di Oliver Melis
Nel 1974, precisamente Il 16 novembre, abbiamo inviato un messaggio nello spazio nella speranza di contattare eventuali intelligenze aliene in ascolto. Ad oggi, però, nessuno ancora ci ha risposto, forse perchè il messaggio non è ancora arrivato a destinazione essendo stato indirizzato verso l’ammasso globulare di Ercole M13, che raggiungerà solo tra 25 000 anni. È anche possibile che nessuno si sia preso finora la briga di ascoltarlo oppure che, anche se qualcuno lo avesse già ricevuto, abbia preferito restare in silenzio o non è ancora riuscito a comprenderlo.
I tre minuti di trasmissione radio inviati dal radiotelescopio di Arecibo, a Porto Rico, sono solo un tentativo, una chiamata, un segnale per far sapere che l’uomo cerca altre intelligenze nel cosmo. Il messaggio consisteva di 73 linee da 23 caratteri l’una. All’interno si trovavano i numeri da 1 a 10 in formato binario, la rappresentazione di alcuni elementi chimici essenziali per la vita sulla Terra, la doppia elica del Dna, una figura stilizzata di un essere umano e una descrizione grafica del nostro Sistema Solare e del telescopio di Arecibo.
Il messaggio venne ideato e composto dall’astronomo statunitense Frank Drake, l’inventore della famosa equazione che mirava a calcolare quante specie aliene intelligenti possono essere presenti nella galassia, con l’aiuto di altri scienziati e del famosissimo Carl Sagan.
L’emissione fu potentissima, equivalente a 20mila miliardi di watt, ricevibile da un radiotelescopio come quello di Arecibo posto in un punto qualsiasi della nostra galassia. Il segnale fu inviato in direzione dell’ammasso stellare di Ercole, in modo da attraversare gran parte della Via Lattea cosi che molte stelle possano potenzialmente riceverlo.
Oggi, dopo 44 anni da quella potentissima trasmissione nello spazio, l’osservatorio di Arecibo vuole riprovarci e intende farlo creando un messaggio che rispecchi le tecnologie attuali e il progresso raggiunto in questi quattro decenni. Un appello è stato rivolto ai giovani, chiedendo loro di organizzarsi in gruppi di 5 studenti e di elaborare, sotto la guida di un professore o di un esperto del settore, una nuova versione del messaggio. Lo scopo dichiarato è di coinvolgere i giovani e farli appassionare alle scienze che studiano lo spazio.
Agli studenti verrà chiesto di affrontare temi diversi, quali il metodo scientifico, le scienze spaziali e il loro utilizzo, le attività dell’osservatorio e le tecniche funzionali a decifrare i messaggi in codice. Dopo di che, potranno esercitarsi a risolvere i rompicapi e a sviluppare dei messaggi nuovi grazie alle conoscenze maturate negli ultimi quaranta anni.
Il gruppo di studenti che si aggiudicherà la vittoria verrà annunciato nel 2019, in occasione della settimana dell’osservatorio di Arecibo. “La nostra società e le tecnologie oggi sono cambiate molto dal 1974“, spiega Francisco Codova, direttore dell’osservatorio. “Se dovessimo scrivere il nostro messaggio, cosa diremmo? Lo chiediamo ai giovani di tutto il mondo”.
Dopo 40 anni non abbiamo ricevuto nessuna risposta concreta ma non dobbiamo arrenderci, forse un solo segnale può ancora lasciare qualche dubbio, il segnale ‘Wow!‘, che fu captato da un radiotelescopio nell’Ohio il 15 agosto 1977, un impulso molto potente che poteva essere artificiale ma che, purtroppo, non si è più ripetuto.
Quel segnale, se era artificiale, non proveniva da nessuna stella, il sistema più vicino si trova infatti a poco più di 4 anni luce. In ogni caso, dato che non ci sono stelle a meno di quattro anni luce da noi, è fortemente improbabile che potesse essere una risposta al segnale lanciato dalla Terra nel 1974.
Forse, lanciare segnali del genere equivale a lanciare un messaggio dentro una bottiglia nell’oceano, con la speranza che qualcuno lo trovi, ma anche qui le similitudini valgono fino a un certo punto, perché sappiamo che negli oceani ci sono esseri umani intenti a navigarli, mentre del cosmo sappiamo ben poco.