sabato, Novembre 16, 2024
Home Blog Pagina 1324

L’incidente Moberly-Jourdain: viaggio nel tempo, fantasmi o millantatrici?

0

di Oliver Melis

La storia di Charlotte Moberly ed Eleanor Jourdain che vi raccontiamo è ambientata nei fasti della corte francese di Maria Antonietta: le due donne si erano recate in Francia per un viaggio culturale, e durante la visita alla reggia di Versailles si erano perse e si erano ritrovate a girovagare nel parco che circonda il Petit Trianon, luogo preferito dall’ultima regina di Francia, che lì passava gran parte del tempo insieme ai cortigiani cercando di replicare lo stile di vita dei suoi sudditi.

Le due donne raccontano la loro strana avventura scrivendo, in un resoconto, di aver avvertito all’improvviso l’aria del parco cambiare e gli alberi divenire immobili mentre l’atmosfera si faceva angosciante. Mentre le due donne, interdettem tentavano di capire cosa stesse succedendo, cominciarono a comparire strane figure vestite in abiti d’epoca, ferme “come in un tableaux vivant“. Un uomo con il volto sfigurato dal vaiolo che sedeva ad un angolo della strada le guardava con occhi carichi d’odio; una giovane donna dai folti capelli era invece intenta a disegnare sull’erba, ma questa fu vista solo dalla più anziana delle due donne inglesi. Dopo un po’ di tempo le donne incontrarono un altro gruppo di visitatori e tutto tornò come prima, anche se, naturalmente, l’esperienza le lasciò profondamente impressionate.

Decisero cosi di fare delle ricerche, ma non furono in grado di ricostruire la strada che avevano percorso, non avendo fatto caso a possibili punti di riferimenti incontrati durante il loro misterioso tragitto. Le due donne ritennero di aver riconosciuto l’uomo e la donna che avevano visto più da vicino, e lei sembrava proprio Maria Antonietta.

Raccontarono le loro avventure nel passato in un libro che pubblicarono con molto successo.

L’idea che il parco intorno a Versailles fosse infestato dai fantasmi della nobiltà uccisa dalla Rivoluzione era estremamente affascinante e forse lo sarebbe anche oggi.
Tuttavia la England’s Society for Psychical Research ritenne che l’esperienza vissuta dalle due donne non aveva niente di sovrannaturale. Brian Dunning, scrittore e produttore notoriamente scettico, esaminato il materiale a disposizione, escluse, però, la spiegazione più gettonata, cioè che le due donne si fossero trovate inconsapevolmente coinvolte in un “party a tema” nel parco della reggia organizzato dall’artista Robert de Montesquiou.

Secondo Dunning, quel giorno non accadde nulla di particolare, se non qualcosa partorito dalal fervida immaginazione delle due donne che, successivamente, ripensandoci e raccontandosi l’episodio avevano finito per arricchire il loro vissuto con orpelli paranormali e altri dettagli di poco conto.

Quando si parla di paranormale, le anomalie che vengono riscontrate dalla nostra mente spesso vengono spiegate con aggiunte di fantasia che rendono la nostra avventura speciale.

Come in altre storie, le donne coinvolte nella misteriosa passeggiata nel passato, almeno cosi da loro è stata interpretata, credevano al paranormale avendo raccontato già altre volte altri incontri che loro credevano sovrannaturali.

Fonte: Queryonline

Meno tende alle finestre, la luce solare riduce i batteri in casa

0

Dopo aver costruito salotti in miniatura per i microbi, un team di ricercatori dell’Università dell’Oregon ha concluso che gli spazi interni esposti alla luce solare probabilmente contengono meno batteri di quelli che sono rimasti al buio. Il loro studio, pubblicato sulla rivista Microbiome, non ha verificato se le condizioni di luce influenzino le specie che provocano malattie in modo diverso da quelle innocue o mutualistiche. Lo studio ha riguardato solo i batteri che prosperano nell’ambiente relativamente asciutto della polvere, escludendo quelli trovati negli  angoli umidi e nelle fessure. Tuttavia, gli autori ritengono che il lavoro di follow-up sull’argomento potrebbe contribuire alla progettazione di case più sicure, luoghi di lavoro e ospedali.

I nostri risultati indicano che la polvere esposta alla luce del giorno contiene comunità batteriche vitali più piccole che assomigliano più fortemente alle comunità aeree esterne [piuttosto che a quelle derivate dalla pelle umana, dall’intestino umano o dal suolo] e che gli effetti battericidi della normale luce solare filtrata dalle finestre possono essere simili a quelli raggiunti dalle lunghezze d’onda della luce ultravioletta [per alcuni tipi di batteri] “, hanno scritto gli autori.

