“colui che è buono non può accadere nulla di male, né da vivo né da morto.
SOCRATE”
Molto spesso il concetto di sicurezza viene percepito come un costo e non come un investimento, dimenticando che, al contrario, si tratta proprio di un investimento attraverso il quale possiamo operare consentendoci di vivere una vita più serena.
Del resto, il più delle volte se ne sente parlare senza cognizione di causa da persone che non hanno, peraltro, alcun titolo o professionalità per farlo, quindi viene mal presentata, utilizzando toni allarmistici, rappresentandola quasi come un ostacolo alla quotidianità.
Si tratta invece di un bisogno primario, che almeno dal 1948 è divenuto un vero e proprio diritto dell’essere umano, ricompreso nella “Dichiarazione Universale dei diritti umani”, quando recita: Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona”, non tralasciando un aspetto basilare, ovvero che il legislatore ha posto sullo stesso piano vita, libertà e sicurezza, presupposto quest’ultimo per l’esercizio di tutti i nostri diritti fondamentali.
Siamo pertanto di fronte ad un’attività servente, nel senso di offrire un servizio finalizzato al raggiungimento di un nobile obiettivo sociale, quello di mettere in condizione la collettività di poter vivere, nonostante tutto, senza eccessive preoccupazioni, tutti temi molto cari alla politica soprattutto quando vengono stilate le ormai note graduatorie riguardanti la vivibilità delle nostre città anche se poi troppo spesso ignorate.
Giova ricordare infatti, che uno dei parametri più significativi, oltre alla salute, al reddito, al lavoro, alla mobilità, all’ambiente e così via, riguarda proprio la “sicurezza personale”, che quindi richiede figure professionali ben preparate, con un know how di alto profilo, in grado di rispondere in modo tempestivo al moltiplicarsi delle esigenze di una società in continua evoluzione.
Una macro area composta da molte specificità, che vanno dalla Sicurezza Nazionale affidata allo Stato, passando attraverso la Sicurezza Urbana di competenza dei sindaci, per poi interessare una serie di altri settori vitali del nostro “Sistema Paese”, affidati via via nel tempo, in una logica di integrazione e sussidiarietà, al comparto della Sicurezza Privata, con aziende ben organizzate in grado di esprimere, oggi, elevati profili professionali.
Un problema non da poco, se pensiamo a quante minacce ogni giorno incontriamo, piccole e grandi, che per la loro complessità richiedono da parte degli addetti ai lavori, oltre alle necessarie competenze, un approccio prudente nell’andare a individuare le necessarie strategie di prevenzione, ma altrettanto determinato nel metterle poi in campo.
Un tema a cui deve provvedere innanzitutto lo Stato che, in termini di ordine e sicurezza pubblica, grazie all’infaticabile e qualificata opera delle FFOO, a cui va il nostro incondizionato riconoscimento, ha l’esclusiva potestà legislativa, altrimenti da un lato si alimenta un senso di paura nei cittadini che il filosofo Umberto Galimberti definisce: “un’emozione provocata da una situazione di pericolo che può essere reale o prodotta dalla fantasia”, dall’altro aumenta un rovinoso senso di sfiducia da parte di questi ultimi verso le istituzioni.
Francamente, non è facile convincere un nostro concittadino che, al netto del sommerso, sia al sicuro lui, i suoi affetti, i propri beni, quando le cose più care sono minacciate da un fatto di criminalità soprattutto quando gran parte di essi ha comportato una violenza specifica.
Rapine, reati legati agli stupefacenti con luoghi di spaccio continuo, la piaga dei reati predatori come il furto, le violenze sessuali, le lesioni dolose, a cui si aggiungono una serie di altre criticità quali immobili occupati abusivamente, bullismo, pedofilia, la violenza sulle donne, il fenomeno della prostituzione, la presenza di aree degradate, il commercio abusivo, l’alcolismo, la ludopatia, per non parlare degli effetti prodotti dalle notizie di stampa riguardanti la criminalità organizzata, gli efferati atti criminosi di matrice terroristica a cui si aggiungono fattori economici di povertà ed emarginazione, disoccupazione giovanile, il vandalismo.
Per fronteggiare tutto questo, non sfugge che anche nel nostro Paese si vada sempre più verso un sistema unitario e integrato di sicurezza, che sta coinvolgendo anche il cittadino, soprattutto quando si parla di sicurezza urbana, sistema con cui si è potuto dar vita ad un virtuoso processo sinergico tra pubblico e privato che ha permesso di recuperare ingenti aliquote di personale delle FF.OO. per essere reimpiegate in altri primari servizi di specifica competenza.
Non potendo però prescindere da una certezza, ovvero che la sicurezza assoluta non esiste e, come tale, non può essere pertanto considerata un prodotto finito ma frutto di un processo che non conosce soluzioni di continuità, ne consegue che nonostante gli impegni profusi rimarrà in essere sempre ciò che gli esperti definiscono “rischio residuo”, così da richiedere una sempre crescente consapevolezza del contesto, per affrontare preparati un futuro, incerto per natura e che non ci permetterà di sbagliare, né tantomeno di abbassare la guardia.
