lunedì, Novembre 18, 2024
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Tecnologia Vs Umanità – Lo scontro prossimo venturo. Un libro di Gerd Leonhard

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Egea presenta

Tecnologia Vs Umanità

Lo scontro prossimo venturo

di Gerd Leonhard

Prefazione di Valerio De Molli

Un volume che esplora i cambiamenti esponenziali che stanno sommergendo la nostra società. Un invito a una pausa di riflessione “prima che il vortice magico della tecnologia ci travolga, rendendoci di fatto meno (e non più) umani”.

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Stiamo vivendo nel periodo a più alto tasso di innovazione di tutta la storia dell’umanità. Siamo nel mezzo di una rivoluzione tecnologica in cui l’innovazione e la scienza offrono opportunità mai viste prima. Nel Jurassic Park di Big Tech, intelligenza artificiale, cognitive computing, singolarità, obesità digitale, cibo stampato, internet delle cose, decreteranno la morte della privacy, la fine del lavoro-come-lo-conosciamo e una longevità destinata a estendersi. Lo scontro fra tecnologia e umanità è alle porte. Quali valori morali siamo pronti a difendere, prima che cambi per sempre il significato stesso di “essere umani”? Come possiamo abbracciare la tecnologia senza divenire noi stessi tecnologia?

Partendo da un resoconto di questo futuro ormai prossimo, “Tecnologia Vs Umanità” (Egea, 224 pagg., 24 euro) esplora le sfide che abbiamo davanti e stila una sorta di manifesto, un invito a una pausa di riflessione “prima che il vortice magico della tecnologia ci travolga, rendendoci di fatto meno (e non più) umani. È il momento giusto per ricordare che non ci imbattiamo nel futuro: piuttosto, siamo noi a crearlo ogni giorno, e dunque saremo ritenuti responsabili per le decisioni che prendiamo in questo preciso istante”, spiega Gerd Leonhard.

L’augurio dell’autore è che questo libro contribuisca a dar vita a un dibattito globale sulle finalità e sull’etica della tecnologia (oltre che sull’etica di quanti la producono e la diffondono).

Il pericolo è che se non dedichiamo tempo e risorse agli androritmi (quelle peculiarità che ci caratterizzano in quanto esseri umani) come invece facciamo per gli algoritmi, non solo la tecnologia finirà per gestire le nostre esistenze, ma saremo anche costretti, raggirati o altrimenti indotti a diventare noi stessi tecnologia, «strumenti dei nostri strumenti». Potremmo diventare completamente inutili senza la tecnologia: lenti, incompleti, ottusi, dequalificati, pigri e obesi.

Se vogliamo salvaguardare ciò che ci rende veramente felici e non solo ciò che ci rende efficienti, dobbiamo agire finché abbiamo ancora margine di manovra. Il momento è adesso. Dobbiamo cominciare a chiederci «perché», «chi» e «quando», invece che limitarci semplicemente a «se» e «come». Dobbiamo interrogarci sulle finalità, non soltanto sui profitti. Dobbiamo interpellare con sempre maggiore insistenza i leader del settore e in particolare gli esperti di tecnologia e le aziende che a questi si rivolgono.

Dobbiamo costringerli ad abbracciare una visione più olistica, a considerare le implicazioni buone e meno buone di ciò che propongono. La proposta di Leonhard è quella di definire alcune regole di base per l’imminente era delle macchine, determinando quali tecnologie, se applicate, favoriranno molto probabilmente la prosperità umana (e andrebbero quindi perseguite) e quali no. Occorrerà che le regole di base siano decisive e tuttavia sufficientemente flessibili da non ostacolare il progresso. Un compito impegnativo, naturalmente, ma inevitabile.

L’autore: Gerd Leonhard è pensatore visionario inserito da Wired Magazine tra le cento persone più influenti in Europa già nel 2015. Si definisce «futurist». Pensatore, speaker e autore, è famoso per lo stile incisivo e provocatorio ma stimolante, umoristico e motivante delle sue presentazioni. Oratore molto richiesto, dal 2004 ha animato quasi duemila eventi in oltre sessanta Paesi, per clienti come Google, Sony, UBS, Mastercard, Unilever, WWF, The Guardian e The Financial Times, fino alla Commissione europea.