Gli autori hanno raccolto campioni di polvere da ogni stanza di sette case unifamiliari nella città di Eugene, in Oregon. I campioni sono stati mescolati insieme e uno strato sottile della miscela risultante è stato distribuito su piastre di Petri e inserito in nove contenitori rettangolari sigillabili identici, progettati per fungere da mini versioni di un tipico salotto.

Ciascuno dei contenitori aveva un’apertura della finestra coperta da uno diquesti tre materiali: il vetro che lasciava entrare la luce visibile e vicino all’infrarosso ma bloccava la maggior parte delle radiazioni UVA e UVB, come la maggior parte dei vetri per finestre commerciali; vetro che bloccava la maggior parte visibile e vicino all’infrarosso ma lasciava entrare UVA e UVB; o una piastra di alluminio opaco. Le temperature interne sono state mantenute tra 18,2 e 22,3 ° C (da 64,8 a 72,1 ° F) e l’umidità è stata mantenuta tra il 23 e il 64 percento, tipica delle condizioni interne del mondo reale. I microcosmi sigillati sono stati quindi inseriti in aperture per edifici esposte a sud senza ostruzioni luminose.

Dopo 90 giorni di esposizione alla luce, il numero di batteri vivi era significativamente più basso nei microcosmi esposti alla luce visibile e UV rispetto ai microcosmi scuri. Le comunità batteriche che vivevano in entrambe le condizioni di luce erano dominate da gruppi associati all’aria esterna, mentre quelle al buio avevano solo il 25% delle specie di aria esterna. Tutti e tre i tipi di comunità presentavano bassi livelli di batteri derivati ​​dalla pelle umana(dal 15 al 25%).

Gli autori hanno osservato che sia le composizioni che l’abbondanza di batteri nei microcosmi delle radiazioni UV e dei microcosmi a luce visibile erano comparabili. Come previsto, alcuni tipi di batteri rari sono aumentati durante l’esperimento. Gli autori, tuttavia, affermano che questo potrebbe essersi verificato perché alcune specie di batteri dominanti di quell’ambiente erano spariti o ridotti a causa delle condizioni stabilite per l’esperimento, dando a specie meno affressive e prolifiche la possibilità di accedere ad una maggiore quantità di risorse.

Insomma, le case in cui la luce solare entra meglio sembrano essere le più sicure rispetto alla proliferazione batterica.

Quanto siamo vicini a creare un’intelligenza artificiale come HAL 9000 di Kubrick?

0

“Mi dispiace, Dave, temo di non poterlo fare.”

Il pubblico del cinema ha ascoltato per la prima volta queste parole tranquillamente intonate e, al contempo, minacciose nel 1968, pronunciate dal computer intelligente di un’astronave nel capolavoro di fantascienza “2001: Odissea nello spazio“. Con quella frase, il computer chiamato HAL 9000 confermava di poter pensare e decidere da solo, e che era pronto a terminare gli astronauti che avevano intenzione di disattivarlo.

Cinquant’anni dopo che il regista Stanley Kubrick ha pubblicato il suo visionario capolavoro cinematografico, quanto siamo vicini al futuro immaginato dal grande regista, in cui collaboriamo con un’intelligenza artificiale (AI) che alla fine potremmo non essere in grado di controllare?

Potremmo essere molto più vicini di quanto pensiamo, con macchine così intelligenti, e potenzialmente minacciose, come HAL 9000 in agguato “in bella vista sulla Terra“, secondo un saggio appena pubblicato sulla rivista Science Robotics.

L’autore di saggio, Robin Murphy, professore di informatica e ingegneria presso la Texas A & M University, conosce bene l’intelligenza artificiale; è stata un leader pionieristico nello sviluppo di robot in grado di reagire alle catastrofi, e ricopre il ruolo di direttore di robotica umanitaria e del laboratorio di intelligenza artificiale del Texas A & M, secondo una biografia della facoltà.

HAL 9000 di Kubrick rappresentava un raro scorcio di quelli che allora erano campi molto giovani: intelligenza artificiale e robotica, che mostrava tre discipline fondamentali per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale: “comprensione del linguaggio naturale, visione artificiale e ragionamento“, ha scritto Murphy nel saggio.

HAL imparava dall’osservazione del suo ambiente, guardando e analizzando le parole, le espressioni facciali e i movimenti degli astronauti. Era responsabile per l’esecuzione di funzioni meccaniche come il mantenimento vitale dell’astronave, ma, essendo computer “pensante“, HAL era anche in grado di rispondere a livello di conversazione con gli astronauti, ha spiegato Murphy.

Quando la missione fallisce e gli astronauti decidono di spegnere HAL, l’IA intuisce il loro proposito interpretandone il labiale durante le conversazioni. HAL arriva ad una decisione che non faceva parte della sua programmazione originale, decidendo di salvarsi uccidendo sistematicamente il persoale di bordo.

