Negli ultimi anni, soprattutto nel mondo occidentale, si è registrata, sopratutto grazie ai siti web improntati sulla scandalistica o sulle teorie cospirative, una crescita della popolarità di svariate tipologie di ipotesi cospirative. Adesso, una dichiarazione, forse improvvida, del capo dell’agenzia spaziale russa ROSCOSMOS, sta sicuramente gettando benzina sul fuoco di una delle ipotesi di complotto più datate e diffuse: quella del presunto falso sbarco sulla Luna.
Ma, esattamente, cosa è successo? Per come vengono presentate le cose il un breve filmato diffuso su You Tube, Dmitry Rogozin, capo dell’agenzia spaziale russa Roscosmos, avrebbe dichiarato, in un video pubblicato su Twitter, che la Russia verificherà se gli Stati Uniti sono effettivamente andati sulla luna; la notizia è stata ripresa anche dall’agenzia di stampa Associated Press.
“Ci siamo posti l’obiettivo di volare sulla Luna e verificare se ci sono stati o no“, dice Rogozin nel video, rispondendo ad una domanda esplicita.
Va ricordato che gli Stati Uniti, infatti, sono arrivati sulla luna nel 1969 ma che numerose teorie cospirative affermano che si trattò di un falso con filmati e foto realizzati in un apposito studio. A questo proposito, va, però, anche ricordato che, all’epoca, la Russia (all’epoca Unione Sovietica, ndr) aveva diversi satelliti in orbita lunare con i quali monitorò le missioni Apollo. La NASA, per le missioni successive all’Apollo 11, comunicò preventivamente traiettorie, orbite e siti di atterraggio delle missioni, fatto che i complottisti non amano molto ricordare, per permettere agli appassionati di seguire da terra le missioni. Esistono anche diverse prove indipendenti degli allunaggi delle missioni NASA e sono fotografie riprese da satelliti messi in orbita lunare da ESA, JAXA, dall’agenzia spaziale cinese e dalla stessa Russia, per non parlare delle immagini inviate dalla sonda della NASA Lunar Reconnaissance Orbiter, gestito però dalla NASA.
Nel 2008, la sonda lunare SELENE della Japan Aerospace Exploration Agency (JAXA) scattò numerose fotografie che mostrano tracce degli allunaggi.
Nel gennaio del 2009 anche la sonda Chandrayaan-1 dell’Agenzia Spaziale Indiana ha fotografato il sito dell’allunaggio dell’Apollo 15, confermando la presenza sulla superficie lunare dell’alone generato dai gas di scarico del modulo di atterraggio della missione statunitense rilevato dalle foto della sonda giapponese SELENE.
I sovietici monitorarono le missioni presso lo Space Transmissions Corps che era “equipaggiato con le migliori tecnologie per la sorveglianza e la raccolta di informazioni”.
Le missioni furono tracciate dai radar di molte nazioni nel tragitto verso e dalla Luna.
In Australia, l’Honeysuckle Creek Tracking Station monitorò le trasmissioni dall’Apollo, e in particolare:
- il radio telescopio di Tidbinbilla effettuò le osservazioni.
- la stazione Carnarvon ricevette le trasmissioni radio.
- La Deaking Switching Station fu la stazione di switch per la trasmissione televisiva delle immagini dell’Apollo.
A dire la verità, osservando bene il filmato, Rogozin appare piuttosto divertito dalla domanda sul fatto se l’atterraggio americano fosse effettivamente avvenuto e accompagna la sua risposta sorridendo e scrollando le spalle.
Detto questo, bisogna ricordare anche che il programma lunare sovietico fu chiuso a metà degli anni ’70 e che la Russia, attualmente, sembra tutt’altro che pronta all’invio di nuove missioni, con equipaggio o senza, verso il nostro satellite anche se, i recenti test con un lanciatore più potente potrebbero essere premonitori dell’intenzione russa di tornare a lanciare missioni oltre l’orbita bassa.
Resta che si sta ormai scatenando una nuova corsa alla Luna, da parte delle grandi potenze, e che, presto, l’uomo tornerà sulla Luna, stavolta spinto più da motivazioni economiche che dal prestigio nazionale.