Valerio De Molli è Managing Partner & CEO, The European House – Ambrosetti.

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Penna Dragon

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Penna Dragon: Gullor Classic argento antico, Double Dragon 3D intagliato e penna stile “penna Tempio del Cielo”, cap Fontana

Davvero un regalo di classe questa penna stilografica, adattissima per una festa di laurea o come prestigioso accessorio per chiunque.

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Penna Dragon
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Penna Dragon: particolare del corpo
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Penna Dragon: composizione

Si tratta indubbiamente di un regalo che permette di fare una gran figura. Consigliatissima.

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Penna per stampa 3D

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3Doodler Create: permette di disegnare direttamente nell’aria sotto forma di bastoncini di filamenti per realizzare creazioni uniche, penna della dimensione di un evidenziatore, personalizzazione di oggetti, molti modelli da scaricare, possibilità di disegnare su diversi materiali, estrusione automatica, kit completo grazie ai suoi accessori:Kit di ugelli, batteria portatile, Doodle Pad – Ricarica filamento:ABS / PLA / Flexy.

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Prodotto arriva proprio come è descritto, con tutti gli utilissimi utensili indicati, è un particolare importante perché non tutte le penne di questa tipologia ne sono provviste. Si può quindi procedere facilmente alla pulizia dell’ugello, in metallo rispetto ad altre marche che producono delicatissimi ugelli in plastica. L’utilizzazione con i filamenti in abs e con il pla non da alcun problema. All’accensione la penna è subito utilizzabile, senza lunghe attese per il riscaldamento ed è quindi possibile iniziare subito a lavorarci.

Consigliatissima per tutti, è un ottimo regalo per i ragazzi, che possono così imparare la manualità necessaria per la modellazione 3D.

Forse trovata la materia mancante dell’universo (non materia oscura)

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I calcoli relativi alla quantità di materia esistente nell’universo non corrispondono mai alle misurazioni effettive.

Quando gli scienziati calcolano la quantità di materia che dovrebbe esistere nell’universo, le loro stime hanno sempre ampiamente superato la quantità di materia effettivamente rilevabile. Il consenso, infatti, è che manca circa un terzo della materia che dovrebbe esserci. Ora, grazie a una nuova tecnica per la scansione del cosmo, gli scienziati pensano di aver finalmente individuato tutta la materia stellare che mancava.

Per chiarezza, questa nuova ricerca non ha nulla a che fare con la materia oscura, la sostanza finora invisibile che costituisce circa l’85% della materia nell’universo. Piuttosto, il team di astronomi di Harvard e dell’Ungherese Eötvös ha trovato la materia luminosa mancante, che costituisce tutte le stelle, i pianeti e altri oggetti celesti dell’universo.

Secondo questa nuova ricerca, una bozza del quale è stata pubblicata sul server di prestampa ArXiv a dicembre, gli scienziati hanno utilizzato il telescopio orbitale Chandra X-Ray Observatory della NASA per cercare le nubi di gas che circondano un buco nero distante. In quelle nuvole, hanno trovato masse di ossigeno in precedenza non scontate. Estrapolando la quantità di ammassi di gas simili che sono là fuori, gli astronomi pensano di poter spiegare l’intera differenza tra i calcoli e le osservazioni dell’universo.

Siamo entusiasti di essere riusciti a rintracciare parte di questa materia mancante“, ha detto Randall Smith, un astronomo dell’Harvard & Smithsonian Center for Astrophysics (CfA) che ha lavorato allo studio. “In futuro potremo applicare questo stesso metodo ad altri dati quasar per confermare che questo mistero di lunga data sia stato finalmente risolto.”

Saranno necessari ulteriori studi per confermare che queste nuove scoperte possano effettivamente giustificare l’elevata estrapolazione che gli scienziati fanno nel loro articolo. Ma se questo lavoro reggerà, gli scienziati avranno finalmente risolto uno dei misteri più confusi dell’universo.

“Trovare questa massa mancante, ci permetterà di risolvere uno dei più grandi enigmi dell’astrofisica”, ha spiegato l’astrofisico del CfA Orsolya Kovacs. “L’universo dove ha immagazzinato così tanto della materia che compone cose come stelle e pianeti?”