Per rispondere a una sempre maggiore richiesta di sicurezza dei cittadini, dobbiamo puntare su un’evoluzione continua del suo stesso significato, quale ad esempio quello introdotto dal legislatore nella nuova normativa che definisce e regolamenta il perimetro della sicurezza urbana, circoscrivendola all’interno della sicurezza pubblica, disegnata per prevenire e/o contrastare attraverso specifici Patti tra sindaci e prefetti molte delle cennate criticità, prima fra tutte le situazioni di degrado urbano che, come sappiamo, favoriscono l’insorgenza dei fenomeni di criminalità diffusa, soprattutto quella legata alla vendita e al consumo di sostanze stupefacenti e di tipo predatorio.
Tutto questo ha consentito di ampliare in termini di prevenzione lo scenario di intervento sul tema della sicurezza pubblica grazie a ragionamenti induttivi, iniziando cioè dall’analisi di singoli casi, per giungere ad una legge universale che prende il nome di prevenzione, necessaria per presidiare quella particolare minaccia ed essere così più incisivi nelle attività operative messe in atto per contrastare ogni forma di violenza.
Del resto, non stiamo parlando di una semplice branca della sicurezza pubblica, ma al contrario, di una quotidiana attività di “prossimità” su tutto il territorio urbano, fortemente apprezzata dai cittadini nella logica della sicurezza percepita, con un’attenzione particolare a quei quartieri dove si registrano maggiori problemi di disagio sociale, grazie ad un contatto sistematico del personale operante verso il cittadino, integrato dal lavoro svolto quotidianamente dagli impianti di videosorveglianza disseminati nei territori urbani.
Pensando alle nostre grandi città, prima fra tutte Roma, dove pur riconoscendo il prezioso lavoro svolto in termini di sicurezza dalle forze in campo, in particolare quello quotidiano delle FF.OO. e delle Polizie Locali, appare evidente che, trattandosi di contesti metropolitani con migliaia di chilometri quadrati di territorio e milioni di residenti e, quindi, con oggettive difficoltà di gestione derivanti anche dalle dinamiche istituzionali e di governo, con eventi giornalieri di varia natura nazionali ed internazionali, importanti flussi turistici, ebbene, dovrebbe essere ricompresa almeno negli organici di ogni singola città metropolitana una figura apicale, di stretto riferimento per il sindaco sul tema della Sicurezza Urbana quale quella di un Senior Security Manager, certificato (norma UNI 10459:2017).
Un manager in possesso nello specifico di una consolidata esperienza in termini di sicurezza, nella sua più ampia accezione, ed in particolare nell’attività di controllo del territorio e protezione civile, ma anche, nel rispetto delle specifiche competenze di gestione di eventi pubblici, che abbia una visione sistemica con cui analizzare e valutare i rischi, sviluppare strategie di intervento, attraverso piani e politiche di security, safety ed emergency, verificandone costantemente la funzionale continuità operativa.
Appare evidente come una tale figura professionale, rappresenterebbe un ulteriore cardine importante sul tema alla messa in Sicurezza dei cittadini all’interno delle moderne aree metropolitane, laddove una crisi potrebbe provocare ingenti danni a livello sistemico e dove la tal cosa ci spinge ormai a considerare una città alla stregua di una infrastruttura complessa, con le sue potenziali criticità e per questo gestita da professionisti con competenze trasversali tali da governare ogni possibile evento incidentale.
Ferme restando dunque le attuali responsabilità in capo al primo cittadino, tema centrale diviene l’introduzione di una figura manageriale, richiamata vieppiù dal legislatore all’interno delle attuali normative nazionali, giacché considerata nelle recenti direttive UE, dove al sindaco vengono affidate nuove competenze relative alla sicurezza nelle città, che riguardano oltre alla prevenzione della micro criminalità, anche un’attenzione sulle possibili infiltrazione mafiose nel tessuto sociale ed economico locale.
Ecco allora, che un profilo manageriale appropriato, come quello di un dirigente dedicato alla sicurezza urbana, che supporti fattivamente gli amministratori degli enti locali, appare di vitale importanza non solo per tali esigenze, ma anche nel settore dei trasporti, della protezione ambientale e delle aree agricole, delle attività produttive, o quale supporto importante alla dirigenza scolastica, e alle emergenze di protezione civile.
In conclusione, le città stanno diventando sempre più complesse, le nuove sfide che emergono quotidianamente aumentano in misura esponenziale le vulnerabilità e i pericoli sociali delle amministrazioni, che non possono più fare a meno di specifiche figure manageriali, soprattutto considerando il rapido sviluppo tecnologico delle future smart city.
Articolo a cura di Giovanni Villarosa e Felice Ferlizzi