La creazione di uno scudo spaziale di polvere può effettivamente offrire dei vantaggi a noi terrestri? Esso potrebbe in teoria aiutarci per alcuni annosi problemi quali il cambiamento climatico, che si fa sempre più problematico e minaccioso. Eppure, se ci pensiamo, in una fredda giornata invernale, il calore del Sole è il benvenuto.
Tuttavia, poiché l’umanità emette sempre più gas serra, l’atmosfera terrestre intrappola sempre più energia solare e aumenta costantemente la temperatura terrestre. Una strategia per invertire questa tendenza è intercettare una frazione della luce solare prima che raggiunga il nostro pianeta. Per decenni, gli scienziati hanno preso in considerazione l’utilizzo di schermi, oggetti o particelle di polvere per bloccare una quantità sufficiente di radiazione solare, tra l’1 e il 2%, per mitigare gli effetti del riscaldamento globale.
Scudo spaziale di polvere: lo studio dell’Università dello Utah
Uno studio condotto dall’Università dello Utah ha esplorato il potenziale dell’utilizzo della polvere per schermare la luce solare. Hanno analizzato diverse proprietà delle particelle di polvere, quantità di polvere e le orbite che sarebbero state più adatte per ombreggiare la Terra.
Gli autori hanno scoperto che il lancio di polvere dalla Terra verso una stazione di passaggio al “Punto di Lagrange” tra la Terra e il Sole (L1) sarebbe più efficace ma richiederebbe costi e sforzi astronomici. Un’alternativa è usare la polvere lunare. Gli autori sostengono invece che il lancio di polvere lunare potrebbe essere un modo economico ed efficace per oscurare la Terra.
L’impiego della polvere lunare
Il team di astronomi ha applicato una tecnica utilizzata per studiare la formazione dei pianeti attorno a stelle lontane, il loro obiettivo abituale di ricerca. La formazione dei pianeti è un processo disordinato che solleva molta polvere astronomica che può formare anelli attorno alla stella ospite. Questi anelli intercettano la luce dalla stella centrale e la irradiano nuovamente in modo che possiamo rilevarla sulla Terra. La maniera ideale per scoprire stelle che stanno formando nuovi pianeti è cercare questi anelli polverosi.
Ben Bromley è professore di fisica e astronomia e autore principale dello studio. Egli ha dichiarato: “Quello era il seme dell’idea; se prendessimo una piccola quantità di materiale e lo mettessimo su un’orbita speciale tra la Terra e il Sole e lo rompessimo, potremmo bloccare molta luce solare con una piccola quantità di massa”.
Scott Kenyon, coautore dello studio, ha aggiunto: “È sorprendente contemplare come la polvere lunare, che ha impiegato più di quattro miliardi di anni per generarsi, possa aiutare a rallentare l’aumento della temperatura della Terra, un problema che ci ha messo meno di 300 anni a prodursi”.
Il documento è stato pubblicato di recente sulla rivista PLOS Climate.
Il lavoro di Sameer Khan
L’efficacia complessiva di uno scudo dipende dalla sua capacità di sostenere un’orbita che proietta un’ombra sulla Terra. Sameer Khan, studente universitario e coautore dello studio, ha condotto lo studio iniziale su quali orbite potrebbero trattenere la polvere in posizione abbastanza a lungo da fornire un’adeguata ombreggiatura.
Il lavoro di Khan ha dimostrato la difficoltà di mantenere la polvere dove serve. Khan ha affermato: “Poiché conosciamo le posizioni e le masse dei principali corpi celesti nel nostro sistema solare, possiamo semplicemente utilizzare le leggi di gravità per tracciare la posizione di uno scudo solare simulato nel tempo per diverse orbite”.
Due scenari sono promettenti. Nel primo scenario, gli autori hanno posizionato una piattaforma spaziale nel punto di Lagrange L1, il punto più vicino tra la Terra e il Sole dove le forze gravitazionali sono bilanciate. Gli oggetti nei punti di Lagrange tendono a rimanere lungo un percorso tra i due corpi celesti, motivo per cui il James Webb Space Telescope (JWST) si trova in L2, un punto di Lagrange sul lato opposto della Terra.
Fonte: Plos Climate