La prospettiva dell’IA che fa più male che bene non può essere così inverosimile. Gli esperti suggeriscono che un’IA armata potrebbe giocare un ruolo importante nei futuri conflitti globali, e il defunto fisico Stephen Hawking ha più volte suggerito che l’umanità potrebbe ritrovarsi con le IA diventate la più grande minaccia alla nostra sopravvivenza.

Il pieno sviluppo dell’intelligenza artificiale potrebbe significare la fine della razza umana“, ha detto Hawking alla BBC nel 2014.

Durante una scena cruciale di “2001, odissea nello spazio“, HAL attacca l’astronauta David Bowman fuori dall’astronave, ignorando le sue richieste di riavere accesso all’astronave dallo spazio manifestando un’emozione: “Questa conversazione non può più servire“.

Ma la discussione sulle intelligenze artificiali oggi non è finita; la crescente dipendenza dell’umanità dai computer per un sempre maggior numero di usi quotidiani dimostra che l’IA sta già invadendo le nostre vite e ha stabilito una testa di ponte nelle nostre case e nelle nostre vite.

Cosa significherà per l’umanità nei prossimi 50 anni, tuttavia, resta da vedere.

BepiColombo: Perchè ci vuole tanto tempo per arrivare fino a Mercurio

0

È partita la missione congiunta dell’ESA e della JAXA BepiColombo, destinata a studiare il pianeta Mercurio. Il suo arrivo è previsto per il 2025. Perchè un viaggio così lungo?

Le agenzie spaziali europee e giapponesi hanno lanciato la loro prima missione verso Mercurio ma ora, scienziati, tecnici ed appassionati dovranno armarsi di molta pazienza, perchè la parte scientifica della missione inizierà solo tra sette anni, il tempo necessario alla BepiColombo per posizionarsi in orbita intorno a Mercurio.

Ma perchè questo viaggio durerà così a lungo?

la risposta a questo perchè risiede nella difficoltà insita nel dover inserire la sonda in un’orbita stabile intorno a Mercurio a così poca distanza dal Sole. Le difficoltà derivano dal fatto che Mercurio è un piccolo pianeta e si trova molto vicino al Sole, orbita attorno al sole a grande velocità e per inserire una navicella in un’orbita stabile intorno a lui, senza che venga poi deviata e attratta dal Sole, occorre che vi arrivi ad una certa velocità e seguendo una precisa traiettoria. 

Purtroppo, c’è un grosso problema: la gravità del Sole attrarrà la navicella con una forza tale che la BepiColombo dovrà frenare per gran parte del suo viaggio per evitare di perdere l’appuntamento con il piccolo Mercurio ed essere attirata verso il Sole.

Questa grafica dell'Agenzia spaziale europea descrive il percorso verso Mercury per la sonda spaziale BepiColombo dopo il suo lancio il 19 ottobre 2018. La navicella volerà via Terra una volta, Venere due volte e Mercurio sei volte prima di entrare in orbita nel dicembre 2025.

Questa grafica dell’Agenzia spaziale europea descrive il percorso verso Mercurio della BepiColombo. La navicella passerà vicno alla Terra una volta, Venere due volte e Mercurio sei volte prima di entrare in orbita stabile nel dicembre 2025. – Credit: ESA
Per affrontare questa sfida, i progettisti di BepiColombo hanno ideato un sistema di propulsione e navigazione che sfrutta una combinazione di energia solare, carburante chimico e flybys planetari, che lavoreranno insieme per guidare la navicella attraverso questo percorso ad ostacoli. Questi flybys allungheranno la durata della crociera di BepiColombo fino a circa sette anni.
Gli incontri con i pianeti, una volta con la Terra nell’aprile del 2020, due con Venere nel 2020 e il 2021 e sei con Mercurio tra il 2021 e il 2025, modificheranno prograssivamente la traiettoria di BepiColombo portandola fino all’inserimento preciso in orbita intorno a Mercurio. Grazie ai flybys, inoltre, ingegneri avranno anche la possibilità di assicurarsi che gli strumenti a bordo di BepiColombo funzionino regolarmente, perché più della metà di essi saranno già accesi.

Alla fine, nel dicembre del 2025, BepiColombo entrerà in orbita attorno al piccolo pianeta. Una volta posizionatasi, la sonda si separerà nelle due astronavi scientifiche che la compongono: l’Europae Mercury Planetary Orbiter (MPO) e la Giapponese Mercury Magnetospheric Orbiter (MMO). Quei due veicoli spaziali voleranno in orbite complementari, con l’MPO che ruoterà intorno al pianeta ogni 2,3 ore e l’MMO che ogni 9,3 ore.

Se tutto va secondo i piani, i 16 strumenti che compongono BepiColombo raccoglieranno moltissimi dati che permetteranno agli scienziati di capire molto sulla composizione di Mercurio e, probabilmente, su come è nato il sistema solare e perchè ha attualmente questa struttura.

