Il dipartimento di Science & Global Security (SGS) dell’Università di Princetown, diretto dal professo Alex Glaser, ha sviluppato una nuova simulazione per una eventuale escalation di guerra tra Stati Uniti e Russia utilizzando posizioni realistiche della forza nucleare, obiettivi e stime di mortalità. Si stima che ci sarebbero più di 90 milioni tra morti e feriti nelle prime ore del conflitto.
Questo progetto è motivato dalla necessità di evidenziare le conseguenze potenzialmente catastrofiche degli attuali piani di guerra nucleare di Stati Uniti e Russia. Il rischio di una guerra nucleare è aumentato drammaticamente negli ultimi due anni, da quando, cioè, Gli Stati Uniti e la Russia hanno abbandonato i vecchi trattati sul controllo delle armi nucleari, hanno iniziato a sviluppare nuovi tipi di armi nucleari e hanno ampliato le circostanze in cui potrebbero usare armi nucleari.
A peggiorare ulteriormente la situazione è l’attuale guerra in corso tra la Russia e l’Ucraina, quest’ultima rifornita di armi dagli Stati Uniti, Gran Bretagna e molti paesi afferenti alla NATO. Sarebbero proprio le evidenti difficoltà della Russia in questa guerra che potrebbero portare all’uso di armi nucleari. La dottrina russa, infatti, autorizza e giustifica l’uso di armi nucleari nel caso venga messa in pericolo la sua integrità territoriale, possibilità portata alla ribalta dalle recenti incursioni avvenuti in territorio russo. Un eventuale sfondamento delle linee russe ottenuto dalle forze ucraine potrebbe portare queste ultime in pieno territorio russo.
Le vittime immediate risultanti che si verificherebbero in ciascuna fase del conflitto sono determinate utilizzando i dati di NUKEMAP. Tutte le stime di mortalità sono limitate alle morti immediate dovute a esplosioni nucleari e sarebbero notevolmente accresciute nel tempo dalle morti dovute a ricadute nucleari e altri effetti a lungo termine. La simulazione è stata sviluppata da Alex Wellerstein, Tamara Patton, Moritz Kütt e Alex Glaser con l’assistenza di Bruce Blair, Sharon Weiner e Zia Mian. Il suono è di Jeff Snyder.
Come si evince dal video, l’emisfero nord del nostro pianeta uscirebbe dalle prime 4 o 5 ore di guerra nucleare gravemente compromesso sia ad ovest che ad est, con tutte le maggiori città ed i centri economici praticamente rosi al suolo. I 90 milioni di persone uccise o ferite direttamente dalle esplosioni nucleari sarebbero solo l’inizio: molte più persone morirebbero nei giorni e nelle settimane seguenti a causa delle conseguenze del fallout radioattivo e del crollo delle infrastrutture.
Non sarebbero facilmente disponibili acqua potabile, cibo non contaminato, i servizi di assistenza sanitaria e di igiene; è quindi facilmente prevedibile che seguirebbero oltre alle patologie dovute all’avvelenamento da radiazioni, epidemie e disordini sociali, insomma, uno scenario da apocalisse.
L’emisfero meridionale, non venendo colpito direttamente dalle esplosioni, se la passerebbe meglio anche se, col tempo, la ricaduta radioattiva si diffonderebbe ovunque, così come, probabilmente, le epidemie.