La foto di Ronnie Hill

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di Oliver Melis

In un bel pomeriggio estivo del 21 luglio 1967, Ronnie Hill, di 14 anni, della contea di Pamlico, nella Carolina del Nord stava giocando nel giardino della sua famiglia, da solo, quando uno strano odore riempì l’aria, così forte da fargli lacrimare gli occhi. In quello stesso momento, Ronnie vide atterrare in un campo vicino un disco volante.

Pensando, e giustamente, che nessuno gli avrebbe creduto se avesse detto loro che aveva visto un disco volante, corse dentro per prendere una fotocamera Kodak portatile. Tornato sul posto, Ronnie vide che l’UFO era una sfera bianca che aveva stimato di circa 9 piedi di diametro, ora ferma nel campo vicino. In modo minaccioso, da dietro l’oggetto si fece strada una creatura vestita con un completo d’argento lucido, con le gambe sottili e una testa molto più grande del normale. Portava un oggetto nero che inseriva nel terreno, l’essere poco dopo tornò alla sua nave, che ripartì.

Ronnie, dopo la partenza dell’UFO sentì l’odore di qualcosa di simile al gas propano, ma la cosa che lo spaventava di più era che l’intera scena da incubo si era svolta in assoluto, totale silenzio. Nessun cinguettio degli uccelli, nessun insetto che ronza, niente di niente. Questo è il tipo di incontro alieno che viene raccontato nel caso di avvistamenti UFO con entità animate, un oggetto si posa al suolo, qualcuno esce, fa un giro nei dintorni, magari sonda il terreno o preleva dei campioni e poi, nel silenzio più totale torna dal misterioso luogo da dove è venuto. Ronnie Hill, in un’impresa di coraggio o totale follia, scattò una foto del mostro spaziale prima che tornasse alla sua nave e partisse per le stelle.
Ma questo tipo di foto è la prova incontrovertibile che gli alieni spaziali sono apparsi sulla terra?
Nella fotografia ci sono cose che vanno analizzate.

Né i negativi né la foto stessa sono mai stati controllati da uno specialista della fotografia.
A un esame più attento, a parte il presunto essere e la sua nave, non c’è nulla nella fotografia che possa essere usato per valutarne la scala. Niente alberi sullo sfondo, niente case, niente di niente e questo rende impossibile capire le dimensioni dell’oggetto e del presunto alieno.
La creatura stessa ha una testa enorme o indossa un casco o qualcosa di simile, le sue gambe sembrano molto sottili e i piedi non si vedono. La sua mano sinistra non è chiaramente evidente, e la sua mano destra è nascosta dall’oggetto “nero”, che sembra essere simile a una palla da bowling. La foto è abbastanza sfocata e ha un contrasto abbastanza debole, che non si riesce a distinguere il mostro nella sua interezza, e tanto meno determinare se è reale o meno.

Il punto è che la fotografia stessa lascia molto a desiderare. Ma gli appassionati di UFO si sono schierati per molto meno. Ronnie Hill è un ragazzo di 14 anni, che insegnanti e genitori hanno descritto come tipo onesto e dignitoso. Ma è un testimone affidabile? Forse no. Ronnie, per prima cosa, cercò di ottenere i diritti della foto appena scattata per assicurarsi i profitti della sua vendita. In seguito il giovane spedi una copia della fotografia a una rivista ufologica che non era in grado di acquistarla. L’editore si rivolse però a John Keel un investigatore UFO.

Ronnie Hill voleva trarre profitto da questa immagine. Non c’è niente di sbagliato in questo. Non sarebbe l’unico caso, altre persone coinvolte in strani casi hanno cercato di fare altrettanto. Non sapremo mai se il giovane Ronnie Hill sia stato vittima di uno scherzo o abbia lui stesso ordito la burla, anche questo caso rimarrà a lungo nel bestiario ufologico e per molti appassionati sarà uno dei tanti casi in cui qualcuno ha visto una forma di vita diversa dalla nostra.

Per noi non può essere così semplice, una foto è solo una foto e non dimostra nulla, anzi, forse qualcosa di molto umano che altre volte è venuto a galla in modo prepotente: l’inganno.

