L’autismo preoccupa sempre di più la salute pubblica: sempre più casi vengono registrati ogni anno, grazie anche alle nostre abilità di diagnosticare più accuratamente la condizione.
Sebbene le cause dell’autismo non sono ancora state pienamente comprese, si ritiene che più della metà dei fattori che contribuiscano a questo disordine siano genetici. Tuttavia aumenta sempre più il riconoscimento di alcune componenti ambientali e altri fattori come cause potenziali dell’autismo.
A questo proposito emerge un’analisi che esamina gli effetti a lungo termine dell’esposizione all’inquinamento durante i primi anni dell’infanzia su persone affette da DSA ( disturbi dello spettro autistico).
Secondo questo studio, pubblicato sulla rivista multidisciplinare Environment International, l’esposizione all’inquinamento atmosferico può causare autismo e tratti di tipo autistico.
All’interno di questo dibattito, Yuming Guo – professore associato della Monash University’s School della Pubblica Salute e Medicina Preventiva – afferma che ‘’Il cervello in sviluppo dei bambini molto piccoli risulta più vulnerabile alle esposizioni tossiche dell’ambiente e vari studi hanno suggerito che ciò può avere un impatto sulla funzione cerebrale e sul sistema immunitario’’.
Un grande passo avanti, ma con ancora tanta strada da percorrere. Infatti il professore riconosce che ‘’questi effetti possono spiegare il forte collegamento che troviamo tra esposizione a sostanze inquinanti nell’aria e DSA, ma sono necessarie nuove e ulteriori ricerche per esplorare più ampiamente l’associazione tra inquinamento atmosferico e salute mentale’’.
La situazione è preoccupante in quanto, come afferma l’esperto, l’inquinamento atmosferico globale sta rapidamente peggiorando.
Con la pubblicazione del suo lavoro su Environment International, i ricercatori eseguono studi multipli su esseri umani e animali, esaminando gli effetti a lungo termine dell’esposizione all’inquinamento su DSA nell’utero e durante i primi anni di vita del bambino. Inoltre viene dato uno sguardo più attento e specifico sugli effetti che hanno sulla salute tre tipi di particolari sostanze – tra le quali troviamo le polveri sottili aerodisperse, che sono sottoprodotti di emissioni di industrie, costruzioni edilizie e inquinamento di veicoli.
Lo studio incorpora un totale di 124 bambini affetti da DSA e 1240 bambini in salute. Il team ha scoperto che l’esposizione a certi tipi di inquinamento può aumentare il rischio di sviluppare DSA fino al 78%.
Ne emerge un quadro allarmante, perché si parla di inquinamento e dei suoi prodotti diretti : in particolare un sottoprodotto chiamato diossina genera dei cambiamenti e delle malfunzioni dei mitocondri, della ghiandola tiroidea e della comunicazione delle cellule nervose, che possono sfociare in autismo.
Le diossine sono un sottoprodotto di certi processi industriali come lo sbiancamento della carta o la produzione di certi pesticidi ed erbicidi. Sin da quando cominciano il loro insano degrado, le diossine si accumulano nell’ambiente e nell’atmosfera fino ad arrivare agli organismi viventi. Le persone che sono più comunemente esposte ad esse conducono un alimentazione basata su cibi di derivazione animale, latticini o carne.
E quando un bambino si trova esposto alle diossine durante la fase più vulnerabile dello sviluppo del suo cervello, si rileverebbe un aumento del rischio di sviluppare DSA o tratti di tipo autistico.
Comunque gli autori notano anche la presenza di altre sostanze inquinanti che probabilmente concorrono nello sviluppo del disturbo da spettro autistico , in questo modo è difficoltoso dire se le diossine conducano direttamente a questa condizione.
Negli ultimi 50 anni, sono stati prodotti ed elaborati più di 80 mila agenti chimici, 3000 dei quali sono usati largamente e senza dubbio costituiscono un rischio per l’uomo.
La situazione sembrerebbe ormai senza via d’uscita, ma sebbene sia indubbiamente complicata da gestire, occorre agire in maniera tempestiva.
Comprendendo la problematica e come questi agenti si ripercuotono sulla salute umana, con una giusta informazione delle politiche standard globali si potrebbe addirittura arrivare a ridurre il danno in futuro.