Segnali dallo spazio: la scala di Rio

0

di Oliver Melis

Un presunto “segnale” che inizialmente si pensava provenisse da una stella a circa 95 anni luce di distanza dalla Terra era probabilmente generato da una fonte terrestre, come in seguito hanno confermato gli scienziati.

Ars Technica il 31 agosto 2016 diffuse la notizia che gli scienziati russi avevano rilasciato una dichiarazione deludente per i tanti appassionati: il misterioso segnale rilevato quasi un anno prima non proveniva da una stella lontana ma dal nostro stesso pianeta.

Un anno prima, nel 2015, era stato captato un interessante segnale radio ad una lunghezza d’onda di 2,7 cm nella direzione del sistema stellare HD164595, nella costellazione di Hercules. Questa stella posta nella costellazione di Ercole ha almeno un pianeta che gli orbita attorno in un ciclo di 40 giorni, pianeta che, però, si trova in un’orbita molto ravvicinata, inferiore a quella che compie Mercurio attorno al nostro Sole, una distanza dalla stella, quindi, probabilmente incompatibile con la vita, almeno per come noi la conosciamo.

Eric Korpela, direttore del Centro Ricerche di Berkeley SETI (Ricerca per l’intelligenza extraterrestre), sollecitò cautela sin da subito: l’elaborazione e le analisi successive del segnale rivelarono la sua origine terrestre. Questo presunto segnale di origine aliena provocò molto interesse ed eccitazione tra i non addetti ai lavori e gli appassionati di UFO e diversi siti pubblicizzarono la scoperta, alimentando le speranze e le aspettative dei tanti ferventi appassionati di vita extraterrestre.

In una e-mail, Korpela affermò che “è estremamente improbabile che questo possa essere un segnale emesso da una civiltà aliena

Secondo quanto riferito da Ars Technica il 29 agosto 2016, il segnale era probabilmente causato da emissioni radio proenienti dalla Terra stessa riflesse da un satellite. Nonostante questo, il 31 agosto, i media stavano ancora parlando in termini entusiastici del segnale, sostenendo la convinzione che si trattasse di alieni.

Secondo il giornalista scientifico Dave Mosher, si trattava di un segnale così poco interessante che le persone che lo rilevarono inizialmente non si preoccuparono di informare nessuno.
Il segnale venen ricevuto tramite il radiotelescopio RATAN-600 situato a Zelenchukskaya, nel sudovest della Russia.
Per individuare un messaggio alieno una base di partenza è la Scala di Rio, nata nel 2001 grazie all’astronomo Iván Almár e di Jill Tarter, cofondatrice del Seti Insitute, in occasione di un congresso a Rio de Janeiro (da cui prese il nome). Essa quantifica, con un punteggio da 0 a 10, l’impatto sulla società che un annuncio su un eventuale segnale alieno avrebbe, in relazione al grado di certezza che quel segnale sia un effettivo tentativo di contatto da parte di una civiltà extraterrestre. Una versione della scala più avanzata è stata illustrata sull’International Journal of Astrobiology, cercando di rendere la scala esistente più compatibile con l’attuale velocità di diffusione delle notizie.

La nuova scala “Rio 2.0” dovrebbe poter essere rimodulata nel tempo mentre nuovi dati diventano disponibili, cercando di ottenere il consenso delle varie discipline accademiche coinvolte nell’identificazione dei segnali, per esprimere in un linguaggio più chiaro e comprensibile al grande pubblico la portata di un’eventuale scoperta.

La scala Rio andrebbe dallo 0 che equivale a nulla, a 10 che vale come «un’astronave aliena in orbita attorno alla Terra, o un alieno che ti stringe la mano», spiega Duncan Forgan, oggi alla guida del progetto. L’obiettivo è quello di ottenere la fiducia dei non addetti ai lavori per comunicare quanto si sa su un tema così cruciale, spesso preda delle fake news.

Questo modo di operare dovrebbe servire ad eveitare che notizie sensazionalistiche e precipitose possano screditare il paziente e complesso lavoro dei ricercatori, comunicando risultati ingannevoli.

Fonte: Snopes.com; Focus.it

Il generale Douglas MacArthur e la guerra interplanetaria

0

di Oliver Melis

Durante un discorso del 1955 tenuto a West Point, il generale Douglas MacArthur disse ai cadetti riuniti: “La prossima guerra sarà una guerra interplanetaria. Le nazioni della terra dovranno un giorno fare fronte comune contro l’attacco di esseri provenienti da altri pianeti“.

Questo discorso è stato riportato in modo errato e nel modo in cui è formulato è assolutamente falso perché il Generale Douglas Mac Arthur non ha mai pronunciato quelle parole a lui attribuite al momento e nel luogo citato ne in nessun altro incontro.
La frase a lui attribuita è stata semplicemente ottenuta combinando le parole che MacArthur ha detto in diversi momenti e luoghi.