Fonte: Theironskeptic.com

I sorprendenti e commoventi tributi ad Opportunity

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Jess⚡@HuntyDraws

The Mars rover was declared dead today after no communication since June 2018, This was it’s last message. A 90 day mission that lasted 15 years. You did well, we’re all very proud of you. ?#RIPOppy #Opportunity

Four panels. 1: Some people complain that we see our world through cameras. 2: But to me, the really exciting part of finding something new has always been showing it to others. 3: Exploring an entire new world would already be the adventure of a lifetime. Imagine having the chance to share every new sight... 4: With seven billion friends. Image: Rover (followed by humans) points out dust devils, cliffs, etc.

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Katie Mack

@AstroKatie

A fitting tribute to @MarsRovers Opportunity by xkcd: https://www.xkcd.com/2111/  (alt text: “Thanks for bringing us along.”)

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Liz Climo

@elclimo

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s k i r t ❁@Skirtsan

and it’s kinda dark#ThankYouOppy #Opportunity

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HammurabiOfBabylon@HammurabiBabylo
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Mayoking Comics@Mayoking
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Lauren Cramer@LoCramer
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Jenna@starshipTARDIS

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Source: https://xkcd.com/695/ 

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Tutu with O and I@Aetherling
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Crisp (formerly Tenreads)@crispnewsapp
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Ceryes searcher for food@ceryesgames
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Abby Garrett@abbygarrettX

La NASA ha anticipato alcuni risultati dello studio sull’astronauta Scott Kelly

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Il volo spaziale di lunga durata fa cose strane al corpo umano, anche a livello molecolare, ma finora non c’è motivo di pensare che gli umani non potrebbero sopravvivere a un viaggio di andata e ritorno di due anni e mezzo su Marte. Questo è quanto hanno rivelato due scienziati della NASA ed un funzionario sui risultati dello studio “Twins Study” effettuato dall’agenzia spaiale americana che ha esaminato i cambiamenti fisiologici nell’astronauta Scott Kelly durante il suo soggiorno di quasi un anno nello spazio rispetto a suo fratello gemello, Mark Kelly, anch’esso astronauta, rimasto sulla Terra.

Il rapporto completo non è ancora stato pubblicato, ma i giornalisti ne hanno ricevuto un sommario in una conferenza stampa alla riunione annuale dell’Associazione americana per l’avanzamento della scienza, a Washington. Tra i punti salienti: le difese immunitarie di Scott Kelly hanno reagito quasi immediatamente appena è arrivato nello spazio, come se, a livello cellulare, il suo corpo si sentisse sotto attacco.

È quasi come se il corpo fosse in allerta“, ha detto Christopher Mason, professore associato di genomica computazionale presso il Weill Cornell Medicine.

Sono noti da tempo alcuni degli effetti fisiologici della microgravità, quali visione alterata, perdita di massa ossea, calo del tono muscolare e alterazioni del ciclo veglia-sonno. La nuova ricerca mostra cambiamenti a livello cellulare, compresi i cambiamenti nell’espressione genicaPer lo più sono davvero buone notizie“, ha detto Mason. “Il corpo di Kelly ha dimostrato una plasticità e un adattamento straordinari durante un vita di un anno a gravità zero.”

Lo stesso concetto è stato ripreso da Craig Kundrot, direttore della divisione spaziale e fisica delle scienze della NASA. Ha detto che finora la ricerca della NASA non ha trovato nulla che possa rendere impossibile una missione su Marte. La più grande preoccupazione resta quella relativa alle radiazioni cosmiche: una missione verso Marte esporrebbe gli astronauti a livelli di radiazioni maggiori di quelli consentiti dalle linee guida attuali. Ciò non impedirà necessariamente una missione, ma rimane una preoccupazione.

Ovviamente, questo studio su gemelli ha avuto un campione molto piccolo: due persone.

Questi risultati, ovviamente, non possono essere conclusivi ma nel complesso sono incoraggianti“, ha affermato. “Non ci sono nuovi importanti segnali di allarme“.

Qualsiasi missione umana oltre la bassa orbita terrestre presenta una serie di rischi per la salute per gli astronauti a causa delle radiazioni cosmiche. Le sfide tecnologiche associate a una missione umana su Marte sono ovvie, ma le sfide fisiologiche sono potenzialmente altrettanto significative.

