Per due anni, dal 2014 al 2016 grazie allo Spectro-Polarimetric High-contrast Exoplanet REsearch (SPHERE) gli scienziati sono stati in grado di documentare la rivoluzione di un pianeta extra solare attorno alla sua stella madre. Lo strumento era installato sul VLT dell’ESO. Il pianeta, conosciuto come Beta Pictoris b orbita attorno alla stella Beta Pictoris posta a circa 63 anni luce dal Sistema Solare, che ha una massa maggiore del Sole di circa 1,7 volte con una temperatura superficiale di 7.800 °C, quindi più calda del Sole. l’età stimata di Beta Pictoris, la seconda più brillante nella costellazione del Pittore (Pictoris) è di circa 20 milioni di anni, dunque siamo di fronte a una stella molto giovane.
La scoperta di Beta Pictoris b risale al novembre del 2008 e già da allora si stimava la sua massa in circa sette masse gioviane, con un’orbita di circa 20 anni a una distanza di ben 1 miliardo e 300 milioni di chilometri, più o meno quanto dista Saturno dal nostro Sole. Il pianeta, forse un gigante gassoso come i pianeti esterni del sistema solare nonostante sia lontanissimo dalla sua stella ha una temperatura superficiale di circa 1500 °C e proprio per questo motivo è un ottimo candidato alle analisi agli infrarossi.
Nel 1983, furono individuati attorno a Beta Pictoris i primi indizi della presenza di un anello composto dai detriti di polvere che precede la formazione di un sistema planetario, con la particolarità che dalla Terra questo anello si vede di profilo e grazie a vari strumenti e un lavoro lungo e paziente è stato possibile realizzare delle sequenze di immagini molto interessanti.
Il disco circumstellare è stato osservato otticamente e rilevato per la prima volta nell’infrarosso da Infrared Astronomy Satellite, si è visto che si estende per più di 400 unità astronomiche dalla stella, o più del doppio della distanza misurata nell’infrarosso dal satellite dell’astronomia a infrarossi. Il disco beta Pictoris è composto da particelle solide in orbite quasi complanari. Poiché il materiale circumstellare si presenta sotto forma di un disco molto appiattito anziché di un guscio sferico, lo si associa alla formazione di un sistema planetario.
Dopo due anni di osservazione, dal 2014 al 2016 il pianeta è stato nascosto dalla luce della sua stella fino al settembre del 2018 quando è stato visto riemergere dall’altra parte di Beta P. Il transito di Beta Pictoris b ha dato un’opportunità unica di studiarne l’atmosfera.
Il satellite Kepler ha rilevato 365 sistemi extrasolari, una gran parte dei quali ha un’orbita complanare e se un pianeta orbitando attorno alla propria stella ne viene occultato, probabilmente anche per altri pianeti può caitare la stessa cosa.
L’obiettivo è di effettuare una ricerca di tutti i pianeti in transito nel sistema Beta Pictoris con orbite inferiori a 30 giorni complanari al pianeta Beta Pictoris b. Il transito è stato studiato grazie al nanosatellite BRITE-Constellation BRITE-Heweliusz, ma per ora si esclude l’esistenza di pianeti superiori a 0,6 R J per periodi inferiori a 5 giorni, superiori a 0,75 R J per periodi inferiori a 10 giorni e superiori a 1,05 R J per periodi inferiori a 20 giorni.
Fonte: Focus.