A caccia di pianeti canaglia

Freddi, bui, solitari sono i pianeti canaglia che vagano per le profondità dello spazio interstellare. La caccia a questi esotici mondi alieni è aperta

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Quasi ogni stella della nostra galassia (e dell’intero universoha almeno un pianeta che gli orbita intorno. Questi pianeti sono visibili grazie alla luce emessa dalla loro stella. Apparentemente invisibili, ci sono pianeti che vagano solitari nel gelo oscuro dello spazio interstellare, sono i cosiddetti pianeti canaglia.
Sono mondi alieni che non vedono mai la luce del giorno, immersi in una angosciante oscurità e potrebbero essere molto più numerosi di quanto si creda.
Perché questi vagabondi dello spazio sono privi di una loro stella? E’ probabile che siano stati espulsi dai sistemi solari di cui facevano parte, iniziando un lungo ed erratico viaggio nello spazio profondo.
Individuarli è tutt’altro che semplice, soprattutto per quelli di piccole dimensioni. Quando i pianeti sono ancora molto “giovani” rilasciano energia dovuta alla continua contrazione gravitazionale ed all’attività dei loro nuclei. Questo permette in determinate condizioni di poterli individuare. Pianeti liberamente fluttuanti nello spazio, delle dimensioni di un piccolo Giove, sono stati osservati nelle regioni in cui si erano appena formate le stelle.
Per quanto riguarda invece i pianeti più piccoli dobbiamo affidarci al lensing gravitazionale per avere qualche chance di individuarli. Il lensing gravitazionale, previsto dalla teoria della relatività generale, afferma che la traiettoria della radiazione elettromagnetica, come la luce, è determinata dalla curvatura dello spazio-tempo prodotta dai corpi celesti. L’effetto di una lente gravitazionale è la deformazione apparente dell’immagine dei corpi celesti la cui luce emessa si trovi a passare nei pressi delle masse che producono la curvatura dello spazio-tempo.
Quindi anche un pianeta canaglia, relativamente piccolo e “invisibile” può   essere teoricamente individuato grazie a un micro lensing gravitazionale. Uno di questi eventi di “micro lente” è stato attribuito al nuovo pianeta canaglia, chiamato OGLE-2016-BLG-1928. Il pianeta è stato scoperto in un evento di microlente che è durato solo 41.5 minuti. “Come nel caso di altri eventi di microlente di breve durata, non possiamo escludere la presenza di un lontano compagno stellare“, scrivono gli esperti, che sono stati in grado di escludere eventuali compagni stellari a una distanza di soli 8 UA (ogni UA equivale a 150 milioni di chilometri).
Questi mondi erratici ed immersi in una perenne oscurità possono aver ospitato la vita? E in caso di risposta affermativa, può essa sopravvivere in condizioni così estreme? Può, ad esempio, una civiltà extraterrestre tecnologicamente evoluta superare gli inconvenienti di un’oscurità perenne e di un’era glaciale senza fine e sopravvivere? Si tratta di domande altamente speculative che sembrano afferire più al mondo della fantascienza che a quello della scienza.
La “caccia” ai pianeti canaglia è aperta e presto  si avvarrà del telescopio  spaziale Nancy Grace Roman (così denominato in onore dell’astronoma americana morta nel 2018 dopo essere stato chiamato per anni Wide-Field Infrared Survey Telescope o WFIRST).
Questo telescopio spaziale, che sfrutterà soprattutto il fenomeno del microlensing potrà risultare decisivo anche per individuare gli oscuri pianeti vagabondi.
Un pianeta canaglia può attraversare il nostro sistema solare e magari sfiorare il nostro pianeta? Non è raro che asteroidi come Oumamua e comete come Borisov attraversino il nostro sistema solare provenendo dallo spazio interstellare, ma pur non essendo impossibile è altamente improbabile che un pianeta canaglia possa irrompere nel nostro “giardino di casa”.
Se questa eventualità è statisticamente altamente improbabile, in un lontano futuro anche la Terra potrebbe diventare un pianeta canaglia. Tra circa 4 miliardi di anni, con il sole prossimo a concludere il suo ciclo vitale, la nostra stella si “gonfierà” andando ad occupare circa la metà dello spazio del nostro sistema solare.
A quel punto la Terra verrà “inghiottita” dal Sole oppure sarà espulsa dal sistema solare, seguendo il destino di una moltitudine di altri mondi oscuri e freddi che vagano, senza metà, nei gelidi spazi interstellari.