Kundrot ha spiegato che la NASA prevede una missione su Marte che richiederebbe un volo di sei mesi a tratta e 18 mesi sulla superficie di Marte. Tale missione potrebbe coinvolgere da quattro a sei astronauti, probabilmente una squadra internazionale. Lo stress psicologico di una tale missione sarebbe considerevole.

Chemtrails: attenti agli elicotteri neri!

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di Oliver Melis

Un argomento a favore della tesi delle scie chimiche è quello degli “elicotteri neri”: secondo i cospirazionisti questi velivoli vengono utilizzati per sorvolare le abitazioni dei complottisti con l’intento di minacciarli e intimidirli. Tra i cospirazionisti, però, è ancora aperta una discussione sulla reale funzione di questi misteriosi elicotteri neri.

Secondo Il Comitato Nazionale Tanker Enemy gli elicotteri neri potrebbero essere coinvolti nei modi seguenti:

  •  disperderebbero bario nell’atmosfera per poter mappare il territorio;
  •  misurerebbero le emissioni elettromagnetiche delle antenne di telefonia mobile o la concentrazione delle sostanze nocive da loro stessi immesse nell’atmosfera;
  •  servirebbero a intimidire i ricercatori delle chemtrails;
  •  volando a bassa quota, scaccerebbero delle sonde non terrestri dalle aree militari;
  •  rilascerebbero sostanze chimiche invisibili all’insaputa di tutti;
  •  appiccherebbero incendi.

Da dove vengono questi misteriosi velivoli, chi c’è dietro di loro e se non fanno parte dei comuni velivoli civili e militari che normalmente attraversano il nostro cielo chi è il responsabile della loro comparsa?

Sono disponibili diverse foto di questi fantomatici elicotteri con una silhouette scura che si staglia contro il cielo. Ma le foto, digitali o no hanno sempre un problema, l’illuminazione del soggetto che viene fotografato.
Le foto fatte in controluce possono rovinare l’immagine in quanto la fotocamera non è in grado di percepire le variazioni di chiaro e scuro come fa l’occhio umano. Quando la sorgente luminosa è di fronte, la fotocamera produrrà un’immagine che avrà gli oggetti inquadrati come se stessero in piena ombra, anche se in realtà essi sono in piena luce. Così come abbassiamo le palpebre socchiudendole dinnanzi a una forte sorgente luminosa, allo stesso modo la fotocamera ridurrà l’apertura del diaframma, producendo l’effetto degli oggetti in ombra.

In pratica tutte le foto che mostrano elicotteri o velivoli neri sono causate dalla realizzazione delle immagini controluce e se si usa un semplice programma di fotoritocco si riesce a vedere cosa in realtà la foto ha catturato. Le immagini dei fantomatici elicotteri neri sono solo delle pessime fotografie.

Chi sostiene l’esistenza delle scie chimiche punta il dito contro dei fantomatici “aerei bianchi”o grigi che rilascerebbero nell’atmosfera sostanze chimiche tossiche ad alta quota.
In realtà su questi aerei “misteriosi” non c’è niente di cosi drammatico perché sappiamo che qualunque oggetto posto a una certa distanza dall’osservatore, subisce un deterioramento cromatico dovuto alla dominante azzurra causata dalla densità dell’aria tra l’osservatore e l’oggetto stesso. In questo caso parliamo di velivoli che si trovano a una considerevole distanza dall’osservatore, distanze dell’ordine di una decina di chilometri se l’aereo si trova sopra di noi, altrimenti la distanza può essere anche notevolmente maggiore.

Nella maggior parte dei casi le livree in uso sugli aerei è bianca o argentea sul ventre e sulle ali, motori compresi. Alcune compagnie usano livree dai colori accesi e facilmente riconoscibili anche nelle foto sgranate scattate dai cospirazionisti delle scie chimiche. I colori quindi tendono ad attenuarsi e se le foto sono di pessima qualità ci sarà sempre qualcuno che griderà al complotto.

A incidere sul risultato finale della foto e del video entrano in gioco altri parametri, l’angolo di ripresa, ad esempio, che combinato con l’illuminazione che può variare, causa la perdita di tanti particolari quali i finestrini, il logo della compagnia e le piccole differenze di colorazione nella livrea dell’aereo.