L’argomento è una citazione attribuita al Generale in un discorso tenuto a West Point nell’ottobre del 1955 in cui si supponeva che il famoso militare pensasse che la prossima guerra si sarebbe combattuta su scala interplanetaria, favorendo le dicerie sul presunto complotto del Governo americano di insabbiare la “verità” sugli UFO.
Tuttavia, il generale MacArthur non ha tenuto nessun discorso a West Point quell’anno, né è mai stato scritto in via ufficiale che affermasse espressamente che la “prossima guerra” sarebbe stata una guerra “interplanetaria“.

La confusione è iniziata con i commenti riportati da MacArthur in una visita privata nella sua residenza all’hotel Waldorf-Astoria di New York dal sindaco di Napoli, Achille Lauro, nell’ottobre del 1955. Il giorno seguente il sindaco Lauro riferì il succo del discorso dei loro 45 minuti di conversazione alla stampa, sostenendo che MacArthur aveva espresso la convinzione che un giorno o l’altro (forse 1.000 anni nel futuro) le persone della Terra si sarebbero trovate di fronte a uno scontro con esseri extraterrestri: “Il generale MacArthur si è definito “un ottimista” riguardo alla possibilità di un’altra guerra mondiale, il generale pensa che un’altra guerra sarebbe un doppio suicidio e che c’è abbastanza senso da entrambi i lati della cortina di ferro per evitarlo“, raccontò il sindaco Achille Lauro.

Crede che a causa degli sviluppi della scienza tutti i paesi sulla terra dovranno unirsi per sopravvivere e per creare un fronte comune contro l’attacco di esseri provenienti da altri pianeti“.

La politica del futuro sarà cosmica, o interplanetaria, secondo l’opinione del generale MacArthur, spiegò il sindaco che citò il leader militare dicendo che tra mille anni la civiltà odierna apparirebbe obsoleta come l’età della pietra lo è per la nostra civiltà.
Secondo Lauro, gli unici commenti fatti da MacArthur sulla prossima guerra erano che non aveva nessuna idea di come si sarebbe combattuta: “Ha citato la risposta di Einstein alla domanda su quali armi sarebbero state usate in una terza guerra mondiale – che non sapeva con quali armi si sarebbe combattuta terza guerra mondiale ma che un quarto conflitto globale sarebbe stato combattuto con bastoni e pietre“.

Alcuni giornali (come il Chicago Tribune) misero in risalto gli aspetti sensazionalistici delle osservazioni del Sindaco Lauro, riproducendo solo una breve parte di essi sotto titoli come “LA GUERRA DELLO SPAZIO DEL GENERALE MACARTHUR“.

Diversi anni dopo, il 12 maggio 1962, MacArthur pronunciò un discorso (comunemente noto come “Duty, honor, country“) ai cadetti dell’Accademia Militare degli Stati Uniti a West Point in occasione del suo ricevimento del Sylvanus Thayer Award, durante il quale ha ancora una volta alluso alla possibilità che l’umanità possa un giorno affrontare un nemico extraterrestre:

Ci occupiamo ora, non solo delle cose di questo mondo, ma anche con le distanze illimitate e i misteri ancora insondabili dell’universo. Stiamo raggiungendo una nuova e sconfinata frontiera. Parliamo di sfruttare l’energia cosmica, di sfruttare i venti e le maree per creare energia, di creare materiali sintetici impensabili, di purificare l’acqua di mare; di sfruttare i fondali oceanici per cercare nuove ricchezze; di curare malattie preventivamente nel tentativo di prolungare la vita fino a cento anni; di controllare il tempo atmosferico per una distribuzione della pioggia, di astronavi sulla luna; l’obiettivo primario in guerra, limitato alle forze armate di un nemico, ma invece di includere le sue popolazioni civili; del conflitto ultimo tra la razza umana unita e le forze sinistre di qualche altra potenza planetaria; questi sono sogni e fantasie che renderanno la vita la più eccitante di tutti i tempi.

Quindi, il generale Douglas MacArthur ha suggerito la nozione di un’eventuale guerra interplanetaria almeno in un paio di occasioni; in una nel 1955 e in una occasione durante un discorso a West Point. Ma non ha mai dichiarato che sarebbe stata la “prossima guerra” combattuta su o dalla Terra, ma che probabilmente sarebbe avvenuta in un lontano futuro.

Fonte: Snopes.com

Un nuovo Fast Radio Burst da una sorgente relativamente vicina

0

Le raffiche radio veloci o Fast Radio Burst (FRB) sono forti e rapidissimi lampi di onde radio che si diffondono nello spazio, dotati di tanta energia quanta ne produce il Sole nel corso di quasi un secolo, nonostante che durino solo pochi millisecondi. I primi FRB furono individuati poco più di un decennio fa, ma gli scienziati non sono ancora riusciti a farsi un’idea precisa su cosa li provochi

Finora, gli FRB individuati sono stati stimati avere fonti lontane miliardi di miliardi di anni luce dalla Terra ma, inaspettatamente, di recente ne è stato individuato uno, denominato FRB 171020, la cui origine sembra essere relativamente vicina alla Terra.

