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Vaccini e libertà di scelta, perchè limitare il libero arbitrio è necessario per il bene della società

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Un vaccino è un preparato studiato per indurre una certa reazione nel nostro organismo, nella fattispecie per presentare all’apparato immunitario una serie di antigeni, cioè piccole particelle proteiche “leggibili” dalle cellule dell’apparato immunitario, tipiche di determinati batteri e virus, atti a stimolare la produzione di anticorpi specifici contro quegli stessi antigeni.

Questa stimolazione sfrutta la normale reazione immunitaria prodotta dalle cellule a ciò deputate all’interno del nostro organismo per ottenere la cosiddetta immunità verso quei batteri o virus e salvaguardare, quindi, l’organismo stesso da future infezioni.

La reazione immunitaria è un processo fisiologico del nostro organismo.

Come ogni altro preparato medico o farmacologico, i vaccini, in alcuni, rari, casi, possono indurre una reazione esagerata o addirittura avversa, con conseguenze a volte solo fastidiose, a volte gravi o molto gravi e, in qualche caso, ancora più raro, anche mortali. Sia chiaro che si parla di un caso su decine di migliaia per reazioni fastidiose (ad esempio febbretta o un piccolo eczema) e un caso su svariati milioni per complicanze gravi o mortali.

Vogliamo rinunciare ai vaccini e ricominciare con epidemie dove il tasso di mortalità va dal 30 all’80 per cento, invece che uno su milioni? Volendo si può ma, prima, bisogna fermarsi a ragionare e a rendersi conto che qualsiasi preparato medico o farmacologico, ingerito, inoculato o applicato topicamente, può avere effetti collaterali anche molto gravi se non mortali.

Per esempio, la comune Aspirina che quasi tutti assumiamo, un farmaco quasi miracoloso, il cui pricipio attivo si chiama acido acetilsalicilico, può essere pericolosissima, può indurre reazioni allergiche gravi o provocare emorragie con conseguenze immaginabili. Eppure l’aspirina è un farmaco fondamentale nella terapia e nella prevenzione dell’infarto, ad esempio, ha azione antiinfiammatoria, antipiretica e antinevralgica, addirittura, secondo diversi studi, avrebbe anche un’azione preventiva nei confornti di alcuni tipi di tumore.

Eppure, non ho ancora visto nascere un movimento No-Aspirina, pur trattandosi di un farmaco che può essere pericoloso, perfino più pericoloso di un vaccino. È chiaro che il rapporto danno – beneficio dell’Aspirina è decisamente a favore di quest’ultimo.

Lo stesso vale praticamente per qualsiasi farmaco possiamo assumere, anche quello che riteniamo più innocuo e che ci autoprescriviamo, magari per il mal di testa o i dolori mestruali.

Quindi cosa facciamo? Aboliamo i farmaci? Aboliamo la medicina tous court? Movimenti antifarmaci specifici, a parte i vaccini, non esistono perchè chi ha interesse a diffondere le balle sui vaccini al massimo sfrutta l’ipotesi di complotto generica su Big Pharma.

Ricordiamo che lo stesso movimento contro i vaccini nasce su una balla diffusa attraverso uno studio, avvalorato da dati falsificati, prodotto nel 1998 da un certo dottor Wakefield, un medico inglese che tentò di utilizzare questo studio per una truffa e che, in seguito, reo confesso, fu condannato e inibito dall’esercitare la pratica medica.

Il punto è che poi, quando stiamo male, andiamo di corsa al pronto soccorso o dal medico di base, non dai guru no vax o cospirazionisti. Certo, c’è una piccola minoranza che crede nelle pratiche medica alternative o in quelle tradizionali (che non sono la stessa cosa), ma quando sta male sul serio, la maggior parte delel persone  sempre da un medico vero finisce per andare.

La verità è che oggi queste idee malsane attecchiscono perchè abbiamo cresciuto generazioni di ignoranti che poco o nulla sanno di metodo scientifico e poco o nulla sanno o ricordano di storia, dei tempi in cui le malattie infettive erano davvero diffuse. Oggi, almeno nella nostra parte del mondo, si parla di focolai d’infezione che, bene o male, si riesce a tenere sotto controllo prchè la maggior parte della popolazione è vaccinata e quindi immune ma, quando io sono nato, i miei nonni ricordavano molto bene l’epidemia di influenza spagnola, ed io stesso sono abbastanza grande da ricordare i bambini focomelici che mia madre definiva “sfortunati” e che invece erano i più fortunati perchè almeno riuscivano, in qualche modo, a girare per le strade.

Meningite e tubercolosi erano malattie gravissime e se la maggior parte di noi sopravviveva al morbillo, alla varicella, alla rosolia e non ricordiamo che c’era anche chi moriva o che si portava per tutta la vita segni devastanti di queste malattie, è perchè quelle persone non possono essere qui a testimoniare cosa è successo loro.

I vaccini, come ogni prodotto medico o farmaceutico, sono un’assicurazione per la società, sono la garanzia che il bene dei molti venga salvaguardato, anche, purtroppo a discapito del bene dei pochissimi.

Non è cinismo, è realismo. Meglio un morto ogni tanti milioni o meglio un morto ogni poche centinaia?

Ovviamente dispiace per chi subusce effetti negativi ma la medicina, la scienza, la ricerca, migliorano ogni giorno le proprie conoscenze e ciò che ci propongono per il nostro benessere e sono sempre pronte a rimettersi in discussione. Sono molti i vaccini, ed i farmaci, ritirati dal commercio a causa di un rapporto danno beneficio non accettabile e sostituiti con prodotti migliori.

I vaccini sono necessari e devono essere utilizzati secondo le tabelle previste che, al momento, sono le migliori possibili.

Qualcuno mi ha scritto sostenendo di essere per la libertà di scelta.

A parte che si tratta di una forma ipocrita per dire “sono contro“, purtroppo, di fronte al bene e alla salute generale, la società non può permettere che esistano casi particolari (a parte chi per specifici problemi di salute non può proprio essere vaccinato) nè libertà di scelta.

Nessuno si sogna di mettere in dubbio la necessità di usare le cinture di salvataggio in macchina o il casco in moto, eppure sono obbligatorie.

A volte, uno stato deve limitare il libero arbitrio, quando è per il bene della stragrande maggioranza dei cittadini.

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