La mancanza di finestrini, per i cospirazionisti è il sintomo evidente che a volare sopra le loro teste non sono aerei passeggeri ma dei tankers, cisterne volanti cariche di sostanze chimiche. Ma questi indizi un po’ forzati non sono di nessun valore, l’assenza di finestrini o insegne non prova che questi aerei vengano utilizzati per scaricare scie chimiche nel cielo. Molti aerei sono privi di finestrini, non tutti i velivoli trasportano passeggeri, ma solo merci e gli aerei cargo possono fare a meno dei finestrini.

E gli aerei totalmente bianchi fotografati negli aeroporti?
Sono solo aerei ai quali è stata tolta la vernice per poterli rivendere a nuove compagnie aeree.

Fonte: Cicap.

1979: in Minnesota accadde un misterioso incidente, fu forse causato da un UFO?

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di Oliver Melis

27 agosto 1979, era una normale notte estiva che vedeva il vice-sceriffo Val Johnson impegnato nel pattugliamento della Strada Nazionale 5 con l’auto di servizio, una Ford 1977 LTD.

Ore 1.40 circa.
Il vice-sceriffo Johnson giunge nei pressi dell’incrocio con la Strada Nazionale 220 e nota una luce abbagliante alla sua sinistra, dietro una fila di alberi. Secondo il vice-sceriffo quella luce non proveniva da un’altra auto.
Johnson pensa che quella luce abbagliante potrebbe essere quella di un aereo di narcotrafficanti di droga canadesi, si avvicina alla fonte luminosa per indagare. Non avvisa nessuno né colleghi, né il suo diretto superiore.

Una volta giunto all’incrocio, svolta a sinistra e nota una sfera luminosa dal diametro di circa 30 centimetri, la sfera luminosa è sospesa a circa un metro dal suolo.
La misteriosa sfera viene incontro all’auto di Johnson avvolgendola completamente, l’ultimo ricordo di Johnson è il rumore di un vetro rotto, poi il buio. Il vice-sceriffo perde i sensi.

Johnson si riprende 39 minuti dopo e alle 2:19 chiama aiuto con la radio dell’auto.
Un suo collega giunge sul posto, trova l’auto messa di traverso con diversi danni sulla carrozzeria, il faro sinistro è in frantumi, il parabrezza incrinato e presenta un foro, il tettuccio presenta un’ammaccatura circolare, uno dei lampeggianti rossi presenta un foro e due delle tre antenne sono piegate. La batteria dell’auto è scarica e l’orologio fermo risulta indietro di 14 minuti.

Le condizioni del vice-sceriffo non sembrano gravi, Johnson è in stato di shock, presenta un segno rosso sulla fronte e dolore agli occhi, il suo orologio da polso è, come quello dell’auto indietro di 14 minuti.
Portato in ospedale gli viene diagnosticata una irritazione agli occhi, dimesso Johnson guarisce completamente in pochi giorni.

Successivamente ci fu un’inchiesta per capire cosa fosse effettivamente successo e lo sceriffo Brekke, superiore di Johnson, la affidò agli agenti Doolittle e Winskoski chiedendo al CUFOS di collaborare. Il CUFOS inviò l’ufologo Allan Hendry che fece intervenire uno specialista della Ford, Meridan French per capire cosa avesse prodotto i danni sulla vettura di servizio di Johnson.

I danni.

French stabili che i danni erano dovuti a forze meccaniche piuttosto che termiche ed erano simili a quelli che sarebbero stati prodotti da un martello o un oggetto molto duro. French concluse che i danni erano stati causati da forze meccaniche sconosciute.
Le antenne furono esaminate da un ingegnere della Honeywell, che rilevò che non presentavano tracce di impatto fisico né di esposizione a sorgenti termiche. Hendry pensò che l’auto potesse essere stata esposta ad un intenso campo magnetico ed effettuò misurazioni con un magnetometro; l’esame risultò negativo.

Johnson e la perdita di coscienza.

Johnson non indossava la cintura di sicurezza, Hendry concluse che la perdita di conoscenza era da attribuire a un urto tra la testa e il cruscotto della vettura. L’ufologo ipotizzò che l’irritazione agli occhi potesse essere stata causata da esposizione a radiazioni ultraviolette, ma il parabrezza dell’auto era ricoperto da una pellicola anti Uv e inoltre Johnson portava gli occhiali e non presentava tracce di scottature sul viso.

