattia generalmente dura da due a quattro settimane. In Africa il vaiolo delle scimmie è fatale in circa il 10% delle persone che contraggono la malattia. La mortalità per il vaiolo umano era di circa il 30% dei casi prima cha la malattia fosse eradicata.

Diffusione del vaiolo delle scimmie tra gli esseri umani

Gli uomini possono contrarre il vaiolo delle scimmie attraverso un morso o il contatto diretto con sangue, liquidi organici o lesioni di un animale infetto. La malattia potrebbe anche diffondersi da uomo a uomo, tuttavia è molto meno contagiosa del vaiolo umano. Si pensa che il virus si trasmetta per via orale durante il contatto diretto o contatto faccia a faccia prolungato. Inoltre, il vaiolo delle scimmie può trasmettersi tramite il contatto diretto con i liquidi organici di una persona infetta o con oggetti contaminati dal virus quali biancheria o abbigliamento.

Trattamento e prevenzione

Non esiste un trattamento specifico per il vaiolo delle scimmie. E’ stato riferito che in Africa il rischio di contrarre il vaiolo delle scimmie si riduce nelle persone precedentemente vaccinate per il vaiolo. E’ in corso di valutazione il ruolo potenziale del vaccino per il vaiolo nei pazienti esposti al vaiolo delle scimmie. Si stanno anche valutando farmaci antivirali, come il cidofovir, per il trattamento.

Descrizione clinica di caso fornita dai CDC americani

Si tratta di un’infezione virale acuta causata dal virus del vaiolo delle scimmie, membro del genere Orthopoxvirus. La malattia clinica presenta un’eruzione cutanea caratterizzata da lesioni pleiomorfiche che passano attraverso tutte gli stadi papillari, vescicolari, pustolari, ombelicati e di crosta che appare dopo un prodromo che include febbre, linfoadenopatia, brividi, sudori, mal di testa e tosse.

Criteri di laboratorio per la diagnosi:

  • Isolamento in mezzo di coltura virale del virus del vaiolo delle scimmie da un campione clinico.
  • Dimostrazione di appartenenza del DNA al virus del vaiolo delle scimmie per mezzo di PCR in un campione clinico.
  • Dimostrazione del cambiamento di livello di anticorpi contro il virus del vaiolo delle scimmie in campioni dello stesso siero raccolti in due momenti successivi, in fase acuta e in convalescenza.
  • Dimostrazione della presenza di un virus morfologicamente consistente con un poxvirus tramite osservazione al microscopio elettronico.
  • Dimostrazione della presenza del virus orthopox in tessuti per mezzo di test immunoistochimici.

Fonte: portale epidemiologico dell’Istituto Superiore di Sanità