Gli archeologi hanno recentemente scoperto in Polonia la tomba di una donna il cui scheletro era bloccato al suolo da una falce posta intorno al collo: All’epoca in cui quella donna morì, le leggende sui vampiri erano abbastanza diffuse e qualcuno deve avere pensato che potesse essere un vampiro e ha voluto assicurarsi che non potesse rialzarsi ed uscire dalla tomba.
Ma ci sono altri modi con i quali i nostri superstiziosi antenati pensavano di impedire ai “vampiri” non morti di tormentare i vivi, ad esempio mettendo una pietra o un mattone nella bocca del cadavere al momento della sepoltura.
In questo caso, in una tomba del XVI secolo nel Lazzaretto Nuovo, a poco più di due chilometri da Venezia, fu scoperto il corpo di una donna.
La defunta, soprannominata “Carmilla” dagli scienziati che l’hanno scoperta, è stata trovata con un mattone in bocca all’interno di una fossa comune, un rituale bizzarro a differenza di altre sepolture dell’epoca.
Non si sa molto della sua identità in vita, ma gli archeologi sanno che è morta durante un’epidemia mortale di peste bubbonica.
“Serviva trovare una spiegazioine del perché qualcuno ha pensato di manipolare il corpo di una persona deceduta per una malattia altamente infettiva“, ha spiegato ad Insider Matteo Borrini, principale docente di antropologia forense alla Liverpool John Moore University.
Borrini era il coordinatore dello scavo e decise di condurre un attento esame forense per capire cosa fosse successo.
L’analisi portò alla conclusione che, probabilmente, chi aveva seppelito la donna pensava che fosse una Nachzehrer, un tipo di vampiri diffuso nel folklore dell’Europa antica.
Come recita Wikipedia, poiché la figura del Nachzehrer è stata più volte stravolta nel corso dei secoli, e nonostante le diverse varianti di questo essere, vi sono due principali filoni di credenza folkloristica. La raffigurazione più presente e raccontata sarebbe quella di origine bavarese, che vedrebbe il Nachzehrer come una sorta di vampiro. Secondo questa tradizione si tratterebbe di un uomo annegato, oppure un bambino che alla nascita sarebbe rimasto con tutto il sacco amniotico, o in altre zone sempre della Germania, un neonato strangolato dal cordone ombelicale.
La seconda raffigurazione del Nachzehrer proverrebbe dalla Polonia, più precisamente dalla regione della Casciubia. Qui il Nachzerher è visto come un vero e proprio vampiro, al quale però non è stata data la possibilità di completare l’abbraccio, ovvero la trasformazione definitiva da umano a vampiro.
Sebbene non sia mai spiegato quali siano le cause di questo impedimento, il Nachzehrer sarebbe una sorta di mezzo vampiro putrefatto che vive in uno stato di torpore perenne all’interno della sua tomba, non vigile e non capace di intendere cosa sta succedendo. Proprio per questo si limiterebbe a masticare il proprio sudario, come fosse una sorta di bambino.
Nonostante le due varianti si intreccino in più punti, e sebbene la raffigurazione del Nachzerher sia poco chiara, le sue particolarità e abitudini sono invece unanimemente narrate da entrambe le differenti leggende.
Come altre creature leggendarie, masticherebbe, come detto prima, il suo sudario, i suoi vestiti ed anche parti del suo corpo come le mani e le labbra.
Anche se apparentemente innocuo, la leggenda vuole che il Nachzehrer rimanga in vita succhiando energia vitale agli esseri viventi che si trovano nelle vicinanze della sua tomba, o mangiando i cadaveri, e che una volta accumulata abbastanza vitalità, il Nachzehrer riprenderebbe una vita vera e propria emettendo degli urli disumani come avvertimento per chiunque voglia disturbarlo.
