Stare nello spazio è pesante per il corpo umano. La mancanza di gravità porta all’atrofia di ossa e muscoli, al deterioramento della coordinazione e a problemi di equilibrio. Gli astronauti sono soggetti a livelli più elevati di radiazioni.
Il corpo e la mente soffrono anche della reclusione in uno spazio ridotto e dell’isolamento. Ora, possiamo aggiungere un altro disturbo alla lista: lo spazio non fa bene al cervello.
Un recente studio su JAMA Neurology ha dettagliato uno studio su cinque cosmonauti che hanno trascorso circa cinque mesi e mezzo come membri della Stazione Spaziale Internazionale. Dopo il loro ritorno, il loro sangue è stato prelevato per individuare i biomarcatori che indicano un potenziale danno cerebrale.
Tre biomarcatori hanno mostrato livelli elevati dopo il ritorno dei cosmonauti sulla terra: Neurofilament light (NFL), che è associato a malattie come l’Alzheimer e la sclerosi multipla, tra le altre cose, la proteina acida fibrillare gliale (GFAP), i cui livelli elevati sono associati al cervello o traumi del midollo spinale e una proteina beta amiloide, che è associata al morbo di Alzheimer e a una varietà di disturbi cognitivi.
Perché vediamo indicazioni di danni cerebrali? “È assenza di peso, cambiamenti nel fluido cerebrale o fattori di stress associati al lancio e all’atterraggio o è causato da qualcos’altro?” si chiede il professor Henrik Zetterberg, uno degli autori senior dello studio. I ricercatori hanno ora in programma ulteriori studi di follow-up.
Capire perché il volo spaziale può danneggiare il cervello è fondamentale per le future missioni spaziali di lunga durata.