I fisici hanno calcolato che l’impatto dell’attività umana sulla Terra potrebbe apportare danni gravissimi e irreparabili. Con l’ausilio di una teoria concepita per il modellamento della superconduttività, Alex Bernadini ha guidato un team di fisici dell’Università di Porto in Portogallo, dimostrando che dopo un certo punto, non saremo più in grado di ripristinare l’equilibrio nel clima terrestre.
La ricerca suggerisce che l’intensa attività umana potrebbe dare origine a un effetto serra devastante sulla Terra che andrebbe a creare un catastrofico punto di non ritorno. Gli scienziati hanno dettagliato il loro lavoro all’interno di un documento reso disponibile nell’aprile 2022 sul server di prestampa Airxv, che deve essere ancora sottoposto a revisione paritaria.
Orfeu Bertolami sui rischi per la Terra
“Le implicazioni del cambiamento climatico sono ben note (siccità, ondate di caldo, fenomeni estremi, ecc.)”, ha detto l’anno scorso a WordsSideKick.com il fisico Orfeu Bertolami. “Se il Sistema Terra entrasse in una regione di comportamento caotico, perderemo ogni speranza di risolvere in qualche modo il problema”.
Da alcuni anni gli eventi meteorologici estremi sembrano verificarsi con maggiore regolarità. Gli incendi divampano, infuriano le tempeste, le temperature raggiungono nuovi record. Gli scienziati del clima hanno avvertito che questa è una conseguenza dell’attività umana, come l’uso di combustibili fossili, la deforestazione e l’aumento dell’agricoltura.
Ciò ha portato alla proposta di una nuova epoca geologica: l’Antropocene, un periodo in cui l’attività umana ha portato ad un impatto significativo e marcato sull’intero sistema Terra, compreso la geosfera, la biosfera, l’idrosfera e l’atmosfera.
L’Antropocene seguirebbe l’Olocene, iniziato circa 11.700 anni fa , e gli scienziati propongono il suo inizio intorno alla metà del 20° secolo – il picco dell’era nucleare. Bernadini e i suoi colleghi hanno deciso di modellare la transizione dall’Olocene all’Antropocene come una transizione di fase e di calcolare di conseguenza la sua traiettoria futura. Le transizioni di fase sono molto comuni.
Il termine si riferisce a come un materiale cambia da uno stato all’altro. Un solido si scioglie in un liquido, un liquido bolle in un gas. Un metallo passa dallo stato normale a quello superconduttore. Ognuno di questi ha un punto critico in cui uno stato di equilibrio subisce un profondo spostamento in un altro stato.
I risultati della ricerca
La ricerca mostra che i modelli di transizione di fase possono essere utilizzati per prevedere i cambiamenti climatici con un certo successo. Bernadini e i suoi colleghi hanno utilizzato la teoria di Ginzburg-Landau – sviluppata per modellare la superconduttività – e l’hanno applicata all’Antropocene in base alla temperatura, partendo da un punto di equilibrio dell’Olocene.
Tutto ha un limite
Ora, l’influenza umana è limitata. Il nostro mondo ha una quantità finita di spazio abitabile, una quantità finita di risorse e una velocità finita con cui possiamo usarle. Data questa capacità massima, i ricercatori hanno deciso di mappare i possibili risultati della transizione di fase dell’Antropocene utilizzando una mappa logistica, uno strumento per esplorare come risultati complessi e persino il caos possano evolversi da un punto semplice.
I loro risultati hanno mostrato che non siamo necessariamente diretti verso una catastrofe climatica certa. Potremmo seguire una traiettoria abbastanza regolare e prevedibile, il cui punto finale è la stabilizzazione del clima a un punto di temperatura media più elevato di quello attuale. Non è ancora una cosa eccezionale , considerati gli effetti mortali che stiamo già vedendo sugli esseri umani e su altri animali.
Ma nella fase più estrema, la Terra si ritrova nel caos. Ciò significa che il sistema del pianeta evolve in un comportamento caotico – fluttuazioni stagionali estreme ed eventi meteorologici – che preclude la previsione del comportamento futuro del sistema, rendendone impossibile la mitigazione. Ciò significa che sarebbe estremamente difficile, se non impossibile, tornare a un clima stabile. L’articolo originale è stato pubblicato su Science Alert.