La nuova ricerca, guidata dall’Istituto scientifico nazionale australiano CSIRO, è disponibile sul server di preprint arXivGli astronomi australiani hanno indivduato FRB 171020 insieme ad altri 20 FBR. Con l’aiuto dell’Australian Telescope Compact Array, situato nelle profondità del Nuovo Galles del Sud. Il nuovo studio evidenzia che questo FRB potrebbe aver origine in una galassia nota come ESO 601-G036, posta a circa 120 milioni di anni luce dalla Terra. 

La galassia ESO 601-G036 ha un tasso di formazione stellare e di abbondanza di ossigeno simile ad un’altra galassia dove abbiamo individuato per certa l’origine di un FRB, questa è una galassia nana posta a circa 3 miliardi di anni luce dalla Terra, mentre l’ESO 601-G036 è distante solo 120 milioni di anni luce.

Peraltro, ESO 601-G036 non sembrava una galassia ababstanza probabile come puto di origine di un FRB prchè non presenta le emissioni radio a basso livello costanti viste nell’altra galassia.

Ad oggi, solo una manciata di FRB sono stati documentati, anche se la scorsa settimana gli scienziati hanno riferito di averne indivduati trovato 20 durante l’ultimo anno, praticamente raddoppiandone il numero rilevato dal  2007. Si ritiene, comunque, che migliaia e migliaia di FRB raggiungano la Terra ogni giorno ma che ancora non sappiamo monitorarli.

Come per ogni fenomeno non ampiamente compreso che avviene nello spazio,  sono molti coloro, anche tra gli addetti ai lavori, che sospettano che gli FRB possano essere segnali inviati volontariamente o involontariamente da forme di vita aliene oppure il segno del movimento di qualche nave spaziale che utilizza una qualche forma di inimmaginabile propulsione a velocità superiore a quella della luce. Al momento non si può escludere nessuna ipotesi, tuttavia non ci sono prove a sostegno. 

Una possibile spiegazione ipotizzata da astronomi ed astrofisici è che si tratti di scoppi di energia derivati da una collisione tra oggetti molto densi, ad esempio la fusione di buchi neri o stelle di neutroni. 

In alternativa, potrebbero scaturire da una supernova particolarmente energetica.

Insomma, gli studi vanno avanti e più numerosi saranno gli FRB individuati di cui verrà stabilita l’origine precisa, più facile sarà trovare una spiegazione a questo strano fenomeno cosmico.

Nel 2040 la Spagna sarà la nazione con l’aspettativa media di vita più lunga del mondo. L’Italia sarà sesta, con 84,5 anni

0

Sebbene possano non aver trovato la fonte della giovinezza – almeno, di ciò che sappiamo – ci si aspetta che una manciata di paesi sopravviva al resto di noi.

Utilizzando i dati raccolti dallo studio Global Burden of Disease che analizza 250 cause di morte, i ricercatori hanno previsto l’aspettativa di vita media in 295 nazioni nell’anno 2040 in una serie di previsioni basate su scenari alternativi. Nel caso migliore, in tutti i paesi probabilmente si verificherà un leggero aumento della durata media della vita nei prossimi due decenni, mentre el caso peggiore quasi la metà delle nazioni esaminate potrebbe dover affrontare un’aspettativa di vita inferiore.

Secondo i ricercatori che hano effettuato lo studio, è prevedibile che ci sarà un aumento dei casi di morte per lesioni, come incidenti automobilistici e malattie non trasmissibili, come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), la malattia renale cronica, il diabete, il cancro ai polmoni e altri problemi di salute legati all’obesità. I fattori guida principali che contribuirao a questi decessi includono l’ipertensione, l’indice di massa corporea, la glicemia, l’uso di tabacco e alcool e l’inquinamento atmosferico.

Il futuro della salute del mondo non è preordinato, e c’è una vasta gamma di traiettorie plausibili“, ha detto l’autore principale dello studio, il Dott. Kyle Foreman in una dichiarazione . “Ma se vediamo progressi significativi o stagnazione dipende da quanto bene o male i sistemi sanitari affrontano i principali fattori di salute“.

Nel 2016, l’aspettativa di vita media in Cina era 76,3 anni, mettendo la nazione al 68 ° posto nel mondo. Nel 2040, l’aspettativa di vita potrebbe salire a 81,9 anni, risalendo al 39° posto. Si prevede anche che la Siria resca più di altri e risalga dal 137° all’80°, probabilmente perchè l’attuale conflitto si risolverà. Altri paesi che consocerano significativi guadagni dell’aspettativa di vita comprendono la Nigeria (da 157 a 123) e l’Indonesia (da 117 a 100).

