Secondo alcuni siti cospirazionisti, due matematici dell’Università di Edimburgo avrebbero rilasciato una scottante rivelazione: alcune “sonde aliene” starebbero monitorando il nostro Sistema Solare.
La rivelazione, rapidamente rimbalzata di siti complottisti a quelli ufologici ha riportato in auge l’ipotesi del famoso Satellite Black Night, la cui esistenza, secondo le voci che si alzano da queste comunità, troverebbe in questa rivelazione una conferma diretta.
Questa ipotesi sulle sonde aliene in giro per il sistema solare non è proprio una novità: già nel 2013, proprio dall’università di Edmburgo, trapelarono delle dichiarazioni sulla possibilità che una o più sonde robot extraterrestri “autoreplicanti” attraversino il nostro sistema solare, navifando nello spazio grazie all’inerzia datogli dall’effetto fionda gravitazionale di stelle vicine per raggiungerlo.
Possibile? Forse.
I nostri scienziati già da tempo ipotizzano, cominciò Carl Sagan negli anni ’80 del secolo scorso, sonde del genere, propulse da esplosioni atomiche o da grandi vele solari. Non sappiamo, però, se da qualche parte esistano civiltà aliene cosi avanzate da mandare sonde nel nostro sistema solare e in grado di occultarle ai nostri sistemi di rilevamento.
In uno studio pubblicato sul Journal of Astrobiology, i due matematici hanno calcolato la possibilità che sonde possano viaggiare nello spazio interstellare. “Attenzione, però,” avvisano gli scienziati, ” si tratterebbe di manufatti altamente tecnologici, capaci di occultare la loro presenza e di autoreplicarsi, in grado, cioè, di produrre nuove versioni di sé stesse utilizzando gas e polveri interstellari incontrate durante la navigazione cosmica. Possiamo concludere che una flotta di sonde autoreplicanti potrebbe esplorare l’intera galassia in un tempo relativamente breve, un periodo di tempo inferiore all’età della Terra”.
Macchine del genere erano state teorizzate da Von Newmann e forse, secondo i due scienziati, razze aliene potrebbero essere state in grado di costruirle. Sonde robotizzate in grado di sfruttare i campi gravitazionali delle stelle per acquistare velocità e percorrere lo spazio che le separa da altri sistemi stellari. In pratica farebbero lo stesso lavoro che sonde lanciate dalla Terra hanno fatto per raggiungere pianeti lontani sfruttando i campi gravitazionali dei pianeti posti lungo il tragitto.
Ma come mai non le vediamo? I due ricercatori ipotizzano che le sonde sarebbero un numero limitato, in modo da non sembrare ostili, ma altri propongono spiegazioni diverse: “Sonde extraterrestri potrebbero già essere nel nostro Sistema Solare, non le vediamo perché non abbiamo guardato nei posti giusti, non sappiamo molto sul nostro sistema solare e le sonde aliene potrebbero essere ovunque, ancorate su comete, nella fascia asteroidale, o ai margini del sistema solare.”
Ducan Forgan, cita l’esperto della Nasa Robert Freitas, che nel 1983 aveva suggerito che eventuali sonde aliene presenti nel nostro Sistema Solare potrebbero essere state progettate per non farsi rilevare, utilizzando tecnologie ancora fuori dalla nostra portata. “La sonda potrebbe mimetizzarsi impostandosi in una condizione non rilevabile dalla civiltà che viene esplorata”, spiega Forgan al tabloid britannico The Sun, un noto giornale scandalistico che spesso ricama sulle notizie.
“E’ da escludere anche la possibilità che le sonde abbiano smesso di funzionare o si siano rotte. Chi ha progettato le sonde deve essere un ingegnere altamente qualificato, che le avrebbe dotate della capacità di autoripararsi, a causa delle grandi distanze e i tempi necessari per compiere l’intera missione”.
Per concludere, sia come sia, sembra perfettamente inutile ipotizzare il passaggio di sonde extraterrestri con le ultime condizioni riportate, sonde che si riparano da sole o che sono totalmente invisibili. Un qualsiasi oggetto, ancora peggio se complesso come una sonda resta sottoposto alle normali leggi della fisica e certamente non esiste congegno immune agli effetti dell’entropia.
Un oggetto del genere sarebbe di una complessità enorme, dovrebbe resistere a pressioni e temperature estreme e campi magnetici cosi potenti da rovinare i suoi apparati. Sonde del genere, passando da un sistema solare all’altro dovrebbero essere in grado di restare funzionanti per secoli, se non millenni.