Quando si ha poco tempo, non è facile preparare la cena per tutta la famiglia. Per alcuni piatti, però, bastano pochi ingredienti e si realizzano in pochi minuti; e senza rinunciare al gusto! Tra le più famose ricette partenopee, che si fa davvero in un baleno, gli spaghetti alla puttanesca.
Le origini degli spaghetti alla puttanesca
Le spiegazioni sull’origine della ricetta sono diverse, così come le fonti e gli studiosi che hanno cercato di risalire al primo chef fantasioso che iniziò a chiamare in modo pittoresco questo piatto piccante. Inizialmente veniva chiamato “alla marinara”, il nome attuale cominciò ad apparire dopo la seconda guerra mondiale.
Alcuni dicono che ha origine nei bordelli dei Quartieri Spagnoli a Napoli. In Italia la parola, anzi la parolaccia, definisce con questo nome le prostitute, quindi “puttanesca“.
Altri sostengono che sia stato inventato negli anni ’50 in un famoso ristorante ischitano una sera tardi, quando un gruppo di clienti affamati chiese al proprietario, che non aveva molti ingredienti rimasti, di fare “una puttanata qualsiasi”, cioè di mettere insieme ciò che aveva, per fare un piatto semplice e di veloce esecuzione.
Il proprietario aveva solo qualche pomodoro, delle olive e dei capperi (la base per il sugo) ed è così che ha inventato la salsa alla puttanesca. Alcuni dicono infatti che il nome moderno di questa preparazione si riferisca alla pasta “preparata come viene“, cioè facile da cucinare, senza fronzoli o preparazioni complicate.
Ricetta tipica napoletana dal nome singolare
Un primo piatto tipico della cucina tradizionale napoletana, dal nome davvero singolare, sul quale si raccontano tante storie. Tra le più accreditate anche questa: si narra che nei Quartieri Spagnoli, in una “casa chiusa” a Napoli, tra un cliente e l’altro le prostitute preparavano proprio questa gustosa pietanza.
Forse, nel preparare il piatto, le ragazze si sono lasciate ispirare dai colori degli abiti succinti e trasparenti che indossavano durante la loro attività: il rosso cupo del peperoncino, il grigio scuro dei capperi, il nero delle olive di Gaeta e il rosso vermiglio del pomodoro. Da ciò nacque il nome della ricetta: spaghetti alla puttanesca!
Ora non resta che provarla, se non l’hai mai fatta: pomodori, origano, peperoncino, capperi, olive e aglio si sposano armoniosamente con gli spaghetti, in questo piatto povero ma ricco di gusto e profumo. Gli ingredienti sono facili da reperire, spesso presenti in ogni dispensa. Nella versione laziale sono presenti anche le acciughe.
Ingredienti per 4 persone:
- 400 g di spaghetti (se preferisci anche un altro formato)
- 120 g di olive nere di Gaeta
- 50 g di capperi dissalati
- 350 g di pomodorini pachino
- 3 cucchiai di passata di pomodoro
- 2 spicchi d’aglio
- 1 pizzico di origano
- Pecorino grattugiato q/b
- 1 peperoncino fresco
- Olio extravergine d’oliva q.b.
Spaghetti alla puttanesca: preparazione
In una larga padella versa l’olio extravergine d’oliva (non essere avaro nella quantità, questa ricetta va fatta come tradizione comanda) fai imbiondire l’aglio mondato e schiacciato, aggiungi il peperoncino tagliato a rondelle, le olive di Gaeta snocciolate e i capperi dissalati, fai insaporire e poi unisci i pomodorini lavati e tagliati a metà.
Alza appena la fiamma, mescola e fai cuocere il sugo per circa 5 minuti. A questo punto non resta che aggiungere l’origano e la passata di pomodoro, lascia insaporire per un paio di minuti e poi spegni.
Intanto metti sul fuoco la pentola con l’acqua per la pasta. Appena prende bollore aggiungi il sale e poi butta gli spaghetti, lasciali cuocere per il tempo indicato (meno un minuto, dopo vanno ripassati in padella e devono restare al dente), scolala e versala nel sugo insieme al pecorino grattugiato. Mescola velocemente, impiatta e servi in tavola ben caldo.
Il vino indicato
Per l’abbinamento con gli spaghetti alla puttanesca, ottimo un vino rosso giovane dal gusto fruttato con sentori salmastri e note speziate. Perfetti i vini liguri, come, ad esempio, il Rossese di Dolceacqua. Oppure il Piedirosso prodotto in Campania, l’Etna Rosso siciliano o il Cirò Rosso calabrese.