Si direbbe che dal momento che il suo corpo è portatore di peste, il suo sudario avrebbe delle particolarità mediche che invece potrebbero guarire le più letali malattie. Questo secondo la leggenda ha dato vita alla caccia al sudario da parte di molti tombaroli che di notte profanavano quelle tombe in cerca di questi sudari. Una volta rubato il sudario, il Nachzehrer uscirebbe dal proprio torpore per dare una caccia serrata ai responsabili del furto. Se il Nachzehrer trovasse i responsabili li colpirebbe con una peste che li ucciderebbe poco alla volta, altrimenti sarebbe costretto a vagare per sempre alla ricerca del sudario.
Il solo modo per fermarlo sarebbe quello di bloccare le sue mascelle con dei sassi o delle monete nella bocca, mentre per ucciderlo bisogna tagliarne la testa con una scure per poi bollirla nell’aceto.
“Non rappresenta l’idea classica che il vampiro esca dalla tomba per succhiare il sangue delle persone. È più qualcuno che divora le persone dalla tomba prima di poter poi risorgere come un vampiro completo“, ha spiegato l’archeologo.
“Quello che ho scoperto è che c’era questa tradizione che diceva che c’erano corpi che le persone credevano fossero responsabili della diffusione della peste in giro. Questi corpi erano considerati non completamente morti e catturati da qualche influenza demoniaca“, ha detto Borrini, descrivendo le vecchie credenze.
Mettere un mattone nella sua bocca, secondo queste credenze, impedirebbe al Nachzehrer di masticare e di trovare quindi una via d’uscita, proteggendo così i vivi dalla malattia.
Tuttavia, Carmilla non sarebbe stata considerata una vampira durante la sua vita. Il lavoro di Borrini ha dimostrato che la fossa comune è stata riaperta dopo la sepoltura di Carmilla. A quel punto, il suo corpo, che era ancora avvolto in un sudario, probabilmente non era completamente decomposto.
Gli scavatori di tombe, trovato questo corpo apparentemente ancora fresco con il sudario decomposto attorno alla bocca, potrebbero aver pensato che il corpo fosse posseduto e vi hanno posizionato il mattone.
Una pietra per impedire all’anima di diffondere malattie
I ricercatori dell’Università dell’Arizona e della Stanford University hanno trovato un altro esempio di “vampiro”. Questo fu sepolto in un cimitero di bambini sul sito dell’antica villa romana di Poggio Gramignano in Teverina, in Italia.
Il bambino, che aveva circa 10 anni, fu sepolto nel V secolo durante una mortale epidemia di malaria. Anche nella bocca del bambino fu posta una pietra.
“Anticamente si credeva che il respiro fosse legato alla vita e all’anima, e la bocca in particolare si riteneva fosse una sorta di portale attraverso il quale l’anima esce dopo la morte“, ha detto.
La pietra potrebbe essere stata un modo per impedire al corpo o allo spirito del bambino di diffondere la malattia o in generale di tormentare i vivi. Potrebbe anche essere stato un modo per tenere il bambino al sicuro dalle streghe, che si pensava fossero in grado di resuscitare i bambini dai morti e usare le loro anime.
I vampiri come vettori di malattie
I miti dei “vampiri” accompagnano la morte, in particolare nei periodi di epidemia, da secoli. Erano modi per dare una spiegazione a ciò che non poteva essere spiegato con la conoscenza del tempo, come morti misteriose all’inizio di un’epidemia contagiosa, ha detto Borrini.
“Questi ‘vampiri’ iniziano a cacciare e uccidere prima i membri della famiglia, poi i vicini e poi tutto il villaggio. Questo è lo schema classico di una malattia contagiosa“, ha detto.
Borrini definisce un “vampiro” come un morto il cui corpo risorge dai morti. Tuttavia, qualsiasi mito in cui una persona morta può tornare e tormentare i vivi, tramite il loro spirito o il loro corpo rianimato, fa parte del folklore dei “vampiri”.
L’idea che i morti possano risorgere dalla tomba in senso letterale o che i morti, in senso spirituale, possano continuare ad affliggere i vivi oltre la morte è qualcosa che è essenzialmente presente in quasi tutte le culture e ha origini molto, molto antiche.