“La Russia ha usato bombe al fosforo bianco a Hostomel e Irpin”. L’accusa, pesantissima, arriva da parte di Oleksandr Markushin, sindaco della città di Irpin situata nell’oblast’ di Kiev.
“Le forze russe hanno preso di mira le città satellite di Kiev con bombe al fosforo la notte del 22 marzo”, ha aggiunto lo stesso Markushin, facendo presente che l’utilizzo di armi del genere contro i civili “è vietato dalle Convenzioni di Ginevra”.
A corroborare la versione del primo cittadino di Irpin troviamo il video diffuso dal capo del Patrol Police Department of Ukraine, Oleksiy Biloshytskiy, secondo cui Mosca avrebbe usato munizioni al fosforo contro la città di Kramatorsk, nell’est dell’Ucraina.
Nei giorni scorsi erano emerse altre indiscrezioni in merito al presunto impiego di armi del genere in altre aree del Paese. Il 13 marzo il governatore di Lugansk Oblast, Serhiy Haidai, ha denunciato su Facebook l’utilizzo di munizioni al fosforo delle truppe russe nell’assedio di Popasna, località nel Donbass nella regione di Lugansk. “I criminali di guerra, le truppe russe, hanno munizioni al fosforo a Popasna”, ha scritto Haidai.
La linea rossa della Nato e le ultime testimonianze
Da settimane i due schieramenti si accusano a vicenda di possedere bombe al fosforo ed essere pronti a farne uso. Da parte ucraina, come anticipato, sono già arrivate molteplici segnalazioni ma non ci sono ancora certezze assolute.
Certo, le bombe al fosforo bianco non sono considerate armi chimiche, ma la Nato ha comunque tracciato un’importante linea rossa.
“L’uso di armi chimiche da parte della Russia sarebbe inaccettabile e avrebbe conseguenze di vasta portata”, ha dichiarato il segretario della Nato, Jens Stoltenberg. Insomma, ogni utilizzo di armi chimiche cambierebbe totalmente la natura di questo conflitto, “sarebbe una palese violazione del diritto internazionale e avrebbe forti conseguenze“, ha aggiunto lo stesso Stoltenberg che, nei giorni scorsi, aveva lanciato l’allarme in merito alla possibilità che Mosca potesse condurre un’operazione sotto “falsa bandiera” con l’uso di armi chimiche.
Another evidence of phosphorus bombs used by russian invaders. In Kramatorsk this time #WarCrimes pic.twitter.com/RbJyYhLKe0
— Oleksiy Biloshytskiy (@Biloshytsky) March 22, 2022
Che cos’è il fosforo bianco?
Quando interagisce con l’ossigeno, il fosforo bianco si accende e brucia, producendo un denso fumo bianco con un odore che assomiglia molto a quello dell’aglio. Il fumo ostruisce la visione a infrarossi e pure i sistemi di localizzazione delle armi, e può proteggere le unità militari dalle armi guidate come i missili guidati anticarro.
Secondo quanto riportato da uno studio realizzato da Human Rights Watch, i militari utilizzano le munizioni al fosforo in gran parte come “oscuranti” per offrire una copertura visiva per le operazioni di terra. Ma lo stesso fosforo bianco – diffuso mediante bombe, razzi, granate o proiettili di artiglieria – può anche essere impiegato come arma incendiaria, bruciando persone nemiche o incendiando bersagli militari.
Infligge danni in due modi differenti: ferite dirette oppure ustioni e inalazione di vapore. Il suo utilizzo è vietato nelle aree civili densamente popolate. Pur letale e nocivo che sia, come detto, non è tuttavia considerato un’arma chimica ai sensi della Convenzione sulle armi chimiche.