C’è ghiaccio su Mercurio. Oggi lo sappiamo con certezza, ma quando questa ipotesi è stata formulata per la prima volta, intorno agli anni ’90, ha destato non poco stupore.
Essendo il pianeta più vicino al Sole, infatti, Mercurio raggiunge temperature di oltre 400° C: com’è possibile dunque che un tale mondo bollente sia in grado di ospitare acqua, e per di più ghiacciata?
Ghiaccio ai poli di Mercurio
La risposta è arrivata negli anni 2000 dai dati della sonda Nasa Messenger, che ha confermato la presenza di depositi ghiacciati ai poli del pianeta. Una caratteristica dovuta alla grande escursione termica di Mercurio, che nell’emisfero notturno raggiunge temperature fino ai -200° C. La totale mancanza di atmosfera impedisce al calore assorbito dalla superficie di distribuirsi equamente, e questo rende possibile la formazione di ghiaccio nelle zone più fredde.
Nel corso degli ultimi vent’anni, sempre più studi hanno confermato la presenza di crateri ghiacciati sulla superficie di Mercurio. Oggi una nuova ricerca guidata dal Lunar and Planetary Institute di Houston aggiunge un ulteriore tassello, che aiuta a mettere in relazione il ghiaccio di Mercurio con quello della Luna. Un paragone particolarmente interessante in vista del futuro programma di esplorazione lunare Artemis.
“I depositi polari di Mercurio risaltano bene nelle immagini radar, mentre nei crateri lunari è difficile dire con certezza quanto ghiaccio sia presente, e dove. Ecco perché studiare i depositi ghiacciati su Mercurio può aiutarci a migliorare il modo in cui li cerchiamo su altri corpi celesti, come appunto la Luna”, ha spiegato Edgard G. Rivera-Valentín autore principale dello studio.
Per portare avanti questo paragone tra ghiacci cosmici, il team di ricerca si è servito dei dati raccolti dall’Osservatorio di Arecibo. Nonostante sia andato distrutto oltre due anni fa, infatti, il radiotelescopio di Porto Rico continua a permettere passi avanti nell’osservazione del cielo.
Gli scienziati hanno confrontato i dati di Arecibo con quelli raccolti dalla sonda Messenger della Nasa, tracciando uno schema delle zone dove era presente il ghiaccio. I risultati, pubblicati su Planetary Science Journal, suggeriscono che la tecnologia radar potrà essere impiegata anche per trovare e studiare il ghiaccio sepolto sulla Luna. In attesa che i primi coloni lunari stabiliscano una presenza a lungo termine sul nostro satellite.