Johnson non si volle sottoporre all’esame con il poligrafo. Data la perdita di coscienza, gli fu richiesto di sottoporsi all’ipnosi regressiva per indagare su un possibile rapimento alieno, ma il vice-sceriffo rifiutò anche questo.
L’inchiesta della polizia concluse che i danni all’auto erano dovuti a cause sconosciute e il caso fu archiviato.

Possibili spiegazioni.

Fu avanzata l’ipotesi di un fulmine globulare, che spiegherebbe alcune cose (la batteria dell’auto scarica, l’arresto degli orologi e l’irritazione agli occhi per abbagliamento) ma non altre (i danni meccanici all’auto).
Da scartare anche l’ipotesi della collisione con un altro veicolo, con un velivolo o con un pallone aerostatico usato per indagini scientifiche, come ipotizzato da qualcuno.

I danni sarebbero stati causati in qualche modo da un UFO.

Sulla vicenda, lo scettico Philip J. Klass ha scritto che si possono fare due ipotesi:
o si crede che gli extraterrestri: possano aver danneggiato a colpi di martello un faro, il parabrezza e il tetto della vettura e piegato le antenne radio; avrebbero messo indietro gli orologi dell’auto e di Johnson; avrebbero tolto gli occhiali a Johnson per dirigergli sugli occhi una fonte di raggi ultravioletti evitando il viso e poi glieli avrebbero messi a posto;

Oppure si crede che tutta la storia sia stata una messa in scena.

L’ipotesi della messa in scena è stata contestata sia dagli ufologi, secondo cui non c’è evidenza di questo, che dallo sceriffo Brekke, superiore di Johnson, che affermò che il suo vice-sceriffo non era il tipo da organizzare una frode e soprattutto non ne avrebbe tratto alcun vantaggio, potendo mettere a rischio il suo lavoro nella polizia.

Klass, però, confermò la sua ipotesi, affermando che era basata sull’interpretazione dei fatti e che gli ufologi non erano stati in grado di avanzare un’ipotesi alternativa che spieghi questi fatti in modo coerente. Un’altra ipotesi è che qualcun altro abbia danneggiato deliberatamente l’auto mentre Johnson aveva perso conoscenza a causa dell’incidente, ma ciò non viene considerato credibile dall’ufologo.

In definitiva, i danni sarebbero stati causati in qualche modo da un UFO che avrebbe danneggiato la vettura e scaricato la batteria. Il fatto che gli orologi fossero fermi ha fatto gongolare molti ufologi che non hanno dimenticato che un “tempo mancante” è il presupposto per un’abduction, cioè un rapimento da parte di esseri sconosciuti.

Sicuramente tali ipotesi e teorie non sono accettabili in mancanza di prove solide e definitive, chiamare in causa un UFO è quantomeno discutibile ai fini di spiegare quanto accadde a Johnson. Perché non ha avvertito tempestivamente i suoi colleghi e il suo superiore diretto prima di muoversi verso la luce? Come ha fatto a finire di traverso lungo la carreggiata e cosa è successo alla vettura?

Dopo 40 anni è difficile trovare una risposta accettabile che metta la parola fine sui misteri legati a quanto accaduto in quella notte d’agosto.

Fonte: Howstuffwork.com; Wikipedia

SpaceX si iscrive alla corsa per tornare sulla Luna?

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Secondo quanto riferito, SpaceX prevede di presentare il proprio progetto per un lander lunare guidato dall’uomo, nell’ambito della richiesta di proposte (RFP) della NASA, parte del piano dell’agenzia per riportare gli esseri umani sulla Luna entro il 2028.

L’agenzia spaziale statunitense spera di poter basare le operazioni di allunaggio su una stazione spaziale, il Lunar Gateway, in via di progettazione, da costruire in orbita cislunare.

La stazione spaziale Lunar Gateway è stata pensato per essere costruita direttamente dall’SLS+Orion, un razzo e un veicolo spaziale progettati dalla NASA, in via di realizzazione da Lockeed-Martin, ma afflitti da almeno tre anni di ritardi e miliardi di dollari di sforamento dei costi. SpaceX ha recentemente annunciato di avere rinunciato all’atterraggio propulsivo del Crew Dragon, in parte a causa delle tempistiche che la NASA avrebbe richiesto per assegnare la certificazione necessaria per trasportare astronauti. SpaceX ha anche annullato il progetto Red Dragon (e quindi Grey Dragon), una proposta per usare una versione modificata del Crew Dragon come lander marziano.