Al contrario, gli Stati Uniti potrebbero suire il maggiore calo tra i paesi ad alto reddito con un aumento dell’aspettativa media di vita fino a 79,8 anni, con una caduta prevista dal 21° al 64° posto, seguito da Canada, Norvegia, Belgio e Paesi Bassi.

La Spagna sarà, secondo questo studio, il paese più longevo del mondo con un’aspettativa media di vita media di 85,8 anni, appena sopra il Giappone (85,7 anni). A seguire Singapore (85,4), Svizzera (85,2), Portogallo (84,5), Italia (84,5), Israele (84,4), Francia (84,3), seguiti da Lussemburgo e Australia (84,1).

L’analisi effettuata sembra suggerire che l’aspettativa di vita potrebbe diminuire in quasi la metà dei paesi analizzati, e solo in 57 si verificherebbe un aumento di un anno o più. Lo scenario “migliore” vede 158 paesi che avranno un balzo dell’aspettativa di vita di almeno cinque anni e 46 nazioni con ben 10.

Qui è dove entra in gioco la disparità. Anche in quei 46 paesi, loro scenario peggiore mette ancora la vita media sopra gli 80 anni. Altri paesi situati nella parte bassa della classifica, come il Lesotho, lo Swaziland, la Repubblica Centrafricana e il Sud Africa, potrebbero vedere un ulteriore calo dell’aspettativa di vita di ben 30 anni dal caso migliore a quello peggiore. Ciò è in gran parte dovuto a fattori socioeconomici come la fertilità, il reddito pro capite, l’accesso all’acqua pulita e ai tassi di istruzione ma, secondo gli autori, non è troppo tardi per cambiare questi risultati.

La gamma di scenari” migliori “e” peggiori “consente alle parti interessate di esaminare i potenziali cambiamenti per migliorare i sistemi sanitari, a livello locale, nazionale e globale“, ha affermato Murray. “Questi scenari offrono nuove intuizioni e aiutano a inquadrare la pianificazione sanitaria, in particolare per quanto riguarda i lunghi periodi di ritardo tra gli investimenti iniziali e il loro impatto, come nella ricerca e nello sviluppo di farmaci“.

Bisogna anche ricordare che molti dei fattori legati al calo dell’aspettativa di vita sono legati a casi non strettamente inerenti la salute, come la situazione economica individuale e nazionale, lo stato della rete stradale (molte persone muoiono giovani negli incideti stradali), la sicurezza sul lavoro, l’efficenza del sistema sanitario locale, la copertura vaccinale e via dicendo…

Scoperti più di 100 geni correlati con il disturbo dello spettro autistico

0

La ricerca per comprendere le cause del disturbo dello spettro autistico sembra infinita. Abbiamo appensa saputo che i ricercatori hanno identificato 102 geni associati al disturbo. Si tratta di una scoperta che, praticamente, raddoppia il numero di geni implicati in questo problema che mina la vita di tanti bambini e adulti.

Difficoltà di interazione sociale

Il disturbo dello spettro autistico (ASD) è un problema dello sviluppo che, solo negli Stati Uniti, colpisce 1 bambino su 59. Il disturbo di solito si presenta come una serie di sintomi nella prima infanzia quando i bambini hanno circa 2 o 3 anni. I bambini colpiti da autismo hanno difficoltà a interagire con i coetanei, si impegnano in comportamenti ripetitivi e hanno difficoltà a comunicare con gli altri. Molti sono molto sensibili ai suoni e ad altre sensazioni. Il disturbo è complesso e colpisce ogni individuo in modo diverso.

Nessuno sa, ancora, quale sia la causa dell’autismo, ma gli scienziati sospettano che la genetica vi giochi un qualche ruolo. Molte famiglie mostrano ereditarietà per l’autismo o condizioni mediche correlate come disturbi del sonno, convulsioni e disturbi gastrointestinali; tutti segni che spesso accompagnano una diagnosi di autismo. Una ricerca precedente aveva identificato 65 geni associati all’autismo, ma questi studi si erano concentrati solo su nuove mutazioni per individuare i geni alla base del disturbo.

Ricerca seria

Jack Kosmicki, bioinformatico e dottorando di ricerca, studente dell’Università di Harvard, che ha coordinato il nuovo studio, è partito dal presupposto che vi siano state, nelle precedenti ricerche, carenze nell’approccio. Lui ed il suo team hanno analizzato la mappa genetica di oltre 37.000 individui, valutando le mutazioni sconosciute ma anche le differenze genetiche tra gli individui colpiti e i casi di controllo.

I ricercatori hanno identificato più di 100 geni associati all’autismo. Quando il team ha confrontato i risultati con altri studi pubblicati su individui con autismo, disabilità intellettive e ritardi di sviluppo, sono riusciti ad identificare un numero di geni associati al disturbo dello spettro autistico quasi doppi rispetto a quelli legati alle altre condizioni che spesso si manifestano con una diagnosi di autismo.

Essere in grado di guardare ad altri disordini in relazione all’ASD è significativo e prezioso per essere in grado di spiegare la genetica dietro la varietà dei possibili risultati all’interno dell’ASD“, ha detto Kosmicki, che ha presentato i risultati dello studio all’Assemblea annuale dell’American Society of Human Genetics del 2018 a San Diego, in California. La scoperta potrebbe anche aiutare a districare le differenze tra autismo, disabilità intellettiva e ritardo dello sviluppo.

Per Kosmicki e colleghi, la scoperta è un inizio. “Speriamo di creare una risorsa per l’analisi futura definitiva dei geni associati all’ASD“, ha detto in una nota Mark Daly, un genetista del Broad Institute e del Massachusetts General Hospital e uno dei consulenti di Kosmicki.

I ricercatori sperano di riuscire a combinare i loro risultati con altri ampi studi sulla variazione genetica alla base delle disabilità intellettive, ritardo dello sviluppo e tratti psichiatrici.

Fonte: Discover Magazine

Quando è giusto ignorare il partner, secondo la psicologia

0

Dalla nostra salute fisica alla vita lavorativa, quanto siamo soddisfatti in una relazione ha a che fare con una varietà di fattori che influenzano le circostanze della nostra vita. Una delle caratteristiche più importanti di una relazione sana è la capacità di comunicare di una coppia o, secondo un nuovo studio, di non farlo.

Pubblicando il loro lavoro sul Journal of Personality and Social Psychology, un gruppo di ricercatori sostiene che ci sono momenti, in certe relazioni, in cui ignorare il partner può creare un migliore senso di soddisfazione generale, in particolare nelle famiglie a basso redditto.

Consideriamo questo esempio: una moglie cerca di spingere il marito a chiedere un aumento di stipendio, ma il marito ha un lavoro a basso salario con poca sicurezza di stabilità, e, per lui, chiedere un aumento potrebbe essere rischioso, quindi evitando di accontentare la moglie ed evitando di affrontare l’argomento, può preservare la sua autostima e ridurre l’enfasi sulla vulnerabile situazione finanziaria familiare“, spiega l’autrice principale dello studio Jaclyn M. Ross in una dichiarazione. “Per una coppia più ricca, nella stessa situazione, la moglie può percepire che il marito non è disposto a fare un sacrificio per la sua famiglia e questo può causare attriti nella relazione“.

Quindi, mentre il fare finta di nulla può essere vantaggioso nella coppia con meno risorse economiche, lo stesso atteggiamento può, effettivamente, danneggiare la soddisfazione e la relazione di quelle facoltose.

Da una parte, per le coppie più abbienti, la maggior facilità di accedere alle risorse per affrontare i loro problemi relazionali è un vantaggio ma, dall’altra può anche creare maggiori aspettative che il partner si adatti alle richieste e ai bisogni dell’altro, cosa che potrebbe stare alla base di problemi relazionali“, ha detto il co-autore Thomas N. Bradbury. “Se le aspettative non vengono soddisfatte, si possono verificare delle spaccature nella relazione ed esacerbare i problemi esistenti“.

In passato, la maggior parte degli studi si concentrava su coppie bianche di classe media. Questa volta, i ricercatori hanno voluto vedere in che modo lo stato socioeconomico ha influenzato i risultati in due esperimenti svolti su centinaia di coppie.

Il primo comprendeva 515 coppie eterosessuali che avevano almeno un figlio o lo aspettavano ed erano sposato mediamente da cinque anni. Il quaranta percento delle coppie aveva una situazione economica pari o inferiore alla soglia di povertà. Nel giro di 18 mesi, i ricercatori hanno visitato le loro case e hanno chiesto alla coppia cosa volevano cambiare in sé stessi e nella relazione. Le coppie benestanti che avevano sperimentato momento di incomunicabilità hanno visto lo stato della loro relazione peggiorare, mentre le coppie a basso reddito hanno mantenuto uno status quo stabile.

Per il secondo studio, i ricercatori hanno visitato le case di 414 coppie di sposini nell’arco di 27 mesi e hanno indagato sugli stessi argomenti. Le coppie svantaggiate dimostravano maggiore insoddisfazione quando il marito tentava di giustificarsi invece di evitare l’argomento.

In realtà tutto lo studio si è basato sulle interviste e le coppie sono state intervistate insieme, quindi condizionate, in qualche modo, nelle loro dichiarazioni, inoltre il quadro complessivo manca di parecchi elementi, non comprendendo lo studio coppie omosessuali, anziane e interrazziali.

Gli stessi autori scrivono che “non è possibile trarre conclusioni definitive sullo studio perché le stime tradizionali della dimensione dell’effetto non si applicano“.

In poche parole, il ragionamento dietro le loro affermazioni è solo speculativo.