Elon Musk ha spiegato l’annullamento del programma come conseguenza dell’interesse molto maggiore di SpaceX verso quelle che ha definito “navi molto più grandi nel luglio 2017. SpaceX è impegnata nella progettazione e nello sviluppo di un veicolo di lancio gigantesco e completamente riutilizzabile inteso a consentire una colonizzazione sostenibile di Marte, conosciuto come Superheavy+Starship. I primi test della Starship stanno per iniziare e la progettazione dell’astronave è stata approcciata in un modo radicalmente nuovo, basato sull’acciaio inossidabile come sostituto dei composti di carbonio avanzati e un particolare sistema che consentirà all’astronave di “sudare” durante le fasi di rientro in atmosfera per contenere il calore causato dall’attrito.

Negli ultimi tempi, l’interesse del CEO di SpaceX sembra essersi spostato rispetto a quanto dichiarato in precedenza: da obbiettivi in gran parte puntati vero uno sbarco su Marte, al momento la sua attenzione sembra essere maggiormente presa dalla Luna. In particolare, Musk ha dichiarato a gennaio e febbraio 2019 che l’obiettivo unico di SpaceX per la BFR è, al momento, “raggiungere la luna il più velocemente possibile“. In risposta a una domanda sulle intenzioni di SpaceX per i primi lanci orbitali della Starship, Musk ha risposto: Luna prima, Marte non appena i pianeti si allineano .

Probabilmente questa nuova attenzione per la Luna è collegata alla decisione del miliardario giapponese Yusaku Maezawa di utilizzare l’astronave di SpaceX per realizzare il suo progetto filantropico #DearMoon, destinato a portare 8-10 artisti nel primo viaggio commerciale intorno alla Luna nel 2023.

Oltre a questo, non si può non pensare che il miliardario americano non sia chiaramente consapevole del nuovo vento che spinge a livello politico gli Stati Uniti e la NASA a riportare gli uomini sulla Luna, rendendo il partecipare a questo obbiettivo sicuramente appetibile per una compagnia con la tecnologia e l’esperienza di SpaceX.

 

SLS+Orion contro SuperHeavy+Starship

I frequenti e insistenti commenti di Musk su quanto sia impaziente che SpaceX possa finanziare completamente lo sviluppo della Starship, costituiscono un’altra evidente ragione per la quale SpaceX ha messo gli occhi su potenziali fonti di importanti fondi di sviluppo per la StarShip. Dove esattamente la NASA troverà la somma multimiliardaria richiesta probabilmente per sviluppare anche un lander lunare con equipaggio non è completamente chiaro, purtroppo, sebbene la nuova missione della NASA verso la Luna sia alla portata di SpaceX, a parte il finanziamento, sorge il problema della minaccia costituita dal lanciatore SuperHeavy e dalla Starship, completamente recuperabile, per il sistema SLS+Orion, quasi interamente “usa e getta” che, dopo tutti i miliardi spesi ed i ritardi già accumulati, non costerebbe meno di un miliardo di dollari a lancio e difficilmente riuscirà a fare il primo lancio prima della fine del 2021.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il sistema lanciatore più astronave progettato da SpaceX sarebbe una soluzione radicalmente più semplice per riportare gli uomini sulla Luna rispetto alla complessità del progetto SLS+Orion+Gateway, anche per la maggiore capacità di carico utile che l’astronave di SpaceX sarebbe capace di trasportare. Certo, su SpaceX grava l’incognita dei costi di sviluppo di un sistema completamente nuovo destinato, nelle idee di Elon Musk, a perseguire l’obbiettivo finale della colonizzazione interplanetaria, cosa che potrebbe lievitare i costi di sviluppo di un velivolo destinato non solo alla Luna.

Indipendentemente da ciò, sarà indubbiamente emozionante vedere cosa accadrà e se SpaceX  presenterà veramente una proposta per uno o tutti gli aspetti del lander lunare che riporterà l’uomo sulla Luna.